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I grandi storici e i grandi poeti, che scolpirono su pagine di bronzo le vicende, i costumi, gli spasimi, gli ideali dei popoli, sono la mente che guida l'umanità nella sua vertiginosa corsa attraverso i secoli. Giobbe, Isaia, Ezechiello, Valmiki, Omero, Eschile, Esiodo, Erodoto, Polibio, Tucidide, Tito Livio, Tacito, Dante, Machiavelli, Shakespeare, sfolgoreggiano perennemente come astri lucentissimi nel firmamento della civiltà umana. Si direbbe che nei momenti supremi, allo imperversare della sventura, scoperchiate le gelide tombe, sorgano a confortarci coi loro consigli. Allorquando la morte rapisce uno degli uomini venuti in onore, fra la noncurante indifferenza delle moltitudini, col lavoro fecondo del pensiero, queste si inchinano rispettose dinanzi a lui, imponendo silenzio alla critica armata di tutto punto, la quale spingerebbe a scrutare troppo a fondo le azioni, i meriti, gli intendimenti, le passioni, le fiacchezze di chi pur seppe sollevarsi al disopra del comune dei mortali.

Cesare Cantù si spiccò giovanetto dalla paterna casuccia di Brivio con leggero fardello, ma con la bionda testa ricca di idee, poichè di certo già danzavano in embrione nella sua fervida immaginativa miriadi di fantasmi ai quali egli si apparecchiava ad infondere vita con la potenza dello stile. Dopo aver côlti invidiati allori nel campo della poesia e del romanzo, seguendo la scuola romantica, osò narrare l'istoria di tutte le nazioni formicolanti sulla faccia della terra. Viene in luce la sua stupenda Introduzione alla celebre Enciclopedia storica, e imprime di botto come

una scossa elettrica al nostro dormigliante paese, rimpiccinito da una letteratura rinchiusa in angusto orizzonte.

La Storia universale aveva vinto col primo volume. Qualche disinganno posteriore, inevitabile nelle grandi imprese, non valse ad affievolire lo stupore prodotto dalla sublime iniziativa, dall'ardimento del concetto, dal polso con cui fu condotta a termine in pochi anni l'opera gigantesca. Ben si tentò da critici sempre pronti a osteggiare coraggiosi tentativi, di strozzarla al suo nascere; ma l'accorto editore, da Torino vola a Milano, s'abbocca con un formidabile Aristarco. Forte di ragioni convincenti, lo persuade a smettere la guerra all'ultimo sangue mossa al giovine autore; tanto che il Sacripante ringuaina la durindana e si ritira cedendo il campo al nemico, forse canticchiando a mezza voce il buona sera di don Basilio.

Altri discorrerà in giorno più calmo del turbinio di opere che il Cantù scrisse e pubblicò con rapidità maravigliosa, con sovrumana energia, fino alla vigilia di sua morte. Discorrerà con maggior simpatia dei libri dedicati alla educazione dei giovanetti, alla istruzione delle classi popolari, inculcanti l'amore alla temperanza, all'onestà, alle cristiane virtù, ad una vita modestamente laboriosa.

La tua figura, o Cesare Cantù, il tuo tratto, il tuo brio, la versatile penetrazione del tuo spirito, non saranno mai dimenticati da chi ti conobbe da vicino. La tua memoria durerà lungamente nella città che ti ospitò nei molti anni di una avventurosa esistenza. Tutto nervi, con un par d'occhi schizzanti faville; se la parola non ti fluiva abbondante dalla bocca, avevi in compenso un conversare arguto, incisivo, sarcastico, geniale, concitato, non mai adulatorio. Codesta Società Storica Lombarda, sorta sotto i tuoi auspici, di cui per un ventennio tenesti la presidenza con amore paterno, e durante la tua infermità a me affidasti, ti manda col cuore gonfio l'estremo addio.

FELICE CALVI

Vice Presidente della Società

Storica Lombarda.

$ 1. I

1. Svolgimento storico della servitù colonica. Romani. S 2. I barbari. II. Agricoltura e classi agricole nei secoli VIII-X. - $ 3. Considerazioni etnografiche. S 4. Distinzioni giuridiche fra i rustici. 5. I rustici in rapporto al fondo. § 6. Condizioni giuridiche dei coltivatori. S 7. La proprietà. S 8. Il fondo; sua estensione, sue parti e suo interno ordinamento. S 9. Il capitale. S 10. Prestazioni coloniche. S 11. L'agricoltura. S 12. La vita privata dei rustici.

Riepilogo.

I.

§ 1. I Romani. La pianura padana, da antico tempo romanizzata, nei primi secoli dell' era volgare, era divisa, al pari della rimanente Italia e del territorio provinciale, in fondi, ciascuno dei

Questa memoria fu presentata come tesi di laurea alla R. Accademia Scientifico-Letteraria di Milano.