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1 S. BETTI, Intorno all'ediz. Livornese dell'Istoria

del Malaspini, in Giornale Arcadico, vol. XCIII (1842),
p. 90; A. BUSSON, Die florentinische Geschichte der
Malespini und deren Benutzung durch Dante, Inn-
sbruck, 1869.

2 Una serie numerosa di rinvii marginali a passi

danteschi è contenuta in PH. H. WICKSTEED, Selections

from the first nine books of the Croniche fiorentine of

Giovanni Villani, Westminster, Constable, 1896; la

scelta mira soprattutto ad un' illustrazione storica dei

tempi di D.; quanto ai rapporti fra i due scrittori,

l'editore dopo aver ricordata la conoscenza che il

Villani addimostra delle opere di D., avverte : << There-

fore it must not be taken for granted, without further

thought, that in every case of agreement Villani's te-

stimony is an independent confirmation of Dante >>

(p. xlviii, Notes and warnings, in fine). E p. xxvii:

il Villani è il miglior commentatore d'una fase del ge-

nio di D. « for he gives us the material upon which

Dante's judgments are passed, and enables us to

know the men and see the events he judges as he

himself knew and saw them ». La nota dei passi del

Villani scelti dal Wicksteed, e tradotti da Rose E. Selfe,

può vedersi in Giorn. dantesco, VI, 144 (ibid., p. 519,

recens. di G. Brognoligo). Riesce anche utile il con-

fronto tra il Villani e il comm. di Benvenuto, che cosí

largamente vi attinge: P. BARBANO, Il commento la-

tino sulla « Divina Commedia » di Benv. da Imola e

la « Cronica » di Giovanni Villani, in Giorn. dant.,

XVII, p. 65 sgg.; v. TOYNBEE, Index of authors

quoted by B. da Imola etc. in XVIII a. XIX Annual

Reports of the Dante Society (1899-900). Boston, 1901,

P. 44.

3 Non giova trattenersi sull' ipotesi, che fu pure

proposta, del Villani stesso quale fonte di Dante:

v. Torraca, Nuove rassegne, Livorno, 1895, pp. 330

e 338.

4 Studi danteschi, ed. di Fir., 1891, pp. 65-66.

considerando che la nostra città di Firenze,
figliuola e fattura di Roma, era nel suo mon-
tare et a asseguire grandi cose disposta, sic-
come Roma nel suo calare.... >>

Non era vinto ancora Montemalo
dal vostro Uccellatoio, che, com'è vinto

nel montar su, cosí sarà nel calo.

E l'Imbriani deduceva: se il racconto del

Villani venne ispirato da questi versi, de-

v'esser loro posteriore; e non li poté cono-

scere se non alcuni anni dopo la morte di
Dante, e nel 1300 non potevano esser neppure
ideati dal Poeta.

-

A questo punto, poiché siamo al lib. VIII,
il Torraca stesso, e credo senza ricordo della
pagina dell' Imbriani, annota ai versi dante-

schi: «Ma quando il Cronista scrisse cosí non

aveva letto questo Canto della Commedia ? »,
e rinvia ad altra nota, per tutta la descrizione,
ch'è in quel Canto del Paradiso, del vivere
antico cosí riposato, e bello, e fido — in
Firenze anche il Villani, altrove (lib. VI,

c. 69), rammenta la sobrietà, le pelli scoperte,

le nozze a giusto tempo, le doti misurate, la

buona fede e la lealtà dei cittadini, fra loro e

verso il Comune. Qui la discussione investe

l'arte stessa di Dante; se il Cronista non ha

conosciuto il poeta, quanta grandezza doveva

accogliere la pagina ignota che Dante « ver-

seggia», in questo ed in altri Canti, e pro-

prio negli episodi che meglio atteggiano i

suoi rimpianti, e gli amori e l'ira!

1

Carlo IV, fu re nel 1322; nel lib. VII, c. 41,
la morte dell'ultimo Hohenstaufen, Enrico,
figlio di Manfredi, nel castello dell' Ovo, 31 ot-
tobre 1318 e non mi persuado che in quel
capitoletto s'abbia a scorgere un'inserzione o
un'appendice: la giuntura fra le due notizie,
della morte di Enzo (« e il lui finío la proge-
nie dell' imperadore Federigo ») e quella del-
l'oscuro ed ignorato rampollo (« Ben si disse
che ancóra n'era uno figliuolo del re Man-
fredi.... »), appare naturale : 3 l'estinzione certa
della stirpe, i contemporanei videro nel pri-
gioniero di Bologna, ed il Villani anzi ne
aveva scritto la sentenza nemica, d'un guelfo,
alla morte di Corradino: la sopravvivenza d'un
ignoto era come una voce, un particolare del
tutto secondario. Aggiungo che il cap. 38 dello
stesso libro V appare scritto dopo il 1333:
<appie' del ponte Vecchio dal lato di qua, ap-
punto a pie' del pilastro ov' era l'insegna di
Marte....», e nel lib. XI, 1, il Villani ci dice
che la statua « ch'era in sul pilastro a pie'

1 BUSSON, op. cit., p. 54. La morte di Carlo IV,

onde si giunge al 1328, nel lib. VIII, 64 (a. 1303):

dove il castigo divino su Filippo ed i figli, tutti « di-

redati del Reame », non si potrebbe in nessun modo

svincolare dalla scrittura di quel capitolo, tanto è con-

nesso con la profezia del vescovo d' Ansiona, appresa

dal Villani stesso in quella città (Sion, oltre Briga:

v. P. MASSAI, Elogio di G. Villani, ed. Moutier,

t. VIII, p. XX n.; K. WENCK, Philipp der Schöne von

Frankreich, seine Persönlichkeit und das Urteil der

Zeitgenossen, Marburg, 1905, p. 28 n. 3): cfr. IX, 66,

a. 1314, morte di Filippo il Bello.

2 CIPOLLA e Rossi, Intorno a due capi della « Cronica»

malispiniana, in Giornale storico, VIII, pp. 231 sgg.

3 La legatura « Ben si disse.... » è nello stile del

Villani: l'incontreremo più volte, e dove tutta la no-

tizia è riferita a voce corsa, non per due che si con-

traddicessero.

▲ In tutte le edizioni [cap. 37, edizz. 1537 e 59],

e nei mss. consultati, anche se varii in séguito: « la

figura di Marte »; e l'era anacronistico è rimasto an-

che nella Cronaca di Ricordano: su << spie » consi-

mili, v. SCHEFfer-Boichorst, Florentiner Studien,

Leipzig, 1874, pp. 26-28. Scritto prima del 1333 parrebbe

invece il c. 1o del lib. III, sull'ediz. Muratori, perché

la statua ancóra guardava il ponte : « e ritrovata quella

la posero in su uno piliere in su la riva del detto

fiume, dove è oggi in capo del ponte vecchio »; ma

la lezione delle altre stampe, e dei mss. piú autore-

voli (<< dove è oggi il capo »; Magliab., II, I, 114:

<< ov-è la coscia del ponte vechio »), toglie la deter-

minazione di tempo.

del detto ponte Vecchio di qua » cadde in
Arno, per la gran piena (« al tempo del di-
luvio», come ricorderà negli ultimi anni), nei
primi di novembre di quell'anno, 1333.

«

Sembra contrastare a queste date un passo
del lib. V, c. 4, in cui si nomina il buon re
Edoardo che a' nostri presenti tempi regna >
(e morí nel 1307); né, come avvertí già il
Busson, potremmo sfuggirvi, supponendo una
confusione col successore di Edoardo I, che
portò lo stesso nome: il Villani distingueva
benissimo, come risulta dal lib. VIII, c. 90:
Appresso la morte del detto Re Adoardo [e
ne registra esattamente la data] il suo primo-
genito, detto com'egli Adoardo.... >> La diffi-
coltà viene superata 1
ove si legga col ms.
Marciano Z, 33 (il testo Recanati, seguíto dal
Muratori): « il buono adoardo Re il quale
a-nostri presenti tempi rengnò » : la prima le-
zione, sebbene sia quella dei mss. fiorentini
migliori, si può spiegare come una correzione
suggerita da « presenti tempi ». Il Villani, in

quel capitolo, segue la serie dei Re d'Inghil

terra fino ai tempi suoi (Edordo I regnò dal

1272 al 1307), e dell'ultimo, detto che « fece

gran cose », aggiunge: « come innanzi fa-

remo menzione per li tempi », cioè quando,

seguendo la cronología, verrà all'anno della

morte cosí per la stirpe reale di Francia,

aveva preposto un breve disegno storico fino

ai suoi tempi, serbandosi di tornar poi, ad es.,

sulla morte di Filippo il Bello, dandone il

giudizio complessivo, come fa di solito quando

registra la morte d'un principe.

Di piú leggendo una Cronaca, che s'ini-

zia dalle prime origini, e continua, e si am-

plia, per gli anni vissuti dallo scrittore, noi

ci aspettiamo che ad un certo punto, quan-

d' egli è giunto al tempo in cui scrive, appa-

risca un mutamento nel modo della narrazione;

dei fatti trascorsi, è naturale che ci si mostri

la vicenda ormai chiusa, compiuta: essi, di

necessità, si raccolgono in una sintesi che

avanza sul tempo, anche nella trama angusta,

rettilinea, d'una cronaca : << Lasceremo di

questa materia c'ha avuto suo fine, e tor-

neremo a nostra, a dire de' fatti d' Italia.... ».

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1 S. BETTI, Intorno all'ediz. Livornese dell'Istoria
del Malaspini, in Giornale Arcadico, vol. XCIII (1842),
p. 90; A. BuSSON, Die florentinische Geschichte der
Malespini und deren Benutzung durch Dante, Inn-
sbruck, 1869.

2 Una serie numerosa di rinvii marginali a passi
danteschi è contenuta in PH. H. Wicksteed, Selections

considerando che la nostra città di Firenze,
figliuola e fattura di Roma, era nel suo mon-
tare et a asseguire grandi cose disposta, sic-
come Roma nel suo calare.... >>

Non era vinto ancora Montemalo

dal vostro Uccellatoio, che, com'è vinto
nel montar su, cosi sarà nel calo.

E l'Imbriani deduceva: se il racconto del

Villani venne ispirato da questi versi, de-

v'esser loro posteriore; e non li poté cono-

scere se non alcuni anni dopo la morte di

Dante, e nel 1300 non potevano esser neppure

ideati dal Poeta.

A questo punto, poiché siamo al lib. VIII,

il Torraca stesso, e credo senza ricordo della
pagina dell' Imbriani, annota ai versi dante-
schi: «Ma quando il Cronista scrisse cosí non
aveva letto questo Canto della Commedia? »,
e rinvia ad altra nota, per tutta la descrizione,
ch'è in quel Canto del Paradiso, del vivere
antico cosí riposato, e bello, e fido — in
Firenze anche il Villani, altrove (lib. VI,
c. 69), rammenta la sobrietà, le pelli scoperte,

-

-

buona fede e la lealtà dei cittadini, fra loro e
verso il Comune. Qui la discussione investe
l'arte stessa di Dante; se il Cronista non ha
conosciuto il poeta, quanta grandezza doveva
accogliere la pagina ignota che Dante « ver-
seggia», in questo ed in altri Canti, e pro-
prio negli episodi che meglio atteggiano i
suoi rimpianti, e gli amori e l'ira!

Fra gli storici, e al di fuori delle ricerche

dantesche, prevale l'opinione che la Cronaca
del Villani, nella sua composizione attuale,
non sia anteriore al primo ventennio del se-
colo XIV. Nel lib. IV, c. 4, è ricordata la
morte di Filippo il Bello e la rapida succes-
sione al trono dei suoi tre figli; e l'ultimo,

2

Carlo IV, fu re nel 1322; nel lib. VII, c. 41, la morte dell'ultimo Hohenstaufen, Enrico, figlio di Manfredi, nel castello dell' Ovo, 31 ottobre 1318 e non mi persuado che in quel capitoletto s'abbia a scorgere un' inserzione o un'appendice: la giuntura fra le due notizie, della morte di Enzo (« e il lui finío la progenie dell' imperadore Federigo ») e quella dell'oscuro ed ignorato rampollo (« Ben si disse che ancóra n'era uno figliuolo del re Manfredi.... »), appare naturale: l'estinzione certa della stirpe, i contemporanei videro nel prigioniero di Bologna, ed il Villani anzi ne aveva scritto la sentenza nemica, d'un guelfo, alla morte di Corradino: la sopravvivenza d'un ignoto era come una voce, un particolare del tutto secondario. Aggiungo che il cap. 38 dello stesso libro V appare scritto dopo il 1333: <appie' del ponte Vecchio dal lato di qua, appunto a pie' del pilastro ov' era l' insegna di Marte....», e nel lib. XI, 1, il Villani ci dice che la statua « << ch'era in sul pilastro a pie'

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1 BUSSON, op. cit., p. 54. La morte di Carlo IV, onde si giunge al 1328, nel lib. VIII, 64 (a. 1303): dove il castigo divino su Filippo ed i figli, tutti «< diredati del Reame », non si potrebbe in nessun modo svincolare dalla scrittura di quel capitolo, tanto è connesso con la profezia del vescovo d' Ansiona, appresa dal Villani stesso in quella città (Sion, oltre Briga: v. P. MASSAI, Elogio di G. Villani, ed. Moutier, t. VIII, p. XX n.; K. WENCK, Philipp der Schöne von Frankreich, seine Persönlichkeit und das Urteil der Zeitgenossen, Marburg, 1905, p. 28 n. 3): cfr. IX, 66, a. 1314, morte di Filippo il Bello.

2 CIPOLLA e Rossi, Intorno a due capi della « Cronica» malispiniana, in Giornale storico, VIII, pp. 231 sgg.

3 La legatura « Ben si disse.... » è nello stile del Villani: l'incontreremo piú volte, e dove tutta la notizia è riferita a voce corsa, non per due che si contraddicessero.

4 In tutte le edizioni [cap. 37, edizz. 1537 e 59], e nei mss. consultati, anche se varii in séguito: « la figura di Marte »; e l'era anacronistico è rimasto anche nella Cronaca di Ricordano: su << spie» consimili, v. Scheffer-Boichorst, Florentiner Studien, Leipzig, 1874, pp. 26-28. Scritto prima del 1333 parrebbe invece il c. 1o del lib. III, sull'ediz. Muratori, perché la statua ancóra guardava il ponte: «<e ritrovata quella la posero in su uno piliere in su la riva del detto fiume, dove è oggi in capo del ponte vecchio »; ma la lezione delle altre stampe, e dei mss. piú autorevoli (<< dove è oggi il capo »; Magliab., II, I, 114: << ov-è la coscia del ponte vechio »), toglie la determinazione di tempo.

del detto ponte Vecchio di qua » cadde in Arno, per la gran piena (« al tempo del diluvio », come ricorderà negli ultimi anni), nei primi di novembre di quell'anno, 1333.

1

Sembra contrastare a queste date un passo del lib. V, c. 4, in cui si nomina il buon re Edoardo «< che a' nostri presenti tempi regna > (e morí nel 1307); né, come avvertí già il Busson, potremmo sfuggirvi, supponendo una confusione col successore di Edoardo I, che portò lo stesso nome: il Villani distingueva benissimo, come risulta dal lib. VIII, c. 90: « Appresso la morte del detto Re Adoardo [e ne registra esattamente la data] il suo primogenito, detto com'egli Adoardo.... » La difficoltà viene superata ove si legga col ms. Marciano Z, 33 (il testo Recanati, seguíto dal Muratori): << il buono adoardo Re il quale a-nostri presenti tempi rengnò»: la prima lezione, sebbene sia quella dei mss. fiorentini migliori, si può spiegare come una correzione suggerita da «presenti tempi ». Il Villani, in quel capitolo, segue la serie dei Re d'Inghilterra fino ai tempi suoi (Edordo I regnò dal 1272 al 1307), e dell'ultimo, detto che « fece gran cose », aggiunge: « come innanzi faremo menzione per li tempi », cioè quando, seguendo la cronología, verrà all'anno della morte cosí per la stirpe reale di Francia, aveva preposto un breve disegno storico fino ai suoi tempi, serbandosi di tornar poi, ad es., sulla morte di Filippo il Bello, dandone il giudizio complessivo, come fa di solito quando registra la morte d'un principe.

Di piú leggendo una Cronaca, che s'inizia dalle prime origini, e continua, e si amplia, per gli anni vissuti dallo scrittore, noi ci aspettiamo che ad un certo punto, quand' egli è giunto al tempo in cui scrive, apparisca un mutamento nel modo della narrazione; dei fatti trascorsi, è naturale che ci si mostri la vicenda ormai chiusa, compiuta: essi, di necessità, si raccolgono in una sintesi che avanza sul tempo, anche nella trama angusta, rettilinea, rettilinea, d' una cronaca : << Lasceremo di questa materia c'ha avuto suo fine, e torneremo a nostra, a dire de' fatti d'Italia.... ».

1 Senza ricorrere alla spiegazione che il Villani abbia trascritto in V, 4, l'accenno ad Edoardo I da una cronaca anteriore, e contemporanea del re (CIPOLLA-ROSSI, art. cit., p. 237).

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Certo, l'inizio della scrittura al 1300 non significa che subito in quei primi anni l'a. giungesse ai tempi suoi; ma non credo inutile di osservare che l'apparenza di « contemporaneità » con i fatti narrati si mostra assai tardi. * La calata di Arrigo VII si svolge in una serie di capitoli che sopravanzano i fatti di quegli anni, ed il Villani, giunto alla morte del1' Imperatore (IX, 53, Mur. 52), conclude: « e non si maravigli chi legge, perché per noi è continuata la sua storia senza raccontare altre cose e avvenimenti d'Italia e d'altre province e reami; per due cose.... » ; e nella stessa giustificazione si scorge un giudizio comprensivo, di chi osserva un periodo già trascorso: l'una, perché tutti i Cristiani, et eziandio i Greci e' Saracini guardavano al suo andamento e fortuna, e per cagione di ciò poche novità

3

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2 Vedi O. ZENATTI, Dante e Firenze. Fir. [1903], p. 4 n. Sull' indole dei giudizi politici, il GASPARY notava che in genere il Villani non è passionato : « il tempo del piú violento odio di parte era per l'appunto già trascorso quando egli scriveva » (Storia d. lett. ital., I, 322). E non vi scorgiamo gradazioni: egli è sempre guelfo acerbissimo contro gli Svevi, biasima sempre le fazioni, pur guelfe: il suo concetto politico ci sembra già costituito fin dal primo libro [l' ingenita discordia di Firenze], e si mantiene nel seguito uguale.

3 E cosí già per i tempi senza dubbio lontani : II, 20 << Avemo detto si lungamente dello 'mperio e de'Re de' Franceschi, lasciando nostra materia de' fatti di Firenze, per continuare le novitadi e persecuzioni che a' loro tempi ebbero li Romani e quasi tutta Italia da' Saracini ».

notabili erano in nulla parte altrove [quasi la sospensione reale, l'attesa di quella gesta da parte dei popoli, che non seguivano le imprese loro]; l'altra, per le diverse e varie grandi fortune che gl' incorsono in sí piccolo tempo ch'egli visse.... ».

1

Allo stesso anno, della protezione sovrana di re Roberto è detto che la fidarono i Fiorentini per cinque anni: « e poi appresso si raffermarono per tre » ; lib. IX, 55. Ibid., c. 137 dove il Cronista ricorda che il suo consiglio, come ufficiale per la costruzione delle mura (1321) « che le torri si facessono di 200 in 200 braccia.... per piú fortezza e bellezza della città », era stato seguito: «e cosí si feciono poi per tutto ». In questi anni proprio, 1321 c,, la narrazione si fa più spezzatamente cronologica; « nel detto anno,... » alla fine del 1327 s'osserva una serie di fatti le cui date s' intralciano, forse nell'ordine delle informazioni; fra il IX e il X libro, in somma, non prima, io credo che allo storico succeda piú propriamente il cronista e il testimonio; non che si tratti d'un vero diario, perché la composizione doveva seguire a una certa distanza di tempo; ma lo schema di esso, per la maggior copia delle notizie raccolte e la

2

1 Ediz. Muratori; il ms. Magliab. II, I, 114 « e cosí siguirono »; l'ediz. Moutier, sul testo Davanzati, termina: «<e cosí si seguirà poi per tutto » : quanto al tempo, non può spostarsi di molto, poiché anche qui si tratta di opera avviata : « di prima, adoperammo che le torri si facessono di dugento in dugento braccia, e simili s' ordinò si cominciassono i barbacani ».

2 Ancora nel lib. X, 203, edificaz. di Fiorenzuola, il Villani scrive a una certa distanza di tempo: il suo consiglio non fu ben seguito « come si troverà non guari tempo appresso ». Dalla « quistione » mossa da un cavaliere al Villani mentr'era ostaggio per il suo Comune a Ferrara (XI, 134 « Tu hai fatto e fai memoria de'nostri fatti passati.... »), il GASPARY, op. e vol. cit., pp. 473-4 deduce che in quell'anno (1341) era certo pubblicata una parte della Cronaca; ma egli stesso aggiunge che X, 86, per l'avverata profezia di maestro Dionigi, non può essere scritto prima del 1342; non eran dunque i primi dieci libri (-1333), che il Villani stesso indica come un volume finito: «e faremo nuovo volume per lo innanzi ». Il cap. 79 del lib. IX, dell'elezione di Giovanni XXII, indica sul principio la durata del pontificato in anni 18, mesi due e di 26; ciò che porterebbe al 1334 (cfr. XI, 19).

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