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LA

DIVINA COMMEDIA

DI

DANTE ALIGHIERI

VOLUME II

MILANO

PER NICOLÒ BETTONI

H.D.CCC.XxyшI

سالار

CANTO I

ARGOMENTO

Dove si purga l' anima e risorge
Vanno i Poeti, e lor di quel cammino
Consiglio l'ombra di Catone porge.
Con la rugiada del lido vicino

Virgilio toglie il mal color che tinge
Le guance all' altro che sta chèto e chino,
E con un giunco schietto lo ricinge.

Per correr miglior acqua alza le vele

Omai la navicella del mio ingegno,
Che lascia dietro a sé mar si crudele:
E canterò di quel secondo regno,
Ove l'umano spirito si purga,
E di salire al Ciel diventa degno.
Ma qui la morta poesia risurga,
O saute Muse, poi che vostro sono,
E qui Calliopea alquanto surga,
Seguitando 'l mio canto con quel suono
Di cui le Piche misere sentiro
Lo colpo tal, che disperâr perdono.
Doe color d'oriental zaffiro,

Che s'accoglieva nel sereno aspetto
Dell' aer puro, infino al primo giro,
Agli occhi miei ricominciò diletto,
Tosto ch'io usci' fuor dell'aura morta,

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Che m'avea contristati gli occhi el peito. 18

Lo bel pianeta, ch'ad amar conforta,
Faceva tutto rider l'Oriente,

Velando i Pesci ch'erano in sua scorta.
lo mi volsi a man destra, e posi mente
All'altro polo, e vidi quattro stelle
Non viste mai fuor ch'alla prima gente.
Goder pareva 'l Ciel di lor fiammelle:
O settentrional vedovo sito,
Poi che privato se' di mirar quelle!
Com'io dal loro sguardo fui partito,

Un poco me volgendo all'altro polo,
Là onde 'l Carro già era sparito,
Vidi presso di me un veglio solo,
Degno di tanta reverenza in vista,
Che più non dee a padre alcun figliuolo.
Lunga la barba e di pel bianco mista
Portava a' suoi capegli simigliante,
De'quai cadeva al petto doppia lista.
Li raggi delle quattro luci sante
Fregiavan si la sua faccia di lume,
Ch'io 'l vedea, come 'l Sol fosse davante.
Chi siete voi, che contra 'l cieco fiume
Fuggito avete la prigione eterna?
Diss ei, movendo quelle oneste piume.
Chi v'ha guidati? o chi vi fu lucerna,
Uscendo fuor della profonda notte,
Che sempre nera fa la valle inferna?
Son le leggi d'abisso così rotte?

O è mutato in ciel nuovo Consiglio,
Che dannati venite alle mie grotte?
Lo Duca mio allor mi diè di piglio,

E con parole, e con mani, e con cenni,
Reverenti mi fe'le gambe e 'l ciglio:
Poscia rispose lui: da me non venni:

Donna scese dal Ciel, per li cui preghi
Della mia compagnia costui sovvenni.

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