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di varii principi, com' egli dice nella lettera al Fedeli p. 190.

Il primo a cui ebbe l'onore di servire, sembra essere stato l'imperatore Massimiliano I., perchè scrivendo al gran duca di Toscana Francesco I. (Lett. pag. 218) dice: vissi già tempo alla corte di Massimiliano di gloriosa memoria, bisavolo della serenissima sua consorte. Essendo morto Massimiliano nel principio dell' anno 1519, il servizio di Girolamo dovette precedere quest epoca, e prima ancora del 1518, in cui in Germania pubblicò colle stampe la sua prima produzione letteraria, cioè un'epigramma latino che precede la Raccolta di versi di R. Sbruglio poeta friulano, in lode di Biagio Elcelio consigliere di Massimiliano I., col titolo: FALEUCIUM CARMEN Hieron. Mutii justinopolitani. Isagogicon ad libellum, stampata in Basilea.

In questo epigramma vediamo il nome di sua famiglia Nutio cangiato in Mutio: vaghezza, e vanità spiegata dalla sua prima gioventù, ch'era in allora di 22 anni, addotando un nome antico romano invasato

dallo spirito di nobilitarsi, e che per maggior stravaganza nella sua virilità verificò anche ne' suoi figli bastardi, chiamando l'uno Giulio Cesare, l' altro Paolo Emilio; risoluto innoltre, se gli nasceva un terzo maschio di chiamarlo Camillo Furio (Zeno lett. 829). Ma, quello ch'è più singolare, anche nella sua vecchiezza ebbe questa manìa, poichè intorno all'anno 1574, cioè in età di anni 78, avendo spedito al duca d'Urbino (Lett. 1. IV. p. 229) il di lui poema l'Egida, indica in esso, che i di lui progenitori furono i Mutii romani, dicendo: Et donde si vuol credere che io sia della famiglia de' Mutii, se non da qualche mio antico progenitore disceso da quegli antichi Mutii chiari per arme, et per lettere, il quale da GIUSTINO fosse lasciato alla diffesa di quella città con altri nobili romani, i nomi delle cui famiglie ancora fioriscono? La città da quell' imperatore fu chiamata Giustinopoli. Al che il Zeno (lett. 839) osserva che anche i grand' uomini hanno le loro debolezze. Questa debolezza perô non era infrequente in quel secolo.

Nell'anno 1519 ritrovandosi in Capodistria, conviene credere, che dopo la morte dell'imperatore, cessato avesse il di lui servizio alla corte. In patria strinse amicizia con Marcantonio Amulio, poi cardinale, com' egli stesso gli ricorda, offrendogli i suoi Avvertimenti morali.

Contava Girolamo l'anno 24, e conviene credere, che riputato egli fosse per la felicità del suo ingegno, essendo stato onorato dal pontefice Leone X. del titolo di cavaliere di S. Pietro nell' istituzione fatta da questo papa di detto ordine di Cavalieri con bolla segnata XIII kal. augusti 1520, nella quale, tra gli altri cavalieri, sono nominati il Muzio, ed il Casa.

Dall'anno 1520 sino al 1530 ignoransi le di lui gesta, senonchè egli stesso nelle Battaglie (pag. 169 ediz. veneta 1582) indica che tra in Padova, in Venezia, in Capodistria, in Dalmazia, et in Allemagna vissi fino all'età di trenta anni, appresso conversai in Lombardia, in Piemonte, in Francia, et in Fiandra. Nel 1524 ritrovavasi in Francia, mentre da Sessana, pic

cola città della provincia di Bria ai confini della Sciampagna, scrisse alla madre Lucia, dandole facoltà di accasar la sorella Giovanna (Zeno lett. 834). Fu pure in Francia intorno il 1530 con Giulio Camillo ( Tiraboschi Letter. Ital. N. XXXIV pag. 206). Con qual carattere, e per quali motivi facesse questi viaggi è ignorato.

Per qualche tempo servì il duca Alfonso di Ferrara, e per di lui commissione nel 1532 passò per la prima volta a Roma, come dalla sua lettera ad Othoniello Vida pag. 27 in cui dice: A Milano ho io fatto il verno, et parte della state, et poi nuovi fastidi mi hanno balestrato a Roma, là dove venendo ho cavalcato per soli ardentissimi, et sono arrivato gli ultimi di luglio, al tempo che questo aere è pestilenziosissimo. In questa lettera senza data racconta la destinazione di P. P. Vergerio a nunzio in Allemagna. e la tragica morte di Aurelio Vergerio, e del Sanza segretario pontificio, accaduta in agosto 1532 (Bonamici de el. Pontifi. Epist. Script. pag. 227 ed. 1770).

Intorno quest' epoca conobbe in Ferrara, e poscia a Milano, ove dal duca fu inviata, Tullia d'Aragona (c) celebre donna, la più bella e più colta di quel tempo, ed a lungo ne divenne il più fervido amatore della medesima, e fervidamente ne fu corrisposto. Esso la celebrò altamente nelle sue rime (Lett. pag. 197), dalle quali riscontra,

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(c) « Tullia d'Aragona `nacque in Napoli, e fu «< il frutto dei clandestini amori di un riguardevole personaggio il C. P. T. d'A. A. di P., con Giulia, « una delle più belle donne di Ferrara. Tullia uni« va al più alto grado la bellezza, l'ingegno, e le grazie. Suo padre la fece allevare in Roma con <<< somma cura e la fornì di mezzi di poter menare « una vita agiata. Di tutte le arti che appresè, col<< tivò particolarmente la poesia, e la musica, «< più ancora l'arte di piacere, e di amare. » (Giunguenè Stor. della Letterat. Ital. T. XI p. 448) Più copiose notizie di questa celebre rimatrice si possono vedere presso il conte Mazzucchelli (Scritt. Ital. Tom. I. Par. II. pag. 938), e la poco buona fama che godeva è confermata da un capitolo di Pɑsquino; ed il Muzio stesso nel celebrarla nelle sue Egloghe, indica e palesa il padre della stessa. (Egl. 6 lib. 4).

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