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Quid tibi pollicear? nifi quod velut alta
Tonantis

Regna tenes, Elect̃a, Dei tàm nomine,
quam re &c.

Opinione è fata d'alcuno, che il Padre d' Elet. ta foffe quel Gherardo d' Aldobrandino di Canigiano, che l'anno 1289. fedè de' Signori, e di cui può crederfi, che portaffe pofcia il nome Gherardo fratel minore del noftro Poeta e Monaco Certufino. Il fuo Bifavo Ser Garzo, che viffe fino all' età di 104. anni, esercitò la nobil profeffione di Notajo, e fu uomo di va lore e di fenno, fecondo che il Poeta racconta nell' epift. 3. del lib. 6. delle familiari, ove lo chiama Virum fanctiffimum, & ingenio, quantum fine cultura litterarum fieri potuit clariffimo. Nacquero a Ser Garzo tre figliuoli, i quali furno Migliore, Parenzo, e Lapo. Del primo fi ha notizia, che nel 1257. foffe Cano. nico dell' Ancifa; ma nel 1290. fi trova, che efercitò la fteffa profeffione del Padre abitan. do in Firenze nel Sefto di Borgo. E nel 1299. come erede del Padre già defunto fi chiama interamente foddisfatto da Colto di Dato del Popolo di S. Leonardo d'Arcetti. Anche Paren zo fi fu Notajo, leggendofi in una cartapeco ra eflente nella Badia di Palignano: Rufticus, qui Spironatus dicitur, olim Simonis de Fighine conftituit funs Procuratores Parenzum,

Petraccolum ejus filium de Ancifa Notarios. Nel 1281. era per afferto del Gamurrini Cancelliere de' Conti Guidi a Raginopoli; ma nel 1290. può crederfi anch'effo itabilito in Firen.

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poichè fi trovava fra i Notaj Fiorentini del Sefto di Porta S. Piero. Fu egli altresì Notajo della Badia di Settimo, qualmente appare dal. la Cartap. C. 23. dell' Archivio di Caftelle; in cui fotto il dì 4. di Settembre 1304. Ser Paren. zo del q. Ser Garzo Notajo dall' Ancifa confef fa d'aver ricevuto da Don Francesco Cellerajo maggiore di detta Badia lire 7. e foldi 13. di fiorini piccioli a conto di ciò che dovea avere dal Monaftero predetto per falario di rogiti dall'anno 1294, fino a quel giorno. E perciò

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non è punto maraviglia, fe fra gli fpogli dal Reverendif. P. D. Teodoro Davanzati Abate Ciftercienfe con fomma diligenza, e fatica lodevoliffima fatti di circa a 490. cartepecore, che nell' Archivio accennato fi confervano, più e più volte fi trovava il fuo nome, e varj ftrumenti dallo fteffo rogati. Così nella cartap. C. 51. fotto il dì 2o. d'Agotto 1295. fi vede Ser Parenzo Notajo, findaco e Procuratore del P. Garzia Abate di Settimo. E nella Cartap. B. 43. a' 26. d'Agosto dell' anno medefimo, Ser Parenzo dall' Ancifa Procuratore, e 'Sindaco della Badia di Settimo è fatto citare da M. Guidalotto da Prato Giudice degli Appelli, acciò non faccia alcuna novità in pregiudizio di Bicci di Ranieri, e di Carino fuo fratello abitanti nel Popolo di S. Martino la Palma; la copia del quale ftrumento è di mano di Ser Petraccolo fuo figliuolo. Parimente nella Cartap. fegnata C. 44. a'23. d'Ottobre dell' anno fteffo fi legge il fuddetto, come teftimonio ad un compromeffo tra D. Enrico Monaco e Procuratore di quella Badia, e i mentovati Cicci, e Carino ed altri loro aderenti. Finalmente il dì 4. Dicembre 1297. Ser Parenzo di Ser Garzo dall' Ancifa roga un iftrumento di divifione d'effetti fra i Monaci Settimo, e Mona Dolce del q. Dolcebuono, come offervafi in altra Cartapecora fegnata H. 16.

Ebbe Ser Parenzo fimilmente tre figliuoli, cioè Graziano Lapo, e Petracco, da cui fu generato il noftro Meffer Francefco. Di Graziano è fatta menzione nel lib. 3. de' Capitoli alle Riformagioni di Firenze,. Lapo fi vede. emancipato dal Padre nel 1304. per rogito di Ser Bartolo di Ser Ricco da Figline; E nel 1306. effendo egli a Padova ottiene, come erede, l'imbreviature de' rogiti di Ser Parenzo fuo Padre dalla Signoria di Firenze. Ser Petracco fu anch' effo Legale di profeffione, e fino al 1302. godè là carica di Notajo, e Can celliere delle Riformagioni, ciò che abbiamo chiaramente nella Cronica di Dino Compagni. Nel 1300. fu foftituito a Cione di Ruggiering

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Minerbetti per invigilare infieme con Segna di Bono, autore della famiglia de' Segni, alla fabbrica d'alcuni Caftelli del Valdarno di fopra e in fpecie a quello di S. Giovanni, che fot. to la direzione del celebre Arnolfo fi edifica va per lo Comune di Firenze, per opporlo alJe poffenti famiglie degli Ubertini e de' Pazzi. Della fcrittura, a cui tal notizia s'appoggia ne fo grado al Sig. Domenico Sforazzini di Terranova, che gentilmente m'ha favorito delle feguenti parole, da lui forfe offervate nella Vita d' Arnolfo fcritta già da Filippo Baldinucci: Cione olim Domini Ruggerini Minerbetti Officialis electus una cum fagna Boni per Priores. Artium, & Vexilliferum Juftitiæ ad promovendum, & follicitandum, & fieri faciendum caftra, que de novo ædificantur, & fiunt in partibus Vallis Arni pro Comuni Florentie cum ipfe officio præeffe non poffit, ac præfens effe propter imminentem infirmitatem , qua gravatur, ideo Fer Petraccolum de Ancifa Noarium Scribam dictorum officialium ibidem præfentem loco fui pofuit, & ordinavit committens fibi omnem auctoritatem &c. Quindi è, che effendo egli di molta deftrezza, e va Jore ne' pubblici affari, fu fempre, come scrive Leonardo Aretino (Vita del Petrarca) adopraro dalla fua Repubblica ne' cafi più gravi, e due volte eziandio fu mandato Ambafciatore ai Pifani, cioè nel 1301. e nel 1302. Ma in queft' ultimo anno giunto a Firenze Carlo di Valois, chiamato allora Carlo Senzaterra, col pretefto di fedare le difcordie de' Cittadini, e di riconciliare i Bianchi co' Neri, per com. miffione fegreta del Papa conduffe l'affare a termine, che il dì 4. d' Aprile dell'anno fud. detto i Guelfi di parte Bianca infieme co' Ghi. bellini furono cacciati dalla Città, e costretti ad abbandonare la Patria. Tra i molti, che andarono allora in efilio, annovera Dino Com. pagni il celebre Poeta Dante Alighieri, ed il Noftro,, Ser Petracco di Ser Parenzo dall' An

cifa Notajo alle Riformagioni ". E ficcome il divino Poeta fu fcacciato fotro colore di de litti

fitti inventati dagli emuli fuoi, cioè come barattiere, e nemico di Parte Guelfa, qualmer. te cofta da un libro di Camera del 1342. efiftente nel grande Archivio del Monte Comune di Firenze: cum Durante olim vocatus Dante 4. Alagberis de Florentia fuerit condemnatus

exbannitus per Dominum Cantem de Gabriellibus de Egubio olim,& tunc Poteftatem Flo rentie in MCCCII. de menfe..... in pœna & confifcatione bonorum ipfius in Con. Florentiæ, pro eo quod debuit turbae ftatum partis Guelfe Civitatis Piftorii, & commififfe baratz 417m ipfo exiftente in Officio Prioratus, & alia feciffe prout in form. dicte condemnatio. nis continetur &c. Così Petracco ebbe a foffire la calunnia d' aver falfificato uno ftrumento in pregiudizio di M. Albizo di M. Guidio de' Franzefi dalla Forefta. Laonde a' 20. d' Ottobre di quell'anno fu condannato a pagare lire 1000. di moneta, o a perdere la mano deftra, qualunque volta veniffe in forza del Comune. Il Sig. Barone de la Baftie ( Vie du Pe trarch) va fcreditando questa notizia, come favola spacciata dal Gamurrini. Ma quanto es gli fu tal fatto s'inganni, potrà chicchiffia offervarlo in appreffo. Efule dunque dalla Pa tria fi raccolfe Petracco con la moglie in Arezzo, ivi aspettando, che s' apriffe qualche via favorevole al fuo partito. In fatti l'anno 1303. allorchè venne Legato in Tofcana il Cardinale Niccolao da Prato man lato dal Papa a procurare la pace tra i Guelfi, e i Ghibelliai, fu eletto per Sindaco dai Fuorufciti a maneggiare il trattato il nostro Petracco infieme con M. Lapo di Ricovero, ficcome fcrive il fopraccitato Dino nella fua Cronica. Ma dopo lunghi difcorfi non avendo cofa alcuna conchiufa per malizia de i contrari, fu costretto a lafciar di bel nuovo la patria, e reftituirfi in Arezzo.

Mentre pertanto colà fi tratteneva uacque il noftro celebre Poeta il dì 20. di Luglio dell' anno 1324. in una Cafa fituata nel Borgo dell' Orto. Fu dato in luce, come egli ftello racconta Epift. 1. del lib. 8.) ful far dell' Aa. A S

rora,

rora, e quafi in quel punto medefimo, che i Ghibellini, ed i Bianchi partiti da Bologna, e da Arezzo entrarono in Firenze per la Porta a S. Gallo con grande sforzo di genti, e con molta paura de' nemici quantunque in breve foffero aftretti a ritirarfi in quella guifa, che è nota. Nato pertanto Francefco in Arezzo, e non all' Ancifa, come hanno creduto alcuni col Voffio (Hift. lat. Comm. lib. 3. ) ivi pafsò la prima infanzia per lo spazio di 7. mefi, o d'un anno in circa. Indi fu condot to dalla Madre all' Ancifa, dove ella a cerie poffeffioni del marito fi trattenne col fanciullo 6. anni. In questa occasione probabilmente accadde, e non dopo nel trasferirfi a Pifa, che egli fu per affogare in Arno infieme coll' uomo, che lo portava, ficcome avverte giudiziofamente il mentovato Sig. della Baftie (Vie du Petrarch.) contro il parere di Girolamo Squarciafico. An. che il Beccadelli, e il Tommasino sono per av. ventura caduti nell' ifteflo errore per non avere, come io penfo, bene efaminate quelle parole del Petrarca ( Epift. ad Pofter. Fereba. tur puellus prævalidi cujufdam juvenis dexte ra pannis obvolutus, & non alius quam Metobus Pamillam nodofo de ftipite pendentem ne periclitaretur, bajulabatur. Sed in tranfi tu Arni Aluminis equus lapfu pedi, genuflecti tur, & juvenis ille in cujus dextera tenebatur, labitur,& dum fibi creditum onus falvare nititur, prope violentia gurgitis fubmergitur. El in vero come è egli verifimile, che un fanciullo di 7. anni, qual era Francefco, quando fu a Pifa condotto foffe portato involto in un panno, ed appefo ad un baftone? Sbrigatofi Petracco dall' incomodo della famiglia, fembra che anch'egli non molto dopo lafciaffe Arezzo, ed altrove fi trasferile a motivo d' affari. Imperocchè io trovo, che l'anno 1305. era egli in Padova, leggendofi nel citato Archivio di Caftello una Carta di procura fegna. ta C. 23. nella quale il dì 26. d'Aprile Ser Petraccolo Notajo, e Lapo fratelli, e figliuoli di Ser Parenzo costituiscono loro Procuratore Van

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