La divina commediaF. Le Monnier, 1846 - Broj stranica: 837 |
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alcun Alichino altra amore anime antichi appresso avea beati Beatrice Benvenuto da Imola bolgia buon Cacciaguida cagione Canto CANTO TRENTESIMO Carlo di Valois cerchio ch'io Chè chiama Chiesa ciascun cielo colla color colui convien corpo Costr cotal credo d'ogni Dante detto dice dire disio divina Divina Commedia dolce donna Duca empireo erano esso eterna Eunoè fece fiamma figlio figliuolo fuoco gente Gesù Cristo Ghibellini giro giustizia gran grido guarda Guelfi Inferno Intendi l'altro l'anima l'aquila l'uno legge luce lume luogo Maestro maraviglia mente mondo monte morte mostra natura occhi Paradiso parea parlare parole passo peccato perciocchè Perocchè pianta piè poco Poeta poscia pria Purgatorio quinci quivi raggio salire santo segno senso sovra spiriti stelle Tebe terra tosto uomo veder Vedi veggio venire vêr verso vidi Virgilio virtù viso vista vivo vizj volge volse vuol zione
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Stranica 28 - Quando risposi, cominciai: O lasso, Quanti dolci pensier, quanto disio Menò costoro al doloroso passo! Poi mi rivolsi a loro, e parla* io, E cominciai: Francesca, i tuoi martiri A lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo de* dolci sospiri, A che e come concedette Amore, Che conosceste i dubbiosi desiri?
Stranica xxvi - Che la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura Questa selva selvaggia ed aspra e forte, Che nel pensier rinnova la paura! Tanto è amara, che poco è più morte: Ma per trattar del ben eh' i' vi trovai, Dirò dell'altre cose, ch'io v'ho scorte.
Stranica 24 - mugghia come fa mar per tempesta, Se da contrari venti è combattuto. 30 La bufera infernal, che mai non resta, Mena gli spirti con la sua rapina, Voltando e percotendo li molesta. Quando giungon davanti alla ruina, Quivi le strida, il compianto e il lamento, 35 Bestemmiali quivi la virtù divina. Intesi che a
Stranica 81 - legno Vi giuro che giammai non ruppi fede Al mio signor, che fu d'onor si degno. E se di voi alcun nel mondo riede, Conforti la memoria mia, che giace Ancor del colpo che invidia le diede. Un poco attese, e poi: Da eh' ei si tace, Disse il Poeta a me, non perder
Stranica vii - molte volte essere imputata. Veramente io sono slato legno senza vela e senza governo portato a diversi porti e foci e liti dal vento secco che vapora la dolorosa povertà, e sono vile apparito agli occhi di molti, che forse per alcuna fama in altra forma mi aveano immaginato; nel cospetto
Stranica 388 - semplicetta, che sa nulla, Salvo che, mossa da lieto fattore, Volontier torna a ciò che la trastulla. Di picciol bene in pria sente sapore; Quivi s'inganna, e dietro ad esso corre, Se guida o fren non torce il suo amore. Onde convenne legge per fren porre; Convenne rege aver, che discernesse Della vera
Stranica xxxii - loco selvaggio : Che questa bestia, per la qual tu gride, Non lascia altrui passar per la sua via, Ma tanto lo 'mpedisce, che l'uccide: Ed ha natura sì malvagia e ria, Che mai non empie la bramosa voglia, £ dopo il pasto ha più fame che pria. Molti son gli animali, a cui
Stranica 29 - Ed ella a me: Nessun maggior dolore, Che ricordarsi del tempo felice Nella miseria; e ciò sa '1 tuo Dottore. Ma se a conoscer la prima radice Del nostro amor tu hai cotanto affetto, 126 Farò come colui che piange e dice. Noi leggevamo un giorno per diletto Di
Stranica 551 - La gloria di colui che tutto muove Per l'universo penetra, e risplende In una parte più, e meno altrove. Nel ciel che più della sua luce prende Fu' io, e vidi cose che ridire 5 Né sa, né può qual di lassù discende; Perché, appressando se al suo disire,
Stranica 24 - dell' entrare. 20 E il duca mio a lui: Perché pur gride? Non impedir lo suo fatale andare: Vuoisi cosi colà, dove si puote Ciò che si vuole, e più non dimandare. Ora incomincian le dolenti note 25 A Tarmisi sentire: or son venuto Là dove molto pianto mi percote.