La Divina commedia, Opseg 1

Naslovnica
Albrighi, Segati, 1905 - Broj stranica: 966
 

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Stranica 239 - se mai, nell'alpe, Ti colse nebbia, per la qual vedessi Non altrimenti ehe, per pelle, talpe; Come, quando i vapori umidi e spessi A diradar cominciansi, la spera Del sol debilemente entra per essi; E fia la tua imagine leggiera In giugnere a veder com'io rividi Lo sole, in pria, che già nel
Stranica 361 - cosa mortale Dovea, poi, trarre te nel suo disio ? 55 Ben ti dovevi, per lo primo strale Delle cose fallaci, levar suso Diretro a me, che non era più tale. Non ti dovea gravar le penne in giuso, Ad aspettar più colpi, o pargoletta, 60
Stranica 55 - Si col dolce dir m" adeschi, Ch' io non posso tacere ; e voi non gravi Perch' io, un poco, a ragionar m'inveschi. Io son colui, che tenni ambo le chiavi Del cor di F'ederigo, e che le volsi, 60 Serrando e disserrando, si soavi, Che dal segreto suo quasi ogni
Stranica 43 - Ma perché si fa forza a tre persone, In tre gironi è distinto e costrutto. A Dio, a sé, al prossimo si puone Far forza; dico in loro ed in lor cose, Come udirai con aperta ragione. Morte per forza e ferute dogliose Nel prossimo si danno, e, nel suo avère, Ruine,
Stranica 55 - si degno. E se di voi alcun nel mondo riede, Conforti la memoria mia, che giace Ancor del colpo, che invidia le diede. » Un poco attese ; e poi : « Da ch' ei si tace, » Disse il poeta a me, « non perder Г ora ; Ma parla, e chiedi a lui, se più ti piace. » Ond' io a lui:
Stranica 186 - se ne va tutta la gente: Qual va dinanzi, e qual diretro il prende, E qual, da lato, gli si reca a mente. Ei non s'arresta, e questo e quello intende ; A cui porge la man, più non fa pressa, E cosí dalla calca si difende. Tal era io, in quella turba spessa,
Stranica 71 - nuovo, e chi ristoppa Le coste, a quel, che più viaggi fece, Chi ribatte da proda e chi da poppa, Altri fa remi, ed altri volge sarte, 15 Chi terzeruolo ed artimon rintoppa ; Tal, non per fuoco, ma per divina arte,
Stranica 154 - Gerusalem, col suo più alto punto; E la notte, che, opposita a lui, cerchia, Uscia di Gange fuor, con le bilance, Che le caggion di man quando soverchia; Si che le bianche e le vermiglie guanee, Là dov'io era, délia bella Aurora, Per troppa etate, divenivan ranee.
Stranica 203 - che volge il disio Ai naviganti e intenerisce il core, Lo di, c'han detto, a* dolci amici, addio; E che, lo novo peregrin, d'amore Punge, se ode squilla di lontano, Che paia il giorno pianger, che si muore; Quand'io incominciai a render vano L'udire,
Stranica 55 - Panno lo schermo, perché il mar si fuggia ; E quäle i Radovan, lungo la Brenta, Per difender lor ville e lor castelli, Anzi che Chiarentana il caldo senta ; A tale imagine eran fatti quelli, Tutto che ne si alti, ne si grossi, Qual che si fosse, lo maestro

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