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Bollettino pedagogico e filosofico

L. NICOTRAI possibili (studi ontologici).
Nicotra, 1888.

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Sembra all'A. che l'ontologia, oggi forse troppo trascurata, contenga molto di falso e d'inetto. Depurarnela, renderla « meno vaga, meno aerea, meno mistica, » (p. 11) importa assai, poi che, solo così, essa potrà provvedere - «alla sistemazione della verità, alla determinazione del campo della scienza, alla pronta verificazione di tante dottrine >> (ib.) Da cotale speranza confortato, egli venne meditando sul possibile, e testè ne espose una teoria in questo libro, che divise nei seguenti dieci capitoli: un postulato il veramente possibile

l'apparentemente possibile

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il matematicamente possibile - lotta

e selezione dei possibili i possibili e la cosmologia

la teologia

che

la possibilità nel Primo ideologico profilo storico dell'esposta teoria.

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i possibili e applicazioni eti

La nostra conoscenza ha un valore oggettivo, ecco il presupposto necessario d'ogni investigazione; l'ha per virtù dell'essere, condizione, fondamento d'ogni idea, da noi intuito come Primo. (p. 28) — Il quale è il possibile, non l'indeterminato, un nulla (p. 40), come alcuni, a torto, credono; è l'idea semplice, unica, identica, universale, necessaria, il razionale, il quo intelligimus (p. 123). Ogni suo atto è razionalmente determinato, reso possibile da un motivo, il quale, alla sua volta, ha bisogno d'un altro motivo che lo legittimi. Così si stabilisce una serie di perché, determinantisi a vicenda, un determinismo perfetto. (p. 34) Non si confonda però il possibile razionale coll'apparentemente possibile, datoci dal senso dalla fantasia e dal linguaggio, mera finzione. Quello rivela l'indole sua nella matematica, cioè, nei rapporti degli og. getti, nel nesso che di essa è obbietto, anzi il solo che ci porga (p.62); donde il suo carattere di necessità. Anco le altre scienze sono pos

« nell'organizzare

sibili in quanto razionali; il loro lavoro tutto sta sempre meglio i termini sperimentali, in guisa che rendano all'intelligenza l'organismo reale dell'Essere » (p. 79). Però è la razionalità stessa che raccomanda l'osservazione prolungata, perspicace, tranquilla, quell'osservazione che nell'esperimento trova tutto il suo valore (p. 73). E nella filosofia, per essa, cioè pel veramente possibile, la cosmologia s'è venuta migliorando; l'idea di causa ha acquistato di generalità; l'atto transeunte è concepito come una dipendenza dell'immanente (95); il genere, non come un moto astratto, ma produttivo, pieno delle ragioni delle specie, e «<le specie i diversi stadi coesistenti del genere » (p. 101). La speculazione teologica rientra ne' suoi domini, e la filosofia meglio determina i suoi, riconoscendo la propria invalidità nell'attingere certi problemi appartenenti piuttosto alla religione positiva. Nell'Ideologia, il Primo non è più un fantasma, ma la stessa possibilità vera ed efficace, destinata a combattere i prodotti della fantasia, ad iniziare e compiere il regno del razionale (p. 131). La logica si libera da pregiudizii e difficoltà che ancor l'inceppano; così si rivela meglio la natura del giudizio, e in esso la materia venuta a posteriori non fa più parere impossibile l'apriorità, l'immutabilità, la necessità del nesso (p. 145).

Tali alcune delle più importanti idee esposte dall'A. giungerò brevi e poche osservazioni.

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Anzitutto, abbiamo noi dell'intuito una prova diretta, un'affermazione della coscienza? No : dunque, come ammetterlo? Consideriamone l'oggetto, l'idea dell'Ente

possibile. Checchè ne dica l'autore (p. 122), per ciò appunto che contiene la possibilità delle varie determinazioni, essa è indeterminata. Se così è, non può dare ragione alcuna della conoscenza delle cose reali; e, applicandola, non avrò che affermazione di possibilità indeterminata. Quest'argomento, già svolto dal Mamiani, è, o mi sbaglio, inoppugnabile. L'idea dell'Ente possibile, poi, cottraddice alla naturale evoluzione del pensiero, il quale passa dal concreto all'astratto, dal particolare all'universale. S'aggiunga che, senza di essa, i concetti di necessità (p. 24) e di universalità non perdono affatto di significato e di valore. Si spiegano come rapporti logici del pensiero riflesso, stabiliti dalla facoltà sua di astrarre e generalizzare e oggettivati con l'affermazione. E così la scienza, svincolata dall'intuito, è possibile con metodo naturale. Osserverò ancora che - il criterio supremo della verità non è da porsi nella conformità della nostra cognizione coll'Essere (p. 54), ma nel pensiero stesso nel quale l'Essere esiste che, affermando le matematiche diano il solo (p. 62) non si considera intieramente il loro còmpito ai giudizii, non è giusto asserire il concetto loro sia

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nesso ideale

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che, riguardo

« di deter

minare, aggiungere qualche cosa al soggetto (p. 139). » perchè questo in alcuni tutto consiste nella relazione da essi affermata, appunto negli analitici.

Concludendo dirò che, pur discorde dall'A. nella questione dell'origine del razionale, è d'uopo convenire con lui in ciò che le scienze solo per esso si rendono possibili, del quale quanto più si spiega la natura, tanto maggior valore quelle acquistano.

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Il fenomeno del sogno, argomento vecchio, e pur sempre nuovo, e, per le stesse sue oscurità, attraente, merita di essere diligentemente considerato, per una maggiore e più perfetta conoscenza della nostra vita interiore. L'A., nel suo breve lavoro, accennato ai risultati delle più recenti ricerche scientifiche, secondo la fisiologia e la psicologia, prende in esame la teoria del Delbouef, espressa nella formola — il sogno è il passato e del du Prel, che il sogno riguarda come vera creazione, però emanazione dell'Incosciente, rivelazione di un qualcosa di superiore (p. 13), e, negando questa, assolutamente, conclude che, a. parer suo, la verità sta nel mezzo, nell'ammettere che « il fondo dei sogni sia il passato » (p. 14), ma questi posseggano altresì una cotal forza capace di produrre un quid novi, e dipendente da mag. gior intensità della vita emozionale (15-17). Trova certa affinità tra il presentimento nella veglia e il presagio nel sonno, formato questo, sopra tutto, dall'organizzazione dei sentimenti (p. 28), la quale — « non essendo distratti, nè in alcun modo preoccupati >> ci permette

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« di prevedere quale di essi ci attenda il domani dopo quello di ieri » (ib.) e, talvolta, prodotto di mera illusione (p. 31). Nota infine (p. 32) come la fisiologia che finora ha badato solamente alle modificazioni della circolare sanguigna durante il sonno >> dovrebbe esten dere le sue diligenti ricerche alla struttura intima dei centri nervosi,

poi che ad esse spetta << per la più parte, la rivelazione del segreto

della vita emozionale » (ib.)

Certo che questo saggio poco conferisce a meglio illuminarci intorno all'oscuro e complesso fenomeno del sogno. Ma degna di lode è l'in

--

<< nei

se pure,

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tenzione di chi lo detto. Col quale non affermerò risolutamente sogni si abbia la produzione d'un qualche nuovo» (p. 14) come pare, ad essa si attribuisce il significato di vera creazione. L'immaginazione non fa che riprodurre in quelli alcune percezioni, le quali si seguono secondo la legge dell'associazione delle idee, senza che lo spirito possa dirigerle. Qui dunque creazione non ci può es sere. Forse farei distinzione di momenti. Così, presso allo svegliarsi, riacquistando gradualmente lo spirito la sua attività, i nostri sogni mano mano si coordinano, si spogliano dello stravagante e dell'assurdo, diventano lucidi ed assumono un carattere di chiaroveggenza qualche volta meraviglioso. Come poi ammettere, oltre la vita psichica cosciente, un'altra più vasta di molto, l'incosciente? (p. 18). Con qual fondamento? E l'espressione sensazione inconscia

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indicante

un vero processo spirituale, che è possibile solo per la coscienza, non riesce forse, secondo fu già avvertito, ad una contraddizione in termini ? Riconosco coll'A. che è riservato ad ulteriori diligenti ricerche fisiologiche dissipare gran parte di quel misterioso che circonda il sogno. Ma esse non son tutto, nè si deve pretendere bastino da sè a spiegare il fenomeno psichico. Dico ciò, perchè le anastomosi tra cellule e fibre, ricordate dall'A. in fine del saggio, m'hanno fatto pensare a M. Lhuys che parla di percezioni e d'idee che s'anastomizzanɑ.

Dott. ALFREDO PIAZZI,

ANTONIO BOBBIO.

Il Critico al difensore dello Spencer Prof.

G. Toti. Alessandria, tip. Sociale, 1888.

Esposizione, critico-esplica -
Il principio dell'e-

In un opuscolo di poche pagine, l'A. risponde ad osservazioni che il prof. G. Toti già fece al libro di lui: tiva delle dottrine pedagogiche di H. Spencer. >> voluzione, o sia passaggio dall'omogeneo all'eterogeneo, che vorrebbe accomodarsi all'universo fisico e all'umanità insieme, contraddice alla ragione ed alla scienza: l'uomo è libero e la libertà fa la stessa sua moralità riporre questa nel saper vivere è snaturarla, quando non sia attenuare una dottrina nelle sue conseguenze terribile: non bastano le scienze naturali a spiegar l'uomo e la società: nè alla morale e religione potrà sostituirsi, nell'avvenire, il sapere scientifico-positivo, fin tanto che l'uomo sarà uomo, e del resto, non sarebbe d'augurarselo

perchè

-

« la science sans la coscience est la mine de l'âme » — diceva Gargantua a suo figlio Pantagruel; nè l'educazione deve provvedere, anzitutto, alla nostra animalità, << serbando le cure di minor impor Queste, in riassunto,

-

tanza alla coltura dello spirito e dell'arte ». le principali idee che l'A. propugna, se non con novità, certo con bontà e opportunità di ragioni. Noterò, secondo il mio giudizio, che è, per lo meno, inesatto chiamare il Bentham fondatore dell'Utilitarismo, se, fra gli stessi moralisti inglesi, Bacone aveva già intravveduto il principio del benessere generale, e Hobbes dato al calcolo utilitario maggior precisione, mediante una nomenclatura dei beni e dei mali, che stimolano la nostra sensibilità, e Priestley porta la felicità del più gran numero come regola e principio supremo della morale e della politica; che, per affermare nella morale utilitaria di S. Mill trovi posto il rero bene etico ed eudemonologico, è necessario provare prima, fra l'altro, che nessuna cosa è un bene per gli uomini, se non in quanto essa è per sè aggradevole, o mezzo di raggiungere il piacere e d'evitare il dolore, e che la felicità ci porge una vera legge per tutti i fatti della vita in tutti gli individui; che l'educazione, se non a base fisica, come vuole Spencer, non deve essere neppure a base morale; ma insieme e fisica e morale e, ag giungo, intellettuale, corrispondentemente alle tre forme della nostra attività. Delle quali non è giusto dire che una debba precedere l'altra, poichè tutte sono ugualmente necessarie a far l'uomo.

Dott. ALFREDO PIAZZI.

Dialoghi di Platone volgarizzati da FRANCESCO ACRI, professore all'Università di Bologna. Volume IV.

rano editore, 1889.

Napoli, Mo

Al Convito, al Fedone e al Critone, al Timeo e all'Eutifrone, volgarizzati dall'Acri e raccolti in tre volumi, segue ora il volgarizzamento di altri dialoghi platonici, quali sono l'Assioco, il Jone, il Menone e il Parmenide. A questo volume, che contiene pure una lunga Prefazione, l'intendimento dell'Assioro e dell'Jone e la dichiarazione del Menone e del Parmenide, va unito uno specchietto di alcuni volgarizzamenti di due luoghi medesimi di Platone per confermare, secondo filosofia, che non si può rendere, volgarizzando, l'immagine vera di alcun grande scrittore e ancor meno quella di Platone. In quanto alla Prefazione del

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