La divina commedia

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F. Le Monnier, 1846 - Broj stranica: 837
 

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Stranica 28 - Quando risposi, cominciai: O lasso, Quanti dolci pensier, quanto disio Menò costoro al doloroso passo! Poi mi rivolsi a loro, e parla* io, E cominciai: Francesca, i tuoi martiri A lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo de* dolci sospiri, A che e come concedette Amore, Che conosceste i dubbiosi desiri?
Stranica xxvi - Che la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura Questa selva selvaggia ed aspra e forte, Che nel pensier rinnova la paura! Tanto è amara, che poco è più morte: Ma per trattar del ben eh' i' vi trovai, Dirò dell'altre cose, ch'io v'ho scorte.
Stranica 24 - mugghia come fa mar per tempesta, Se da contrari venti è combattuto. 30 La bufera infernal, che mai non resta, Mena gli spirti con la sua rapina, Voltando e percotendo li molesta. Quando giungon davanti alla ruina, Quivi le strida, il compianto e il lamento, 35 Bestemmiali quivi la virtù divina. Intesi che a
Stranica 81 - legno Vi giuro che giammai non ruppi fede Al mio signor, che fu d'onor si degno. E se di voi alcun nel mondo riede, Conforti la memoria mia, che giace Ancor del colpo che invidia le diede. Un poco attese, e poi: Da eh' ei si tace, Disse il Poeta a me, non perder
Stranica vii - molte volte essere imputata. Veramente io sono slato legno senza vela e senza governo portato a diversi porti e foci e liti dal vento secco che vapora la dolorosa povertà, e sono vile apparito agli occhi di molti, che forse per alcuna fama in altra forma mi aveano immaginato; nel cospetto
Stranica 388 - semplicetta, che sa nulla, Salvo che, mossa da lieto fattore, Volontier torna a ciò che la trastulla. Di picciol bene in pria sente sapore; Quivi s'inganna, e dietro ad esso corre, Se guida o fren non torce il suo amore. Onde convenne legge per fren porre; Convenne rege aver, che discernesse Della vera
Stranica xxxii - loco selvaggio : Che questa bestia, per la qual tu gride, Non lascia altrui passar per la sua via, Ma tanto lo 'mpedisce, che l'uccide: Ed ha natura sì malvagia e ria, Che mai non empie la bramosa voglia, £ dopo il pasto ha più fame che pria. Molti son gli animali, a cui
Stranica 29 - Ed ella a me: Nessun maggior dolore, Che ricordarsi del tempo felice Nella miseria; e ciò sa '1 tuo Dottore. Ma se a conoscer la prima radice Del nostro amor tu hai cotanto affetto, 126 Farò come colui che piange e dice. Noi leggevamo un giorno per diletto Di
Stranica 551 - La gloria di colui che tutto muove Per l'universo penetra, e risplende In una parte più, e meno altrove. Nel ciel che più della sua luce prende Fu' io, e vidi cose che ridire 5 Né sa, né può qual di lassù discende; Perché, appressando se al suo disire,
Stranica 24 - dell' entrare. 20 E il duca mio a lui: Perché pur gride? Non impedir lo suo fatale andare: Vuoisi cosi colà, dove si puote Ciò che si vuole, e più non dimandare. Ora incomincian le dolenti note 25 A Tarmisi sentire: or son venuto Là dove molto pianto mi percote.

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