Dentro dal ciel della divina pace Si gira un corpo, nella cui virtute role, il suggetto della neve rimane nudo dal primiero colore e freddo, vale appunto, la neve si squaglia; poichè non altrimenti essa può perdere il suo subbietto o sostanza, e questo, che i tremolerà, ecc., significa che, nell'affacciar tisi, la vedrai scintillare quale stella in cielo. E come stella in cielo il ver si vide. Il sentimento di questo luogo può essere stato spirato al Poeta da quello di Boezio, lib. I prosa ultima, ove dice la Filosofia a lui stesso:... Ut, dimotis fallacium affectionum tenebris, splendorem veræ lucis possis agnoscere. 112-114. Chiama cielo della divina pace l'empireo, ove ha sua città e suo seggio il Re dell' universo; cielo di luce, d'amore e di pace. Dice che dentro, cioe sotto questo cielo gira un altro cielo, nella virtù del quale, in lui discesa (dall'empireo, sta l'essere d'ogni corpo in lui contenuto. A ben intendere il presente, e molti altri luoghi, convien che conosca il discente l'ordine dell'universo, il quale è questo, e nol deve mai perdere di vista. II primo cielo, quello della divina pace, è l'Empireo cielo di fiamma o luminoso; il secondo, il primo mobile, volgentesi sotto l primo con velocità quasi incomprensibile, perchè più degli altri s'accende nell'alito di Dio, onde riceve quella virtù che nei sottoposti cieli da lui contenuti tramanda. Il terzo si è quello delle Stelle; il quarto, di Saturno; il quinto, di Giove; il sesto, di Marte; il settimo, del Sole; l'ottavo, di Venere; il nono di Mercurio; il decimo, della Luna, sotto quale immobile sta la terra, il cui centro è quello dell'universo. Adunque numerando i cieli in ordine inverso, cioè dal centro alla circonferenza, quello che abbiam posto pel decimo sarà primo; il nono, secondo, ecc. L'empireo piove la virtù sua nel primo mobile; questo nel cielo delle stelle, e così via via. Lo ciel seguente, ch' ha tante vedute, 115 120 125 115–117. Lo ciel seguente, ch'è quello delle stelle. Veduta, cosa, ovvero oggetto veduto, vista; quelle vedute sono dunque le stelle. Quell'esser, quella virtuosa influenza. Parte, comparte, distribuisce. Per diverse essenze ecc. " , per diverse sostanze o per diversi corpi, i quali, quantunque da lui contenuti sono pur diversi da lui, e fra sè; e per questi corpi o essenze o sostanze, intende le stelle. 118-120. Gli altri giron, ecc., gli altri giranti corpi, che sono gli altri cieli inferiori a quello delle stelle, dispongono ai loro diversi fini e ai loro diversi effetti le virtù diverse che hanno in sè. E vuol dire che ognuno degli altri cieli spande la diversa sua virtuosa influenza al diverso suo fine, al quale dal Creatore fu ordinata. Dice per varie differenze, perchè variate o diverse sono le distinzioni, cioè le distinte virtù che hanno, vari i fini ai quali intendono, e vari gli effetti che producono. 121-123. Il cielo di sopra spande sua virtù in quello di sotto, questo nell' inferiore, e così sino all'ultimo. Organi del mondo, i detti cieli, pei quali l'essere e la vita dell'universo si mantiene. Di su, dal cielo di su. Prendono, la virtù loro. Di sollo, nel cielo di sotto. Funno, adoperano, piovendo la virtù Sì che poi sappi sol tener lo guado. Dalla mente profonda che lui volve Per differenti membra, e conformate via; per questo ragionamento. Il signor de Romanis legge, nel cod. Glenbervie, lago in vece di loco, e la dice bella lezione; a noi pare bruttissima, e così parve agli Accademici, dai quali, benchè trovata in quattro MSS., venne rifiutata. Tener lo guado, è parlar figurato, che vale seguitar il giusto filo che mena dritto alla verità che si cerca; propriamente chiamandosi guado il luogo ove si può dritto e franco varcare il fiume. 127-129. Alf. not. vers. seg.: Rivedi, Inf., VII, la nota ai Colui, lo cui aver tutto trascende, Fece li cieli e die' lor chi conduce. Dice adunque che, siccome l'arte del martello, cioè ogni opera che fa il martello, procede dal fabbro cioè dall'artista o artigiano, così il moto e la virtù dei cieli è spirata in essi dai loro motori; perocchè i cieli non hanno per sè nè moto nè virtù alcuna. 130-132. Alf. nota il primo. Per conseguenza di quanto s'è testè detto, il cielo cui tanti lumi, ecc. ch'è quello delle stelle) prende (accoglie, riceve in sè) l'image (l'imagine, la virtù in lui improntata) dalla mente profonda che lui volve (dalla motrice sua intelligenza), e fassene suggello, (e fa sè stessa suggello d'essa imagine o virtù, onde imprimerla nei corpi di sotto). .Gli antichi dicevano suggello; noi, sigillo. 133-138. Alf. not. la prima terzina. Ordina: è CANTO IT. A diverse potenzie, si risolve, come l'anima umana posta dentro a vostra polve (ricordati di che fu fatto quel d'Adamo) si risolve (si spiega) per membra differenti, e conformate a diverse potenze (vista, udito, odorato, ecc.); così intelligenza motrice, girando sè sovra sua novitate (sempre rimanendosi una), spiega ( diffonde) per le stelle la virtù sua multiplicata. E dice multiplicata, non solo per esser tanti quei corpi nei quali si diffonde, ma per differenziarsi secondo le differenze loro. 139-141. La motrice intelligenza spira in quei preziosi corpi virtù conforme ai loro principj formali; e siccome questi in ognuno di quelli sono diversi, così diversa è la virtù spirata; e per conseguente diversa ancora la lega della virtù col corpo che di sè impronta, e però diversi gli effetti che ne procedono. Che l'avviva, che la (ella, essa virtù) avviva, e nel quale si lega come, есс. 142-144. Alf. not. il secondo e 'l terzo. Per la natura lieta, dell' intelligenza motrice. Inf., vii: Con l'altre prime creature lieta Mista, col prezioso corpo ch'ella avviva. Lombardi ci avvisa che toglie la virgola comunemente situata tra mista e per. Fa bene; ma non così, ponendola tra corpo e luce non volendo dir certo mista per lo corpo, ma si luce per lo corpo, a fare che sia giusto il secondo termine comparato, come letizia luce per 145Da essa vien ciò che da luce a luce Par differente, non da denso e raro: viva pupilla. E vegga chi può quanta confusione nasce da questo dislocamento della virgola, nel sentimento, nella gramatica e nella logica. E non capisco perchè il signor de Romanis non abbia riparato a tanto disordine nella sua nuova edizione. 145-148. Alf. nota i due ultimi. Da essa dalla bontà dell' intelligenza motrice. Da luce a luce, da uno ad altro lucente corpo, come dalle varie loro parti. Formal principio, principio dalla dipendente sostanzial forma. Vedi la nota al vers. 71. Conforme a sua bontà, perchè l'intelligenza dà virtù proporzionata e conforme al formal principio del prezioso corpo che avviva. Lo turbo e 'l chiaro, l'esser turbo (torbido, scuro e l'esser chiaro. |