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menzione, giustificar mi deggiono abbastanza, per quanto sembrami, se nel secondo e terzo Discorso, in ispecial guisa, ho io inserito un troppo gran numero di citazioni.

Nè soltanto per gli oltramontani, che hanno in generale così mal conosciuto il Gran Padre della nostra poesia, ma per gli Italiani stessi potrà esser utile questa mia qualunque siasi Dissertazione, sì perchè la maggior parte di essi, se si ec. cettuino i canti di Francesca d' Arimino, e del Conte Ugolino, pochissimo conosce la Divina Commedia dell' Alighieri, sì perchè molti altri, a motivo di una per lui troppo servil venerazione, han voluto meno nel suo bello imitarlo che nel suo difettoso; laonde giovar potrebbe il veder rilevati sutti i suoi pezzi decisamente pregevoli e vera. mente da imitarfi.

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E qui convien confessare, ad onor de' tempi nostri che questo Poeta filosofo, pieno sempre di cose e scarso di parole, ed esprimente in una terzina ciò che gli altri gran Poeti dell' Italia esprimono in una o più ottave, non è stato forse mai per lo addietro maggiormente onorato ne giammai più esatta giustizia ad esso si è resa (b); se

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(b) Il celebre Monti, che tanto onora oggigiorno l'Italiana Letteratura, ha contribuito non poco a richiamar tra noi il gusto della lettura di Dante, da lui così felicemente seguito ed imitato

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gno manifesto che l'epoca in cui viviamo, malgrado i non interrotti nefandi sforzi degli apostoli delle tenebre e dell' ignoranza, una chiarissima epoca può tuttavolta reputarsi di filosofia, e di ra gione.

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BRITISH

MUSEUM

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He l'interessante e singolar Poema di Dante in gran parte allegorico sia, non è punto a dubitarsi, e chiaramente si può scorgere dal canto primo dell' Inferno, e da quella terzina che leggesi nel canto nono della cantica

stessa:

O voi, che avete gl'intelletti sani, Art Mirate lal dottrina, che s'asconde Sotto il velame degli versi strani: terzina che non solamente a quel canto ha relazione, ma bensì al Poema tutto, come giudiziosamente riflette il dotto Padre Venturi, e riputarsi dee un avvertimento che fa il Poeta al Lettore di attentamente badare alle verità da esso celate sotto il manto del favoloso, e delle allegorie. Peraltro sul senso vero e preciso di queste allegorie molti molte cose han dette; ma l'opinione che più verosimile sembra e più fondata si è che quella Selva selvaggia; di cui si parla nel principio del Poema, simboleggi il pelago delle umane. passioni, e dei vizj umani; che quelle tre bestie, la Lonza, cioè, il Leone, e la Lupa rappresentin la lussuria, la superbia, e l'avarizia vizj dai

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quali dovette il Poeta esser forse attaccato nel mezzo del cammin di nostra vita, cioè nel più forte della gioventù sua; e che per correggersi da questi e prendere il sentiero della virtù, simboleggiato da quel dilettoso monte che è principio, e cagion di tutta gioja, sia stato egli costretto a visitar l' inferno e il purgatorio, cioè a meditare le punizioni agli scellerati, ed anche ai meno colpevoli dovute, e quindi a visitare il paradiso, cioè a meditare le ricompense dovute a quei che seguon la strada dell' onesto, e del giusto. ВИСЕ

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la però cid che vuolsi di queste supposizioni, a me pare che cinque stati siano i primarj oggetti, i quali si pre fisse Dante nello scriver la Divina Commedia, I.° di far la satira a molti famosi scellerati, o furfanti di quei tempi, alcuni dei quali stati erano rivestiti delle dignità le più eminenti, e di offrir la memoria loro alla giusta esecrazione della posterità; II.o di attaccare i vizj, e gli er. rori dominanti in alcune principali Città dell' Italia, e gli infiniti abusi nelle sagre cose fatalmente introdotti; III.° di sfogar lo sdegno che lo animava e contro i suoi Concittadini, per l'esilio cui forse ingiustamente condannato l'aveano, e contro il partito Guelfo, che allor signoreggiava in Italia, e dal quale ei ripeteva la sua rovina; IV. di manifestar la riconoscenza sua a quei Signorotti Italiani che accolto lo aveano con ospitalità, e che eransi generosamente seco lui comportati nell' infortunio suo, пол meno che di lodare molti personaggi famosi, spenti di freSCO, e molti suoi contemporanei ed amici; V.° di far pompa di tutto il suo scibile veramente meraviglioso e

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