1 SONETTO VIIE A Piè de' colli, ove la bella vesta Prefe delle terrene membra pria Condotte dalla vita alta ferena; Un fol conforto, e della morte, avemo Che vendetta. è di lui ch'a ciò ne mena ; Lo qual in forma altrui, preffo all" eftremo Riman legato con maggior catena. QU SONETTO IX. Uando 'l pianeta che diftingue l'ore, Che vefte il mondo di novel colore Così coftei, ch'è tra le donne un Sole, SO v. 5. in. v. 6. difia. v. 7. Sanza. v. 9. al. in abe noi. v. 10, altra. v. 13. al. Che nella forza, al. silo ftremo. v.21, el. Soggiorno, v、as, al, volgendo. Glor SONETTO X. Loriofa Colonna, a cui s'appoggia Noftra fperanza, e 'l gran nome Latine Ch' ancor non torfe dal vero cammino L'ira di Giove per ventofa pioggia; Qui non palazzi, non teatro, o loggia, Ma'n lor vece un abete, un faggio, un pino Tra l'erba verde, el bel monte vicino, Onde fi fcende poetando, e poggia, Levan di terra al ciel noftr'intelletto; E l'ufignuol, che dolcemente all'ombra Tutte le notti fi lamenta, e piagne', D'amorofi penfieri il cor ne 'ngombra; Ma tanto ben fol tronchi, e fa' imperfetto Tu, che da noi, Signor mio, ti fcompagne. LA CANZONE I. Affare il velo o per Sole, o per ombra Poi che 'n me conosceste il gran defio, Ch'ogni altra voglia dentr' al cor mi fgombra. Mentr'io portava i be' penfier celati, C'hanno la mente defiando morta, Vidivi di pietate ornare il volto: Ma poi, ch' Amor di me vi feçe accorta, Fur i biondi capelli allor velari, E l'amorofo fguardo in fe raccolto.. Quel che più defiava in voi, m'è tolto ; ; si mi governa il velo, Che per mia morte ed al caldo, ed al gielo, Co' be' voftr'occhi il dolce lume adombra. So. v... in cui v. s. al. teatri. v. 10. 'l rofignuol. V. 15 al. lafciare. v. 17. defio. v. 18, dentro al. V. 20. difiando. v. 25. difiava, E SONETTO XI.. Se la mia vita dall' afpro tormento Si può tanto fchermire, e dagli affanni Ch'i'veggia per virtù degli ultim' anni, Donna, de' be' voftr' occhi il lume spento: E i cape'd'oro fin farfi d'argento, E laffar le ghirlande, e i verdi panni E' vifo fcolorir, che ne' miei danni A lamentar mi fa paurofo, e lento. Pur mi darà tanta baidanza Amore Ch'i' vi difcovrirò, de' miei martiri Qua' fono ftati gli anni, i giorni, e l'ore. E fe'l tempo è contrario ai be' defiri; Non fia ch'almen non giunga al mio dolore Alcun foccorfo di tardi fofpiri. SONETTO XII. Uando fra l'altre donne ad ora ad ora Che mentre 'I fegui, al fommo ben t'invia, Da lei vien l'animofa leggiadria, Ch'a ciel ti fcorge per deftro fentiero; sì ch'i' vo già della fperanza altero. v. 6. al. lasciar. v. 7. fcolorar. v. 10. mie'. v. 12. difiri. v. 18. difio. v. 23. al. penfero. v. 25 difia, v. 26. al, graorofa. v, 27. fentero. CANZONE IT Cchi miei laffi, mentre ch'io vi gire Nel bel vifo di quella che v' ha morti. Priegovi, fiate accorti : Che già vi sfida Amore; onde io fofpire. Morte può chiuder fola a' miei pensieri L'amorofo cammin, che li conduce Al dolce porto della lor falute. Mà puoffi a voi celar la vostra luce Per meno obbietto; perchè meno interi Siete formati e di minor virtute. Ferò dolenti, anzi che fien venute L'ore del pianto, che fon già vicine, Prendete or alla fine Breve conforto a sì lungo martiro. SONETTO XIII. Icm corpolanco, ch'a gran pena porto, mi rivolgo indietro a ciafcum paffo E prendo allor del voftr' aere conforto, Che 'I fa gir óltra, dicendo, o me lafo. Poi ripenfando al dolce ben ch'io laffo, Al cammin lungo, ed al mio viver corto, Fermo le piante sbigottito, e morto E gli occhi in terra lagrimando abbao. Talor m'affale in mezzo a'trifti pianti Un dubbio, come posson queste membra SO. w. 3. Pregovi. v. 11. fian. v. 16. al, a facica, W. 16. oîmê . v. 28, qualitati. M SONETTO XIV. Ovefi 'I vecchierel canuto e bianco Dal dolce loco ov' ha fua età fornita E dalla famigliuola sbigottita Che vede il caro padre venir manco • Indi traendo poi l'antico fianco Per l'eftreme giornate di fua vita Quanto più può, col buon voler s'aite Rotto dagli anni, e dal cammino ftanco; E viene a Roma feguendo 'l defio Per mirar la fembianza di colui SONETTO XV. Plovómmi amare lagrime dal vifo Con un vento angofciofo di fofpiri, Quando in voi adivien che gli occhi giri, Per cui fola dal mondo i' fon divifo. Vero è, che 'l dolce manfueto rifo Pur acqueta gli ardenti miei defiri, E mi fottragge al foco de' martiri Mentr' io fon a mirarvi intento, e filo; Ma gli fpiriti miei s' agghiaccion poi, Ch' io veggio al dipartir gli atti foavi Torcer da me le mie fatali ftelle. Largata al fin con l'amorofe chiavi L'anima efce del cor, per feguir voi; E son molto penfiero indi fi svelle v. 2. Del. v. 9. el. vanne, difo. v. 14. díla. 16. v. 17, inver vdi avvien, v. 39. |