CANZONE DI DANTE ALIGHIERI Accennata dal Petrarca nella fua XVII. Cost nel mio parlar voglio effer afpro, Maggior durezza, e più natura cruda ¿ Saetta, che giammai la colga ignuda. Giungono altrui, e spezzan ciascun' arme: Così della mia mente tien la cima. E tanto del mio mal par che s'apprezzi, E tal, che nol potrebbe adequar rima. Si di roderme'l cor a Scorza, a scorza, Lo mio penfier di fuor, ficchè fi scopra: La fua virtù, ficch' io abbandono l'opra. Cen Con quella Spada ond' egli uccife Dido, Mercè chiamando, e umilemente il priegos E quei d'ogni pietà par mosso al niego. Alza la mano ad or ad ore sfida La mia debile vita efto perverfa, Mi tien in terra d'ogni guizzo fanco. Lo cor, che'l chiama ; ond' io rimango biance: Si forte, che 'l dolor nel cor rimbalza. Un'altra volta, Morte m'avrà chiuso La morte, ov' io per fue bellezze corro. Per me com' io per lei nel caldo borro? E fareil volentier, ficcome quegli, Che fatte fon per me feudifcio, e ferza, Con elle pafferei vefpro, e le fquille: Vendetta ne farei di più di mille. E vengiereimi del fuggir che face: E poi le renderei con amor pace. Quel Quello ond' io ho più gola: E dalle per lo cor d'una faetta; CANZONE DI M. CINO DA PISTOJA L4 Accennata a c. 98. A dolce vifta, e 'l bel guardo foave Che fon nati di morte, Per la partita, che mi duol sì forte. Al fofpirar, più ardo: Da que' begli occhi, ov' io t'ho già veduto: Dentro alla mente, che l'anima ftride, Dalla giojofo vifo, E d'ogni ftato allegro Il gran contrario ch'è tra 'l bianco, e'l negro. Quando per gentil atto di falute Ver bella donna levo gli occhi alquanto, O do dolenti occhi miei, Non morite di doglia? Si per noftro voler, purch' Amor voglia. E ciò che 'ncontra agli occhi più m'attrista. E quando vita per morte s'acquista, Tu fai dove de' gire Le Spirto mio da poi: E fai quanta pietà s'havà di noi. Secondo ch'i bo talento, Dammi di morte gioja s Sicchè le fpirto almen torni a Pifloja. FINE DELLA GIUNTA "IN INDICE DELLE RIME CONTENUTE NELLA GIUNTA AL PETRARCA. Canz. A Mor che 'n cielo, en cor gentile co- re alberghi, pag. 392 Canz. Che le fubite lagrime ch' io vidi ec. 391 Son. 387 Canz. Così nel mio parlar voglio effer afpro 396 Frott. Di rider ho gran voglia, 371 394 Canz. Donna mi viene spesso nella mente - Son. 395 388 El bel occhio dappollo dal chui guardo 389 Son. Son. Son. In ira a i cieli, al mondo, ed alla gen- te, 367 Canz. to ho già letto il pianto de i Trojani Son. Son. 381 Io non fo ben s'io vedo quel ch' io veg- gio. 376 To vorrei pur drizzar queste mie piu- me 386 Son. La bella Aurora nel mio orizzonte, 378 Son. son. 398 La fanta fama della qual fon prive 375 368 Son. |