Vedi oggimai, quant'esser dee quel tutto, Con sei occhi piangeva, e per tre menti I pregi di questa ingegnosa e terribil descrizione, che , CAPITOLO III. Descrizioni ridenti e vaghe o dolcezza di versi. Convinti Onvinti dunque abbastanza ci siam finora quanto il Poeta nostro luminosamente grandeggi così nelle patetiche e affettuose descrizioni, come nelle descrizioni di quel meraviglioso e di quell'alto terribil ripiene, in cui Milton il primo luogo forse otterrebbe, se Dante stato non vi fosse; vediamo ora come non meno grande egli sia nel descrivere oggetti vaghi ridenti e lieti , e le varie bellezze della Natura, e nell' artifizio incantatore di soavi e dolcissimi versi. , Di tali fregi adornato presentasi a noi primieramente quel pezzo del canto IV. dell' Inferno ove con vaghi tratti il Poeta dipinge la sede dei grandi uomini del Gentilesimo visitata da esso, e da Virgilio, in compagnia d' Omero, di Orazio, di Lucano, e di Ovidio; coi quali dic' egli di esser venuto ... • Al piè d'un nobile castello, Mi fur mostrati gli spiriti magni, ab Un'altra bella descrizione, anche di più ridenti immagini, e di più dolci e sonori versi fregiata incontrasi poi nel canto I.odel Purgatorio, ed è quella del luogo ove trovossi il Poeta colla sua guida, appena escito dalle tenebrose gole infernaliaal on Dolce color d'oriental zaffiroyu Agli occhi miei ricominciò diletto teismin Velando i pesci, ch'erano in sua scorta Heap Non viste mai, fuor ch' alla prima gente: Poi che privato se di mirar quelle! E qui non sfuggirà certamente all' accorto lettore quanto quest'ultima apostrofe, e questo metaforico epiteto di Settentrionale dato al nostro emisfero, perchè privo di quelle quattro stelle simboleggianti le cardinali virtù, sia veramente poetico, ed in altissimo grado sentenzioso e sublime Vedasi in seguito nel canto X. della cantica stessa con quanta verità, e maestria dipinga il Poeta un intaglio che alla sua vista presentossi nel salire il monte del pure gatorio, allorquando ei dice: Lassù non eran mossi i piè nostr' anco, Che Che dritto di salita avea mancosi - Della molt' anni lagrimata pace, • Ch'aperse 'l ciel dal suo lungo divieto,лент Però ch' ivi era immaginata quella d Ch' ad aprir l'alto amor volse la chiave Ed avea in atto impressa estal favella, I Ecce ancilla Dei sì propriamente, Come figura in cera si suggella ichib In egual modo merita un distinto posto tra le vaghe poetiche descrizioni della Divina Commedia l'altra che chinde il canto XVIII. della seconda cantica, ove quella dolce estasi, che il rapido passaggio di molti e varj pensieri entro di lui produsse, l'Alighieri in tal modo vivacemente esprime : Poi quando fur da noi tanto divise AG 109 El pensamento in sogno trasmutai.gee ni Nè bello meno, o di versi men fluidi e men sonori adornato è quell' altro pezzo, ove il Poeta descrive la visione ch'ei finge d'aver avuta prima di entrar nel paradiso terrestre, nella quale sotto il nome di Lia, e Rachela la vita attiva, e la contemplativa vengon da lui di simboleggiate. In questo pezzo dopo aver egli esposto che, per esser gia stanco, messo erasi a riposare sopra un di quei scaglioni, in compagnia di Stazio, e di Virgilio, soggiunge posciare ros being isicol Poco potea parer lì del di fuori; Ma per quel poco vedev' io le stelle, Giovane e bella, in sogno mi parea, Lei lo vedere, e me l'ovrare appaga. Ma al di sopra di tutti i soavi ridenti e bei pezzi descrittivi del sommo nostro Poeta, che finora abbiam rilevati, collocar devesi quello del paradiso terrestre, e della simbolica donna ivi da lui trovata, che comincia il canto XXVIII. del Purgatorio; squarcio ove dir non sapreb (9) Smagarsi è voce antiquata, che in questo luogo corrisponde a scostarsi, rimoversi. La parola miraglio è adoprata dal Poeta in vece di specchio, ed è tratta dal mirail Provenzale. |