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S'io aveffi penfato, che si care
Fuffer le voci de' sospir miei in rima
Fatte l'avrei nel fofpirar mio prima
In numero più spesse, in ftil più rare.

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E nell'Epiftola feconda del 5. delle Senili fcrivendo al Boccaccio, accufa egli stesso il fuo errore, per non aver feriamente abbracciato lo ftil volgare, il quale potea, come fignore, più francamente e a fuo talento maneggiare Anzi tanto più col tempo confermoffi in quefto penfiero, ch' ebbe fino intenzione di confegnare alle fiamme il Poema dell' Africa, di cui fu pofcia commeffa la revifione a Coluccio Salutati, affine di darlo in luce più corretto, che foffe poffibile, come ricavafi da una let tera del medefimo fcritta al più volte nomi. nato Francefcuolo illuftre genero dell'Autore. E giacchè di Coluccio ho fatta menzione, nou farà fuor di propofito il foggiungere, che ri. fulta parimente dalle fue lettere dirette a Benvenuto da Imola, aver anch' egli composto un Opufcolo metrico fulla morte del Petrarca. Quest'opera è mentovata eziandio da Giannozzo Manetti Vita del Petrare. ) e da Filippo Villani nella vita, che di effo lafciò fcritta afferendo in oltre averla Coluccio dedicata ad Antonio Fifico da Faenza, che vien fuppofto un Baruffaldi. Ma per dir qualche cofa delle rime volgari, conofciuta che n'ebbe il Poeta l'importanza, non lafciò di porvi ogni ftudio, affine di vie più migliorarle, e ridurle all'intera perfezione. Quindi è, che fino negli ul timi anni tornava di bel nuovo a efaminarle, mutando o togliendo ciò, che prima gli era piaciuto, cola che ognuno può offervare in quello fquarcio di poefie, che tutto notato di fua mano fu dato alle ftampe, per norma altrui, da Federigo Ubaldini. E qui cade in acconcio il riferire ciò, che racconta il Beccadelli (Vit. del Petrarc. ) d'aver udito dall' in. figne Cardinal Bembo gran lume de' letterati del fuo tempo. Diceva egli dunque, che Ber

nardo

nardo fuo padre effendo una volta in Arquà ivi trovò un contadino vecchiffimo, il quale affermava d'avere nella fua fanciullezza conofciuto il Petrarca folito di portare indoffo una pelliccia col pelo rivolto indentro, e dalla parte di fuori tutta di minuto carattere fcritta. Il che, fe pure è vero, feguiva per avventu ra allor quando, natogli ad un tratto qualche poetico penfiero, e moffo a fcriverlo, in essa lo notava per non dimenticarlo. Il Negri fog. giunge in oltre, che quefta vefte capitò per forte in mano di Gio. della Cafa, il quale fpeffe volte infieme con Jacopo Sadoleto foleva contemplarla, e farvi eziandio qualche ftudio fopra; ond'è che l'anno 1572. dominando la pefte in Italia feco portoffela nella fua Villa della Cafa in Mugello per materia di virtuolo trattenimento. Ma ciò bafti quanto alla Poefia. Fu il Petrarca diligentiffimo indagatore degli antichi fcrittori e dell' opere loro fmar, rite, ficchè talora gli vennè fatto di rintracciar ne alcune, che poi di nuovo fi fono perdute, come fu il trattato de gloria compofto da Cicerone. Ebbe inoltre qualche barlume delle matematiche, e grandiffimo defiderio mostrò d'apprendere le lettere greche; ma la penuria de' maeftri l'impedì, ed egli molto fi duole (Epift. 1. del 1. 5. ed Epift.2. del 6.delle fen.) d'averne perduto uno chiamato Barlaam, dal quale aveva già prefi i principi, e cominciava a fpiegargli Platone, ed Omero, che fcritto in un Codice belliffimo avea già ricevuto in dono da un Segretario dell' Imperatore di Coftan. tinopoli. Fu ancora il primo, che lo ftudio dell'antichità promovelle, e raccolta faceffe di medaglie come chiaramente fi deduce dall' Epift. 3. del lib. 10. delle famil. Imperocchè chiamato a Mantova da Carlo IV. Imperatore, ad effo alcune monete d'oro, e d'argen. to degli antichi Cefari prefentò con queste istel. fe parole, fecondo che ivi racconta: Et ecce, Cafar, quibus fucceffifti: ecce quos imitari studeas, & mirari, ad quorum formulam & imaginem te componas ; quos præter te unum nulli

homi

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hominum daturus eram, tuz me movit authoritas. Licet enim horum mores, & nomina horum ergo res geftas norim, tuum eft non modo noffe fed fequi tibi itaque debebantur

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Fra i molti amici, che in vita fua coltivò due fpezialmente gli furono carithimi, cioè Soerate, e Lelio, amendue familiari di Casa Colonna (Epift. 1. lib. 5. delle fen.) Di Socrate è ignoro il vero nome; ma Lelio fi crede, che foffe un Lelio di Stefano giovane nobile • d'antica famiglia Romana. Anche Tommafo da Melfina fu a lui molto grato, e fino da quel tempo, che ftudiarono infieme a Bologna, ebbe fra loro origine una tenera e fcambievole amicizia. ( Epift. 58. delle famil.) Simodi,

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come altri legge Simonide a cui fcriffe molte epiftole, fu parimente nome finto, e chiamavafi Francefco Priore di S. Apoftolo Fiorentino, come lo era pure Sennuccio del Be

ne,

del quale in rima, e in profa fece più volte menzione. Di quefto Francefco Priore della Chiefa de' Santi Apoftoli ne parla a lun go il sig. Domenico Maria Manni nell'Iftoria del Decamerone; il quale tratta altres! di Sennuccio del Bene nel Tomo XII. delle Offervazioni fu' Sigilli a car. 36. Da Firenze fu pure Francefchino, e fecondo fi crede, fuo parente, di cui piangendo la perdita, prega a Savo. na, ove era morto, profperità, e difgrazie (Epift. 107. delle famil.) Dell' amicizia col Boccaccio ho già parlato di fopra, e quantunque pienamente coftil' affetto reciproco di que. fti due uomini infigni dalle cofe già fopra in fuccinto raccontate; con tutto ciò la più be!la teftimonianza d'un tale amore rifulta. mio credere, da una lettera, che fcriffe Gio. vanni in morte del Poeta al più volte ricordato Francefcuolo da Broffano, la quale tuttora ine dita fi conferva, e di cui ho veduto copia appreffo il Sig. Mehus, onde ho tolto le feguenti parole, Fecit Sylvanus nofter quod nos pare va interpofita mora facturi fumus, &c. e al quanto fotto; Heu mihi! crimen fateor meum, fi crimen dicendum est, invideo Florentinus Ar

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a

quati videns illi aliena bumilitate magis, quam fuo merito tam claram felicitatem fuiffe ferva tam, ut fibi commissa cuftodia fit corporis ejus, cujus egregium pectus acceptiffimum Mufarum, totius Heliconis habitaculum fuit, aman. tiffimum Philofophie facrarium, artiumque liberalium abundantiffimum, & fpectabile decus,

potiffime ejus, quod ad Ciceronianam fpeAai facundiam, ut liquido fua teftantur fcripta. Ed oltre a quefto, per maggiormente sfogare il fuo animo, e la memoria onorare dell' amico defunto, compofe ancora il noto So

netto:

Or le falito, caro Signor mio,

Nel Regno, al qual falire aneora aspetta
Ogni anima da Dio a quello eletta
Nel fuo partir da quefto Mondo rio ;
Or fe' colà, dove Spello il defio

Ti tirò già per veder Lauretta;
Or fe dove la mia bella Fiammetta
Siede con lei nel cospetto di Dio:

Or con Sennuccio, e con Cino, e con Dante
Vivi ficuro d'eterno ripofo

Mirando cofe da noi non intefe ;

Deh, fe aggrado ti fui nel Mondo errante,
Tirami dietro a te, dove giojofo

Vegga colei, che pria d' Amor m'accefe.

In fomma può concluderfi che fu generalmente amato da tutti coloro, che in quel fe colo o ebbero in qualche ftima le lettere illuftri fi renderono coltivando le medefime Del che mi fembra fufficiente prova il fatto di quel Cieco Maeftro di Gramatica in Pontremoli, il quale accefo di defiderio di parlare al Petrarca, colla fcorta di un fuo figliuo lo prima andò a Napoli, e poi a Roma, do. ve neppure trovatole, per efferfi quello trasfe. rito a Parma, colà finalmente fi condulle, ed ivi abboccatofi feco, fu tanto, il contento che n'ebbe, che mai fi faziava di favellargli e di baciargli la mano e la fronte, come attesta il Poeta nell' Epift. 7. del lib. 16. delie

eni.

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enili. Ma fe molti furono gli amici privati the le fue gran virtù veneravano, non minore fu il numero dei Signori, e Principi grandi, dai quali fu fempre in fommo pregio tenuto. Della Cafa Colonna non fa d'uopo parlarne, poichè fi è veduto quanto foffe caro a Jacopo Vefcovo Lomberienfe, ed è cofa notiffima l'amore, che gli portava Stefano il Vecchio, ed il Cardinal Giovanni il quale per teftimonio del Vergerio, fempre trattollo come fratello. Anzi volendo un giorno quell' infigne Porporato ritrovare la verità d'un fatto, e a tale effetto avendo aftretto ad un folenne giuramento non folo la fua famiglia ma fino Agapito fuo fratello Vefcovo allora di Luni, quando venne il Poeta a por la mano ful libro, egli a fe ritirandolo diffe: che quanto a lui baftava la fua parola, e non altro Troppo altresì m' anderei dilungando, fe ragionar voleffi di tutti quei Principi d'Italia che ftima grandiffima fecero del noftro Poeta, e a grande onore fi recarono la fua amicizia. Imperocchè, per tacere i Signori da Correg. gio, i Visconti, quei della Scala, ei Marchefi di Ferrara, ai quali tutti fu fempre cariffia mo; dai Malatefti in Romagna potentiffimi fu amato a fegno, che Pandolfo non folo volle a belo ftudio vifitarlo a Milano, ma due volte fece ritrarlo dal celebre Simon Memmi Pit

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tor Sanefe per confervarne coll' immagine più viva la memoria. Quanto a Roberto Re di Napoli, oltre a quanto fi è detto di fopra, ancor quefto può aggiungerfi, che allora quan. do fu il Poeta a inchinarlo dichiarollo fuo Regio Cappellano, qualmente cofta da un di. ploma dato in Napoli ai 2. d'Aprile 1341. e riportato dal Tommafino. ( Petrarc. rediv. › Anche Lodovico, e Carlo Imperatori in fommma flima lo tennero, fpeffo con lettere onorandolo, e molto bramarono, in fpecie Carlo, di averlo ai loro fervigi. In fatti efiftono ancora alcune Lettere fcritte da quest'ultimo, e dal fuo Cancelliere al noftro M. Fran seico; ed io l'ho vedute appreffo il lodato

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