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ed a questo motivo si dichiara acerrimo nemico degli eretici (n).

S. Girolamo era in stretta amicizia con S. Agostino, il quale nel 395 fu ordinato, per forza (o), vescovo d' Ipona; ma avendogli scritta un' anonima lettera, in cui era contrario ai sentimenti di S. Girolamo, nacque tra loro qualche disgusto. Provocato da S. Agostino gli rispose, che dichiarasse se quello scritto era suo, e se pro

(n) Nell' apologia contro Ruffino. In extrema epistola scribis manu tua: opto te pacem diligere: ad quæ breviler respondebo. Si pacem desideras, arma depone blandienti possum quiescere: non timeo comminantem. SIT INTER NOS UNA FIDES: et illico pax sequetur In uno tibi consentire non potero, ut parcam hæreticis, ut me catholicum non probem. Si isla est causa discordia MORI POSSUM, TACERE NON POSSUM. Nel principio dei Dialoghi contro Pelagio. Adversus eos respondebo, numquam me ha reticis pepercisse, et omni egisse studio, ut hostes Ecclesia, mei quoque hostes fierent.

,

(o) Queste ordinazioni per forza furono proibite nou solo dalla cattolica Chiesa romana, ma pure dall'imperatore Maggiorano nella Novella seconda.

et

fessasse quella dottrina, mentre non conveniva ch'egli scrivesse contro un vescovo, eum episcopum quem ante cepi amare quam nosse: qui me primus ad amicitiam provocavit: quem post me orientem in scripturarum eruditione lætatus sum: e soggiunge che se astretto fosse di farlo, sarebbe a di lui colpa per averlo provocato; com'egli dice nell' epistola 13. Ut si in defensionem meam aliqua scripsero, in te culpa sit; non in me, qui respondere compulsus sum: e poscia ætate fili, dignitate parens: e quindi: Superest, ut diligas diligentem te, et in scripturarum campo, juvenis senem non provoces. Pentito S. Agostino dell'errore commesso gli risponde coll'ep. 15. Atque ita superest, ut agnoscam peccatum meum, qui prior, te in illis litteris læserim; quas meas esse, negare non possum : obsecro ergo te per mansuetudinem Christi, ut si te læsi, dimittas mihi; nec me vicissim lædendo malum pro malo reddas: lædes autem me, si mihi tacueris errorem quam forte inveneris in factis, vel dictis meis: e nel epis. 19 dice: quam

meum

,

vis secumdum honorum vocabula, quæ jam ecclesiæ usus obtinuit episcopus major Præsbitero sit, tamen in multis rebus AuGUSTINUS HIERONYMO MINOR EST.

Breve fu questa dispiacenza fra due gran Padri, e la loro reciproca stima ed amicizia venne consolidata, e furono dessi i primi luminari dell' Oriente, che combattevano gli eretici, ed a vicenda ambidue erano dai medesimi preseguitati, come rileviamo da quanto S. Girolamo scrive a S. Agostino. Catholici te conditorem antiquæ fidei venerantur, atque suscpiunt ; et quod signum majoris gloria est, omnes hæretici detestantur: et me pari persequuntur odio; ut quos gladio nequeunt, voto interficiunt.

Scrive i comenti sopra Jona nel 396, stende l'epitafio sopra Nepoziano, e dopo quest'anno s'inferma gravemente per il corso di mesi dodici, è nullaostante nel 397 comenta l'evangelio di San Marco, e con somma sua soddisfazione nel 400 vede condannati gli origenisti dal pontefice Anastasio, dalla chiesa di Oriente, e da quelle di Milano e di Aquileja. Dopo questa condan

na rinuova altra apologia contro Ruffino nel 402, e nel 403 altra lettera contro Giovanni vescovo di Gerusalemme. Nel 405 pubblica i comenti sopra Abdia, e nel seguente 406 quelli di Zaccaria, di Malachia, e degli altri dodici minori profeti in 18 volumi; comentando pure nel 408 il capo sesto di Isaia, ed in seguito ad intervalli fino a formarne altri 20 libri.

I goti nel 409 assediano e prendono Roma. S.Girolamo colpito da questo avvenimento, ed afflitto per la morte di Pamac

chio e di Marcella resta all'estremo dolente; abbandona il lavoro sopra Ezechiele, e tutto immerso nella tristezza, nel dolore e nel pianto, di null' altro si occupa, che di aggiungere lacrime a lacrime.

La di lui pietà maggiormente si esercitò, e fu posta all'ultime prove, quando una moltitudine di persone, anche nobili, ridotte alla mendicità, ricorrevano in folla da Roma a Betlemme, a chiedere alimento e soccorso dal Santo anacoreta. Nel leggere quanto egli ne racconta, non può a meno di risen

tirsene il cuore per tenerezza (p). Rassegnato alle disposizioni del Cielo, e tranquillizzato per parte degli eretici che aveva atterrati, furtivamente, e come potè, diede l'ultima mano ad Ezechiele, e lo pubblicò nel 412.

(p) Mors mihi Pammachi, atque Marcellæ, Romanæ urbis obsidio; multorum fratrum, et sororum dormilio nuntiata est: ita consternatus obstupui, ut nihil aliud diebus ac noctibus, nisi de salute omnium cogitarem, meque in captivitate sanctorum putarem esse captivum; così nella prefazione ad Ezechiele; e poscia: Posquam clarissimum terrarum omnium lumen extinctum est; imo Romani Imperii truncatum caput; et, ut verius dicam, in una Urbe, totus Orbis interiit, OBMUTUI, ET HUMILIATUS SUM et silui a bonis Quis crederet, ut totius Orbis extructa victoriis Roma corrueret ; et ipsa in suis populis et mater fieret, et sepulchrum?..... Quis fidem hisce accomodavisset, ut tota Orientis, Egipti, Africae littora olim dominatricis Urbis servorum, et ancillarum numero complerentur, et quoTIDIE S. BETHLEHEM NOBILES QUONDAM UTRIUSQUE SEXUS, ATQUE OMNIBUS DIVITIIS AFFLUENTES SUSCIPERET MENDICANTES ? ... Fateor me explanationes in Ezechielem multo ante tempor e promisisse, et occupatione de toto huc orbe venien

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