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ciando che nel gennaio vi sarà una pioggia di stelle filanti, ricorda la ipotesi per la quale le stelle non cadrebbero sulla terra perchè si polverizzerebbero nell'atmosfera; e consiglia perciò di verificar questa ipotesi esponendo nella notte in cui avviene il fenomeno, un lenzuolo (!) all'aria aperta. Le polveri, raccolte con ogni cura sul lenzuolo, dovrebbero essere inviate ad un determinato indirizzo per l'analisi chimica. Ben a ragione il « Cosmos » trova peregrina questa idea del lenzuolo, e osserva d'altronde che la neve in Russia, offre un lenzuolo di tale ampiezza, da permettere assai meglio la raccolta delle polveri meteoriche.

- Un telegramma da Pietroburgo al Times descrive la cerimonia di inaugurazione delle feste per il giubileo musicale del Rubinstein, che ebbe luogo nelle sale dell'Assemblea dei Nobili sotto la presidenza del duca Giorgio di Mecklenburg e con un pubblico composto per la maggior parte di signore. Erano presenti anche il granduca Costantino Costantinovitch, parecchie granduchesse, il ministro dell'interno, i membri del Corpo diplomatico e molte celebrità della società russa. La piattaforma, in mezzo alla quale stava il celebre maestro, era affollata da non meno di 56 deputazioni di Società musicali, artistiche, letterarie, scientifiche, drammatiche, giornalistiche, militari, ecc. Anche i grandi fabbricanti di pianoforti si recarono alla cerimonia ed offrirono due bellissimi pianoforti al grande musicista ed annunziarono la loro intenzione di donare tutti gli anni due istrumenti ciascuno ai più bravi allievi del Conservatorio. Dietro la piattaforma sorgeva un busto gigantesco del Rubinstein circondato da musicisti e da coristi che suonarono e cantarono dei pezzi, composti per la circostanza, sotto la direzione dei compositori Tchaipofsky e Areusky. Al Rubinstein furono presentati molti indirizzi e diplomi, ed il grande maestro ricevette pure telegrammi di felicitazione dalla Regina dell' Annover, dal Verdi, dalla Accademia di musica d'Inghilterra e da centinaia di altre persone ed istituti. La Società Imperiale di musica gli presentò una medaglia d'oro coniata apposta per la circostanza. La città di Peterhof lo nominò cittadino onorario, l'Università di Pietroburgo, membro onorario, e lo Czar gli ha conferito, dalla sua cassa privata, una pensione annuale di 7,500 lire.

Si vuole che il segreto posseduto dagli antichi, di dar la tempra al rame ed al bronzo, in modo da formar con questi metalli oggetti capaci di tagliare sostanze durissime, sia stato per caso ritrovato in una officina in Pensilvania; e si aggiunge che questa officina starebbe ora applicando il processo di tempra agli oggetti destinati a produrre l'elettricità.

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L'onorevole Miceli presentò alla Camera il nuovo disegno per il riordinamento degli Istituti di Emissione. La parte che a noi ne spetta, di render conto, cioè, delle impressioni prodotte e dei giudizii provocati nell'alta Banca o nella Borsa, si riduce a poca cosa. Il progetto che si annunzia per nuovo, non è in sostanza altro, che una riedizione del vecchio, notevolmente peggiorata, in quanto che risolve il difficilissimo problema di non provvedere ad alcuno interesse, e di non contentare

nessuno.

Si era detto che il Governo per foggiare la legge, intendeva giovarsi dei consigli dell'esperienza in generale, ed, in particolare, dei lumi raccolti nell'ultima inchiesta ordinata e compiuta per tutte le Banche. Ed il proposito appariva razionale e savio. Or, sebbene i risultati della inchiesta non sieno pubblicati, nondimeno si sa che i Commissarii trovarono e costatarono per tutti gli Istituti che la circolazione cartacea uscita dai rigidi confini fissatile dalla legge vigente, pur non bastava, alla lunga, a supplire ai normali bisogni della operosità nazionale. Dal 1874 ad oggi le industrie ed i commerci avevano preso tale sviluppo, da reclamare che il credito si svolgesse in pro

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porzioni corrispondenti; e non essendosi ottemperato a questa necessità, si aveva avuto per conseguenza lo scoppio delle crisi funeste, inacerbite da altre circostanze intrinseche ed estrinseche. Or nello schema ministeriale la circolazione si vorrebbe ridurre come nel precedente, ad un miliardo e cinquanta milioni: e non importa essere banchieri ne agenti di cambio, ma basta avere una nozione superficiale dell'aritmetica per riconoscere che questa cifra è considerevolmente inferiore a quella che si aveva nel 1874.

V'ha di più e non di meglio, per ciò che tocca il movimento degli affari. Nei disegni anteriori, naufragati miseramente nella Camera si determinavano condizioni non eque nè convenienti agli Istituti minori; non si organizzavano questi nè liberi, nè forti, nè sicuri per affermare la loro azione a vantaggio del pubblico, ma si faceva una posizione privilegiata alla Banca Nazionale Italiana, in guisa che essa giovandosi del male altrui, poteva compiacersi della propria sorte. Con la legge attuale si mantiene la sproporzione delle forze, si conferma la supremazia e il predominio dell'Istituto massimo su tutti gli altri: ma poi si pensa di sopprimere il corso legale; si circonda l'emissione in generale, con tali norme abusive, con tali disposizioni arbitrarie, con tante strane restrizioni, con tanti assurdi inciampi, che la stessa Banca Nazionale si troverebbe ridotta all'impossibilità di esercitare la sovranità che le si conferisce o le si suggella. Prima, sembrava si volesse andare per vie traverse alla Banca Unica: oggi pare che si mediti di arrivare per strada direttissima all'annullamento di tutte le Banche.

Non di meno, è seguito un fenomeno curioso. L'alta Banca in Italia non ha mostrato di preoccuparsi menomamente della presentazione di una simile legge, e dei primi passi da essa mossi nell'opera del Parlamento. Perchè? perchè si è ripetuto in maggior grado un fatto non lieto ma chiaro, che noi abbiamo avvertito e segnalato in diverse occasioni in queste colonne. Gli uomini d'affari hanno aspettato in questi giorni la riforma bancaria con poca fiducia. Hanno visto deporre uno schema che non contava elementi di vitalità. Hanno veduto che questo schema è passato negli ufficii, in brevissima ora, senza contrasto, senza intervento di uomini competenti, quasi si trattasse di compiere una semplice formalità, per non compromettere nulla, per non approdare a niente. Ed allora si sono convinti che anco questa volta la urgente riforma sarà condannata a rimanere allo stato di progetto, e pel momento si sono rassegnati, attendendo ed invocando tempi migliori.

Ed anzi, come bizzarra ironia, abbiamo assistito nelle Borse ad un

caso assolutamente inaspettato. La nuova legge per universale consenso, paralizzerebbe ogni azione delle Banche minori, le spingerebbe a consumarsi per etisia, o finirsi per suicidio, mentre non preparerebbe risorse serie o durevoli neanco per l'istituto superiore. Si sarebbe dovuto quindi supporre che le azioni di tutte le Banche di emissione subissero un forte tracollo. È avvenuto precisamente il contrario. In questi ultimi giorni il mercato di quei titoli si è palesato insolitamente attivo: vi fu larga ricerca in tutte le Borse, ed in conseguenza, aumento di prezzi. E le quotazioni più alte si portarono di preferenza sugl'Istituti minori. A tanto giunge l'assoluto distacco delle Borse dal Parlamento; distacco che noi deploriamo perchè la vita economica di un paese libero non può svolgersi in felice incremento, se non vi concorre l'armonia di tutte le autorità, di tutte le influenze, e di tutte le forze dello Stato e della nazione.

Tali furono le impressioni suscitate, e gli effetti ottenuti nell'alta Banca e nelle Borse: ben diverse sarebbero state le prime, e assai tristi i secondi, se si fosse supposto o temuto che un simile progetto potesse mai diventare legge dello Stato.

Quanto al movimento delle Borse in Europa, può dirsi che esse abbiano più o meno risentiti i soliti effetti che si riscontrano al cadere di ogni anno. Gli affari rendendosi più limitati, il barometro delle transazioni diventa più delicato e piu variabile, per lievissime perturbazioni che avvengano nell'atmosfera. Quindi fu che si segnalò una notevole differenza fra le due settimane decorse nel dicembre. Nella prima la cacciata di Don Pietro d' Alcantara provocò, come prima impressione, una forte discesa dei fondi brasiliani, nei quali, come sappiamo, erano impegnate la occupazione o la speculazione nei grandi centri europei e specialmente a Parigi. Aggiungasi che i giornali accennavano a gravi minaccie di scioperi in Inghilterra e in Germania, minaccie per cui probabilmente non fu ancora detta l'ultima parola. E così sarà facile spiegare come e perchè nella prima settimana del mese si ebbero manifestazioni di debolezza e di panico.

Ma nella seconda, gli spiriti non tardarono a rinfrancarsi. I valori Brasiliani rimasero sempre largamente offerti, ma la Repubblica diè guarentigie di stabilirsi e consolidarsi, senza tentativi di controrivoluzione. Le agitazioni operaie tanto in Londra quanto in Vestfalia, se non scomparvero, entrarono almeno in un periodo di sosta. Tutte le notizie politiche, e particolarmente i ripetuti discorsi dell' Imperatore di Germania confermarono i più lieti presagi per la conservazione della pace E per conseguenza quasi tutte le quotazioni tornarono all'aumento.

Per Parigi, da un'ottava all'altra si registrarono nei prezzi che siamo soliti a notare, i seguenti cambiamenti: il 3 % sali da 87.78, a 88.35; lo Spagnuolo da 727, a 73: l'Egiziano da 467, a 471: la Ungherese da 877, a 88 : il Suez da 2300, a 2322: il Foncier da 1338, a 1342.

Singolarmente migliorate apparvero le condizioni della Borsa di Berlino, per non essersi verificato nissuno di quei disastri che si prevedevano e si preannunzia vano in novembre: ed anco Londra, sebbene lo Stock Exchange si palesasse assai carico, la liquidazione quindicennale si potè compiere colla massima facilità non pagandosi in nessun caso i riporti oltre il 4; al che contribui certo un relativo miglioramento o almeno il non avvenuto peggioramento che si paventava nella situazione monetaria.

Fenomeni ugualissimi si riprodussero nelle Borse italiane. All' incertezza della prima ottava fece seguito la fiducia nella seconda. Ma per la rendita nostra, il favore si spiegò maggiore all'estero che in paece; tanto che alcune vendite ordinate nelle nostre piazze, sembra certo che sieno state coperte all'estero. Se questo fatto ricevesse conferma e prendesse maggiori proporzioni, sarebbe ottimo indizio per il presente, ed eccellente auspicio per l'avvenire, imperocchè significherebbe la cessazione o almeno l'attenuazione della guerra contro la nostra Carta a Parigi. Il nostro Consolidato, intanto, a Parigi da 94.88 sali a 95.60: a Berlino da 93.50, ascese a 94.25: a Londra da 94 progredì a 947; in Italia da 96. 20 a 96. 75.

Nei valori italiani si constata un movimento assai vivo, e per nostro avviso, confortante. Il tracollo del mese scorso si è positivamente arrestato, è cominciata e persiste la rianimazione: ma non assistiamo a sbalzi straordinarii, ai quali dovrebbe temersi succedessero corrispondenti reazioni. Il mercato si è fermato sulla china delle apprensioni, e forse i ribassisti si sono spaventati degli effetti stessi della loro campagna. La lotta esiste sempre: ma l'offesa apparisce più tiepida, e la difesa più salda.

Per gl'Istituti di Emissione, in conformità di quanto avvertivamo più sopra, vediamo le azioni della Banca Nazionale Italiana rialzare da 1810 a 1840: quelle della Banca Romana da 1105 a 1115: quelle della Banca Nazionale Toscana si quotano a 975, e quelle della Banca di Credito a 538.

Per le altre Banche, il Mobiliare combatte energicamente, sale a 610, reaziona a 585, riprende fino a 600. La Banca Generale, sulla

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