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tutto che non manchi d'errori, come quella che fembra fcritta da Autore contemporaneo certamente al Poeta, ma che forfe non fape. va più là di quanto allora ne fpargeva la fama. Non lascerò pertanto di riportarla tale quale mi è ftata comunicata dall' eruditiffimo Sig. Ab. Lorenzo Mehus, dal quale fra l'altre notizie a me favorite riconofco ancor quefta. Ad æternam rei memoriam. Cuntis hæc infpicientibus fit apertum, quod fub annis Incarnationis Dominica MCCCXLI. probissimus vir, ac eloquentia facundiffimus Francifcus quond. Ser Petrarchi de Lancifa de Florentia anno ætatis Jue XXV. per Robertum inclitum Jerufalem

Sicilia Regem examinatus eft fecreto, palamque coram fuis proceribus, et in facultate poetica approbatus, & fubfequenter ad prædicti Regis inftantiam in alma Urbe Romana a Mdgnifico milite Domino Urfo de Urfinis tunc Romanorum clariffimo Senatore apud Capitolium coram omni populo XV. Kal. Maji anno jam dito in Poetam torona laurea feliciter coronavit ( coronatus.) Nec reperitur ab aliquo alium poft Statium Pampinium ( Papinium) furculum Tolofanum Rome coronatum fuisse; qui Statius ibidem floruit fub Domitiano Imperatore, qui anno DCCCXXV. ab Urbe condita imperavit. Hic igitur Francifcus Poeta egregius, clarus genere, ftatura procerus, forma pulcerrimus, facie placidus, moribus fplendidus, primo apud Bononiam jura civilia audivit, deinde apud Montem Phefulanura ( Peffulanum ) & in Romana Curia didicit Poefiam. Compofuit quidem ufque in hodiernum diem libros, videlicet Africam metrice, Dialegum quemdam profaice,

alics Composuit etiam opustula plura, ex quibus hic infra quorundam copia reperitur. Et primo de illis, quos compofuit de generali mortalitate, que fuit per totam Tufciam, et poriffime in Florentia anno Chrifti MCCCL. Indict. Septima. Fra gli errori trafcorfi in quella memoria, parte, credo io, per negligenza dell' Autore, e parte per colpa dell' Amanuenfe nefuno per avventura è più offervabile, e più curio

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curiofo di quello, dove il Conte Orfo dell'Anà guillara Senator Romano è chiamato degli Or fini. Nè io faprei fcufarla altrimenti, fe non col credere, che fin d'allora regnaffe l'opinio. ne, che la Casa dell' Anguillara foffe una Bran ca della Famiglia Orfina; poichè quanto ai tempi pofteriori ognuno fa da quanti illuftri Scrittori fia ciò ftato afferito, finchè dal Sanfovino C Stor, della fam. Orfin. ) e da altri è stato. pienamente convinto lo sbaglio prefo. Onora to il Petrarca della Laurea partì nel mese di Maggio per Lombardia con animo di tornarfene in Avignone, fe non che giunto a Par« ma fu ritenuto dai Signori da Coreggio, i quali, come ei racconta, nel giorno medefimo che vi entrò, s' impadronirono di quella Cit tà fcacciando il prefidio di Mastino della Sca.. la Signor di Verona, che fino a quel tempa vi aveva efercitato il dominio. In quefto mentre, fe pur non sbaglio, ricevè l'infaufta nuos va, che in Guafcogna era morto il fuo gran protettore Jacopo Colonna; del quale acciden te n'era egli ftato avvertito la notte stessa • che accadde, in un fogno, il quale da effo ci vien defcritto nell' Epift. 74. delle famil. In quefta occafione parimente, e non prima, co me fenza prova alcuna fcrive il Beccadelli, dai mentovati Signori conferito gli venne l'Arcidiaconato della Cattedrale di Parma, che tanto raccogliefi e dalla lettera ai pofteri, e dalla fua vita lafciataci da Girolamo Squarciafico. Da Parma andò per qualche tempo ad abitare un luogo detto Selvapiana posto di là dal fiume Lenza ne' confini di Reggio, ove allettato dalla folitudine tornò a por mano al fuo. Poema dell' Africa, e vi lavorò con tanto ardore, che poscia tornato a Parma, ed ivi in luogo remoto, comprata una Cafa, in picciolo tempo, ficcome narra il Vergerio (Vit.Petrarc. conduffe quell'Opera a fine. Indi passò a Milano; e poi a Mantova chiamato da Carlo IV. Imperatore, il quale accolto con grande ftima, e dimostrazione d' affetto appreffo di fe lo ritenne alcun tempo (Epift. 43. dopo le fenil.),

E di lì ancora fpeditofi tornò in Avignone, e all'antica ftanza di Valclufa, ove fcriffe i tre colloqui con S. Agostino. In questo tempo effendo morto il Re Roberto e fucceduta nel Regno la fua nipote Giovanna, Papa Clemente VI. eleffe il noftro Poeta per andare in fuo nome a condolerfi con quella Principeffa, e per trattare alcuni intereffi di fomma importanza alle due Corti. Il che fece egli con tal deftrezza, che da effa fu tenuto in fommo con cetto, ed oltre a varj favori, decorato del titolo di Regio Capellano, come appare da un Diploma del 25. Novembre 1343. riportato dal Tommafino (Petrarc. rediviv.). Terminata la fua incombenza portoffi da Napoli a Roma, ed ivi alcun giorno trattenutof appreffo Stefano. il vecchio della Colonna, fi reftitut di bel nuo. vo in Avignone. Era già stato più volte folle. citato con lettere da Jacopo II. da Carrara Si. gnore allora di Padova, affinchè voleffe onorarlo della fua prefenza, ed abitar qualche tempo in fua compagnia; ficchè di nuovo per foddisfare al defiderio di quel principe tornò l' anno 1347. in Italia; ed arrivato a Padova fu da effo con tanta allegrezza ricevuto, che egli medefimo non potè aftenerfi di lafciarne memoria. (Epift. ad Pofter. Itaque fero quidem Patavium veni ubi ab illa clariffima memoria viro, non humane tantum, fed ficut in cælum felices anime recipiuntur, acceptus fum tanto cum gaudio, &c. Nè di ciò contento, affinchè di miglior animo fi difponeffe il Poeta a rimaner feco, e' fece prontamente crearlo Canonico di quella Città, ed egli a fua iftanza compofe l'Opera intitolata de viris illuftribus. Venne in tanto l'anno. 1348. fatale all' Italia, ed all' Europa tutta, per la pefte terribile, che miferamente l' andò devaftando; ed allora fu, che trovandofi egli a Verona appreffo i Signori della Scala, ebbe l'infelice avvifo della morte dell' amata fua Laura, di che grandemente, e per lungo tempo s'affliffe. Torn ato quindi a Padova, ivi fi trattenne fino alla morte del menovato Jacopo da Carrara, la quale accadde ai

19. di

·

19. di Luglio del 1350. fecondo il teftimonio di Pietro Paolo Vergerio il vecchio (Vite de' Princ. di Carrar. ) e non del 1349. come il Beccadelli, ed altri Scrittori pretendono. In quest'anno dunque effendo a Roma il Giubi leo, tornò Francefco colà per fua devozione, e di lì a poco tempo fi conduffe in Arezzo (Epift. 3. lib. 22. delle fen.) dove fu fommamente onorato da tutto il Popolo, dal quale eziandio, per maggior fegno di ftima, fu con pubblico decreto ordinato, che la cafa ove e gli era nato, fempre nel medefimo ftato e for ma fi confervaffe. E profeguendo il fuo viaggio, prima in Avignone, e quindi a Valclufa fi reftitul, nel qual luogo rimafe fino all' anno 1352. Finalmente aunojato ancora di quel foggiorno, nè più guftando i piaceri del fuo ritiro il resto de' fuoi giorni determinò di paffar in Lombardia, ove era teneramente amato da tutti i Principi, e spezialmente dai Vifconti. Per la qual cofa lafciato Avignone, e tornato a Milano, ivi per lo fpazio di circa a Io. anni dimorò prima a' fervigi dell' Arcivescovo Giovanni, e poi de' fuoi nipoti Matteo, Bernabò, e Galeazzo II. dal quale creato fuo Configliere, fu fpeffo adoprato in graviffimi affa ri, e più volte fpedito Ambafciatore a diverfe Corti, e Sovrani. Fu ancora dal medefimo nominato Prefetto dell' infigne Biblioteca raccolta d'ordine fuo in Pavia l'anno 1361. come racconta F. Paolo Morigia (Hift, dell' antich. di Milano). Allorchè Francefco ftava in Città, teneva per fua abitazione una cafa vicina a S. Ambrogio (Epift. 4. lib. 1. delle fen.) Ma per la campagna dimorava talvolta in una cafa della Certofa di Milano, mentre una fua lettera del primo di Settembre 1357. finifce così: fcripta rurali calamo in domo Carthufe Mediolan. ubi & æftatem ago, e il più delle volte nel Borgo di Linterno quattro miglia diftante da Milano, nel quale folea fpeffo ritirarfi con gli amici per motivo d'onefta ricreazione. Quivi avea egli inftituito un' Accademia compofta di trenta giovani del più raro talento, i quali

con

con letterari colloqui, e ftudiofi componimen. ti, utilmente fra loro fi divertiffero. E questo virtuofo congreffo feguitò ancora dopo la fua partenza; poichè l'anno 1368. del mese di Giugno, nelle Nozze di Violante figliuola di Galeazzo II. che maritoffi. a Lionello Duca di Chiarenza, e figliuolo del Re d'Inghilterra chiamato il Petrarca di Padova, perchè fedeffe fra i più diftinti commenfali al fontuofo banchetto, fecondo che afferma il Dorio; furono ancora invitati i focii di quefta Accademia, i quali con varie, e belle Poefie Tofcane diedero faggio del loro ingegno, e con feltofi componimenti applaudirono a' regi Spofi. Tra que. fi fi trova effervi allora intervenuto un tale Antoniolo Refta, come fcrive il foprallodato Sig. Giuseppe Antonio Saffi 1stor. Tipograf. di Mil. full' afferzione di Placido Pucciieili CChron. Glaxiatenf. ) Oltre a quanto fi è detto. tentò eziandio il Petrarca d' erigere in Milano. una Biblioteca, e di farvi un Palladio, o Mufeo; ma qualunque fe ne foffe la caufa, non ebbe effetto il fuo defiderio. Stanco il Poeta dell'accennato impiego, e vago omai di prov vedere all'intera fua quiete, penso di riduri in Venezia, ove foprammodo allettato dall'amabile, ed intatta libertà di quella magnani. ed eccelfa Repubblica, voile in contraffegno del fuo affetto farle dono della fua bela Libreria, ficcome in fatti elegul fotto il dì 4. di Settembre dell' anno 1362. Ed in ricompenfa di ciò gli venne affegnata per decreto della Signoria, una cafa affai comoda per fua abita zione. Da quefta fua donazione ebbe origine la tanto celebre Libreria di S. Marco, che fu poi st grandemente accrefciuta dal Cardinal Beffarione, e dalla generofità del Cardinal Grimani unita a quella di molti altri afai nori, ed illuftri foggetti. In quanto pregio poi folfe tenuta la fua virtù preffo le perfone più cofpicue di quella gran Dominante, potrà quiudi ognuno conoscerlo; poichè l'anno 1364. in occafione delle fefte folenni celebrate fulla piazza di S. Marco, per la recuperazione di Can

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