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DELLA DIVINTA'. Anzi più affai: però che nulla il tene: 31S O qual grazia mi fia, fe mai l'impetro, Ch'i veggia ivi prefente il fommo bene, Non alcun mal; che folo il tempo mefce E con lui fi diparte, e con lui vene. Non avr albergo il fol in Tauro.o 'n Pefce; Per lo cui variar noftro lavoro

Or nafce or muore,ed or scema,ed or crefce. Beati fpirti, che nel fommo coro

Si troveranno, o trovano in tal grado, Che fia in memoria eterna il nome loro! O felice colui, che trova il guado

Di quefto alpeftro, e rapido torrente Cha nome Vita, ch'a' molti è sì a grado! Mifera la volgare, e cieca gente!

Che pon qui fue fperanze in cofe tali, Che'l tempo le ne porta si repente. veramente fordi ignudi, e frali, Poveri d'argomento, e di configlio, Egri del tutto, e miferi mortali ! Quel che'l mondo governa pur col ciglio, Che conturba, ed acqueta gli elementi Ai cui faper non pur io non m'appiglio, Ma gli Angeli ne fon lieti, e contenti Di veder delle mille parti l'uma ; E'n ciò fi fanno defiofi, e 'otenti. O mente vaga al fin fempre digiuna! A che tanti penfieri? un' ora (gombra Quel che 'n molt' anai appena fi raguna Quel che l'anima noftra preme, e'ngombra, Dianzi, adeffo, ier, diman, mattina, e fera, Tutti in un punto pafferan, com' ombra. Non avrà loco fu farà, nè era;

Ma è folo in prefente, e ora e oggi, E fola eternità raccolta, e'ntera. Quanti (pianati dietro, e innanzi poggi, Che occupavan la vista! e non fia in cui 0 2

No.

V. 12 al. vedo. v. 18. al ciechi. v. 23. al. faver. V. 26. Ed in ciò stanno. v. 36. al, innanzi e ʼn dierve.

Noftro o fperar, e rimembrar s'appoggi La qual varietà fa 'fpeffo altruis Vaneggiar si che 'l viver pare un gioco, Penfando pur, che fard to? che fui? Non farà più divifo a poco a poco,

Ma tutto infieme ; e non più state, o verno, Ma morto tempo, e variato il loco: E non avranno in man gli anni 'l governo Delle fiamme mortali; anzi chi fia Chiaro una volta, fia chiaro in eterno. "O felici quell' anime che 'n via

Sono, o faranno di venir al fine Di ch'io ragiono; quandunqu' e’fi fia. E trall'altre leggiadre, e pellegrine, Beatiffima lei, che Morte ancife Affai di qua dal natural confine! Parranno allor l'angeliche divife, E l'onefte parole, ei penfier cafti Che nel cor giovenil Natura mife. Tanti volti, che Morte, e 'l tempo han guasth Torneranno al lor più fiorito ftato:

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E vedraffi ovey Amor, tu mi legasti;' Ond' io a dito ne fard moftrato,

Ecco chi pianfe fempre, e nel fuo pianto Sopra rifo d'ogni altro fu beato: E quella di cu' ancor piangendo canto, Avrà gran maraviglia di se fteffa Vedendofi fra tutte dar il vanto. Quando ciò fia, nol fo; faffel propri' effa: Tanta credenza a' più fidi compagni Di si alto fecreto ha chi s' appreffa Credo che s'avvicini, e de' guadagni Veri, e de' falfi fi farà ragione ; Che tutte fieno allor opre di ragni Vedrafli quanto in van cura fi pone, E quanto indarno s' affatica, e fuda, Come fono ingannate le perfone. Neffun fecreto fia chi copra, o chluda: Fia ogni confcienza o chiara, o fofca

v. Kễ ah fepor, v. 28, al fentendoft.

Di.

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Dinanzi a tutto i mondo aperta, e nuda;
E fia chi ragion giudichi, e conofca
Poi vedrem prender ciafcun fuo viaggio,
Come fiera cacciata fi rimbofca:

E vederaffi in quel poco paraggio,
Che vi fa it fuperbi, oro, e terreno
Effere ftato danno, e non vantaggio:
E'n difparte color, che fatto 'I freno
Di modefta fortuna, ebbero in ufo
Senz' altra pompa di goderfi in feno,
Quefti cinque trionfi in terra giufo

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Avem veduti, ed alla fine il fefto; Dio permettente, vederem laffufo.. El tempo a disfar tutto così grefto, E Morte in fua ragion cotanto avara Morti faranno infeme e quella, e questo: E quei che fama meritaron chiara,

Che tempo fpenfe; ei bei vifi leggiadri, Che 'mpallidir fe il tempo, e Morte amara, L'obblivion, gli aspetti ofcuri, ed adri, Più che mai bei tornando, lafceranno A Morte impetuofa i giorni ladri. Nell'età più fiorita, e verde aranno

Con immortal bellezza eterna fama

Má innanzi a tutti ch'a rifar fi vanno;

E quella, che piangendo il mondo chiama
Con la mia lingua, e con la stanca penna;
Ma'l ciel pur di vederla intera brama.
A riva un fiume, che nasce in Gebenna
Amor mi diè per lei sì lunga guerra,
Che la memoria ancor il core accenna
Felice faffo, che 'I bel vifo ferra!

Che poi ch'avrà riprefo il fuo bel velo
Se fu beato chi la vide in terra,

Or che fia dunque a rivederla in cielo?

*V. 7. al. esservi . v. 14. E l tempo disfar tutto,e.

FINE DE TRIONFI.

318

DE SONETTI

DEL

I

PETRARCA.

Hi bella libertà, come tu m' hai a pag. 78

Al cader d'una pianta che fi fcelle, 221

Alma felice, che fovente torni

203

114

139

67

128

96

Almo Sol, quella fronde ch'io fola amo, 142
Amor, che meco al buon sempo si flavi
Amor, che 'ncende 'l cor d'ardente zelo,
Amor, che nel penster mio vive, e regna, 11
Amor, che vedi ogni pensiero aperto, 129
Amor con la man destra il lato manco. 166.
Amor con fue promeffe lusingando
Amor ed io st pien di maraviglia,
Amor, Fortuna, e la mia mente Schiva
Amor fra l'erbe una leggiadra vete
Amor, io fallo, e veggiol mio fallire: 170.
Amor, mba pofto came fegno a firale,
Amor mi manda quel dalce pensiero
Amor mi prona in un tempo ed affrena;
Amor, Natura, e la bell' alma umile.
Amor piangeva, ed io con luitalvolta ;
Anima bella, da quel nodo feialta
Anima, che diverfa cofe sante

138

111

132 137 140

20 215

250

A piè de colli ove la bella veßta'
Apollo, s' ancor vive il bel defio

7

30

Arbor vittoriofa, e trionfale,

185

Afpro core, felvaggio, e cruda voglia

189

Aura, che quelle chiome bionde,
Avventurosè più d' altro terreno,

crefpe 166

86

Big

B

Eato in fogno, e di languir contento, 157

B Benedesso fel giorno, el mese, e l'anno, s

Ben fapev' io che natural configlio,

C

56

Cantai, or piango; e non men di dolcezzo 166

la vita, e dopo lei mi pare

Cercato ho fempre folitaria vita
Cefare, poi che'l traditor d'Egitto

184

183

81

Che fai, alma? che penfil aurem mai pace? 123
Che fai? che penfi? che pur dietro guardi 199
Chi vuoi veder quantunque può Nasura, 177
Come'l candido più per l'erba fresca
Come talora al caldo tempo fole

131

117

Come val mondo! or mi diletta, e piace 207 Conobbi quando il ciel gli occhi m' aperse, 240 Cost porefs' to ben chiuder in verfi

D

77

89

55

253

95

D
Apiù begli acchi, e dal più chiaro viso 244
Datemi pace, o duri miei pensieri: 199
Deb porgi mano all' affannato ingegno, 257
Deb qual pierd, qual Angel fu si preflo 241
Del cibo onde'l fignor mio fempre abbonda, 241
Dell'empia Babilonia, onde fuggita
Del mar Tirreno alla finiftra riva
Dicemi fpeffo il mio fidaro spoglio,
Diciafless anni ha già rivolto il cielo
Di di in di vo cangiando il viso, e 'l pelo: 145
Difcoloraso bai, Morta, il più bel volte 204
Dodici donne oneftamente laffe,
Dolce mio caro, e prezioso pegno,
Dolci durezze, placide repulfe.
Dolci ive, dolci fdegni, e dolci paci,
Donna, che lieta col principio nofiro

0 4

164

240

256

150

244

Due

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