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Paolo III comme envoie au nom du roi de
France, pour étre moins suspect aux Al-
lemands, et par la plus en état de servir
le pape sous le nom d'un autre. Il Verge-
rio di fatto nel 1539 fu prima a Roma, e
passò col cardinale di Ferrara, cioè Ippoli-
to II d'Este in Francia. Il Cortese, che poi
fu cardinale, scrivendo al cardinale Contari-
ni, ne fa elogj dicendo: al presente si ri-
trova con sua signoria (il cardinal d'Este)
il Vergerio episcopo di Capodistria, qual
mostra un' ardentissimo desiderio dell'ono-
re del Signore Dio, e penso che pur deb-
ba fare qualche frutto. Egli poi lo racco-
manda perchè procuri esso cardinale di farlo
sgravare dalla pensione: la quale era di cin-
quanta scudi verso monsignor Elio concitta-
dino e parente di esso Vergerio, e segreta-
rio del
рара.

Nella prima edizione delle Lettere volgari raccolte da Aldo, e stampate nel 1543 1543 si legge una lettera del Vergerio da Francia a messer Ottoniello Vida, a cui dà rag-. guaglio delle eccellenti virtù della regina di Navarra, con cui si era intertenuto in colloquj;

e compiange la disavventura di quel regno d'essere in molta parte corrotto con le dottrine de' luterani. Parla di un certo predicatore di Lubiana, che intendeva aver predicato in detta città il luteranismo; e voi faceste bene (gli dice) prenderla contro lui: a questo proposito (soggiunge poi) vi diro con gran dolore, che per tutto ove vado, vi è molta di quella merce sassonica, con tutto che si abbia in molti luoghi usata una gran severità di fuochi per consumarla; ed in somma le cose in ogni luogo vanno peggiorando. Messer Ottoniello suo amico che negli anni antecedenti andò a ritrovarlo a Vienna, e in Germania, lo sollecitò a ritornare al suo vescovato, e lasciare ogni altro pensiero delle corti. Queste lettere sono senza data; come sono le altre di esso Vergerio, scritte alla march. di Pescara, a M. Luigi Alamanni, a Camilla Valenti di Mantova, e al cardinal Bembo, ma certo è che scritte furono prima ch'egli andasse a Vormazia. Apostolo Zeno scrisse che nel 1541 lo stesso pontefice rimandollo in Germania, come persona pratica degli affari, accioc

1541

chè impedisse il concilio nazionale che quivi si meditava: in che fu utilissima l'opera sua. Servì in fatti utilmente mentre gli riuscì di rompere quella dieta che aveva sembianza di concilio nazionale; il che avvene, al dire di Fra Paolo, e del Fleury, par le nonce Campegge, et par le menées secretes de l'eveque de Capodistria. La dieta si sciolse a 18 di gennajo del 1541. Scri1541 vendo da Vormazia alla regina di Navarra di

ce: io mi tormento tutto a vedere, che la
causa di Gesù Cristo si tratti con tanta in-
degnità; perchè a me pare ch' essa
essa non
sia quella cosa principale, per la quale si
faccino ora tante fatiche da tanta gente,
ma ch'ella sia un certo pretesto ec. In altra
si vede ch' egli andò in Vormazia per com-
missione della corte di Francia: Vostra mae-
stà (dic' egli) potrà intendere da monsi-
gnore il cancellier alcune poche cose, che
ora scrivo di questo colloquio. Tanto Fra
Paolo, che il Fleury assicurano che il Ver-
gerio in tal occasione pubblicasse un'orazio-
ne intorno all'unità della chiesa, ed all' uti-
lità di un concilio generale, e questa difatto

in copia originale esiste nell' archivio in Roma, ed è diretta ad oratores et theologos principum, et statuum Germaniæ, qui Vormatiæ convenerunt anno 1541. De unitate, et pace Ecclesiæ: e fu stampata in Venezia nel 1542.

Da questa orazione si ravvisa con qual forza egli sostenesse l'autorità della santa sede, e con qual destrezza maneggiasse perchè in Vormazia s'interrompesse la dieta. Il Muzio stesso suo nemico ne fa i dovuti elogi. Da Vormazia passò a Roma, e colà vi fu nel mese di giugno del detto anno 1541 come da 1541 lettera del 25 detto mese del cardinale Bembo si rileva, scritta a suo nipote : vi laudo, dice egli, di voler far una lieta vita in Capodistria; è loco da ciò. Il vescovo ch'è ancor qui (in Roma) dice che vuole farvi aver delli spassi non pochi. Esso partirà fra duc di per tornare al suo vescovato. Da lettera senza sottoscrizione del 12 dicembre 1540 diretta al card. S. Croce o dal nunzio Cam

peggi, o dall' Aleandro, si scorge quanto fosse posto in discredito il Vergerio presso il papa, a fronte di tanto merito che si era giu

stamente acquistato; in modo che non ottenne il cardinalato promessogli anteriormente al ritorno della dieta, come assicurano autori accreditati, e come si traspira anche dalla lettera del Muzio, allo stesso diretta (Vergeriane p. 8 ter.), che il Fedele era d'opinione che dovesse mutare il verde in porporino. Diffatti ritornò al suo vescovato da Roma senza ottenere lo sperato premio ai servigj prestati alla santa sede, anzi accorgendosi del cattivo animo che regnava contro di lui, così avvertito dal cardinale Ginucci. Con quall'animo partisse da Roma il Vergerio al 25 giugno 1541 per ritornarsene al suo vescovato, può ognuno pensarlo. Egli si ammalò, e può raccolgersi dalla lettera del Bembo, che la cagione del male da passione derivasse; scrivendo egli al nipote, al 3 novembre 1541, in questi termini: La infermità di monsignor vescovo di Capodistria mi dispiace assai. Arò caro lo facciate visitare da parte mia, e gli facciate buono animo, ed esortiate a star allegramente, che cosi più facilmente guarirà.

Il Vergerio era nna di quelle anime

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