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L'eresia di Pelagio diede altro argomento a S. Girolamo di esercitarsi, mentre egli tollerar non poteva chiunque discordasse colla cattolica Chiesa. Scrive perciò una lettera nel 413 contro Pelagio, ma senza pro

tium implere non posse; dum nulla hora, nullumque momentum est, in quo non fratrum occurramus turbis, et monasterii solitudinem hospitum frequentia commutamus. Intantum, ut, aut claudendum nobis sit ostium, aut scripturarum, per quas aperienda sunt fores, studia relinquenda. Nec jactamus, ut quidam forsitan suspicantur, fratrum susceptionem; causas simpliciter confitemur; nam absque lacrymis, et gemitu videre non possumus illam quondam potentiam, et ignorantiam divitiarum ad tantam inopiam pervenisse, ut tecto, et cibo, et vestimento indigeat. S. Girolamo si era fabbricato un monastero in Betlemme, per compire il quale, com' egli scrive a Pamacchio, e per dar ricovero all' affluenza de' monaci, che da più parti bramavano convivere con esso, dovette vendere i beni paterni; al qual oggetto spedi nell' Istria il fratello Paoliniano. Nos in isla provincia ædificato monastero, et diversorio propter extructo, ne forte et modo Joseph cum Maria in Bethlehem non inveniat hospitium, tantis de toto orbe confluentibus obruimur monachorum turbis, ut nec captum opus deserere, nec supra vires ferre valeamus.

fitto: per tutto il seguente 414 in ciò s'intrattiene; e nel 415 validamente lo combatte ed atterra col suo libro de' Dialoghi tra Attico e Critobulo, ed in modo, che tanto dal concilio di Cartagine, come dal pontefice S. Innocenzio I. viene condannato nel 416.

Unde quia pene nobis illud de Evangelio contigit, ut future turris non ante computaremus expensas, compulsi sumus fratrem Paulinianum ad patriam millere, UT SENCIRUTAS VILLULAS, quæ barbarorum effugerunt manus, et PARENTUM COMMUNIUM CENSUS VENDERET, ne ceptum sanctorum ministerium deferentes risum maledicis, et æmulis præbeamus. Osserveremo da ciò, che il nostro santo cadde in un'iperbole quando disse, che nella di lui patria nè animale, nè creatura umana vi restarono., e che la strage de' barbari si estese persino ne' pesci, e che tutto perì fuorchè cielo e terra, le spine crescenti, ed il folto delle selve, come nella nota (m). Merita però scusa il santo Dottore, mentre da' suoi compatriotti, i quali presso di lui si rifuggiavano, le cose gli erano state rappresentate all' eccesso; ond' egli afflitto nello spirito, ed esaltato nella mente per le dolorose vicende della sua patria, ne ricevette una forte impressione; e nel vivo riscaldo della passione, con forti e spinti caratteri oratorii ne pinse le rovine.

I pelagiani abbattuti sfogarono la loro rabbia, e diressero tutta la loro vendetta contro S. Girolamo, il quale era già in un età decrepita. Tentarono ogni via di ucciderlo, e diedero fuoco ai monasteri di Betlemme, i quali restarono in gran parte preda dell' incendio. Uno di que' diaconi fu ucciso col ferro, e le sante monache, delle quali aveva cura il buon vecchio, furono assaltate e percosse; e lo spavento talmente fu incusso in que solinghi e santi ricetti, che per salvare la propria vita, quelle vergini, abbandonati i chiostri, si ritirarono ne' luoghi fortificati. Il papa Innocenzio se ne querelò col vescovo Giovanni di Gerusalemme, ma inutilmente. S. Girolamo frattanto, scacciato dal suo eremo, oppresso dalle malattie frequenti, dagli incomodi della vita, dalle febbri, dai travagli, dall' età, e molto più da tante disgrazie che gli sovrastavano per parte dei barbari, e più ancora per parte degli eretici, terminò finalmente i suoi giorni al 30 del mese di settembre nell'anno 420, in età di auni So secondo alcuni, oppure go secondo altri.

Egli è stato in perpetua battaglia cogli

eretici, e non è meraviglia, se dagli eretici moderni egli sia stato deriso, perchè ne' suoi scritti si trova la loro condanna (q). Tutta l'antichità ebbe in lui l'oracolo della cattolica dottrina, e da tutto il mondo cattolico a lui si ricorreva per intendere il senso delle sacre scritture, e la purità della fede. Basterà citare la sentenza di S. Agostino, il quale disse di S. Girolamo: cujus eloquium ab Oriente usque ad Occidentem, ad instar solis lampadis resplenduit. Ne' suoi scritti si scorge uno stile vivo, pieno di fuoco, e

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(q) Lutero, le di cui eresie trovano la loro condanna negli scritti di S. Girolamo, osò con audacia inaudita, ed impudente sfacciataggine declamare ne' suoi colloquii contro lo stesso, com'è riferto da Nicolio alla parola Hæresis, dicendo. Hieronymum legere licet propter historiam ; nam de vera fide, et doctrina ne verbum quidem in ejus scriptis. Quin te Hieronyme conculcamus cum tua Bethlehem, deserto, et euculla. Hieronymus enim inter Ecclesiæ doctores memorari non debet, quia fuit hæreticus. Stolto e pazzo giudizio di un ignorante e fanatico eresiarca!

di nobiltà. Il di lui corpo nell'anno 642 fu trasportato da Betlemme a Roma, e riposto nella basilica di Santa Maria Maggiore al Presepio.

S. Girolamo era di piccola statura, ed il costume introdotto dal capriccio de' pittori di dipingerlo ora col sasso, con cui si percuote il petto, ed ora col leone appresso, potrebbe attribuirsi all' espressione di esso Santo a pectoris cessasse verberibus, cioè alle percosse che si dava sul petto per vincere le tentazioni della libidine, od alla forza veemente, con cui inveiva contro gli eretici, per cui intendesi la forza del leone.

La miglior edizione delle opere di San Girolamo è quella di Verona del 1738 in dieci volumi in foglio. Le di lui epistole tradotte in italiano, e stampate in due volumetti in ottavo in Venezia, degne sono di essere a mano di ciascheduno; mentre l' erudizione, la dottrina, la pietà, ed il convincimento sono tali in chi le legge, che toccano vivamente il cuore, e lo riempiono di balsamica unzione. Io perciò le raccomando caldamente a chi sente alcun poco di re

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