Io parlo a te, però ch'altrove un raggio Dormirà fempre, e non fia chi la fvegli st Doveffe al proprio onor alzar mai gli occhi Si faccia lieto, udendo la novella! Ed hanno i corpi abbandonati in terra: Del V. 12. fanza. v. 13. al. follevarlo . v. 16. al, ardiramente, v. 17. nighittola . v. 19. al, mie spa ranze, v. 21. Deveffe. al. prime . v. 27. fanza. V. 32, fe gli è . v. 38, là fù. Del lungo odio civil ti priegan fine, Nè fenza fquille s'incomincia affalto, Ti fcuopra le fue piaghe a mille a mille, Le voglie che fi mostran sì infiammate ; Onde fien l'opre tue nel ciel laudate. Orfi, lupi, leoni, aquile, e ferpi Ad una gran marmorea Colonna Fanno noja fovente, ed a fe danno: Di coftor piagne quella gentil donna Che t'ha chiamato, acciò che di lei ferpi Le male piante, che fiorir nón fanno. Paffato è già più che 'l millefim' anno Che'a lei manear quell' anime leggiadre, Che locata l'avean là dov' ell'era . Ahi nova gente oltra mifura altera, Irreverente a tanta, ed a tal madre! Tu marito, tu padre; Ogni v. 7. pregan. v. 4. divoti. v. 5. al. Spelònché . v. 6. a buon. v. 10, fanza. v. 13. al, età . V. 39. fcopre. v. 30, farian. V. 34. avian. Ogni foccorfo di tua man s' attende Dir. Gli altri l' aitar giovane e forte; Con gli occhi di dolor bagnati, e molli CANZONE XII. › Perch' at vifo d' Amor portava infegna, Moffe una pellegrina il mio cor vano; Ch'ogni altra mi parea d'onor mea degna E lei feguendo fu per l'erbe verdi Udii dir alta voce di fontano; ahi quanti paffi per la felva perdi! Allor mi ftrinfi all'ombra d'un bel faggio Tutto penfofo; e rimirando intorno Vidi allai perigliofo il mio viaggio: E torna' indietro quafi a mezzo il giorno. CAN. V.. al. per tua man. v. 3. al. Ma rade volte avviene v. 4. al. invidiofa. v.62 ale twyfeampar. V. 201 al, un qua v.26. al. péregrina, viz7, bl.amory Q Uel foco ch' io penfai, che fofle spento Dal freddo tempo, e dall'età men frefca, Fiamma, e martir nell'anima rinfresca. Non fur mai tutte (pente, a quel ch' io veggio, Ma ricoperte alquanto le faville: Dal cor, E temo, no 'l fecondo error fia peggio.. Per lagrime, ch'io fpargo a mille a mille, Convien che'l duol per gli occhi fi distille c'ha feco le faville, e l'efca,. Non pur qual fu, ma pare a me che crefca. Qual foco non avrian già fpento, e morto L'onde, che gli occhi trifti verfan fempre 2 Amor (avvegna mi fia tardi accorto) Vuol che tra duo contrari mi dißempre É tende lacci in si diverfe tempre, Che quand' ho più fperanza che 'l cor n' efca Allor più nel bel vifo mi rinvefca. 2 SONET TO XLIII. SEC Ora mentre col cieco defir che 1 cor distrugge, Contando l'ore non m'ingann'io ftello. ch'io parlo, il tempo fugge, Ch' a me fu infieme, ed a mercè promeffo. Qual ombra è sì crudel, che 1 feme adugge Ch'al defiato frutto era si preffo? E dentro dal mio ovil qual fera rugge? Tra la fpiga, e la man qual muro è meffo? Laffo non fo: ma sì conofco io bene, Che per far più dogliofa la mia vita Amor m'adduffe in si giojofa fpene v. 1. al. fusse. v. 2. al. tempo dell' età. v. 17. avrien. v. 18. deño mi frugge, v. 21. al, merzei V. 23. difiato. SONETTO XLIV. MIE venture al venir fon tarde e pigre: La fpeme incerta;e 'l defir monta,e crefce ; Onde laffar, o l'afpettar m'increfce: E poi al partir fon più levi, che tigre. Laffo, le nevi fien tepide, e nigre; E'l mar fenz' onda, e per l' Alpe ogni pefce; E corcheraffi 'I Sol là oltre ond' efce D'un medefimo fonte Eufrate, e Tigre; Prima ch'i'trovi in ciò pace, nè tregua; Amor, o Madonna, altr' ufo impari; Che m'hanno congiurato a torto incontra. 'i' ho alcun dolce, è dopo tanti amari Che per difdegno il gusto fi dilegua. Altro mai di lor grazie non m'incontrs. SONETTO XLV. LA guancia, che fu già piangendo ftanca La strada a' metfi fuoi, ch' indi paffaro, Tal, ch'io non tema del nocchier di Stige: Se la preghiera mia non è fuperba. CAN V. 1. al. a venir. v.s. defir. v. 3. al. lasciar v. 4. al. lievi. v. 6. lanz' onda. v. 17. al. di voi Reffo omai. v. 23. fugo. v. 24. o purghi. v, 25. al. nel. |