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I.

RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE

1. STORIA GENERALE.

Codice diplomatico barese, edito a cura della Comm. prov. di archeol. e storia in Bari. Vol. VIII. FRANCESCO

NITTI DI VITO, Le pergamene di Barletta. Archivio capitolare (897-1285).

Bari, 1914.

1. La ricca serie di volumi del Codice diplomatico barese, con la gran copia di pergamene che le pie comunità ci han tramandato attraverso molti secoli di storia tormentosa, viene man mano ad arricchire con fonti sempre nuove le cognizioni, finora abbastanza povere, della storia civile e delle vicende del diritto in quell'importante periodo della storia. nostra che si svolse, sopratutto, sulla bassa regione adriatica, durante le lunghe lotte di popoli che finirono col trionfo e la dominazione dei Normanni. Al prezioso materiale diplomatico barese, già da lui pubblicato in questa serie, aggiunge l'egregio A., in questo volume, quello di Barletta, la quale, ingranditasi a spese delle vicine città distrutte di Canosa e di Canne, mentre la stessa Bari in seguito ad interminabili sventure volgeva in piena decadenza, era divenuta intorno al sec. XII la più florida e bella città della Peucezia. Le 334 pergamene pubblicate in questo grosso volume costituiscono l'archivio della chiesa di S. Maria Maggiore, sorta sotto la dinastia regale normanna. Il documento più antico è dell'anno 897 ed il volume va fino alla morte di Carlo I d'Anjou (1285). Questo archivio, oltre che del materiale di S. Maria Maggiore, è arricchito da buona parte dell'archivio del monastero di san Giacomo, dalle pergamene dell'ex-cattedrale di S. Maria di Nazareth e da quelle di Salpi e di Canne, trasferite a Barletta fin da antichi tempi.

Il diplomatico di Canne è forse il nucleo più importante di questo archivio e, dall'inizio del sec. XI fino allo scorcio Rivista storica italiana, 4 S., VII, 1

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quasi del XII, ci fornisce una documentazione preziosa intorno a quella storica città, che volgeva alla sua ultima decadenza. Nè privo d'interesse è, sebbene più limitato, il materiale pergamenaceo di un'altra città antichissima, che rovinava del pari: Salpi. L'uno e l'altro fondo han fornito al diplomatista un bel campo alla critica con i non pochi documenti falsi che, per contese giurisdizionali dei sacri enti o per privati interessi, furono creati.

I documenti pubblicati abbracciano quei tre secoli di storia in cui, appena dopo il mille, le città dell'Apulia rinacquero prospere e popolose, da quando badie e cattedrali s'inalzarono in una novella e gloriosa fioritura di arte, fino a che sorsero le torri sveve di Casteldelmonte ed i castelli dei primi Angioini. E la trasformazione rapida e varia di quella società che usciva rinnovata, dopo un grande urto di popoli, dalla loro fusione, traspare nella sua verità da quei semplici atti pagensi. Dal sentimento religioso al pensiero politico, dalla compagine sociale agli ordinamenti amministrativi, dalle vicende delle istituzioni giuridiche allo affermarsi delle consuetudini, dalla attività commerciale a quella agricola, dall'edilizia alla suppellettile domestica, e così via sino alla foggia del vestire o alla genesi della lingua, ogni cosa attinge luce a queste fonti. Il materiale più copioso è però senza dubbio quello che sussidia la storia del diritto privato lo studio di queste scritture soltanto può metterci in grado di conoscere fin dove l'antico diritto romano, fuso più tardi col bizantino, abbia resistito alla tenace sovrapposizione del diritto longobardo, e quale parte vi abbia avuta la tenue importazione normanna del diritto franco.

Questo codice segue il sistema, non più universalmente accolto, di pubblicare integri i documenti, sistema che è tutt'altro che da condannare quando si pensi che non v'è soltanto lo storico che debba toglierne la sostanza di fatto, ma anche lo storico del diritto, il diplomatista, il glottologo, che trovano non pochi elementi di studio nelle formole, nelle diciture nella forma lessicografica. Preceduto da un'accurata prefazione questo volume è fornito di un ampio indice. delle carte con dati cronologici e regesto, di un indice per nomi, di un pregevole glossario e di vari facsimili di non lieve importanza paleografica. R. F. d. C.

L. VAN DER ESSEN, Les Archives Farnésiennes de Parme au point de vue de l'histoire des anciens Pays-Bas catholiques. Bruxelles, 1913.

2.

Quest'opera è seguito e necessario complemento d'un'altra simile che l'A., professore dell'Università di Lovanio, pubblicò, insieme con A. Cauchie, intorno agli archivi farnesiani di Napoli (1). La Commissione reale di storia, nell'incaricare il Van der Essen dello studio dei documenti riguardanti gli antichi Paesi Bassi, che si conservano in questi, l'aveva consigliato d'intraprendere anche un'esplorazione sommaria degli archivi farnesiani di Parma. Ciò egli fece con particolare diligenza nell'aprile 1909, e ne dà conto in una relazione che serve di proemio al volumetto. Premesso un breve cenno sulle vicende delle importantissime carte dei Farnesi, già con ampiezza narrate nell'introduzione del lavoro precedente, e ricordati i fondi principali, e la loro diminuzione per volere di Filippo II (che reclamò una parte degli archivi del defunto duca Alessandro), e la gravissima iattura inflitta da Carlo di Borbone, il quale passando dal trono di Parma a quello di Napoli, durante la guerra per la successione di Polonia, portò via quanto potè e tra l'altro le carte farnesiane, restituite poi solo in parte; l'A. spiega come i documenti di Parma relativi al Belgio, che formano un tutto inscindibile con quelli rimasti a Napoli, non siano mai stati esplorati da ricercatori del suo paese, e perchè l'illustre Gachard, scopritore di tanta parte degli archivi farnesiani pur nei solai del palazzo reale di Napoli e investigatore di tante raccolte anche di città secondarie, non abbia mai messo piede nel palazzo della Pilotta di Parma: fu colpa del disordine in cui allora giaceva l'Archivio di Stato parmense, il cui direttore mostrò di ignorare l'esistenza di carte così preziose per la storia belgica ed europea. Molti

(1) A. CAUCHIE ET L. VAN DER ESSEN, Inventaire des archives farnésiennes de Naples au point de vue de l'histoire des anciens PaysBas catholiques, Bruxelles, 1911. Cfr. P. FEA, Il duca Alessandro Farnese e le carte dell'Archivio napoletano, con documenti inediti, in « Archivio storico della R. Deputazione di storia patria per le province parmensi », XIV, 111-134.

anni dopo, parecchie pubblicazioni storiche, italiane e straniere, che si fondavano su documenti farnesiani di Parma, rivelarono la verità alla Commissione reale suddetta, la quale trovò appunto nel Van der Essen un esploratore valente. La relazione contiene inoltre un piano particolareggiato dei locali dell'Archivio di Stato di Parma e dei fondi in essi distribuiti, sempre nel riguardo della storia dei Paesi Bassi, sui famosi avvenimenti della quale, nella seconda metà del Cinquecento, ebbero influenza innegabile gli interessi particolari dei Farnesi.

L'inventario (pp. 13-133) dà notizie di quasi mezzo migliaio di gruppi di documenti, per lo più lettere, distribuiti secondo le sezioni dell'Archivio: all'elenco si accompagnano quasi sempre cenni compendiosi dell'argomento d'ogni carta e, per i documenti più importanti, anche un ampio regesto, sicchè l'opera è nello stesso tempo guida e fonte storica utilissima. Ne agevolano la consultazione una diligente tavola alfabetica dei nomi propri e un elenco cronologico dei documenti. Pel suo lavoro l'A. fu aiutato dalla squisita gentilezza e dottrina del presente direttore A. Cappelli, del quale fa, ben a ragione, i più vivi e affettuosi elogi.

Il buon volumetto non va, però, esente dagli errori di lettura e di stampa, che nel riferire i brani italiani son commessi così di frequente nei libri di lingua francese; e in qualche raro caso ne resta quasi oscurato il senso (1). U. BENASSI.

Bullarium capituli Aprutini saeculorum XIII et XIV ex codice chartaceo autographo in ipsius collegii tabulario Terami servato, transcriptum et nunc primum editum cum prooemio, notis et indicibus a FRANCISCO SAVINI. — Roma, tip. del Senato, 1914.

3. Il Palma, nella sua pregevole Storia di Teramo, si giovò in più di un luogo di un antico codice dell'archivio del

(1) Ad es., un brano di lettera del cardinale Lorenzo Campeggi, del 12 aprile 1531 (p. 13), è riferito come segue: Vero è che S. M. non ritornerà così tosto come quando parti (sic). Disse di voler fare perciò che per la venuta della regina Maria..., mentre dice evidentemente: Vero è che S. M. non ritornerà così tosto, come, quando partì, disse di voler fare, perciò che...

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