Opere di Grosuẃe Carducci ... |
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Stranica 211 - Io mi son un che, quando Amore spira, noto, ed a quel modo Che detta dentro, vo significando. O frate, issa vegg...
Stranica 441 - Signor mio , quando sarò io lieto A veder la vendetta che nascosa Fa dolce l'ira tua nel tuo secreto?
Stranica 424 - Mon beau voyage encore est si loin de sa fin ! Je pars, et des ormeaux qui bordent le chemin J'ai passé les premiers à peine. Au banquet de la vie à peine commencé, Un instant seulement mes lèvres ont pressé La coupe en mes mains encor pleine.
Stranica 227 - Come sul capo al naufrago l'onda s'avvolve e pesa, l'onda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a scernere prode remote invan; tal su quell'alma il cumulo delle memorie scese!
Stranica 348 - Diffuso era per gli occhi e per le gene Di benigna letizia in atto pio , Quale a tenero padre si conviene. Ed , ella ov
Stranica 410 - ... mi sia, Jorick, con le ferriate medicee inginocchiate e tronfie come la prosa di Augusto Conti. Esce la fattoressa, e dà beccare ai pavoni: la fattoressa parla, in fede mia, come le donne del Boccaccio: i pavoni si mirano le penne e paupulano, come fossero tanti romanzieri della collezione Sommaruga.
Stranica 424 - MT e gli altri più dilettevoli critici sono eglino nel vero quando m'imputano di immorale atrocità e di cinismo perverso o di aberrazione mentale per il sonetto su la principessa di Lamballe? Questi animi turbati e queste gravi Sedizioni e tanto orribil moto Potrai tosto quetar se getti un pugno Di polve in aria verso quelle schiere." E la polvere sarà non altro che poche parole d'un gesuita, ma d'un gesuita innocuo - forse perché non più gesuita - in un'opera innocentissima e discorrendo d'uno...
Stranica 30 - E forse a' bei giorni di casa sveva i re Arrigo ed Enzo cantavano lassù in giovini rime i loro amori: Salutami Toscana, Quella ched è sovrana, In cui
Stranica 228 - Quidquid agunt homines, votum, timor, ira, voluptas, Gaudia, discursus, nostri est farrago libelli.
Stranica 415 - De' Druidi i fantasmi insanguinati, Che fieramente dalla sete antiqua Di vittime nefande stimolati, A sbramarsi venian la vista obliqua Del maggior de' misfatti onde mai possa La loro superbir semenza iniqua.