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Cfr. il no. 4788.

CASINI TOMMASO, Studi di poesia antica. Città di Castello, Casa editrice S. Lapi, 1914. in-8, pp. VIII-366-(4).

Contiene questi studii: 1. Di alcuni ritmi e poemetti volgari; 2. Di un repertorio giullaresco; 3. Leggenda e poesia francescana; 4. Appunti su Cino da Pistoia (nuovi docc. biografici; Di alcune rime attribuite al Pistoiese); 5. Spigolature di Rime antiche Poesie varie dei secc. XIII e XIV; Sonetti del secolo XIII; Tre ignoti rimatori del Trecento: il veneto Paolo di Bernardo, Pier Paolo Vergerio di Capodistria, Giorgio Anselmi da Parma); Lauda inedita di Matteo Griffoni; Frottola politica bolognese, attri buita a Tommaso Pellacani. Come si vede, poco di novo in questo vol., nel quale gli studiosi vedran bensi con piacere raccolti lavori importanti che si celavan finora tra le pagine di vecchie riviste ed eran perciò difficilmente accessibili.

CELLINI ADOLFO.

(4783)

« Extra Ecclesiam nulla

salus» secondo la sana teologia e la « Divina Commedia ». Siena, tip. S. Bernardino, 1914, in-16°, pp. 88.

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pag. 622. viltà di Siena.

CIPOLLA CARLO.

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(4785)

La data della morte di Dante secondo Ferreto de Ferreti: Nota. (Negli Atti dell' Ac. delle scienze, 1914).

Secondo il F. Dante sarebbę morto l'11 agosto; testimonianza questa, nota il C., - piú antica d'ogni altra (il F. mori prima del 13 di apr. 1337) e di ogni altra più precisa, perché confortata da osservazioni astronomiche.

(4786)

Dante e Francesca. CORRADINI ENRICO. (Nel Marzocco, XIX, 23).

Dalla esposizione del Canto V, fatta dal C. a Milano e a Firenze, uella Sala di Dante: esposizione viva, calda, eloquentissima, sebben con osservazioni non sempre e del tutto accettevoli. (4787)

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Critica incoerente. Trieste, Ettore Vram, (Copodistria, Stab. tip. Carlo Priora), 1907, in-8°, pp. 46.

Contro il recensore di suoi scritti danteschi, nella Rass. bibl. della Lett. it., XIII, 337.

(4790)

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editore, (Stab. art. tip. G. Caprin), 1912, in-8°, pp. 36.

A Inf., II, 61-90; III, 88; IV, 8; XXIII, 75-76; Purg., II, 93-105; XX; Par., XXVII; e de' Corpi aerei, ora impalpabili, ora palpabili; della Indeterminatezza nella figurazione del « Paradiso »; della Macchina del « Paradiso » fondata sopra un' incongruenza. (4791) Cfr. il no. 4880.

D'ANNUNZIO GABRIELE.

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Ai registri che il Luiso publicò pure nel Bull. (XIV, 70) e a quel che il D. stesso ci diede in proposito nella sua storia di Firenze (Forsch., IV, 372) si aggiunge qui un' altro ricordo che mostra lo Scornigiani in funzione di diplomatico. Pisa, costretta nel 1257 a una pace poco lieta con Firenze, alleata di Lucca e di Genova, cercò e trovò contro quest'ultima nella Republica veneziana un ausilio alla sua mal ferma potenza marittima e alla sua posizione in Oriente. Il 18 di luglio 1257 fu fermato fra Pisa e Venezia un accordo decennale « ad destructionem et confusionem Ianuensium » (Ven., Arch. di Stato, Pacta venetor., Lib. blancus, 212-219) che veniva di poi rinnovato più volte e per un altro periodo di cinque anni il 7 di febbr. 1291 (ivi, 219-222). Per uno di questi prolungamenti, ricordato appunto nel doc. del '91, cioè per quello che fu fatto nel '75, in decembre, fu << syndicus » di Pisa « Marzuchus Scornigiaus judex » che in altro luogo del detto doc. è ricordato < Marzuchus Scorniscianus ». Cosi troviamo il « buon Marzucco », la cui presenza ad Arezzo (Bull. d. Soc. dant. it., XVI, 58) e a Firenze era già nota, in attività e in un officio assai rilevante anche a Venezia nel 1275.

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Women of Florence: translated by Mary C. Steegmann, with preface by doctor Guido Biagi. London, Chatto and Windus, 1907, in-8° fig., di pp. XXXVI-299-(1).

Tra altro: Rise of the Comune of Florence; From Dante to Boccaccio; Beatrice in the life and poetry of the thirteenth Century. (4798)

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Giornale dantesco, anno XXIII, quad. I.

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:

d G. L. Passerini, segnalato con un telegramma al Secolo di Milano, E. Z. scriveva : « Il bellissimo commento del divino Poeta che G. L. Passerini con profondo studio e intelletto d'amore ha dato alla gioventú d'Italia per i tipi dell'editore Sansoni di Firenze, ha subito il sequestro da parte di un solerte funzionario in quella Trieste piangevole che verso di noi ora guarda con alta speranza. La motivazione che legalizza l'atto volgare di chi ha creduto rendere un grande servizio al suo Imperatore, dice che il comento contiene varie interpretazioni irredentiste, le quali suonano offesa alla nostra alleata di ieri che sulla Venezia Giulia tiene distese le ormai spennate ali, e allunga vieppiú ed unghie e rostro per far sentire il suo domínio. Cosi è il Poeta italico, quegli che attraverso i secoli è venuto affermando il diritto nostro sull'ampia curva dell'Alpe fino A Pola presso del Quarnaro, ha dovuto sopportare il bavaglio, e soffocare nell'anima vasta il sentimento che fu arra, incitamento ai padri nostri, dal Foscolo al Mazzini, per la redenzione della patria. « Continua dunque l'esilio suo, non più Guelfo né Ghibellino, il genio nostro; ritornerà d'oltre Adriatico la grande anima sua, men. tre più viva in Ravenna oggi sarà la votiva fiamma che i fratelli lontani gli accesero, trepidanti di promesse e di speranze. Ma là da Trento, alta nella luce del sogno ideale, si erge tuttavia la statua che gli eressero altri animi ed altri cuori, ed attende. Attende non più le camicie rosse che per la Rocca d'Anfo, Val del Conzei, oltre Bezzecca, duce Caribaldi, obbedirono, silenziosamente mesti, mentre s'avviavano ad altri sacrifizi ed alla vittoria: ma si attende sventolante il tricolore che oggi tutti i cuori generosi e forti aduna, sotto la protettrice ombra gloriosa. Fremeranno le ossa di quanti, da quasi cinquant'anni, giacciono sotto le zolle fiorite, su per i colli al Caffaro, a Condino, lassú dove piansero e si ricomposero nella nuova speranza i superstiti. Si scopron le tombe si levano i morti! Risuonano oggi, negli animi ridesti, le note vibranti della marcia garibaldina, mentre le aquile dai laureti del Gianicolo stanno per spiccare a volo, e le legioni si preparano a richiamare al suo fatale ritorno la fortuna latina. E tu sorgerai, o Giacomo Battaglia, spirito inquieto caduto a San Fermo, che in quel meriggio sanguigno reclinasti il capo ferito sul piccolo Dante che avevi con te, e passasti nel regno delle grandi ombre, adorando la patria ed il suo divino poeta »>! (4800)

FARINELLI ARTURO. Il « Giudizio » di Michelangelo e l'inspirazione dantesca. (Negli Scritti varii, in onore del Renier. Torino, 1912, p. 511).

Si è detto più volte e si ripete da molti in Italia, seguendo specialmente i tedeschi, essere nelle volte

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FLAMINI FRANCESCO.

(4802)

La varia fortuna di Dante in Italia. Firenze, G. Sansoni, editore, (tip. G. Carnesecchi e f.), 1914, in-8°, pp. 52.

Ordinato e rapido racconto delle vicende del culto dantesco ne' varii secoli della nostra letteratura. Nulla di nuovo, ma bene e chiaramente detto il già noto, con osservazioni personali giuste e a volte acute. Qualcosa ci sarebbe piuttosto da dire circa quello che il Fl. scrive segnatamente intorno a ciò ch'egli chiama « errore di prospettiva storica » per cui D. fu dai patrioti italiani assunto a profeta della Nazione, e a suo simbolo. Oh! no: i patrioti italiani sapevan bene, almeno i più culti di essi, quali fossero necessariamente gli intendimenti politici dell'Alighieri al tempo suo: ma sapevano anche che Egli era, infine, il solo nostro grandissimo poeta che 'dell'Italia bella aveva celebrato le glorie antiche e auspicate le nuove, che dell'Italia bella aveva pianti i dolori, deprecate le discordie, segnati con precisione maravigliosa i termini orientali, difesa e affermata la nuova favella. Altro che errore di prospettiva storica !

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per cura di Ferdinando Neri. Città di Castello, Casa editrice G. Lapi, 1914, in-16° di pp. 118-(2).

È il no. 7 della Collez. di class. ital. con note, dir. da P. Tommasini Mattiucci: una delle troppe Collezioni di classici nostri che sono sorte dopo la coraggiosa iniziativa del Laterza di Bari, che gli altri editori nostri incoraggiano, com'è pur troppo uso tra noi, cercando di metterle de' bastoni fra le ruote, facendole una concorrenza spietata e a tutti dannosa. (4805)

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FREGNI GIUSEPPE.

(4806)

Sul grido di Nembrod, e cioè sul verso di Dante che dice « Raphel mai amech Zabi almi» (« Inferno» XXXI): Studi critici, filologici e letterari. Modena, Soc. tip. Modenese, ant. tip. Soliani, 1913, in-8°, pp. 29-(3).

A proposito della polemichetta intorno a questo verso dei professori Benini e Scerbo (cfr. i ni. 4777 e 4862 di questo Bull.) sostiene che le parole di Nembrod « non sono voci né prebabeliche né postbabeliche.... » ma sibbene « tutte parole nostre, due delle quali provenienti dalle lingue orientali », ma anche quelle nostre, comuni, volgari», tali « che tutti le intendono ». In breve, D. vuol dire : « Oh! (maledetto) Raziel il maestro delle lingue e delle arti meccaniche ! e voi pure Zabii, almanacchisti ed astrologhi! ». Esclamazione, grido di vendetta e di rabbia contro Raphel o Raziel, precettor d'Adamo, primo maestro delle lingue, e contro ai Zabii, popolo dell' India secondo Stefano bisantino, e anche contro a quei popoli che furono impostori, astrologhi, architettori di castelli in aria, ed ebber parte nella costruzione della famosa torre di Babele.

(4807)

Sul Veltro allegorico di Dante, e cioè sul verso che dice: « Infin che il veltro Verrà che la farà morir con doglia »; e su tre successive terzine dei due feltri e dell'umile Italia (Canto I dell' « Inferno»): Studi critici, filologici e letterari. Modena, G. Ferraguti e C. tipografi, 1913, in-8, pp. 30-(1).

Il veltro << non è che Clemente V » e la espressione: e sua nazion sarà tra feltro e feltro, vuol dire che « la Francia e l'Italia due nazioni in una saranno come una sola, tra due crogiuoli collegate e unite ». La Francia, si ricordi, era la nazione di Clemente V, il quale Papa, nella speranza di Dante, avrebbe dovuto porre stretto accordo tra i due dominii dei Re di Francia e della Corte di Roma. L' « umile Italia » poi non è riferibile solamente alla bassa Italia, ma all'Italia tutta quanta e a Roma in ispecial modo. Finalmente la frase: Questi la caccerà per ogni villa, dà la nascita del Papa : « Bertrando era di Goth ; e quando D. dice la caccerà per ogni villa, vedete accidentalità di nomi con queste parole allude alle origini di Clemente V: Villandrau »>.

(4808)

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GAUTIER PIERRE. L'oriflamme. (Ne L'echo de Paris, 6 giu., 1914).

A proposito della festa dell' orifiamma, celebrata a St. Denis il 7 di giugno, nell' anniversario di quella battaglia di Bouvines che Michelet proclamò « si fameuse et si nationale » ; festa inspirata da un pensiero nobilissimo come tutto ciò << qui peut rappeler, ranimer les grandes traditions de la royauté française » e che quindi « sert la patrie et en mantient les meilleures maxime », P. Gauthier richiama alla mente de' lettori, per sommi capi, la storia gloriosa del glorioso stendardo de' Re francesi, che pur Dante << au dernier sonnet de son Paradise nomme,... en évoque l'image éblouissante, aime en dresser la hampe d'or dans un de ces vers surhumains où apparaît la Vierge Marie... C'est le cercle où resplendit Notre Dame, que le Poete ose appeler une oriflamme pacifique. Non, dice il G. c'est l'oriflamme guerrière, la vraie, celle de nos battailles, que nos fêtes vont évoquer ». (4809)

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« Commedia » di Dante. Barga, tip. Bertagni, 1913, in-8°, pp. 31-(1).

Dimostra come il Comento emerge, dopo, s'intende, il Decameron, sulle altre opere boccaccesche, perché nessun altro argomento aveva offerto quanto questo al Certaldese il mezzo di spiegare tutte le doti del suo ingegno e la profondità del suo intuito. (4813)

GUYON BRUNO. Un imitatore di Dante. (Nel Marzocco, XVIII, 14).

Tratta del cinquecentista Mauro Vetranic (14821576), nato sulle opposte sponde dell'Adriatico fra il popolo serbo del contado della veneziana aristocratica Ragusa, la quale per le antiche sue relazioni coll' Italia e per la cultura italiana ivi diffusasi all'alba del Rinascimento, si meritò il glorioso nome di Atene dei Balcani. Scrisse, fra altro, un Poema allegorico intitolato Pelegrin, in cui l' inspirazione, l' intonazione e la disposizione è dovuta al Poema di Dante. (4814)

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LOCELLA MARIE.

-

(4820)

Dantes Francesca da Rimini in der Literatur, bildenden Kunst und Musik. Nach den plänen und entwürfen des professors baron Guglielmo Locella. Mit 19 kunstbeilagen und 75 abbildungen im text. Eszlingen a. N., Paul Neff verlag (Max Schreiber), 1913, in-8° fig., pp. (6)-205-(1).

Contiene: 1. Francesca da Rimini in der Geschichte; 2. Fr. da Rimini bei Dante; 3. Fr. da Rimini in der Literatur (Italien, Frankreich u. Belgien; Spanien u. Mexico; Deutschland u. die Schweiz; England u. Nordamerika; Holland, Schweden, Polen u. Russland); 4. Fr. da Rimini in der bildenden Kunst (Italienische Malerei, Französische und Belgische Malerei; Deutsche Malerei; Englische Malerei; Plastik); 5. Fr. da Rimini in der Musik. Bellissimo libro riccamente illustrato da riproduzioni superbe. Cfr., tra altro, la recens. del Renier (Giorn. st. d. Lett. it., LXII, 437) e quella del Levi (Ateneo ven., luglio-agosto, 1913). (4821)

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San Francesco, i Fran

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