356 INDICE DELLE CANZONI, ec. Poichè per mio deftino Qual più diverfa, e nova Quando il foave mio fido conforto, si è debile il filo a cui s' attene 103 149 279 89 280 135 74 s'il diffi mai, ch'i' venga in odio a quella 187 Solea dalla fontana di mia vita o perfs Spirto gentil, che quelle membra reggi 264 87 257 259 68 289 130 93 INDICE DE' TRIONFI. DAppoi che morte trionfo nel volto 326 310 Dappoi che fotto il ciel cofa non vidi z Dell' aureo albergo con l'Aurora innanzi 337 Era si pieno il cor di maraviglie, 302 333 321 293 329 307 Quando ad un giogo, ed in un tempo quivi 312 Questa leggiadra, e gloriofa Donna, 316 297 FRAM FRAMMENTO D'UN CAPITOLO DI MESSER F. PETRARCA, Che in alcune edizioni fuol collocarsi avanti il Trionfo della Morte. Trionfi ornaro il gloriofo colle: Quanti prigion paffar per la Via Sacra Sotto'l monarca, ch' al fuo tempo volle Far il mondo defcriver univerfo : Che 'l nome di grandezza agli altri tolle: Queft' un ch' io dico e sì candido cigno L'onefta vincitrice inver l'occafo Congiungon le lor chiare, e torbide acque ; La mia Accademia un tempo, e 'l mio Parnafo; Ivi, ond' agli occhi miei il bel lume nacque, Che gli volfe a buon porto, fi rattenne Quella, per cui ben far prima mi piacque. W, 15. Segno. CA CAPITOLO DI MESSER F. PETRARCA, Che in alcune edizioni va innanzi al NEl cor pien d'amariffima dolcezza Rifonavano ancor gli ultimi accenti 11 fonno, e quella ch'ancor apre e ferra Y E tu, memoria, il mio ftile accompagni Per le parti di mezzo, e per l'eftreme, 2 E da man deftra avea quel gran Romano Che fe' in Germania, e 'n Francia tal ruina. Augufto, e Drufo feco a mano a mano; E i duo folgori veri di battaglia, Il maggior, e 'l minor Scipio Africano, E Papirio Curfor, che tutto fmaglia: Curio, Fabrizio, e l'un e l'altro Cato: El gran Pompeo, che mal vide Tedaglia. E Va V. 10. al. E' fono.. E Valerio Corvino, e quel Torquato Regillo, e quel che prima Africa affalta. E i duo, che prima in mar vinfer Cartago : Dico Appio audace, e Catulo, che fmalta. 11 pelago di faugue, e quel Duillo, Che d'aver vinto allor fempre s'efalta. vidi vittoriofo, e gran Cammillo Sgombrar l'oro, e menar la fpada a cerco Mentre con gli occhi quinci, e quindi cerco, E1 V. 10. al. errante deftra. v. 18. E i duo primi ́che 'n. V. 34, al. gran. v. 36. al. rebello.. El gran Rutilian col chiaro fdegno, E Metello orbo con fua nobil foma. Regolo Attilio sì di laude degno, E vincendo e morendo; ed Appio cieco, Che Pirro fe' di veder Roma indegno: Ed un altro Appio fpron del popol feco : Duo Fulvii, e Manlio Volfco, e quel Flaminio, Che vinfe, e liberò 'I paefe Greco. Ivi fra gli altri tinto era Virginio Del fangue di fua figlia; onde a que' dieci Tiranni tolto fu l'empio dominio. E larghi di lor fangue eran tre Deci, Ei duo gran Scipion, che Spagna oppreffe, E Marzio, che foftenne ambo lor veci. E, come a' fuoi ciafcun par che s' appreffe, L'Afiatico era ivi, e quel perfetto, Ch'ottimo folo il buon Senato elesse. E Lelio a' fuoi Cornelj era ristretto; Non così quel Metello al qual arrife Tanto Fortuna, che Felice è detto: Parean vivendo lor menti divife, Morendo ricongiunte; e feco il padre Era, e 'l fuo feme, che fotterra il mife. Vefpafian poi alle spalle quadre Riconobbi, ed al vifo d'uom che ponta Con Tito fuo dell'opre alte, e leggiadre. Domizian non v'era, ond'ira, ed onta Avea; ma la famiglia, che per varco D'adozione al grande imperio monta. Trajano, ed Adriano, Antonio, e Marco, Che facea d' adottar ancora il meglio; Alfin Teodofio di ben far non parco. Quefto fu di virtù l'ultimo speglio: In quell' ordine dico; e dopo lui Cominciò il mondo forte a farfi veglio. Poco in difparte accorto ancor mi fui D' alquanti, in cui regnò virtù non poca; Ma ricoperta fu dall'ombra altrui. Ivi era quel ch' e' fondamenti loca D'Alba Lunga in quel monte pellegrino : Ed v. 25. Il riconobbi a guifa d'uom che ponta . v. 29. al. fommo. v. 38. dell'. |