Delfica deità dovria la fronda Peneia, quando alcun di sè asseta. Poca favilla gran fiamma seconda: Forse diretro a me con miglior voci Si pregherà perchè Cirra risponda. Surge a' mortali per diverse foci La lucerna del mondo; ma da quella, 35 La partorir letizia in su la lieta deità delfica. fronda peneia, il lauro in cui si converti Dafne, figlia del fiume Peneo. Alcun di sè asseta, accende in alcuno il desiderio di sè. Dovria, for. poet. dovrebbe. Lieta, di sua beatitudine. Delfica, di Delfo, fa mosa pel tempio d'Apollo: vel Baccho Thebas, vel Apolline Delphos insignes. Orazio. 34-36. Alf. not. Poca favilla, ecc. Il Petrarca, imitando: Di poca fiamma gran luce non viene. Ed è quel parve sæpe scintilla magnum suscitavit incendium. Forse, accadendo talvolta che gran fiamma s'accenda di picciola favilla. Diretro a me. Alf. spiega: dopo di me. → Si pregherà, intendi da alcun miglior poeta. Perchè Cirra risponda. Cirra è città della Focide, appiè di Parnaso, ov'era Apollo venerato. Adunque vuol dire forse avverrà che dietro l'esempio mio, altro poeta, invaghito di bella lode, invocherà Apollo a maggior estro, e più glorioso fine. 37-42. Alf. nota il primo, e del secondo la lu cerna del mondo. Nella Pistola più volte citata : pars secunda incipit ibi: surgit mortalibus per diversas fauces; considerando quel che precede come prologo. Per diverse foci. Chiama foce, sboccatura, il punto dell'orizzonte onde surge il sole; e perchè varia quel punto secondo le stagioni, però dice per diverse foci, che il Cod. Stuard. legge da diverse ecc. La lucerna del mondo, il sole. Ma questa espressione ha fatto increspare il naso al Casa, al quale (vedi che fa volerlo mettere dove non si deve) pareva sentir il puzzo dell'olio sfumante. Ma gli si risponde, primamente che a' tempi di Dante e più in qua, lu > Che quattro cerchi giugne con tre croci, 40 Con miglior corso e con migliore stella Esce congiunta, e la mondana cera Più a suo modo tempera e suggella. cerna significava semplicemente luce; secondamente che questo qualificativo, del mondo, toglie ogni dis formità; terziamente, che imitò Dante quel di Virgilio, Postera Phoebea lustrabat lampade terras; che dice altrove: Phoebeae lampadis instar; infine, e questa non se l'aspettava certo, che il gran Buonarroti, altro muso che quello del Casa, adoperò pure lo stesso vocabolo nelle sue rime, degne del primo non che del secondo dei nostri lumi maggiori : Per fido esempio alla mia vocazione, Nascendo, mi fu data la bellezza, Che di due arti m'è lucerna e specchio. Da quella, suppl. foce. Che quattro cerchi giugne, ecc.; puoi vedere nella sfera armillare come e dove l'orizzonte, lo zodiaco, l'equatore, e il coluro equinoziale si tagliano, e formano tre croci i tre ultimi, ch'è appunto nel principio dell'ariete o in quello della libra, segni equinoziali; ma il Poeta ha in riguardo il primo, dove stava allora il sole. Dice adunque che il sole surge ai mortali per diversi punti dell'orizzonte, ma per quello, dove il detto incrocicchiamiento s'incontra, egli esce fuori con miglior corso, intendi per riguardo a noi. E con migliore stella, ch'è la costellazione dell'ariete, perocchè, quand'esce con essa, piove una virtù dal suo raggio che veste di novello colore il mondo, e feconda i semi d'ogni frutto. Ma ecco le parole del Poeta, a perfetta intelligenza di questo luogo e d'altri, quali nel suo Convito stanno scritte il tempo, secondo che dice Aristotile nel quarto della Fisica, è numero di movi mento, secondo primo e poi, e numero di movi mento celestiale, il quale dispone le cose di quaggiù diversamente a ricevere alcuna informazione; che al trimenti è disposta la terra nel principio della pri Fatto avea di là mane e di qua sera 45 mavera a ricevere in sè la 'nformazione dell'erbe e delli fiori, e altrimenti lo verno, e altrimenti è disposta una stagione a ricevere lo seme, che un'altra. E della stagione che s'intende dice il Petrarca : alla stagion che 'l freddo perde, E le stelle migliori acquistan forza. E però soggiunse, ch'allora il suo lume, unito alla benefica virtù di quella stella, tempera, modifica e suggella (imprime) più a suo modo la cera mondana (la materia mondana). 43-48. Alf. not. salvo tal foce quasi. Fatto avea, ecc. Ordina: il sole, surgendo per tal foce, avea fatto mane di là, e quasi sera di e dice tal qua i foce, attribuendo al luogo l'azione del sole che passa per esso. Avea fatto mane di là; perocchè la voce mane non determina precisamente, però soggiunge e quasi sera di qua, accidente pel quale l'estensione della voce mane si determina a punto. E sai che, per la distanza del sole dalla terra, mentre egli nasce di là, l'atmosfera di qua rimane lungo tempo illuminata. Di là, nell'emisperio di là; di qua, istessamente. E tutto era là bianco, per cagione del sole già surto fuori. E l'altra parte nera, la parte orientale dell'emisperio nostro. In sul sinistro fianco; rivedi nel 1v del Purgatorio quello che ha detto del vedere il sole da sinistra, e ammirava che da sinistra n'eravam feriti. Unquanco (unque anco), mai. 49-54. Álf. not. Dice che, veduta Beatrice affissarsi così nel sole, egli fece istessamente, e che quel suo volgersi fu spontaneo, e presto come raggio riflesso; nè rimase da tanta luce abbagliato. Secondo raggio. Chiama primo, il raggio che scende diretto i 50 E si come secondo raggio suole Uscir del primo, e risalire insuso Pur come peregrin che tornar vuole, Cosi dell'atto suo, per gli occhi infuso Nell'immagine mia, il mio si fece, E fissi gli occhi al sole oltre a nostr'uso. 55 Molto è licito là, che qui non lece Alle nostre virtù, mercè del loco Fatto per proprio dell'umana spece. Io nol soffersi molto nè sì poco, • secondo, quello che dal corpo che riceve il primo viene riflesso. E risalire in suso. Nel xv del Purg. : Come quando dall'acqua o dallo specchio Salta lo raggio all'opposita parte, Salendo su per lo modo parecchio A quel che scende, ecc. Pur come; e quasi volendo tornare onde venne, come Qual raggio e qual splendore è che trapassa Fissi, fissai, spiega Alf. Oltre a nostr’uso, đi là đa Lece, voce poet. è lecito. Alle nostre virtù, alle potenze nostre, che sono i sensi. Per proprio, suppl. soggiorno. Spece, troncamento poet. specie. La generazione dell'umana specie fu nata in quel luogo; adunque nella terra che abita essa è come pianta fuori del suo natio cielo, delle quali dice Dante nel Convito, se si trasmutano, o muoiono del tutto, o vivono quasi triste siccome cose disgiunte dal loro (luogo ) amico. 58-60. Alf. not. Affissatosi nel sole, come ha detto, spiccasi Dante con Beatrice da terra verso il cielo; ma non se n'accorge cosi tosto. E questo è Ch'io nol vedessi sfavillar dintorno, Qual ferro che bollente esce del fuoco. E disubito parve giorno a giorno Essere aggiunto, come quei che puote Fissa con gli occhi stava, ed io in lei Nel suo aspetto tal dentro mi fei, Qual si fe' Glauco nel gustar dell'erba Che 'I fe' consorto in mar degli altri Dei. Trasumanar significar per verba Non si poria, però l'esemplo basti 60 65 ༡༠ quello che dir vuole nel presente luogo con un acciđente di più, ch'è la rattezza del suo volo al termine, onde mira il sole cosi sfavillante. Dice molto, perchè fu rattissimo il volo; ma soggiunge nè sì poco, per che fu per tempo il lungo tratto che trascorse. Qual ferro, ecc. Il gran Buonarroti: Sfavillo come ferro in fuoco ardente. 61-63. Sono not. da Alf. Come quei che puote ; come se colui che può ciò che vuole avesse, eco. Adorno, adornato. 64-69. Si not. da Alf. Beatrice sta fissa nel sole, Dante ne rimuove gli occhi, gli affissa in lei e sen tesi trasumanato. Ed io, ecc. Ordina: ed io tenendo fisse in lei le luci mie (gli occhi miei) rimote (rimosse) di lassù (dal sole) mi feci nel suo aspetto tale, quale, ecc. Accortosi Glauco che i pesci che posava sull'erba, ripigliavano novello vigore, e saltavano di nuovo in mare, ne attribuì la cagione a quell'erba la gustò, e venutogli il desiderio di viver sott'acqua, vi si balzò e fu fatto dio marino. Con questo esempio, non sapendo altrimenti descrivere il trasumanare, spiega qual ei fece nell'aspetto di Beatrice. 70-72. Alf. not. la voce trasumanar (andar di là dall'essere umano), e spiega farsi più che uomo. Poria, for. poet. potrebbe. Però l'esemplo, che |