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1319

Eta LIV

1320

Eta LV

Qual Temi, e Sfinge, men ti persuade
Perchè a lor modo lo intelletto attuja :
Ma tosto fien li fatti le Najade

Che solveranno questo enigma forte.

(Purg. Cant. XXXIII. V. 40, e seg.)

Di quell' umile Italia fia salute.

( In. 1.)

Come i numeri mille cinquecento diece e cinque vogliono dire DVX Capitano, vedilo nell' Indice a quelle parole. I Guelfi contrapposero a Cane re Roberto di Napoli, e lo crearono Capitano della loro lega. (Murat. Ann. d' Ital. anno 1318-1319.)

In quest'anno probabilmente Dante scriveva il Trattato sull' Eloquenza Volgare, che la morte gli impedì di finire, ed a poche parole parrebbe ch' egli fosse allora in Ravenna dove da più anni aveva trovato stabile domicilio a' suoi studj.

Nec mireris, Lector, de tot redactis autoribus ad memoriam. Non enim quam supremam vocamus constructionem, nisi per hujusmodi exempla possumus indicare; et fortassis utilissimum foret, ad illam habituandam regulatos vidisse poetas, Virgilium videlicet, Ovidium in Metamor. Statium, atque Lucanum: nec non alios, qui usi sunt altissimas prosas, ut Titum Livium, Plinium, Frontinum, Paulum Orosium, et multos alios, quos amica solitudo nos visitare invitat. (Ediz. Corbinelli, Parigi 1577. pag. 46.)

Roberto di Napoli sollecita Papa Giovanni XXII. di minacciare dell' interdetto i principi federati nella Lega Ghibellina, e fu commesso agli Inquisitori del santo Ufficio di procedere contro a Matteo Visconti, e a' suoi figliuoli, e Cane della Scala, e quanti Condottieri Ghibellini v'erano in Lombardia, ed in Toscana.

(Murat. ann. d' Ital. 519. 320.)

1321

Età LVI

Le maledizioni del Pontefice, e le armi de' suoi Cardinali minacciavano tutti i signori della Romagna.

A infiammare l'ira, e il dolore di Dante, e fargli più gravi i pericoli, venne Capitano dell' esercito pontificio un figliuolo di quel Carlo di Valois, mandato già da Bonifacio VIII. in Firenze, e stipendiato da' Guelfi a diffamare il poeta, e cacciarlo con altri molti della repubblica. Il Cardinale Poggetto era mentore del giovine Principe, ed esecrato dal poeta esso pure come Cardinale, e figliuolo bastardo del Papa Francese.

Dante va Oratore ai Veneziani per Guido Signor di Ravenna. Ritornasi accorato d'averli trovati inflessibili, e muore il giorno ventesimo primo di Settembre. E ov' anche al poeta fosse toccato il tristo privilegio di vita assai lunga, ei non che godere d'alcuna vendetta, avrebbe veduto Guido, e la sua famiglia dopo più di mezzo secolo di dominio andarsi fuggiaschi, e domandare ricovero quasi subito dopo ch' ebbero fatte le esequie, e la sepoltura al loro Ospite. Avrebbe veduto i suoi nemici nel breve corso di otto anni pericolare, e risorgere; e Cane affrettarsi al sommo della potenza, e Castruccio ridurre quasi tutta Toscana a parte Ghibellina, e l'uno, e l'altro morirsi giovani; e in quel mezzo, Firenze protetta, e di anno in anno avvilita più sempre dalla tirannide d'infami satelliti della casa di Francia; e il re Fra Roberto invecchiare con nome di Solomone; e il Papa Caorsino minacciato di sovrastante rovina dagli Apostoli nel poema, vivere novant' anni vendendo l'Italia alle rapine de' forestieri, e dissanguando tutti i popoli cristiani con simonie temute fino allora da' più avidi fra' Pontefici. Tali condizioni pendevano; e Dante pur aspettandone di propizie, dolevasi delle presenti; e di certo la impazienza del desi

derio doveva pur contristarlo di perpetuo timore per quelle che avvennero. Così che, non foss' altro, fu consolato dall' opportunità della morte. Non prima fu sotterrato, che il vecchio Guido mori esule in Bologna. Non però i figli suoi, raminghi anch'essi, si rimasero dall'opporsi virilmente al Cardinale Poggetto Legato di Papa Giovanni, che stava per andare a Ravenna a dissotterrare le ossa di Dante, e maledicendole, abbandonarle all' esecrazione del popolo.

NOTIZIE

E PARERI DIVERSI

INTORNO

A FORSE DUECENTO CODICI,

E ALLA SERIE DELLE EDIZIONI

DELLA

Commedia di Dante

CODICI MAZZUCCHELLIANO, E ROSCOE

Di questi due, e sono i soli esaminati da me, ho dato la descrizione verso la fine del Discorso sul Testo (pag. 426427.) Nellé postille, segnatamente alla cantica prima, ho notato le loro varianti migliori, e parecchie altre disutili tanto ch'altri sappia giudicare del valore di que' manoscritti. Le varianti degli altri (de' quali andrò qui riportando la descrizione fattane da chi li vide, aggiungendovi il mio parere) le ho citate su l'altrui fede Dalla Volgata degli Accademici della Crusca Dalla ristampa Cominiana Dalla lezione del Lombardi ripetuta poscia in Roma, e alterata di mano in mano Dalla Bodoniana Edizione del Dionisi Dalle citazioni della Padovana che in questa parte è benemerita più forse d'ogni altra Dalla Parigina del Biagioli Dalla Udinese E tal rara volta da' MSS. citati DANTE. 4.

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