Lettera i-xxxvi su Dante Alighieri, Svesci 1-18

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Stranica 13 - E come quei, che con lena affannata Uscito fuor del pelago alla riva, Si volge all...
Stranica 8 - O Donna, in cui la mia speranza vige, E che soffristi per la mia salute In Inferno lasciar le tue vestige ; Di tante cose, quante io ho vedute, Dal tuo potere e dalla tua bontate Riconosco la grazia e la virtute. Tu m' hai di servo tratto a libertate Per tutte quelle vie, per tutti i modi.
Stranica 22 - L'occhio lo sostenea lunga fiata; Cosi dentro una nuvola di fiori, Che dalle mani angeliche saliva E ricadeva giù dentro e di fuori, Sovra candido vel cinta d'oliva Donna m'apparve, sotto verde manto, Vestita di color di fiamma viva.
Stranica 17 - Dell'universo in sin qui ha vedute Le vite spiritali ad una ad una, Supplica a te per grazia di virtute, Tanto che possa con gli occhi levarsi Più alto verso l'ultima salute. Ed io, che mai per mio veder non arsi Più ch' io fo per lo suo, tutti i miei prieghi Ti porgo, e prego che non sieno scarsi, Perché tu ogni nube gli disleghi Di sua mortalità co' prieghi tuoi, Si che il sommo piacer gli si dispieghi.
Stranica 10 - Ed io a lui : Da me stesso non vegno : Colui, che attende là, per qui mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.
Stranica 43 - Per me si va nell' eterno dolore, Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore : Fecemi la divina potestate, La somma sapienza e il primo amore. Dinanzi a me non fur cose create, Se non eterne, ed io eterno duro : Lasciate ogni speranza, voi eh' entrate ! Queste parole di colore oscuro Vid' io scritte al sommo d' una porta : Perch' io : Maestro, il senso lor m
Stranica 27 - La bellezza di' io vidi si trasmoda Non pur di là da noi, ma certo io credo, Che solo il suo Fattor tutta la goda. Da questo passo vinto mi concedo, Più che giammai da punto di suo tema Suprato fosse comico, o tragedo. Che, come Sole il viso che più trema, Così lo rimembrar del dolce riso La mente mia da sé medesma scema. Dal primo giorno , eh...
Stranica 4 - Non aspettar mio dir più, né mio cenno: Libero, dritto e sano è tuo arbitrio, E fallo fora non fare a suo senno ; Per eh' io te sopra te corono e mitrio.
Stranica 14 - E più saranno ancora, infin che il veltro Verrà, che la farà morir di doglia. Questi non ciberà terra né peltro, Ma sapienza e amore e virtute, E sua nazion sarà tra Feltro e Feltro. Di quell ' umile Italia fia salute, Per cui mori la vergine Cammilla, Eurialo, e Turno, e Niso di ferute.

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