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Nuova Angeletta Joura l'ale accerta, Ed anche in quell' Ecloga latina

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Daphne go se folam deferto in litore primuma Afpexi dubius hominemne, Deamne viderem.

Chi foffe poi Lauretta, o Laura così da lui per miglior fuono chiamata, comecchè pari mente varie fiano l'opinioni, nondimeno con più certezza può dirfi effer ella nata della nobil famiglia di Sade Avignonese, e non come tiene il Velluttello, d'un tale Arrigo Chiaban Signor di Cabrieres, il quale probabilmente non è mai stato, che un perío naggio chimerico. Imperocchè egli è fuor di dubbio, che il fepelcro fcoperto l'anno 1529. nella Chiefa de' Francescani di Avignone con l'offa di M. Laura, e con la fua medaglia infieme col Sonetto, che incomincia

Qui vïpofan le caßte e felici offa, Ce..

è stato in ogni tempo della famiglia fuddetta, qualmente afficurano l'antico poffeffo, e la Stella arme gentilizia della medefima, che ivi intagliata fi vede ; Ed oltre a quefto l'inveterata, e coftante tradizione di quel Popolo, con l' avere il Poeta ne' fuoi verfi fpeffe volte allufo alla Stella, non fono argomento affatto fpregievole per iftabilire que fta opinione. Ma circa all'età fua, allorchè da Francefco fu la prima volta veduta, e cir, ca al vero giorno, e l'ora di così celebre in namoramento, non iftarò fcrivendo a dilungarmi, mentre parecchi lo hanno fatto-, some Alfonfo Cambi Importuni, Luca Antonio Ra dolfi, il Mazzoni, e Francefco Giuacini, com ricerche non meno fcrupolofe, che inutili

An,

Anche la queftione fe viveffe nel celibato,,o nò, come può forfe cadere in dubbio a motivo in fpecie di quel Sonetto, che principia Liese e penfofe, accompagnate e fole, &c.

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lafcierò volentieri all' efame de' più curiofi in. dagatori. Solo mi bafta d'aggiungere, che Laura non fu mai Poeteffa, checchè ne dica" il Noftradama nelle vite de' Poeti Provenzali mentre il Poeta in tanti luoghi, che di effa ragiona, nulla giammai ne dice, e fra tante Poefie Provenzali che ci fono rimafe, nẹppure un verfo fi trova, che venga alla medelima attribuito. Dalle quali cofe può chiccheffia tanto meglio conofcere, non fo s'io' mi dica la bizzarria o impoftura di colui, che l'anno 1552. diede in Venezia alla luce alcune Poefie col titolo d: Sonetti, Canzoni, e Trionfi di M. Laura in risposta di M. Francesco Pe. trarca, c. Fu quefto amore del Poeta uni. co, come egli aflicura, ed onesto, ma per altro così grande e coftante, che non folo amò Laura tutto il tempo, che ella viffe, ma eftinta ancora la piante, e viviffima ne con. fervò la memoria fino all' ultima vecchiezza. Quindi è che giunto all'anno ventottefimo pensò di lafciare Avignone e di viaggiare per la Francia, e per la Germania, fperando in tal guifa o di recuperare l'antica libertà o almeno di moderar la fua fiamma. Onde ottenuta licenza dai Signori Colonnefi, appreffo i quali, come ho detto, dimorava, andoffene prima a Parigi, e di li paffato in Fian. dra gran parte offervò della Germania, d' onde, attraverfata la felva Ardenna, fi reftitul a Lione. Quivi arrivato ebbe lettere di Jacopo Colonna, collé quali era pregato di feguir. Jo a Roma, dove egli già fi trovava incamminato. Sicchè rivolgendo ftrada a quella par

te

te con molta celerità s'indrizzò. Giunto Capranica fu ivi costretto dal Conte Orfo del-* 1a Anguillara a trattenerfi alcun giorno, per non esporfi a rischio evidente della vita, effendo allora le ftrade mal ficure, e tanto il Paefe in iscompiglio per le nemicizie de'Nobili Romani. Ma intefa la fua venuta portoffi a levarlo il Vefcovo Jacopo con Stefano fuo fratello, i quali colla fcorta di 100. Cavallifano e falvo lo conduffero a Roma, ove più mefi dimorò contemplando gli antichi monumenti, e i maeftofi avanzi di quella gran Me.. tropoli. Indi accefo del defiderio di riaffumere gli interrotti ftud), tornò di nuovo in Avignone, ove ai prieghi del Cardinal Giovan. ni al fervigio fi pofe del Pontefice Giovanni XXII. in qualità di Segretario, quantunque a principio affai ripugnaffe, attefo il contragenio, che aveva alle Corti. Da quefto Pontefice fu adoperato in molti affari di grande importanza, e più volte fu da effo (pedito in Francia, in Inghilterra, e in Italia, con belle promeffe di grandi avanzamenti. Ma fie nalmente accortofi Francesco quanto vane fol fero le fue fperanze, fatta una fubita rifolu zione, da quella fervitù fi tolfe, e tornan do ai foliti ftudj, e al bel foggiorno di Vald clufa, ivi per lungo tempo dimorò, non la fciando per altro d'andare fpeffo a vifitare la fua bella Laura. In quefto tempo e luogo fu, che diede principio, ed anche in buona parte conduffe il fuo Poema dell' Affrica, da cui ne fperava una gloria immortale: Ma per mala forte ignorava egli con tutti i fuoi contemporanei la bell'opera compofta full' ifteffo foggetto da Silio Italico, il quale come ognun fa, molti anni dopo fu fcoperto e pub blicato dal Poggio: di cui fe notizia veruna aveffe avuta, egli è credibile, che non a vrebbe giammai pofto mano a quell' imprefa

Nel

Nel medefimo foggiorno gran parte compose. delle rime volgari, e molt' opere in profa fece eziandio, o incominciò, fecondo che attefta egli fteffo in una fua epiftola (116 delle famil). Mentre applicando ai fuoi ftudj nel lungo già detto dimorava, veniva fpeffo dagli amici vifitato, e da varj Signori della Corte: d'Avignone; anzi a tal fegno era già divenuto celebre, che fino dai lontani paefi portavafi taluno a vederlo, come fece Pietro Pittavienfe, il quale è da effo chiamato vir infignis religione, & litteris ( Epift. 7 lib. 16. fe mil.) Intanto la fama del fuo Poema volava per tutto, fu cofa degna di maraviglia, che in un fol giorno ebbe lettere dal Cancelliere dello Studio di Parigi e dal Senatore di Roma, colle quali era invitato a prendere la corona Poetica fra loro. Il quale invito fu certamente in quel fecolo di grandiffimo onore " COme cofa non più praticata da lunghiffima ferie di anni, perlochè ftando egli perpleffo a qual partito doveffe appigliarfi, mercè la gran fama dell'università di Parigi, e l'antica reputazione del Senato e Campidoglio Roma. no; finalmente confultato per lettera il Car. dinal Colonna, e da effo efortato ad elegger fi piuttosto Roma, colà risolvè d'incamminarfi. Prima però volle paffare a Napoli per ave. re fopra il fuo Poema il giudizio del Re Roberto, ftimato in quel fecolo Principe fopra gli altri dotto, e foaviffimo. Laonde imbarcatofi a Marfilia in breve colà fi conduffe ove fu accolte da quel magnanimo Re con tutti i fegni d'onore, ed amorevolezza. Ed— avendo egli in tre giorni i fuoi verfi uditi, che molto gli piacquero, non folamente giudicollo degno della corona, ma più volte con grande iftan za lo pregò a voler riceverla in Napoli di fua mano. Niente però profitsando fu questo punto, volle almeno efiger

da

da lui promeffa, che il Poema dell' Africa, terminato che foffe, gli farebbe da effo intitolato, ficcome dopo fedelmente efeguì. Ed. allor quando Francesco andò a Corte per li cenziarfi, il Re giunfe a dirli, che fe non foffe stato in età così grave, farebbe anch' egli paffato a Roma, per godere la novità di quello fpettacolo, e maggiormente onorarlo colla fua prefenza ; ma giacchè non poteva egli, mandò feco alcuni perfonaggi, e fcriffe al Senator Romano una lettera ampliffima in fuo favore. Giunto pertanto a Roma, ove il Conte Orfo dell' Anguillata fuo gran fautore ed amico l'ufizio efercitava di Senatore, vol-. le quel Signore prontamente della laurea ono. rarlo, prima che fpiraffe il termine dell' infi. gne fua carica omai vicino Perlaqualcosa il di 8. d' Aprile dell' anno 1341. che fu appunto la Pasqua di Refurrezione, fu coronato il Poeta in Campidoglio con un grande applau. fo, e concorso del Popolo Romano Hanno pretefo alcuni, fra i quali il Gamurrini il buon Vefcovo Tommafino, di darci un'idea di questa funzione col teftimonio d'una ciocca e ridicola lettera, che fotto il nome di Sennuccio del Bene fftampata in Venezia nel 1549. Io non iftarò a confutare l'inette, e palmarie falfità, che ivi fi leggono, baftando folo accennare che il magnifico Cane della Scala, a cui fi finge diretta, era già morto parecchi anni prima di tale avvenimento. Riferirò bensì a questo propofito la bre ve, ma fincera memoria, che da M. Lodovi. .co di Buonconte Monaldefchi teftimonia oculare fu lafciata nel fuo Diario inferito dal Chiariffimo Signor Lodovico Antonio Murato. ri nel Tom. 12. degli Scrittori Italici, e la quale è ftata pure riportata dal Tommafino (Petrarc. vediv.) ne' termini feguenti., L' ,, anno 1341 nel Pontificato di Papa Benedet

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