Slike stranica
PDF
ePub

che se manifestasse il suo amore per lui (lei o la figliuola?) lo avrebbe ucciso; sarebbe stato troppo per lui. Ma egli tuttavia legge negli occhi suoi la sua profonda affezione ; nel rossore di gioia con cui guarda lui, i suoi successi, le sue buone azioni ». O dove se l'era sognato? Non meno stupefacente è l'osservazione che l'episodio del Conte Ugolino è brutale.

(6) Il Carlyle torna più volte su questo concetto, come se davvero ai tempi di Dante si prendesse ogni sua invenzione per verità religiosa.

(7) V. Lectures on the History of Literature, 1838.
(8 e 9) V. J. White Mario, loc. cit., pagg. 32 e 36.

[ocr errors]

CAPITOLO XI.

Gli esuli. Il culto di Dante in casa Rossetti. L'apostolato dantesco di Giuseppe Mazzini.

Dante massone

e carbonaro. L'ombra di Dante. La Vita Nuova, l'House of Life e i quadri danteschi di D. G. Rossetti. Le versioni di W. M. Rossetti. Il saggio mazziniano: l'idea nazionale nell'autore del De Monarchia. Dal Dante della Vita Nuova a quello dell'Inferno.

[ocr errors]
[ocr errors]

Tra gli emigrati italiani, che dal regno d'Elisabetta in poi mantennero vivo in Inghilterra il nome e lo studio di Dante, Gabriele Rossetti, l'improvvisatore poeta della rivoluzione napoletana del '21, ha una fisionomia tutta sua propria. Rifugiato da Malta a Londra per consiglio e generosità del Right Honourable Hookam Frere, il diplomatico amico del Canning, con cui fondò e collaborò all'Anti Jacobin per lui docente d'italiano al King's College, dedicava le stanche sere alle chiose del Poema divino; e l'amorosa matita del figlio Gabriele, che solo più tardi assunse per primo il nome del lare famigliare, Dante, ce lo rappresenta chino sui manoscritti, il cui assiduo confronto doveva costargli la vista e con essa l'agiatezza e la salute, come la non meno amorosa parola del secondogenito, William Michael, diffusamente ricorda nelle sue Reminiscenze.

[ocr errors]

Ma singolare davvero fu il risultato cui tutto quello studio lo condusse; singolare e penoso, secondo confessa egli stesso, che, comparato testi, investigato fatti storici, studiato le fedi settarie del medio evo, e le vicende delle differenti eresie, fu preso dal dubbio, e poi sopraffatto dalla certezza dell'ipocrisia latente in tutte le parole dell'Alighieri. Primo frutto di cosi strana conclusione fu il Comento Analitico della Commedia, annunziato in sei volumi, potuto eseguire per l'Inferno soltanto, in cui - ultimo e paradossale portavoce della tradizione che da secoli considerava in Inghilterra Dante quale precursore della Riforma (1) — gli parve di provare come, sotto il velo dell'allegoria e del simbolismo massonico, l'Alighieri avesse svolte le più ardite dottrine religiose e politiche avverse al papato (2). Nella più poderosa opera Sullo spirito antipapale che produsse la Riforma, e sulla segreta influenza che esercitò sulla letteratura d'Europa e specialmente d'Italia, come risulta da molti suoi classici, massime da Dante, Petrarca, Boccaccio (1832) ritorna con maggior ampiezza sullo stesso concetto, che tutta la Commedia, tutta l'opera di Dante non solo, ma, e le canzoni e i sonetti de'poeti del dolce stil nuovo, anzi la letteratura romanza d'Europa in genere, fossero scritti in un gergo allegorico e mitico, onde i framassoni e carbonari d'allora derivati dalle più antiche filosofie d'Egitto, dagl'iniziati d'Eleusi, dalle scuole occulte di Roma

s'intendevano a cospirare contro al sacerdozio cattolico e per la libertà civile e filosofica. Cito un solo esempio, tipico, delle sue dimostrazioni. Nel secondo dell'Inferno Dante afferma che « l'alta Roma

e l'Impero furono stabiliti per la maggior gloria del Pontefice, ch'è dunque all'Impero superiore. Come combinar quest'opinione con la sua vita e gli scritti? È chiaro: Dante l'esprime quando il sole, l'emblema della ragione, è tramontato, a significare che tali discorsi possono tenersi solo nell'assenza della ragione. E conclude:

Se' savio e intendi me' ch' io non ragiono.

Ecco il doppio senso, ovvio e lampante: pei Guelfi significa: « Sei savio e intendi meglio ch'io non ragioni »; pei Ghibellini: « Sei savio, e intendi me che non ragiono.... »

A questo modo si fila dritto alla conclusione, che Dante, come l'amico suo (!) Cecco d'Ascoli, arso per eretico, era Patarino, e che i dotti Eleusini del suo tempo avevan ragione a chiamar cosa loro lui e il poema.

Il Mistero dell'Amor Platonico del 1840, i Ragionamenti Critici sulla Beatrice di Dante, del 1842, ribadivano, allargavano, esemplificavano con un'erudizione incredibile gli stessi pensieri. << A veder e sentire tutto questo » scrive il Carducci (3) << sarebbe uno sbalordimento, se non si ripensasse che questo improvvisatore è una di quelle teste del mezzogiorno per le quali scrutare e creare il mistero è un bisogno, che questo arcade crebbe nel paese e tra la cultura del Vico ». Ma l'avventata teoria ebbe anche nel settentrione i suoi seguaci: lo Spirito Antipapale fu tradotto in inglese da Carolina Ward (1834). Il Frere, cui era dedicato il primo volume del Comento Analitico, giurava sulla sua saggezza. Carlo Lyell padre del famoso

geologo la cui liberalità, insieme a quella d'esso Frere, aveva permesso la stampa delle opere rossettiane, e a cui era intitolata la Beatrice l'opera che l'autore maggiormente pregiava, e in cui sostiene esser Beatrice la Filosofia: concetto poi ripreso dal Carducci (4) si senti indotto a tradurre per primo il Canzoniere, e le prose (rimaste peraltro nella versione inedite) della Vita Nuova e del Convivio, come quelle indicate quali prove sovrane del gergo usato da tutti gli scrittori Ghibellini; e le faceva seguire da note sullo Spirito Antipapale che un altro esule, Gaetano Polidori, già segretario dell'Alfieri e suocero del Rossetti stesso, pubblicò poi tradotte dall'inglese.

-

era una

Non è a credere che l'originale interpretazione non suscitasse opposizioni, confessando il Lyell medesimo che, se l'opinione quanto all'ingegno dimostrato dal Rossetti che anche il Coleridge presentava in caldissimi termini al Cary nime, divisa era quanto al fondamento e alla solidità delle teorie. E Antonio Panizzi, uno de' più rispettati profughi nostri a Londra (dove lasciava perenne ricordo della propria coltura e della cortesia, come Bibliotecario del British Museum), che già nel 1827 aveva scritto nobilmente dell'edizione dantesca del Foscolo, suo amico e protettore, attaccava fieramente il Rossetti come visionario nella Foreign Review, battendo in breccia le sue elucubrazioni sul IX dell'Inferno, delle quali, come soprattutto convincentissime, il commentatore specialmente si gloriava.

Un'affettuosa fautrice sorgeva invece a quest'ultimo nella propria famiglia, e precisamente nella

« PrethodnaNastavi »