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papa, si giustificò, e furono accolte le di lui giustificazioni; ed il Vergerio fu sottoposto alle più crudeli persecuzioni.

Siccome ai tempi delle stregherie e magie, sembrava veder da per tutto maghi e streghe; ai tempi di Giansenio tutto giansenisti, così ai tempi di Lutero, tutto sembrava luterano, e con pretesto e zelo della religione si dava sfogo alle inimicizie, ed agli odj privati.

Le persone più qualificate, e più illustri, gli uomini letterati, i sovrani, i vescovi, i cardinali, e persino i papi non ne andarono esenti. Giovanni Morone vescovo di Modena, nunzio in Germania poi presidente nel concilio di Trento, e decorato con la porpora cardinalizia, fu accusato di luteranismo: fu posto prigione in castello S. Angelo dove stette due anni, cioè sino alla morte di Paolo IV., nel tempo che si trattava di spogliarlo della porpora per passare alle più severe deliberazioni. Egidio Foscherari successore al Morone nel vescovato di Modena fu accusato di eresia, chiamato a Roma sotto Paolo IV., posto in prigione, ove fra le

miserie, ed i patimenti stette sino alla morte di esso pontefice. Egual destino ebbero Alvise Priuli vescovo di Brescia, il cardinale Reginaldo Polo dichiarato partigiano degli eretici dal cardinale Teatino Caraffu nel medesimo conclave del 1550 per la morte di Paolo III., ed il Caraffa divenuto papa, richiamato il Polo da Londra, in Roma poco dopo morì. Giovanni Grimani patriarca di Aquileja fu pure accusato di eresia, e nel 1561 fu escluso dal cardinalato, non ostante le pressanti raccomandazioni della repubblica di Venezia; fu obbligato ritrattarsi a' piedi del papa, e nel 1549 assolto nel concilio tridentino (a). Finalmente

(a) Nel 1550 il doge Donato molto disse a favore del patriarca di Aquileja Giovanni Grimani per far veder alla corte di Roma la fede ortodossa di quello contro le calunnie di chi il pretesse autore di proposizioni ereticali circa la predestinazione e la riprovazione delle anime: della quale cosa viensi a notizia per un codice descritto a p. 474 della Bibl. Sammicheliana Cigogna mon. Veneti 1824 T. 1 p. 61 n. 80.

lo stesso papa Pio IV. fù giudicato eretico da molti cardinali per aver asserito sembrar a lui, che la communione sotto le due spezie, e il matrimonio de' preti (argomenti sommamente in Germania, ed in Francia dibattuti in que' tempi) fossero de jure positivo, e perciò dipendenti dall' autotorità, ed arbitrio del papa, come della chiesa universale.

Se tutti questi, e tanti altri condannati unitamente a Pietro Paolo Vergerio fossero stati a' tempi nostri, avrebbero certamente goduto pace e tranquillità; ed al contrario, se allora fossero per fatalità vissuti tanti dotti prelati de' nostri giorni, e particolarmente i vescovi di Budwey, e di Leitmeritz quali e quanto tragiche scene non si sarebbero rappresentate ?.... Sempre è il Carli che parla.

Fatalità del Vergerio fu certamente quella di ritrovarsi in que' burrascosi tempi di persecuzione, e d'intolleranza, e l' essere di più frammezzo a' possenti ed irreconciliabili nemici; e fra questi contar dobbiamo una parte de' medesimi suoi cittadini,

1542 per avere spezialmente nel 1542 preso parte in uno de' due partiti contrarj nella città per certo seguito omicidio, per la quale ebbe la disapprovazione del podestà Bembo, e del cardinale, prevenuto forse anche da Cristoforo Verzi di lui nemico, e ch' era a Roma in favore e partigiano de' cardinali Santa Croce, e Farnese, e perciò dal partito nemico fu accusato di fautore, e promulgatore delle dottrine de' luterani: onde si diede orecchio dal nunzio Della Casa alle accuse, senza esaminarne la cagione, e l'origine nascosta sullo spirito del partito: s'istituì quindi un clamoroso processo, e le persecuzioni sempre più si aumentarono. Egli si lamentava con tutti, e nel 1545 l'Aretino da Venezia gli scrive: Ho compreso ι affanno che vi preme circa la contumacia in cui vi ha fatto cadere sincerità di credenza, e non malitia d'irreligione. . una tal materia alla fine vi partorirà in bene, perchè siete modesto prelato e fedel cristiano; onde le voci sparse in pregiudicio della di voi conscienza vi saranno alla fama ciò che è il rinnovar delle penne all'

1545

ali del cigno. Questa lettera ritrovò il Vergerio a Mantova , dove si trasferì

presso

il cardinale Ercole Gonzaga suo amico; lasciando così libero il campo a' suoi nemici di seguitare le loro intraprese contro di lui. Nel 1536 o piuttosto 1546, 13 gennaro,

si rileva che da nove mesi era in questa città. .

In que' giorni s' era riaperto il concilio di Trenio, e le persecuzioni contro il Ver- 1546 gerio si moltiplicavano , a segno che Annibale Grisoni dottor de' sacri canoni , e canonico di Capodistria, principale nemico del Vergerio, in un giorno che celebrò la messa nella cattedrale , invei contro il proprio vescovo, attribuendo alle di lui false dottrine la siccità, e le disgrazie cagionate · dall' intemperie dell'aria , e della stagione (a).

(a) A tutto ciò che dice il Carli posso questo solo aggiungere , che dice Vettor Sandi (Principi di Storia Civile di Venezia Tomo VII, ossia volume III del supplemento pag. 453) « Non molto

dippoi si dovè reprimere altro inquisitore per ves« sazioni acerbe da lui portate ai cittadini di Pola, « ed al vescovo di Capodistria Vergerio , ch' era

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