Slike stranica
PDF
ePub

E quel Nasetto, che, stretto a consiglio
Par con colui che ha sì benigno aspetto,
Mori fuggendo, e disfiorando il giglio :
Guardate là come si batte il petto.
L'altro vedete che ha fatto alla guancia
Della sua palma, sospirando, letto.

Padre, e suocero son del mal di Francia:
Sanno la vita sua viziata, e lorda,

E quindi viene il duol che sì li lancia.

(Purg. VII, 103, e Disc. sul Testo p. 104-359.)

Sonetto riconosciuto da Dante per la sua prima poesia scritta nove anni dopo ch'ei vide, e s'innamorò di Beatrice.

« Questa mirabil donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo di due gentili donne, le quali erano di più lunga età, e passando per una via, volse gli occhi verso quella parte ov'io era molto pauroso; e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel gran secolo, mi salutò virtuosamente, tanto ch'egli mi parve allora vedere tutti gli termini della beatudine. L'ora che il suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quel giorno. E perocchè quella fu la prima volta, che le sue parole si mossero per venire a' miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partii dalle genti, e ricorsi al solingo luogo d'una mia camera, e puosemi a pensare di questa cortesissima. E pensando di lei mi sopraggiunse un soave sonno, nel quale m'apparve una maravigliosa visione. Che a me parea vedere nella mia camera una nebula di color di fuoco, dentro della quale io discerneva una figura d'un signore di pauroso aspetto, a chi il guardasse e pareami con tanta letizia, quanto a se, che mirabil cosa era e nelle sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea, se non poche; tra le quali io intendea queste : Ego Dominus tuus. Nelle sue braccia mi parea vedere

una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in un drappo sanguigno leggiermente : la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi che era la donna della salute, la qual m' avea il giorno dinanzi degnato di salutare. E nell' una delle mani mi parea che questi tenesse una cosa, la quale ardesse tutta : e pareami che mi dicesse queste parole: Vide Cor tuum. E quando egli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormia, e tanto si sforzava per suo ingegno, ch'egli le facea mangiare questa cosa che in mano gli ardea, la quale ella mangiava dubitosamente. Appresso ciò, poco dimorava, che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e così piangendo, si ricoglieva questa donna nelle sue braccia : e con essa mi parea, che se ne gisse verso il Cielo; onde io sostenea si grande angoscia, che il mio deboletto sonno non potè sostenere, anzi si ruppe, e fui disvegliato; ed immantinente cominciai a pensare, e trovai che l'ora nella quale m'era questa visione apparita, era stata la quarta della notte sicchè appare manifestamente, ch'ella fu la prima ora delle nove ultime ore della notte. Pensando io a ciò che m'era apparito, proposi di farlo sentire a molti, li quali erano famosi trovatori in quel tempo; e con ciò fosse cosa che io avessi già veduto per me medesimo l'arte del dire parole per rima, proposi di fare un sonetto nel quale io salutassi tutti gli fedeli d'amore; e pregandogli che giudicassero la mia visione, scrissi loro ciò che io aveva nel mio sonno veduto, e cominciai allora questo sonetto :

A ciascun' alma presa, e gentil core,
Nel cui cospetto viene il dir presente,
In ciò che mi riscrivan suo parvente
Salute in lor signor, cioè Amore.

Già eran quasi ch’atterzate l'ore

1285

Eta XX

Del tempo, ch' ogni stella è nel lucente,
Quando m' apparve Amor subitamente
Cui essenzia membrar mi dà orrore.

Allegro mi sembrava Amor, tenendo
Mio core in mano, e nelle braccia avea
Madonna, involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d'esto core ardendo
Lei paventosa umilmente pascea,
Appresso gir lo ne vedea piangendo.

(Vita nuova.)

Origine dell' amicizia di Dante con Guido Cavalcanti.

"

A questo sonetto fu risposto da molti, e di diverse sentenzie, tra'quali fu risponditore quelli, cui io chiamo primo degli amici miei : disse allora un sonetto, il qual comincia :

Vedesti, al mio parere, ogni valore.

E questo fu quasi il principio dell'amistà tra me, e lui quand'egli seppe che io era quegli che gli aveva ciò mandato. Il verace giudicio del detto sonetto non fu veduto allora per alcuno, ma ora è manifesto alli più semplici.

[ocr errors]

Morte di Papa Martino IV.

(Vita nuova)

Ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia :
Dal Torso fu, e purga, per digiuno,
L'anguille di Bolsena in la vernaccia,

(Purg. XXIV. 22.)

Morte di Filippo III. Nasello di Francia, e principio del Regno di Filippo il Bello, de' quali vedi all'anno precedente. Morte di Pietro III. d'Arragona descritto co'suoi successori nel VII. 112. e seg. del Purg.

Quel che par si membruto, e che s'accorda

[merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small]

Cantando con colui dal maschio naso,
D'ogni valor portò cinta la corda :
E se re dopo lui fosse rimaso
Lo giovinetto, che retro a lui siede,
Bene andava il valor di vaso in vaso :

Che non si puote dir dell'altre rede :
Iacomo, e Federigo hanno i reami :
Del retaggio miglior nessun possiede.
Rade volte risurge per li rami
L'umana probità : e questo vuole
Quei che la dà, perchè da lui si chiami

Enrico II. regna in Cipro.

(Purg. VII. 112, e seg.)

E creder dee ciascun, che già, per arra

Di questo, Nicosia, e Famagosta

Per la lor bestia si lamenti, e garra.

(Par. XIX, versi ultimi.)

Guido delle Colonne termina di scrivere la sua storia latina della guerra di Troja (Gherardo Vossio de His. lat. lib. II. Cap. 60).

Dante lo nomina fra' rimatori Siciliani (Vul. Eloq. Lib. I. 12. pag. 21. ivi, Lib. II. 5. vedi Disc. sul Testo pag. 277.

In quest'anno avvenne la morte di Ugolino, e de' suoi figliuoli in Pisa; e di Francesca figlia di Guido da Polenta in Rimini.

Dante combatteva alla battaglia di Campaldino, dove quei d'Arezzo furono rotti dal popolo di Firenze. Onde nel Purgatorio V. 91. domanda a Buonconte che era stato in quella battaglia :

qual forza, o qual ventura

Ti traviò si fuor di Campaldino,
Che non si seppe mai tua sepoltura?

1290

Età XXV

E dalle sue lettere autografe vedute dall' Aretino.

Questa battaglia racconta Dante in una sua epistola, e dice esservi stato a combattere, e disegna la forma della battaglia. E per notizia della cosa sapere dobbiamo, che Uberti, Lamberti, Abati, e tutti gli altri usciti di Firenze erano con li Aretini, e tutti gli usciti d'Arezzo Gentiluomini, e Popolani, e Guelfi, che in quel tempo tutti erano scacciati, erano co' Fiorentini in questa battaglia. E per questa cagione le parole scritte in Palagio dicono: Sconfitti i Ghibellini a Certomondo, e non dicono: Sconfitti gli Aretini; acciocchè quella parte degli Aretini, che fu col comune a vincere, non si potesse dolere. Tornando dunque al nostro proposito, dico, che Dante virtuosamente si trovò a combattere per la Patria in questa battaglia.

[ocr errors]

(ED Com. Vita di Dante).

Dante combatte nella guerra de' Fiorentini contro

a' Pisani, e ricorda la resa di Caprona.

E così vidi io già temer li fanti

Che uscivan patteggiati di Caprona
Veggendo sè tra nemici cotanti.

(Inf. XXI. 94.)

Prigionia del Marchese di Monferrato in Alessandria della Paglia per tradimento de' suoi sudditi.

Quel che più basso tra costor s'atterra
Guardando in suso è Guglielmo Marchese,
Per cui Alessandria e la sua guerra

Fa pianger Monferrato, e il Canavese.

(Purg. VII. 133.)

Morte di Beatrice che il poeta dopo dieci anni rivede nel Paradiso terrestre l'anno 1300. discesa per guidarlo nel cielo.

« PrethodnaNastavi »