Slike stranica
PDF
ePub

delle più caratteristiche e simpatiche figure del medioevo fiorentino: Guido Cavalcanti.

II.

Di Dante a Guido, testimonianze improntate d'affetto reverente e profondo sono consegnate a due delle minori sue opere: la Volgare Eloquenza e la Vita Nuova. Nella Volgare Eloquenza, (1) « Guido fiorentino » è uno de' pochi che hanno conosciuta l'eccellenza del linguaggio toscano, e saputo sceverarlo dalla scoria paesana: e il nome di lui, come in questa lode, così nelle citazioni di nobili dicitori in rima, (2) è congiunto a quelli di Cino da Pistoia, di Dante, e del massimo Guinicelli, contrapposti ai plebeeggianti » con Guittone d'Arezzo. La Vita Nuova, poi, il caro libretto amoroso, è anche il più delicato ricordo, che si abbia in qualsiasi letteratura, della giovanile amicizia di due poeti.

Il primo sonetto di Dante « A ciascun' alma presa e gentil core » è il principio della loro amistà: » (3) e delle risposte a quel sonetto, di che Dante richiese « molti i quali erano famosi trovatori in quel tempo, » quella di Guido asseconda mirabilmente il melanconico misticismo della proposta, che conteneva un involuto sogno d'amore. Amore, dice il Cavalcanti, (4)

Si va soave per sonni a la gente,
Che i cor ne porta sanza far dolore:

Fu dolce sonno ch'allor si compiea.

Primo de' suoi amici Dante lo chiamò sin d'allora: (5) e di Guido e di sè riserbò sdegnosamente il giudizio sulla insufficienza dei rimatori grossolani: (6) con lui concordò nell'intendimento che quella psicologica narrazione d'amore fosse « scritta solamente per vol

(1) I, xiii.

(2) II, vi, XII.

(3) Vita Nuova, § III.

(4) Sonetto Vedesti al mio parere, ogni valore, » a pag. 313 del libro di P. ERCOLE, Guido Cavalcanti e le sue Rime; Livorno, Vigo, 1885. Vedi anche la 2a edizione (Pisa, Nistri, 1884) della Vita Nuova, per A. D'ANCONA, a pag. 40.

(5) Vita Nuova, III, e passim.

(6) Vita Nuova, xxv.

gare, (1) cioè in volgare anche quelle parti, la cui intonazione scolastica avrebbe allora sembrato richiedere più convenientemente il latino: dritto e franco proposito; e forse prima cagione che altresì in volgare fosse poi scritto il Convito: e a lui finalmente, a questo suo primo amico, il gentile « libello » volle principalmente indirizzato, quasi al più degno, o al solo degno, confidente dell'amor suo: «questo mio primo amico, a cui ciò scrivo. » (2) E in uno de' sonetti episodiaci del romanzo, descrisse, l'una accanto all'altra, anzi « l'una appresso dell'altra meraviglia, » venire a lui la Bice e la Vanna, o Primavera, amata da Guido: venire, annunziate da Amore; e monna Vanna, « donna di famosa beltade, » essere come la precorritrice dell'angelica Portinari, di questa ideale personificazione dell'amore medesimo. (3) In un altro sonetto, poi, bellissimo, che non appartiene alla Vita Nuova, Dante propone al suo Guido, anzi sogna quasi con lui, una peregrinazione d'amore per le solitudini dell'oceano immense: Guido, Lapo Gianni, e Dante, navigare in un vascello incantato che si regoli a piacer loro: insieme con essi, sempre per virtù d'incanto, le tre donne amate; e cosi perdersi, fuori del mondo, nell'infinità dell'amore e del tempo. (4)

[blocks in formation]

(4) È nel Canzoniere di Dante (I, 74, ed. FRATICELLI); e lo riferiscono il D'ANCONA, pag. 183, e l'ERCOLE, pag. 317, delle citate opere:

Guido, vorrei che tu e Lapo e io
Fossimo presi per incantamento,

E messi in un vasel ch' ad ogni vento
Per mare andasse a voler vostro e mio;
Si che fortuna od altro tempo rio
Non ci potesse dare impedimento,
Anzi, vivendo sempre in un talento,
Di stare insieme crescesse il disio.

A questo immaginare baldanzoso e trasumano rispondeva Guido malinconicamente (e non senza le oscurità di quel « chiuso parlare » messo in voga dai Provenzali, e che involge troppa parte della poesia dugentistica anche del « dolce stil nuovo »), sè non sentirsi degno di tanto; (1) e in altro sonetto (2) mostrava non esser ben certo nemmeno delle condizioni, per così dire, amatorie, di ser Lapo testimonianze, l'una e l'altra, di quella sua natura disdegnosa e dubitante, della quale or ora espressamente diremo. Ma che l'affetto fraterno dell'Alighieri fosse da lui ricambiato condegnamente, ne è documento prezioso un altro sonetto (e questo, per fortuna, non meno chiaro di significato, che nobilissimo di contenuto e di forma), scritto quando le cure e le passioni de mondo reale cominciavano ad attrarre l'animo di Dante verso quel complesso di cose che egli poi simboleggiò nella Selva infernale. (3)

E monna Vanna e monna Bice poi,

Con quella ch'è 'n sul numero del trenta,

Con noi ponesse il buono incantatore:

E quivi ragionar sempre d'amore,

E ciascuna di lor fosse contenta,

Si come io credo che sariamo noi.

(1) A pag. 318 della cit. op. dell' ERCOLE:

S'io fossi quelli che d'amor fu degno,

Del qual non trovo sol che rimembranza,
E la donna tenesse altra sembianza,
Assai mi piaceria siffatto legno.

Riguarda se'l mio spirito ha pesanza,
Ch'un prest'arcier di lui ha fatto segno

Lo spirito fedito li perdona,
Vedendo che li strugge il suo valore.

(2) ERCOLE, pag. 319-20:

Se vedi Amore, assai ti priego, Dante,
In parte là 've Lapo sia presente,
Che non ti gravi di por si la mente,
Che mi riscrivi s'e' lo chiama amante.

Chè molte fiate così fatta gente
Suol per gravezza d'amor far sembiante.
Tu sai che nella corte là 've regna
Non vi può servir omo che sia vile
A donna che là dentro sia renduta.

(3) ERCOLE, pag. 324-25:

l' vegno 'l giorno a te infinite volte,
E trovoti pensar molto vilmente:
Allor mi duol della gentil tua mente,
E d'assai tue vertù che ti son tolte.

Solevanti spiacer persone molte,

Tuttor fuggivi la noiosa gente:
Di me parlavi si coralemente,
Che tutte le tue rime avei raccolte,

[ocr errors]

Di ciò si sdegna Guido, rimasto fedele alle superbe sue idealità. Egli. vede, come in questo mescolarsi per entro alle faccende della vita, fra la << gente noiosa » e« spiacevole » e i « vili pensieri, » vadano perdendosi la « mente gentile » e le altre assai vertù » dell'amico suo e acerbamente lo rimprovera, e gli dichiara che cesserà di visitarlo, e lo conforta a levarsi dall'« anima invilita » lo << spirito noioso » di pensieri e sentimenti siffatti; e gli ricorda la cara e nobile consuetudine de' loro belli anni passati, quando egli, Dante, partecipava con lui i segreti del cuore, e raccoglieva nella Vita Nuova le rime alle quali li avea confidati:

Di me parlavi sì coralemente,

Che tutte le tue rime avei raccolte.

Ma Dante ormai, anche attraverso ad aberrazioni e trascorsi, anche preparandosi materia di pentimento e di rimorso, s'incamminava per altre vie, nelle quali Guido, nè come uomo nè come poeta, non era disposto a seguirlo. Dante si discostava dalla Beatrice della vita nuova, dietro imagini che poi avrebbe riconosciute false, e incompiute attenitrici del bene che promettevano (1): ma nel passare fra mezzo a quelle mondanità, egli era per isvolgere tutte le possenti energie che gli fremevano nell'anima, egli era per essere quel compiuto uomo del tempo suo che Guido si astenne dall'essere. E quella stessa mondanità, largamente e duramente provata, cercata indarno di dominare e dovuta invece patire, lo avrebbe poi ricondotto, disingannato e pentito, a Beatrice: ma ad una Beatrice ideale; e non più per le vie immediate e rapide dell'affetto, sibbene per le lunghe e faticose della meditazione, mercè aiuti e conforti dal Cavalcanti rifiutati sdegnosamente.

III.

Perocchè Dante fu invero il compiuto uomo italiano di quella età. Battagliera e meditante: restauratrice del diritto, e instauratrice della libertà popolare: attratta misticamente verso i due poli

Or non ardisco, per la vil tua vita,

Far mostramento che tuo dir mi piaccia,
Nè vengo in guisa a te che tu mi veggi.

Se 'l presente sonetto spesso leggi,

Lo spirito noioso che ti caccia

Si partirà da l'anima invilita.

(1) Purg. xxx, 130–32.

della sfera umana, il supremo potere religioso e il supremo civile, collegati nel solenne unico nome di Roma; e sopra ciascun palagio de' suoi Comuni drappellatrice d'una insegna di franchigia e d'indipendenza: credente coi fervori dell'ascetismo, e operante con l'austera fermezza degli eroi pagani: docile e ardimentosa, candid a e sagace, feroce e pia: che ne' suoi Statuti volgarizzava l'antica sapienza legislativa, e nelle rime d'amore, nelle prose di romanzi, ne' libri di pietà, nelle croniche, nelle novelle, nelle ricordanze domestiche, innovava la lingua in servigio della civiltà. risorgente, le cui aspirazioni poderose o per le superbe volte delle cattedrali miravano all'alto, o ne' massicci casamenti e nelle ampie logge si

affermavano risolute, o ne' colori e ne' marmi assumevano i puri gentili lineamenti della bellezza animata.

È uomo tutto di quella età, Dante. Che gli orgogli gentilizi d'antico cittadino avea domati per entro al sentimento popolano della nobile città figliuola di Roma, e successa nei tempi nuovi alla grandezza di questa: che nella difesa di cotesta sua patria popolare avea combattuto fra i Grandi, per poi chiedere il battesimo artigiano che lo abilitasse a' civili magistrati: che nei sorrisi dell'amore e dell'arte trascorsa la felice e confidente gioventù, e dall'amore derivate all'arte bellezze schiette e innovatrici, aveva gli anni maturi converso al possedimento della scienza, sì del divino e si dell'umano, chiedendone i segreti alla filosofia rivelata e alla naturale, interrogando le grandi anime dell'antichità classica ei Padri e Dottori a' cui dettati s'informavano allora le scuole: discepolo di Aristotile e di Tommaso d'Aquino, studioso di Cicerone e di Boezio, ossequente alla Bibbia, innamorato di Virgilio. Poi, rivoltisi i tempi, lo troviamo uomo di parte, anzi partigiano fierissimo, accesamente fedele a quel reggimento guelfo la cui bandiera avea seguita fra le armi, e le cui leggi aveva obbedite, consigliate, esercitate, da cittadino e da magistrato. E in questa sua Parte guelfa, sollevata con cuore sempre di cittadino e mente di filosofo oltre alle pastoie grette e maligne della fazione, conservatile i caratteri di Popolo e Libertà e dalla contraria ghibellina assuntile quelli di diritto e legalità, in questa sua Parte in tal modo nobilitata, egli ha, insieme coi migliori, dico coi Guelfi Bianchi, identificata la patria; e difesane l'indipendenza dalle sinistre ambizioni papali e francesi, paga con l'esilio l'interezza de' suoi sentimenti, e quella larga e laboriosa partecipazione alla vita civile.

« PrethodnaNastavi »