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e tutti

una

essersi giovati insieme il poeta e il cronista,1 e quello delle loro coincidenze testuali, che dovrebbero attribuirsi ad una fonte comune. Se in altro capitolo del Villani, VIII, 13, su Carlo Martello, deve scorgersi i commentatori lo pongono a raffronto somiglianza con l'episodio del Paradiso, soprattutto nelle parole « ed egli mostrò grande amore a' Fiorentini.... » (Dante: « io ti mostrava Di mio amor piú oltre che le fronde »), qui non può certo trattarsi di fonte scritta, poiché, o fra tutti i Fiorentini, o, come par

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essa la sentenza del peccato: ora il nepotesimo non è simonía, e se quegli fu

Cupido sí per avanzar gli orsatti,

il verso esprime non il peccato, ma il fine cui fu commesso il mercimonio ecclesiastico, ed è tale assai piú l'appropriarsi le decime, il denaro per la crociata, versato dai fedeli con intenzione schiettamente religiosa, che non accoglier sussidi dal Paleologo per una congiura politica: questa sarebbe stata la corruzione del principe, del papa in quanto signore temporale, l'altra può dirsi aperta simonía. Il passo del Villani sarà, sí, un riscontro al verso di Dante, ma, come altre volte, col semplice valore di commento : il Villani spiega Dante a quel modo, con le sue notizie; non è detto che noi dobbiamo sempre spiegarlo con lui. Sull' inimicizia, vera o supposta, di Nicolò III per Carlo d'Angiò, erano le attestazioni numerose v. F. SAVIO, in Arch. stor. siciliano, N. S., XXVII, p. 390 sgg., e CIPOLLA, Le opere di Ferreto, I, p. 30, n.

1 Ad una tradizione comune, nel giudizio della << forza » e « menzogna » della dinastia di Francia, «<e poscia, per ammenda, Ponti e Normandia prese e Guascogna »>, ci radduce il Villani, XII, 63 (v. Toynbee, Diction., p. 447): il re d' Inghilterra dimostra ai baroni la sua << giusta causa » di guerra « sopra il re di Francia, che li occupava la Guascogna a torto e la contea di Ponti per la dote della madre, e con frode gli tenea la Normandia » [come ha già detto prima lungamente]. Cfr. ZINGARELLI, Lect. Dantis, Purg. XX, p. 49: che di Ponthieu non è cenno nei canti polit. provenzali (i quali ricordano invece il Poitou : né si può pensare a « guasti » dei codici). Anche questo fatto può limitare l'affermazione dello Zing., ibid., pp. 25-26, accolta dal Farinelli, che << tutta la scienza di storia della Francia attingesse qui Dante alla poesia trovadorica ». — Villani, IX, 218 : « Ripinse al ciel Tommaso, per ammenda » (BARBANO, art. cit., p. 100, n.).

'V. comm. SCARTAZZINI: il quale propone il dubbio per sottigliezza sul passo del cronista, ma accoglie l'opinione divulgata, che sorge spontanea dai versi di Dante.

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Il Cosmo, nel seguire l'opinione che il Villani non abbia attinto direttamente al poeta, toccò un punto vitale della questione: quando si tratta di storia, svoltasi sotto gli occhi del Poeta, o che almeno egli non ha potuto leggere nelle più antiche cronache fiorentine, sussiste il rapporto fra i due scrittori? Ed integrava l'ipotesi del Cipolla con un' aggiunta << necessaria » che questi rapporti « non hanno piú luogo, quando abbiamo valicato i primi anni del 1300 ». Ma in realtà si può affermare ch'essi continuano: mi richiamo ai raffronti sulle fazioni fiorentine, le tre faville», gli eventi prossimi all'esilio del Poeta.*

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E Fra Dolcino: Villani, VIII, 84 «e per difetto di vivanda, e per le nevi che v'erano, fu preso per li Noaresi », Inf., XXVIII, 55 sgg.....che s'armi Sí di vivanda, che stretta di neve Non rechi la vittoria al Noarese ».

1 SCHIPA, Carlo Martello, in Arch. stor. per le prov. napolet., XV, pp. 75 sgg.

2 Dallo stesso episodio, una minor coincidenza può rilevarsi nell' accenno a Carlo II d'Angiò: Villani, VIII, 108: « fu uno de' larghi e graziosi signori.... » e Dante, ove dice del figlio : « La sua natura che di larga parca Discese.... » v. comm. CASINI; non inconciliabile con Purg., XX, 79-81: « L'altro che già usci preso per nave.... O avarizia, che puoi tu più farne.... » MOORE, Studies in Dante, II, pp. 293-94.

3 Noterelle francescane, in Giorn. dantesco, VIII, p. 166 per la canonizzazione di Celestino V, che il Villani, com'è noto, registra al 1328, mentre fu il 1313: v. Tocco, Dante e l'eresia, p. 82: il passo, che attesterebbe una limitata diffusione della notizia, fu addotto per ispiegare la condanna di Dante : D'OVIDIO, Studii, p. 422.

Aggiungo, per il commento, che un passo del Villani, VIII, 49, sull' ingresso di Carlo di Valois in Firenze << disarmata sua gente, faccendogli i Fiorentini grande onore », ci spiega il Senz'arme n'esce solo... di Purg. XX, 73 (risc. del WICKSTEED), mostrandone il senso preciso; non dunque « riferita alla sola persona di Carlo » (TORRACA). Non appare necessario il raffronto per Fulcieri da Calboli, VIII, 59 << onde grande turbazione n'ebbe la città, e poi ne segui molti mali e scandali » « Nello stato prima' non si rinselva»: ove solo potrebbe addursi che il sanguinoso episodio chiude la descrizione del fiero fiume, Purg. XIV, che il Villani dovette conoscere.

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Quella dei victualia è davvero l'immagine cato sopra il sangue' di Alberto tedesco insistente nelle scene d'inedia narrate nel- sia nuovo ed aperto », Villani, VIII, 80: l'Historia Fratris Dulcini Heresiarche: quella << Iddio ne rendè loro.... in brieve assai giusta della neve, che vi si associa e risalta in Dante, e aperta vendetta »; e la fiducia nelle discese segue immediata nel Villani. Che questi ri-imperiali, fino ad Enrico VII; e nella valcordasse i versi della Comedia, quando scrisse letta dei principi le lodi di Edoardo I d' Inil suo capitolo, sembrò anche al Toynbee; ed ghilterra. il notevole accordo fra i due scrittori sta non solo nell'uguale, scarsa notizia, ma nella scelta, nel rilievo del moto dolciniano (il « fraticello di nessun ordine »), quando si tace dei numerosi altri ereticali, cataro, valdese, arnaldista.

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Fors' anche, per il « giusto giudicio » invo

1 Nuova ediz. R. I. SS., SEGARIZZI : a p. 6 il passo cit. nei commenti: « Et a nemine expugnari poterant.... nec aliquem hominem timebant, dummodo tamen haberent victualia»: Ch' altrimenti acquistar non saria lieve. Non do molta importanza alla frase << difetto di vivanda », del Villani, comparata ai versi di Dante, perch'è in sé troppo naturale : « per difalta di vivanda », VII, 7, 70 (Messina << stretta di vivanda »), 105 e altrove.

2 Cosi nei commentatori: l'Anon. fior., ad es. : << et se non che la neve sopravvenne, et missene tanta in quelle montagne, che questi, ch' era mal fornito di vittuaglia, che la neve il costrinse, non possendo avere vittuaglia, per fame s'arrendé ». Sarà sottile: ma non è la stessa la figurazione dei ribelli, decimati, sfiniti, ed a marzo vinti per battaglia, nell' opuscolo di Bern. Gui, De secta illor. qui se dicunt esse de ordine Apostol., ed. Segarizzi, p. 28 : « Accidit autem quod propter intensa frigora multi ex eis qui erant in dictis montibus fame et frigore deficientes a viribus et a vita in suis erroribus perierunt ». La composiz. del De secta non risulta anteriore al 1315, e la vita di Clemente V del Gui, dove si trova pure questo passo, secondo le ricerche del Sachsse, non fu pubblicata prima di quell'anno. Credo giusta la posizione assegnata dal SEGARIZZI (p. XI) al passo del Villani « come anello di congiunzione tra i commentatori danteschi e gli altri scrittori, che conservarono memoria di Dolcino ». L'interpretazione di Em. Sella che il consiglio di Maometto alluda all' episodio della Parete Calva (1305-06), non alla catastrofe (1307), non sembra neppure a me accettabile; ma questo non muterebbe il rapporto del Villani, che avrebbe inteso i versi come tutti i commentatori, e il veder riferite le stesse parole ad altro fatto che a quello accennato da D., confermerebbe la derivazione.

3 Tocco, D. e l'eresia, cit., p. III; ID., Gli Apostolici e fra Dolcino, in Arch. stor. ital., S. V, t. XIX, Pp. 272-73.

E non mi pare trascurabile che, piú innanzi nella Cronaca, per fatti nuovi, il Villani manifesti il ricordo di Dante: il cenno del lib. X, 27 e del nome e del fatto di frate Alberigo.... che diede le male frutta a' suoi

La stirpe: Purg., VI, 100: scritto dopo la morte dell' imperatore: PARODI, Bull. N. S. XV, p. 26, e Tocco, Il Canto VI del Purgatorio, in N. Antol., 1° ottobre 1907, p. 384.

2 V. comm. TORRACA; cfr. Villani, VI, 24, di varia lezione nei mss. Chi leggesse una citazione, ad altro proposito, del VOLPI (Trecento, p. 380), sulla morte di Simone Donati, VIII, 48 potrebbe scorgervi uno di questi riscontri; ma la frase intera è «< onde tutto fosse giusto giudicio (di Dio) ».

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3 Villani, IX, 53; e già prima, per l'imperat. Rodolfo (Purg., VII, 94-96) « che potea Sanar le piaghe c' hanno Italia morta, Si che tardi per altri si ricrea > Villani VII, 55 « e se avesse voluto passare in Italia sanza contrasto n'era signore » : v. l'ediz. triestina, 1857, p. 130, n. 1; GORRA, nella Miscell. Graf, pag. 760; P. SAVJ-LOPEZ, Lect. Dantis, Parad., XXX, p. 25: è un passo in cui già il MURATORI (R. I. SS., XIII, pref.) volle dare addosso al Villani: dopo l'accusa d'aver carpito tranquillamente a Ricordano, egli osserva : << Potissimum vero, ejus verba usurpavit, ubi de rebus gestis Rodulphi I. Rom. Imperatoris sermonem habet, minime animadvertens, se plane contraria de ipso Rodulpho trahere. Vide Lib. VII, Cap. XLIV [43] e LIV»; ma una contraddizione non sussiste fra i due capitoli: son come due prospetti della mancata discesa di Rodolfo in Italia, l'uno nei rapporti col papa, l' altro con Firenze: il giudizio che ne risulta è concorde. In quanto al capit. del Malispini, v. le osservaz. dello Scheffer BoICHORST, op. cit., pp. 22-23: dei primi ch' egli adduce per mostrare come sia smozzicato sul Villani, sí che la rispondenza testuale riveli subito la precedenza di quest'ultimo.

▲ Purg. VIII, 132 « Questi ha ne' rami suoi migliori uscita » Villani, VIII, 4, di Edoardo «< ch'era di gran cuore e di gran prodezza e senno » e 90. Nello SCARTAZZINI, un richiamo anche per il padre, Arrigo III« il re della semplice vita >> Vill. V, 4 << fu semplice uomo e di buona fè e di poco valore » ; ma più notevole « fu uomo di semplice vita » in VII, 39, dove il cronista ne tratta per incidenza.

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Io son quel delle frutta del mal orto Inf. XXXIII, 119, tanto piú ch'esso entra come per incidenza in quel capitolo, dove propriamente si tratta di Alberghettino, figliuolo di Francesco dei Manfredi, e nipote del frate, da cui mostrò che non volesse tralignare »; e siamo al 1327. Alla morte di Giovanni XXII, che il Villani taccia d'avarizia, si ripete il rimprovero di Dante a Nicolò III: « ma non si ricordava il buono uomo del vangelo di Cristo.... né del tesoro che Piero e gli altri apostoli chiesero a Mattia, quando l'assortirono al collegio [mss., anche in loro collega] in luogo di Giuda Scariotto » (XI, 20). Qui non c'è da discutere: è la condanna dell' avarizia pontificale, il rinfaccio delle Scritture, è Dante:

Né Pier né gli altri tolsero a Mattia
oro ed argento quando fu sortito
al luogo che perdé l'anima ria.

Inf., XIX, 94-6. 2

(Dato l'evidente riscontro, e per l'osservazione che il Villani suole assimilare fortemente i modelli su cui s'è fermato, può addursi anche il giudizio su Clemente V, 1. IX, 59, che di per sé non basterebbe al richiamo dantesco : << questi fu molto cupido di moneta e simoniaco»:3 Inf., XIX, 71).

1 Cfr. XI, 20, e Parad. XXVII, 58 « Del sangue nostro Caorsini e Guaschi S'apparecchian di bere...»: CIPOLLA, L'orig. fiorent., p. 32, n. 2.

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2 La lezione chiesero (come nel Villani), al v. 94, suggerita da « Certo non chiese se non: viemmi retro », si trova nei mss. e può dirsi della vulgata di D., ancora nel Witte e nello Scartazzini (osservaz. sulla var. tolsero difesa dal Foscolo). Per il Villani << del tesoro », il v. 90: Deh or mi dí, quanto tesoro volle....; « E questo basti, e forse è detto più ch'a noi non si conviene » E se non fosse che ancor lo mi vieta.... Il passo potrebbe apparire una derivaz. dal Tesoro, VIII, 65 « gli altri apostoli gittaro le loro sorti per vedere chi dovesse essere messo in suo luogo.... »: chi non badi agli Atti degli Apost., I, 26. Nel biasimo a Roberto d'Angiò, XI, 79, Diligite justitiam qui judicatis terram, non occorre pen. sare alla scritta del cielo di Giove: altri passi scritturali adduce il Villani.

3 Nello stesso cap. è riferita la leggenda del maestro di negromanzia che a Clemente vivo avrebbe an

Il metodo seguito dal Bassermann, pur movendo dall' accordo del Villani con Dante, senza di questo aver più conoscenza, mira per ciascun caso a singole fonti comuni:

cosí per Campo Picen: l'espressione è adoperata dai due scrittori (Inf., XXIV, 148; Cron., I. 32) per indicare il territorio di Pistoia, ed a spiegarla dobbiamo risalire ad un passo di Sallustio, male interpretato ;

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cosí per il Veltro, o piuttosto per il feltro: attraverso il Villani, V, 29 (« uno fabbro di povero stato, il quale avea nome Cangius, il quale in su uno povero feltro fu levato Imperadore »), possiamo risalire a Martino Polono e al << libro di frate Aiton » : « qui come là il Villani ci ha procurato le fonti di Dante ».

Il Bassermann tiene a presentarci come un sistema ermeneutico, ma riconosciamo ch' esso è un edificio apparente. Senza riassumere la discussione che ne seguí per « Campo Pi

nunziato il letto di fuoco ardente già pronto per lui in un palazzo infernale, come in un altro era già stesa l'anima d'un suo nipote; insieme con la notizia del feretro incendiato in chiesa per luminaria, sí che il corpo arse dalla cintola in giú: il D' OVIDIO, Nuovi studii dant., Ugolino ecc., p. 401, conclude che in tali aneddoti, noti a D. e raccolti poi dal Villani, dobbiamo riconoscere « una vera e propria fonte o suggestione ». E cosí appare; soltanto, credo che per una valutazione precisa di quella fonte, dovremmo trovare un testo della leggenda anteriore al Villani: noi abbiamo qui una narrazione che si collega al tema della condanna preveduta (alla vista d'un peccatore che sconta la stessa pena), dal quale le leggende monastiche come per la scala fiammante degli spoliatori di Metz avevano tratto largo profitto: cosí Dante ha pensato la sua ignita propagginazione; io non saprei determinare quanto della sua fantasia, o almeno della sua parola, abbia potuto riflettersi nello stesso Villani.

1 Catilin., c. 57: in agrum Pistoriense, poi in agro Piceno (in senso proprio: forse identificato per lacuna, certo con errore): BASSERMANN, Chiose dantesche. « Campo Picen », in Giorn. dant., II, p. 392, e Orme di Dante, trad. ital., p. 163-69.

2 BASSERMANN, Veltro, Gross-Chan u. Kaisersage, in Neue Heidelb. Jahrbücher XI, p. 30-31, e Orme di D., n. a p. 645-46.

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1 TORRACA, « Sopra Campo Picen» in Rass. critica d. lett. ital., VIII, p. 1 segg.; replica del BASSERMANN, Ancóra « sopra Campo Picen» in Giornale dant., XII, 97 segg. Le due interpretazioni conciliate, da G. L. PASSERINI, in Lect. Dantis, Inf. XXIV, p. 30: e con deciso raccostam. al Torraca, in Minutaglie dantesche, Città di Castello, 1911, p. 191. Quanto al fatto storico cui si allude, m'attengo alla battaglia di Serravalle, 1302, anche per la più stretta successione della malvagia profezia: Vanni Fucci martella l' una sull' altra le sventure di parte bianca in Firenze : Pistoia in pria di Neri si dimagra (maggio 1301) Poi Fiorenza rinnova genti e modi (nov. 1301-1302) Tragge Marte vapor di val di Magra (maggio-sett. 1302).

II CASINI SCorge una nuova successione di profezie negli ultimi versi, scindendo una prima allusione ai fatti del 1302 nei versi 145-46, ed una, nei versi seguenti, alla resa di Pistoia del 1306, sí che la tempesta impetuosa ed agra si protrarrebbe lungo tutto il<< duro e vigoroso assedio » : ma proprio l'« impeto » ne verrebbe scemato, e la profezia sembra rappresentare il propagarsi rapido del nembo, che racchiude la folgore, l'irrompere violento della tempesta. - Al ricordo della meteora del 1301, scorto nell' immagine del vapore di Marte, piú che la notizia del Villani, VIII, 48 « apparve in cielo una stella cometa....», soccorre la parola stessa di D., Convivio, II, 14, « E in Fiorenza, nel principio della sua distruzione, veduta fu nell'aere, in figura d'una croce, grande quantità di questi vapori seguaci della stella di Marte ».

2 « E giunselo in canpo piceno»: frammento nelle prime linee della chronichetta, ms. Magliab. XXV, 505: SANTINI, op. cit., p. 92.

3 ZINGARELLI. rec. all'ediz. ted. Dante-Spuren, in Rass. critica, II, p. 168: cfr. Rossi, Bullett., V, p. 45. II CHIAPPELLI, Dalla Trilogia di D., Fir., 1905, p. 266-67, ha anzi cercato di distinguere nella tradizione antica due diverse forme, sostenendo per l'una una speciale significaz. topografica (<< presso Piteccio >>), cui mirava la Quest. dantesco-sallust. del Lajolo: v. PARODI, Bull., N. S., XI, p. 68. In Ferreto Vicentino abbiamo senz'altro « in Fesulanis et Picenis ortis» (ed. CIPOLLA, I, p. 49), per dire gli orti, figugati, di Firenze e Pistoia.

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Bassermann, a Inf. XXV, 12 « Poi che in mal far lo seme tuo avanzi », la tradizione voleva Pistoia fondata dalle reliquie dell' esercito di Catilina (Villani, cap. cit. < e peró non è da maravigliare se Pistolesi sono stati e sono gente di guerra fieri e crudeli e tra loro e con altrui, essendo stratti del sangue di Catilina, e del rimaso di sua cosí fatta gente isconfitta, e tagliata in battaglia »); tant'è piú facile che la leggenda dell'origine di Pistoia — e sulle origini si adunavano le memorie delle città medievali accogliesse in sé la forma testuale, male intesa, della narrazione classica di Catilina dobbiamo insomma far capo ad una leggenda erudita sull' origine di Pistoia, come per quella, che vi si collega, di Firenze, e la divulgazione del termine, e dell'errore, si spiega.

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Quanto al feltro», può trattarsi d'un << chiarimento linguistico, onde troveremmo nel Villani la spiegazione d'un vocabolo dantesco: non altro: di fonte propriamente non si può parlare, e tanto meno di fonte storica, ché la soluzione dell'enigma forte sulla fiera vendicatrice sta nella letteratura profetica precedente e in tutto il sistema allegorico del primo canto precisato, approfondito nel Paradiso terrestre, cosí chiuso e perfetto che la sua linea stessa costringe, anche più che non guidi, all' interpretazione imperiale,

Questo giudizio concorde di D. e del Villani era già stato rilevato da Giannozzo Manetti, Chron. Pistoriense, R. I. SS., XIX, col. 1000 (cit. dal CHIAPPELLI, p. 229).

La

2 Il cui fondamento fu scorto pure in Sallustio : v. PARODI, Le storie di Cesare nella lett. ital. dei primi secoli, in Studi di filol. rom., IV, p. 496-97 n. citaz. espressa di Sallustio pel nome Picenum : « ager apud Pistorium, in quo olim fuit debellatus Catilina, ut patet apud Sallustium », BENVEN., e cosí Giov. da Serravalle « vocatus Picenus a Sallustio»: v. TOYNBEE, Diction., p. 115, ad v. Campo.

3 Nel passo di Aitono (BassERMANN, art. cit., p. 32) si tratta di un uso dei Tartari, strano, o almeno curioso, ch' egli cerca di spiegare in due modi, senza nessun appiglio ad una significazione morale.

4 CIAN, Sulle orme del Veltro, Messina, 1897, p. 14-15; PARODI, La data della composiz. e le teorie politiche dell' « Inferno » e del « Purgatorio » di Dante, in Studi romanzi, III, p. 47. L'indagine del GUERRI, Di alcuni versi dotti della D. C., nella Coll. Passerini, Città di Castello, 1908, p. 115 segg., 164, sui numeri allego

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Ai primordi della storia di Toscana ci ricondurrebbe Matelda, che per il Cipolla è proprio la Contessa: i versi danteschi che la riguardano trovano piena e legittima spiegazione nella prosa del Villani »; 1 e l'argomento osservabile, e ch' egli potrebbe chiarire meglio d'ogni altro, credo risieda nella indeterminata asserzione del Villani sul gran bene che questa donna fece in servizio della Chiesa, senza che il suo carattere antimperiale sia decisamente segnato: ond' essa si rileva dalle pagine del cronista come una figura, politicamente, un po' vaga, sfumata, simile alquanto all' indeterminatezza storica che serba nel Paradiso Terrestre. Non imprecisione, però, della sua persona e dell' intima vita, ché nel capitolo che il Villani la dedica di proposito, il 21, la narrazione è d'una crudezza, senza impudicizia, che tante volte appare nelle stesse leggende medievali e n'è come un' impronta morale. Ha voluto Dante, da quella castità, sebben forzata, trarre solo un'imagine di mo

rici, e la conclusione pel Salvatore o Redentore della vita contemplativa e della vita civile, non si sottrae, anzi s'accorda, con l'idea generale: penso al discorso di Marco Lombardo. II MOORE (Studies in Dante, III, p. 207, n. 2) crede di valersi d'un passo del Villani, IV, 3, sopra i sette elettori dell'Impero per l'interpretazione dell'allegoria del carro nel Paradiso Terrestre, poiché là è detto che a papa Sergio V ed a suoi cardinali e ai principi di Roma parve che d'allora innanzi « lo 'mperio andasse per elezione del più degno »; e il « per decreto »>, che segue quando furono stabiliti gli elettori —, può spiegare come le sette teste sien messe fuori dal << dificio santo », della Chiesa stessa (Purg., XXXII, 141 segg.): il M. richiama anche De Monarchia, III, 16 « Quod si ita est, solus eligit Deus.... », e gli elettori, o tutti o alcuni, ottenebrati dalla cupidigia, non discernono l'aspetto dell' assegnazione divina. Ma la chiosa degli antichi commentatori, che le sette teste figurino i peccati, appare in genere la migliore è come l'inverso della prima interpretazione dell' Apocalisse, nell' Inf. XIX, 109 « Quella che con le sette teste nacque », che sono i Sacramenti. Sebbene tutta quell' allegoria sia di carattere morale e storico insieme, non par giusto che l'Impero v'entri cosi di straforo, quando esso, nel pensiero di Dante, sta di fronte nell'aperto simbolo dell'Aquila e, io credo tuttavia, nel Cinquecento diece e cinque, che ripete il Veltro, come tutta la serie allegorica rínnova in forme diverse quella del primo canto.

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1 L'orig. fiorentina, cit., p. 26. [Vill., IV, 18 e 21: 29, all' a. della morte: « la buona contessa Matelda >>].

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destia, ingentilire le venture della Signora nella cortese fanciulla di cui egli c'innamora sulla beata riva? È una soluzione; e di proposito ora m' escludo dal labirinto delle dispute matildine; ma Dante allora avrebbe conosciuto narrazioni riassuntive, dove la ferma alleanza di Matelda e di papa Ildebrando era forse adombrata nell'esaltazione del bene fatto alla Chiesa (e l'avversaria d'Enrico soverchiata dalla Contessa di Toscana); ciò che potrebbe attestarci la narrazione piú tarda del Villani; per una fonte comune, diretta, propriamente, nemmen qui una presunzione certa.

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Queste indagini speciali potrebbero naturalmente integrarsi nell'altra, più ampia, d'una fonte comune, di un'opera solà, che avrebbe già stretto in sé quei vari fili; ma io credo che convenga tenerle separate, poiché è certo, a qualunque conclusione debba giungersi sul rapporto iniziale fra il poema e la cronaca, che molti fatti si contenevano pur nei limiti della cultura storica del tempo. Cosí lo studio del linguaggio, nel Compagni, in Dante, nel Villani, ci rivela espressioni d'un sol conio, né si può dire che le abbian tolte l'uno dall'altro. Sono le affinità dell' idiomà: non includono quelle dello stile.

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1 V. in contrario il D'OVIDIO (Studii, p. 378 n.), che si richiama allo stesso cap. del Villani.

2 Questo mi sembra l'argomento più forte per i difensori della Contessa: e l' HAUVETTE vi conferisce tutta la persuasione possibile, coordinando il problema alla trattazione storica: Dante, Introduction à l'étude de la « Divine Comédie », Paris, 1911, p. 33-35 e 301 segg. Sulle attestazioni della bellezza di Matilde, sebbene taluna malfida, v. PICCIOLA, Matelda, Bol. 1902, p. 32: dove pure è notevole il nome di Marta la vita attiva che per lei ricorre nei poemi di Rangerio e di

Donizone.

3 Ed alla fonte comune, infatti, ricordando la prima ipotesi dubitativa del Cipolla su Brunetto Latini, allude il Bassermann, Orme, p. 617 (n. 66): « Si sarebbe tentati di pensare a un maestro.... ». Ma non v'è nulla di conclusivo; oltre quel che s'è detto, la cognizione diretta di Sallustio è dubbia per ser Brunetto, più che dubbia per Dante: v. SCHERILLO, Alcuni capitoli ecc., p. 183 n. e 514 n. 1: Rossi, nel vol. Con Dante e per Dante, p. 159.

4 DEL LUNGO, Il volgar fiorentino nel poema di Dante, in Dal secolo e dal poema di D., Bol. 1898, p. 465, e Dino Compagni, I, p. 1207-08 (per l'accusa a Dino d'imitaz. dantesche come indizio di apocrifità). Non si può dire col Casini « manifesta la rimem

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