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miserie, ed i patimenti stette sino alla morte di esso pontefice. Egual destino ebbero Alvise Priuli vescovo di Brescia, il cardinale Reginaldo Polo dichiarato partigiano degli eretici dal cardinale Teatino Caraffu nel medesimo conclave del 1550 per la morte di Paolo III., ed il Caraffa divenuto papa, richiamato il Polo da Londra, in Roma poco dopo morì. Giovanni Grimani patriarca di Aquileja fu pure accusato di eresia, e nel 1561 fu escluso dal cardinalato, non ostante le pressanti raccomandazioni della repubblica di Venezia; fu obbligato ritrattarsi a' piedi del papa, e nel 1549 assolto nel concilio tridentino (a). Finalmente

(a) Nel 1550 il doge Donato molto disse a favore del patriarca di Aquileja Giovanni Grimani per far veder alla corte di Roma la fede ortodossa di quello contro le calunnie di chi il pretesse autore di proposizioni ereticali circa la predestinazione e la riprovazione delle anime: della quale cosa viensi a notizia per un codice descritto a p. 474 della Bibl. Sammicheliana Cigogna mon. Veneti 1824 T. 1 p. 61 n. 80.

lo stesso papa Pio IV. fù giudicato eretico da molti cardinali per aver asserito sembrar a lui, che la communione sotto le due spezie, e il matrimonio de' preti (argomenti sommamente in Germania, ed in Francia dibattuti in que' tempi) fossero de jure positivo, e perciò dipendenti dall' autotorità, ed arbitrio del papa, come della

chiesa universale.

Se tutti questi, e tanti altri condannati unitamente a Pietro Paolo Vergerio fossero stati a' tempi nostri, avrebbero certamente goduto pace e tranquillità; ed al contrario, se allora fossero per fatalità vissuti tanti dotti prelati de' nostri giorni, e particolarmente i vescovi di Budwey, e di Leitmeritz quali e quanto tragiche scene non si sarebbero rappresentate ?.... Sempre è il Carli che parla.

Fatalità del Vergerio fu certamente quella di ritrovarsi in que' burrascosi tempi di persecuzione, e d'intolleranza, e l' essere di più frammezzo a' possenti ed irreconciliabili nemici; e fra questi contar dobbiamo una parte de' medesimi suoi cittadini,

1542 per avere spezialmente nel 1542 preso parte in uno de' due partiti contrarj nella città per certo seguito omicidio, per la quale ebbe la disapprovazione del podestà Bembo, e del cardinale, prevenuto forse anche da Cristoforo Verzi di lui nemico, e ch'era a Roma in favore e partigiano de' cardinali Santa Croce, e Farnese, e perciò dal partito nemico fu accusato di fautore, e promulgatore delle dottrine de' luterani: onde si diede orecchio dal nunzio Della Casa alle accuse, senza esaminarne la cagione, e l'origine nascosta sullo spirito del partito: s'istituì quindi un clamoroso processo, e le persecuzioni sempre più si aumentarono. Egli si lamentava con tutti, e nel 1545 l'Aretino da Venezia gli scrive: Ho compreso l' affanno che vi preme circa la contumacia in cui vi ha fatto cadere sincerità di credenza, e non malitia d'irreligione. . una tal materia alla fine vi partorirà in bene, perchè siete modesto prelato e fedel cristiano; onde le voci sparse in pre giudicio della di voi conscienza vi saranno alla fama ciò che è il rinnovar delle penne all'

1545

ali del cigno. Questa lettera ritrovò il Vergerio a Mantova, dove si trasferì presso il cardinale Ercole Gonzaga suo amico; lasciando così libero il campo a' suoi nemici di seguitare le loro intraprese contro di lui. Nel 1536 o piuttosto 1546, 13 gennaro, si rileva che da nove mesi era in questa città. In que' giorni s' era riaperto il concilio di Trento, e le persecuzioni contro il Ver- 1546 gerio si moltiplicavano, a segno che Annibale Grisoni dottor de' sacri canoni, e canonico di Capodistria, principale nemico del Vergerio, in un giorno che celebrò la messa nella cattedrale, inveì contro il proprio vescovo, attribuendo alle di lui false dottrine la siccità, e le disgrazie cagionate dall' intemperie dell' aria, e della stagione (a).

(a) A tutto ciò che dice il Carli posso questo solo aggiungere, che dice Vettor Sandi (Principj di Storia Civile di Venezia Tomo VII, ossia volume III del supplemento pag. 453) « Non molto dippoi si dovè reprimere altro inquisitore per ves<< sazioni acerbe da lui portate ai cittadini di Pola, « ed al vescovo di Capodistria Vergerio, ch' era

«

Il Grisoni fu commissario appostolico contro l'eretica pravità soltanto nel 1549, ma bisogna credere che fosse anche in questo tempo, mentre Fra Paolo, lo Sleidan e Melchiorre Adam che parlano di questo fatto, lo attribuiscono all'inquisitore Grisoni.

Fatale combinazione fu quella ch' egli scrisse a Girolamo Muzio da Mantova 13 gennajo 1546 la lettera posta in fronte alle Vergeriane, nella quale come amico, e concittadino gli dà nuove di se dicendo, per grazia di Dio son de' perseguitati, nec erubesco, anzi me ne glorio non in me, ma in Cristo, che mi fa degno di patir per lui; questo è dono com'è dono la fede. Il Muzio era dotto uomo, e molte opere di poesia, e di duello egli scrisse; ma ebbe la debolezza di fare il filosofo, ed anche il

« stato Nunzio pontificio in Germania al tempo dei « movimenti di Lutero; e ciò per sospetti di ere« sia, avendo anche quel frate declamato contro il « vescovo dall' altare al popolo; fatto sedizioso, e << di giusta indignazione del governo. «<

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