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mente inchine » il loro Geffrey il vecchio Dan Geffrey, dello Spenser rammenta e invoca a suo testimonio:

..... the grete poete of Itaille
That hight Dant..... (24).

NOTE AL CAPITOLO PRIMO.

(1) Vedi: The Complete Works of Geoffrey Chaucer, ed. by the Rev. W. W. Skeat, Oxford, Clarendon Press, 1894, Biografia premessa al volume I.

(2) Nel Clerk's Tale delle Novelle di Canterbury, che appunto rese famosa in Inghilterra la leggenda saluzzese. Lo Skeat inclina pel si, osservando esser chiaro che, nello scriverlo, il Chaucer aveva una copia della versione latina del Petrarca, che difficilmente, arguisce, avrebbe potuto altrimenti procurarsi.

-

(3) Vedine l'amaro compianto nella Hous of Fame, 650 segg. For whan thy labour doon al is And y made thy rekeninges.....Thou sittest at another booke. Solo nel 1385 ottenne per somma grazia di nominarsi un « deputy » » che l' esimesse dall' alta carica di bollare di propria mano le pelli, le lane et similia nel porto di Londra, forse in grazia della « good Queene Anne » ; e ne consegui una maggiore attività poetica. Vedi: Legend of Good Women. Pro. I 496. Cf. Ten Brink. Chaucer Studien.

(4) La cui morte ricordò in una stanza del Monk's Tale.

(5) Che può derivare da Purg. IX, 16-19, ed anche, per vero, da Cicerone, De Senect. 80, evidentemente presente al Poeta; senonchè il trovarsi proprio nel canto che, come vedremo, il Chaucer tolse a modello, fa inclinare alla prima opinione.

(6) Il Rambeau (Chaucer's House of Fame in seinem Verhältnisse zu Dante's Divina Commedia) e con lui lo Skeat, vedono analogia anche nel fatto che, come le cantiche dantesche, tre sono i libri di questo poema, ciascuno preceduto da un'invocazione, come quelle; ma a parte le ton qui fait la chanson il fatto dell' invocazione, comune ad altri poeti, non sarebbe una prova in sè.

(7) La sua « riverenza pei servi d'Amore » (152-4) farebbe quasi pensare alla Vita Nuova, ma basta a spiegarla la tradizione provenzale, nè consta altrimenti che l'operetta gli fosse nota, sebbene non sia da escludersi a priori. Poco dantesca viceversa è la dichiarazione, che il poeta modestamente si fa far dall' aquila, << esserci poco nella sua testa », « Although in thy hede ful lyte is », 620). (8) Come Virgilio a Dante, l'aquila raccomanda al poeta l'attenzione: « to understonde my sentence », (710); << every river to the see

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in libertà non fora

non si cala » ) ;

.....

-

Enclyned is to

Se non com' acqua

go »

», 748

che al mar

« Every speche that is spoken In his substance is but air », 766 (« non è il mondan rumore altro che un fiato - Di vento..... »); e più molte. (9) « Have I not preved thus simply - Withouten any subtiltee Of speche, or gret prolixitee - Of termes of philosophye, Of figures of poetrye,

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rethoryke?», 834 segg.

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Or colours of

(10) — By St. James! (885); Peter! (1034); By Seynte Clare! (1066); by St. Thomas of Kent! (1031); e via all'infinito.

(11) Cfr. specialmente i versi 972 segg. relativi a Boezio con le alte terzine di Dante, Par. X, 125 segg.

(12) Per altre reminiscenze, non decisive in sè, ma che acquistano valore reciproco di prova, cfr. i versi 1258 (con D. « Però che si mi caccia il lungo tema; Chè perder tempo a chi più sa più spiace);2081 (« Parva favilla gran fiamma seconda »); —2158 (« Di grand'autorità ne' lor sembianti »); — 2039 ( ch' io non avrei mai cre

duto

<.....

Che morte tanta n'avesse disfatta ») ecc. (13) Trionfo della Fama, I, 20. Il petrarchesco << Molto diverso il guiderdon dall' opre è un luogo troppo comune per venir considerato come genesi della fantasia chauceriana.

(14) All be ther in me no Iustyce (1820).

(15) Vedi: E. Engel, vol. IV della Geschichte der Weltliteratur in Einzeldarstellungen, Lipsia, Friedrich, 1883, il quale peraltro ancor ritiene che il Chaucer non sapesse l'italiano.

(16) « Ipsi illi philosophi etiam illis libellis, quos de contemnenda gloria scribunt, nomen suum inscribunt ». (Cic. Pro Archia, 11).

(17) The Governail of Princes, or De Regimine Principum.

(18) Lo Skeat costruisce l'ultima, un po' oscura, parte del secondo verso: « Così lo chiamo, perché Chaucer vi si esprime come Dante ». Vedi loc. cit., vol. I, 24.

(19) Prioress's Tale (Prol. II, 2) e Second Nun's Tale (Prol. II, 29).

(20) E precisamente la canzone sullo stesso argomento prefissa al L. IV « Le dolci rime d'amor, ch'io solia ».

(21) Credo perciò che solo in un senso ristretto, relativo cioè alla conoscenza della lingua e del metro, che maneggia assai bene nella Compleynt to His Lady, più che per l'altezza dello stile, Paget Toynbee (loc. cit., pag. 2) chiami il Chaucer « fully qualified for the task› di scriver davvero « Dant in English ».

«

(22) Wife of Bath's Tale. Segue la versione di Purg. VII, 121 segg.

(23) Il poeta lo troncò, forse per iniziare The Legend of Good Women, a mezzo un periodo di sapore appunto dantesco:

Atte laste I saugh a man

Which that I (neven) naught ne can;
But he semed for to be

(1155 segg.)..

A man of greet auctoritee.....

(24) Monk's Tale, II, 470-71.

CAPITOLO II.

I successori (secoli XIV, XV e XVI).

I discepoli del Chaucer. Dante ad Oxford? La trinità letteraria toscana. Dante precursore della Riforma.

Per molto tempo, s'è detto, Dante non fu in Inghilterra che un nome. La letteratura vi ebbe un arresto; tanto che a misurare la luce diffusa dal Chaucer, basta confrontarla con le tenebre che l'avevano preceduta e la seguirono. Ancora negli immediati successori, anzi amici, suoi, persiste l'eco di quella sua sconfinata ammirazione per l'Alighieri, come nel Lydgate; il quale, nel Falls of Princes, l'immagina apparso in visione al Boccaccio, che cosi l'apostrofa:

O clerest sonne, O very sothfast lyght
Of our cyte, which called is Florence
Laude be to the, honour and reverence.

Thou hast enlumyned Itayle and Lombardy
With laureate dytees, in thy flouring dayes
Grounde and gynnyng, of prudent policy
Mong florentines, suffredest gret affrayes
As golde pure, proved at all assayes
In trouthe madest mekely thy selfe stronge
For commen profite, to suffre payne and wronge.

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