La divina commedia, Opseg 1 |
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Stranica 170 - Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre!
Stranica 287 - E disser : Padre, assai ci fia men doglia, Se tu mangi di noi : tu ne vestisti Queste misere carni, e tu le spoglia.
Stranica 10 - Ch' ella mi fa tremar le vene ei polsi. A te convien tenere altro viaggio, Rispose, poi che lagrimar mi vide, Se vuoi campar d' esto loco selvaggio: Chè questa bestia, per la qual tu gride, Non lascia altrui passar per la sua via, Ma tanto lo impedisce, che l...
Stranica 29 - Quinci fur quete le lanose gote Al nocchier della livida palude, Che intorno agli occhi avea di fiamme rote. Ma quell' anime ch' eran lasse e nude, Cangiar colore e dibattero i denti, Ratto che inteser le parole crude.
Stranica 94 - S'elli han quell'arte, disse, male appresa, Ciò mi tormenta più che questo letto. Ma non cinquanta volte fia raccesa La faccia della Donna che qui regge, Che tu saprai quanto quell'arte pesa. E se tu mai nel dolce mondo regge, Dimmi: perché quel popolo è sì empio Incontr'a' miei in ciascuna sua legge? Ond...
Stranica 93 - Colui, che attende là, per qui mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.
Stranica 223 - Che per mare e per terra batti 1' ali, E per lo Inferno il tuo nome si spande. Tra li ladron trovai cinque cotali Tuoi cittadini, onde mi vien vergogna, E tu in grande onranza non ne sali. Ma se presso al mattin del ver si sogna, Tu sentirai di qua da picciol tempo Di quel che Prato, non eh' altri, t' agogna. E se già fosse, non saria per tempo. Così foss' ei, da che pure esser dee ! Che più mi graverà com' più m
Stranica 22 - Per me si va nella città dolente; Per me si va nell'eterno dolore; Per me si va tra la perduta gente.
Stranica 104 - Nota non pure in una sola parte, Come Natura lo suo corso prende Dal divino Intelletto e da sua arte : E se tu ben la tua Fisica note, Tu troverai non dopo molte carte, Che 1' arte vostra quella, quanto puote, Segue, come il maestro fa il discente, SI che vostr
Stranica 254 - Ond' io gli orecchi colle man copersi. Qual dolor fora, se degli spedali Di Valdichiana tra il luglio e il settembre, E di Maremma e di Sardigna i mali Fossero in una fossa tutti insembre, Tal era quivi, e tal puzzo n' usciva, Qual suole uscir dalle marcite membre.