DELLA DIVINA COMMEDIA DI DANTE IN TRE DISCORSI DIVISO DI GIUSEPPE DI CESARE MEMBRO ORDINARIO DELL'ACCADEMIA ITALIANA, DELLA FIORENTINA, E DI ALTRE ACCADEMIE DI NAPOLI. 2 1062.6.12 A LUIGI GENTIL DI METZ L'AUTORE Eccot messa e Ccoti, o egregio Amico, il mio Esame della Divina Commedia, ed ecco la mia proil mio dovere insiememente adempiuto.Se offersi infatti il mio primo letterario lavoro a quel Filantropo, (a) che generosamente trattommi nelle crudeli avversità da me sofferte per seguir la causa dell'onesto, e (a) Il Cavalier Giulio Cesare Estense Tassoni, Ministro del Regno d'Italia in Firenze , presso cui ho passato sei anni in seno della più tenera amicizia, nella qualità di Segretario della sua Legazione, ed a cui nel 1805 dedicai la mia Versione della Vita di Agricola. del giusto, a te il secondo offrir io doveva, a te che mi hai mostrato tanto interesse, e attaccamento, ed a cui tanti obblighi professo. Nè d'altronde la dedica di un'opera su Dante sconviensi a quegli, di cui sempre con piacere ricordomi che sebben oltramontano, ed iniziato appena ne' pregi dell' Italiana Favella, pure, quasi per quell'istinto che tutte le belle anime han per le belle cose, non sol comprese, ma gustò anche profondamente il canto I. del Paradiso, uno de' più interessanti al certo, ma un de' più difficili canti della Divina Commedia. Accetta dunque, o mio Amico, questa offerta come un tenue attestato dell'affetto, e della stima che per te nutro; e possa la fama delle egregie qualità tue, e della tua rara e costante amicizia viver quanto il nome del Gran Poeta, che ad esaminare mi accingo. Sta sano. li 18. Agosto 1807. PREFAZIONE Molti han commentato Dante, ma pochi han fatto adequatamente rilevare il gran giudizio, i pregi infiniti di elocuzione, e la filosofia profonda del suo immortale Poema. Questo riflesso mi ha somministrata l'idea di presentare ai colti Italiani una Dissertazione sulla Divina Commedia, in tre Discorsi divisa; nel primo dei quali verrà da me esaminato il piano e la condotta, nel secondo lo stile, e nel terzo i filosofici tratti di quel somnio Poema: divisione che la più naturale e la più opportuna mi è parsa, e che non è stata, per quanto credo, da verun altro commentatore di Dante finora seguita. Oltre ad una minuta analisi del primo e del più singolare fra gli Italiani Poemi, questa mia letteraria fatica avrà eziandio il vantaggio di offri sotto un colpo d'occhio tutti i più pregevoli squarci di esso; onde così possa il Lettore mag giormente gustarli, se disgiunti li veda dalle aride scolastiche e teologiche discussioni di cui special mente la seconda e la terza cantica in altissimo grado abbondano. E questa considerazione, unitamente a quella dell' incomodo che il Leggitor proverebbe, se andar dovesse in ogni momento a riscontrar nell' intiero Poema il pezzo di cui si fa men |