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Noi abbiamo assistito, a mezzo il mese, non per la Rendita Italiana, ma pei valori, e pei Titoli più rispettabili, e più rispettati, ad una vera debacle. Le notizie politiche per tutte le vertenze europee, si mantenevano soddisfacenti: la rendita Italiana si distingueva per buon contegno e i valori principali italiani tracollavano in tutte le Borse; e i più pregiati minacciavano scendere al di sotto della pari.

È la schiera dei ribassisti che affila le ultime sue armi e che porta a estremi limiti tale campagna. Queste ed altre affermazioni abbiamo udito ripetere da giornali politici e finanziarii, come se il mondo della speculazione fosse diventato una scuola di abnegazione nazionale. Noi abbiamo sempre deplorata le manovre dei ribassisti; ma non ci venne mai in mente di chiamarli in accusa per offesa rettitudine o per lesa patria. Fin quando vi saranno nel mondo affari, gli uomini si regoleranno sempre come meglio parrà loro, per trarne maggior lucro. La gente assennata previene questi movimenti, studiando e correggendo a tempo le ragioni o l'ambiente che li rendono possibili. I ribassisti non sarebbero riusciti nel loro intento, o ne avrebbero ben dure pagate le spese, se non avessero trovato, nella situazione economica del paese, terreno proprio ad accogliere i mali germi, e a maturarvi largo frutto.

Ed il pericolo poteva diventare gravissimo. Se dopo gli speculatori fossero venuti in mezzo a vendere i proprietarii dei titoli; se le discese fossero continuate, se il panico si fosse diffuso fra i correntisti, avremmo avuto da deplorare conseguenze molto più funeste di quelle che si verificarono

Lo comprendiamo benissimo. Istituti come la Banca Generale, il Credito Mobiliare, il Credito Immobiliare avrebbero avuto forza e valore per tener testa a qualunque bufera. I correntisti avrebbero potuto affluire ai loro sportelli, ed essi li avrebbero calmati e appagati con rapida ed illimitata larghezza di pagamenti. Roma, a questo riguardo, è ben diversa da Torino. Ma ciò non toglie che siffatte profonde perturbazioni stanchino e demoralizzino sempre più, le sfere nelle quali non solo la realtà, ma anco le apparenze vanno gelosamente rispettate e tutelate.

La debacle fu arrestata: crediamo con lieve sforzo. Gl'Istituti si scossero. Bastarono alcuni accordi presi fra loro, e forse qualche abile ricompra, per fermare il flutto dei ribassi e per ristabilire a un di presso la situazione normale. L'opera avrebbe potuto condursi in maggiori proporzioni, e mirare a determinare un enorme scoperto, e dare ai ribas

bassisti una lezione indimenticabile. Ma noi lodiamo l'Alta banca per avere resistito a questa velleità; contentandosi di vincere, e non preoccupandosi di stravincere. Tutti gli eccessi provocano rappresaglie, e le gare artificiali soverchiamente prolungate non si risolvono, in ultimo, a benefizio di nessuna schiera combattente. Oggi la tempesta apparisce, per lo meno. sospesa. E ciò non è poco. Quanto al ricomparire del sole ci affligge il dire che il barometro del credito pubblico non ci affida a farvi assegnamento per un'epoca molto prossima.

I mercati esteri rimasero per qualche giorno impressionati dalla caduta di Don Pedro di Braganza. Nulla di più naturale. La rivoluzione non era prevista. Da molti anni i risparmi europei cercavano buon collocamento nei valori Sud Americani, i quali lusingavano appunto per la tranquillità che regnava nelle due riviere del Plata. Noi stessi in queste colonne davamo recentemente annunzio della grande conversione brasiliana compiuta da Rotschild, e dalla nuova Banca Nazionale Brasiliana creata dalla Banca di Parigi. Dunque la caduta improvvisa dell'impero suscito ai primi annunzii vivaci allarmi. Ma presto si seppe che il nuovo Governo si era regolarmente insediato; che prometteva mantenere tutti gl'impegni contratti dal regime deposto, e ciò valse a frenare le concepite inquietudini. Venne poi il discorso pacifico pronunziato dallo Czar agli ufficiali di artiglieria: seguirono le dichiarazioni anco più pacifiche del ministro Tirard all'assemblea: continuò il discorso della Corona non meno pacifico in Italia: e tutti questi avvenimenti contribuirono a produrre ed a mantenere un confortante sostegno in tutte le rendite; tanto più in quanto che la situazione monetaria negli ultimi giorni della quindicina ha migliorato anzi che aggravarsi, come da molti temevasi.

Alla Borsa di Parigi, il 3 per cento variò da 87.55 a 87.62; lo Spagnuolo da 73 3116 a 74 118; l'Egiziano da 460 a 462; l'Ungherese da 87 114 a 87 118: il Suez da 2212 a 2325; il Foncier da 1302 a 1307. Nessuna variazione degna di rilievo si avvertì nella Borsa di Berlino. Le sue condizioni rimangono critiche, ma non peggiorano, sebbene i fogli finanziari di quella città preveggano sempre imminenti le catastrofi che hanno denunziate inevitabili. Però, nella quindicina è cresciuta la rilassatezza nelle transazioni; si capisce che il mercato è più che mai dominato dal panico. Invece lo Stock Exchange è corso animatissimo; e i consolidati inglesi, malgrado la ristrettezza del denaro, non hanno perduto terreno.

La Rendita Italiana si segnala per quotazioni più che soddisfacenti.

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Una volta il saggio dei valori si misurava sempre sul procedimento del Consolidato, e forse ne seguiva troppo strettamente e ne accomunava troppo intimamente le sorti. Oggi non più. Adesso i valori si separano e si disinteressano dalla Rendita; e l'eccesso maggiore risulta anco più irregolare e vizioso. Non vuolsi dimenticare che ci avviciniamo a grandi passi al distacco delle cedole semestrali; il che esercita sempre buona influenza sul mercato. I prezzi della quindicina in media furono i seguenti: a Parigi la Rendita Italiana da 94.22 discese a 94,05 chiudendo a 94.60; a Londra da 93 114 piegò a 93 118 per risalire a 93118; a Berlino oscillò fra 93.20 e 93,50; e in Italia da 95.40 passo a 95.80, fino a superare negli ultimi prezzi il 96.

Poche variazioni si ebbero negli Istituti di emissione: l'aumento di sconto non valse a dare loro maggiore eccitazione; la Banca Nazionale Italiana non superò il 1785; la Banca Romana sali da 1075 a 1105; la Banca Nazionale Toscana si arrestò a 930, e la Banca Toscana di credito a 538.

I valori ferroviarii subirono nei primi giorni della quindicina un considerevole deprezzamento, ma poi ripresero fino a ristabilire le quotazioni normali. Le Mediterranee passarono da 570 a 580; le Meridionali da 682 a 692; le Sicule da 576 a 580.

Per tutti gli altri valori bancarii, fondiari e industriali rinunziamo questa volta, dopo quanto abbiamo scritto più sopra, a produrre le solite variazioni registrate nei prezzi. Lo specchio riferirebbe un complesso di salti inverosimili ed irragionevoli, che non avrebbero alcun serio significato, non darebbero nessuna norma per il presente e per l'avvenire, e non porgerebbero elemento per formare una giusta media. E per ciò, preferiamo far punto, rinviando, per gli ultimi prezzi, il lettore ai consueti Listini officiali.

Roma: Rendita 5 per cento 96.25 Azioni Banca Romana 1100
Banco di Roma 740

- Banca Generale 531

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Acqua Marcia 1555 Gaz di Roma 1160

d'acqua 305

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Società Tramways-Omnibus 205.

Società Immobiliare

Società Condotte

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Firenze: Rendita 5 per cento 96.30 Società Immobiliare 860 Credito Mobiliare 594 - Ferrovie Meridionali 762 — Fondiaria vita 237.

Milano: Rendita 5 per cento 96.20 Banca Generale 531 Ferrovie Meridionali 702 Ferrovie Mediterranee 581 - Navigazione

Generale 414 Cassa Sovvenzioni 186 Lanificio Rossi 1540-Raffinerie L. Lomb. 280.

1790 Credito Mobiliare 594

Genova: Rendita 5 per cento 96.20 Azioni Banca Nazionale - Ferrovie Meridionali 702 - Ferrovie Navigazione Generale 413 Raffinerie L. Lom

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Mediterranee 582

bardi 282.

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Torino: Rendita 5 per cento 96.25 Banca di Torino 562 Banca Subalpina e di Milano 133 Banca Tiberina 95- Banco Sconto e Sete 64 Credito Mobiliare 595 Ferrovie Meridionali 701 Ferrovie Mediterranee 585 Società Esquilino 25 - Compagnia Fon diaria Italiana 60 Cassa Sovvenzioni 184.

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Roma, 30 novembre 1889.

D. G. PROTONOTARI, Direttore.

DAVID MARCHIONNI, Responsabile.

I POPOLI D'ITALIA E LA RIVOLUZIONE FRANCESE

I.

Quando si afferma che la letteratura e segnatamente la letteratura politica rappresenta le idee d'un popolo in un determinato periodo della sua vita, a questa sentenza, che è oramai diventata un luogo comune, bisogna guardarsi dall'attribuire un valore troppo assoluto. Senza dubbio la vita intellettuale d'una nazione s'incarna e si manifesta ne' suoi scrittori, al pari che la sovranità spetta per diritto alla miglior parte della cittadinanza, pars valentior populi, come dichiarava nel suo Defensor pacis, Marsilio da Padova sin dalla prima metà del secolo XIV. Ma talvolta avviene che, tra la mente dei pochi che pensano ed il sentimento della moltitudine, siavi, anzichè accordo e rispondenza, separazione e contrarietà. Tale era nel settecento la condizione d'Italia. Oltrechè le plebi, e soprattutto le plebi agricole, sono di natura loro pacifiche e conservatrici, nè sogliono muoversi senza un incitamento di fuori, tutti gli animi parevano infiacchiti dalla lunga e varia oppressione, nostrana e straniera; sicchè, memori dei mali sofferti ad ogni mutamento di padrone, s'acconciavano benissimo al vecchio stato, sia per amore del quieto vivere, sia per paura del peggio. Gli aggravi ed anche gli abusi del feudalismo, che presto e quasi dappertutto eliminato negli ordini politici, durava tuttavia più o meno rigoglioso nelle istituzioni civili, erano tollerati quali calamità naturali ed inevitabili, colla rassegnazione inculcata dalla fede, non altriVol. XXIV, Serie III 16 Dicembre 1889.

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