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BIBLIOGRAFIA

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DOTT. KARI.. WERNER Die italienische Philosophie des neunzehnten Iahrunderts. Wien, Georg Paul Faesy, 1884-1886. In cinque volumi in-8° del complessivo numero di pagine 2028.

Il dott. Carlo Werner professore alla Università di Vienna, fu uno dei più entusiasti ammiratori e dotti illustratori della filosofia italiana. Del Werner noi abbiamo un pregevolissimo scritto sul Vico (Ueber Giambattista Vico) pubblicato nel 1877: tre importantissimi volumi sopra S. Tommaso d'Aquino (Thomas von Aquino) pubblicati nel 1879: due interessantissime monografie, una sul Gerdil ed una sul Fardella, pubblicate nel 1883 sotto il titolo: « Die cartesisch. Malebrach: Philos. in Italien »; e finalmente la Storia della filosofia italiana del secolo XIX: in cui l'illustre autore fa una esatta e completa esposizione di tutto il movimento filosofico che si ebbe in Italia dal principio di questo secolo sino all'anno 1886. Noi crediamo di fare cosa gradita ai nostri lettori dando un breve cenno di questa opera del Werner, sia perchè è questa la prima vera Storia, che sia stata fatta in lingua tedesca, della nostra filosofia contemporanea; sia perchè tutti i nostri pensatori, così maggiori come minori, sono stati esaminati e studiati con vera imparzialità e competenza di giudizio.

Il prof. Werner distingue la filosofia italiana del secolo XIX in due grandi parti. Nella prima egli considera tutto quel complesso di dottrine e di scritti filosofici che si ebbero in Italia nel periodo di agitazione e di fermento della vita politica per la formaziome e lavorazione del problema nazionale. Nella se

conda parte considera tutto il movimento filosofico avutosi in Italia dopochè si fu costituita in unità di nazione.

Alla esposizione della prima parte consacra il Werner i primi tre volumi del complessivo numero di pagine 1319. E noteremo qui anzi tutto, che l'illustre professore della Università di Vienna riconosce alla nostra filosofia il carattere dell'unità poichè tutti i diversi sistemi di questo periodo hanao tutti lo stesso fondamento e lo stesso fine; la rigenerazione, cioè, spirituale del popolo italiano. E le varie vicende e modificazioni che subi il pensiero filosofico in Italia si presentano al Werner come le forme ed i modi diversi in cui, secondo la diversità di carattere, di sentimento ed anche di posizione di vita, dai vari pensatori italiani, si cercò di realizzare questo fine comune.

Nella esposizione del primo periodo della nostra filosofia contemporanea il Werner non segue l'ordine cronologico in cui si succedettero in Italia i diversi filosofi, ma l'ordine logico che hanno tra loro i sistemi della nostra filosofia. Egli vede nello ontologismo il punto, dirò così, centrale di tutto il movimento filosofico di questo primo periodo, il quale dopo esser passato per tutte le forme dell'ontologismo, passa in una fase di reazione, per ritornare ancora in una terza fase, colla quale secondo il Werner si chiude questo periodo, alla dottrina ontologica. La storia del Werner fatta con questo metodo, più che avere di mira, di rilevare, dirò così, la fisionomia propria di ogni singolo pensatore, ha di mira invece di porre in evidenza la parte avuta dai singoli sistemi alla lavorazione e soluzione del problema generale della filosofia italiana contemporanea. E questo intento, che il Werner consegue in un modo veramente completo, dà alla sua storia un interesse di primo ordine, e largamente ci compensa del carattere troppo analitico e della mancanza di giudizi riassuntivi che vi si riscontra.

Il Werner considera, con vera imparzialità, Antonio Rosmini come il più insigne pensatore italiano, come il protagonista per così dire di tutta la nostra filosofia. Il Werner rileva con molta precisione che il concetto che aveva il Rosmini della filosofia: una ricerca razionale fatta sul fondamento delle tradizioni religioso-morali della umanità, ha la sua spiegazione nella na

tura pia e religiosa dell'uomo da una parte, e nelle condizioni dei tempi dall'altra: e con questi due elementi spiega il Werner tutto il sistema filosofico del Rosmini. Il carattere poi fondamentale e più distintivo della filosofia del Rosmini è, secondo il Werner, la distinzione tra elemento a priori ed elemento a posteriori, ossia tra forma e materia della conoscenza. L'elemento a posteriori è fornito dalla sensazione e dagli oggetti a queste corrispondenti: l'elemento a priori che costituisce la forma è prodotto invece dalla attività dello spirito. Il principio poi di tutta la conoscenza a priori è posto dal Rosmini nella idea dell'essere in universale intuito dallo spirito, colla quale é resa oggettiva la conoscenza della esperienza. L'essenza pertanto del conoscere filosofico per il Rosmini consiste nella sussunzione del contenuto del sapere umano ottenuto per via d'esperienza ad un astratto e metafisico principio formale, che deriva dalla idea dell'essere in universale. Il fatto in una parola dell'umana intellezione non è possibile senza ammettere l'idea dell'essere come immediatamente presente allo spirito umano poichè solamente in virtù di essa lo spirito pensa e conosce le cose come esistenti. Sopra questo stesso principio, dice il Werner, costrui pure il Rosmini la sua filosofia pratica. L'essere morale non è infatti per il Rosmini che una forma particolare dell'essere: e per conseguenza il valore assoluto dell'ordine morale è fondato sulle indispensabili esigenze dell'essere ideale che deve realizzarsi nell'essere reale per intendere le sue relazioni all'essere morale, le quali possono essere solamente intese nella luce dell'essere ideale.

Il Werner dopo aver fatto un'analisi minuta del sistema della filosofia del Rosmini, che lo riassume nella forma di un ontologismo idealistico, passa alla scuola di questo insigne pensatore; ci duole che la brevità dello spazio non ci consenta di esaminare minutamente questo capitolo, noi diremo solo che distingue la scuola del Rosmini negli amici e seguaci; primi tra i quali sono il Manzoni ed il Tomasèo; in compendiatori ed apologetici della dottrina del Rosmini; tra i quali primeggiano il Pestalozza, il Calza, il Perez, il Buroni; e esamina l'interpretaziome data dal Paganini alla dottrina del Rosmini come di giusto mezzo tra le vedute dei pseudomistici e dei pseudo

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tomisti, e finalmente tocca delle discussioni controverse sorte tra i Rosminiani ed i sostenitori del risuscitato speculativo tomismo, e tocca della relazione degli uni e degli altri al fine e quesito di una speculativa conoscenza del mondo.

Il Werner in questo studio della filosofia del Rosmini, nel quale occupa tutto il primo volume, ebbe il difetto di tenersi troppo alla parte espositiva; un giudizio esplicito e chiaro sul valore di questa filosofia, sulle controversie cui essa dette luogo e che anche oggi si mantengono vive in Italia, egli veramente non lo dà; con tutto ciò l'analisi che egli fa di questa filosofia è così minuta, completa ed imparziale che il lettore può da essa riuscire facilmente a formarsene un concetto giusto ed

esatto.

Nel secondo volume il Werner studia le diverse forme che prese in Italia l'indirizzo ontologico inaugurato dal Rosmini e per primo parla del sistema di Vincenzo Gioberti, del quale rileva tutta l'importanza non solo come filosofo ma anche come scrittore e politico. Il punto di partenza della filosofia anche per il Gioberti, dice il Werner, è l'ontologismo che non è però più idealistico come quello del Rosmini. Per il Gioberti la conoscenza delle cose del mondo fondata sulla intuizione dell'idea identica con Dio, può formare l'unico modo e l'unica forma possibile di una speculativa conoscenza.

Il sistema del Gioberti si fonda dunque in un Primum Philosophicum che è ad un tempo un Primum psycologicum ed un primum ontologicum; anzi, nota il Werner, che il Gioberti indica l'indentità del Primum psycologicum col Primum philosophicum come la fondamentale dottrina del vero e perfetto ontologismo in opposizione al semiontologismo del Rosmini che consiste in un primum psycologicum distinto dal primum ontologicum quale è la dottrina dell'essere possibile. In questo modo secondo il Werner l'indirizzo ontologico che nel Rosmini si era estrinsecato nella forma di un ontologismo idealistico si traforma nella filosofia del Gioberti in quella di un idealistico cosmismo (idealistische Kosmismus) dalla quale passò in un cosmismo realistico (realstische Kosmismus) nella dottrina del conte Mamiani.

Secondo il Werner il Mamiani riconobbe alla umana co

scienza dell'esperienza un naturale diritto di verità la quale però deve essere inalzata alla luce delle idee divine, in questa luce le percettibili cose del mondo appariscono come le attuazioni di un eterno pensiero, in cui Dio pensa la indefinita serie del possibile finito a lui esterno. L'esistente di questa attuazione è una realità la cui logica necessità risulta dalla idea dell'assoluto; cosicchè come l'essenza delle cose si rischiara nei pensieri divini espressi per esse, così l'essere delle cose si rischiara per la relazione di logica necessità dell'essere divino ad esse.

Secondo il Werner, il conte Mamiani mirò colla sua filosofia alla difesa di un giusto mezzo tra gli opposti indirizzi della moderna vita di cultura. Egli mirò anzitutto ad impedire quegli estremi indirizzi che secondo lui avrebbero potuto compromettere l'esisteuza dell'edificio nazionale del suo paese: e tali estremi, dice il Werner, sono per il Mamiani il teologico positivismo della scolastica ecclesiastica, ed il naturalistico positivismo del Compte e degli evoluzionisti. Il giusto mezzo tra questi due estremi è il positivismo di un empirismo realistico spiritualizzato dall'ideale apprensione. Sopra questo terreno deve trovarsi l'accordo tra i molteplici e differenti sforzi per la costruzione di una filosofia speciale italiana derivante da un più vasto sviluppamento del pensiero tradizionale italiano, ed a questo intento mirava, dice il Werner, col suo periodico la Filosofia delle scuole Italiane.

Il merito di aver realizzato questo pensiero dell'insigne pensatore e patriota pesarese spetta, secondo il Werner, all'illustre Direttore di questa Rivista. Il prof. Luigi Ferri, dice il Werner, considerò il problema della conoscenza teoretica come strettamente connesso col problema psicologico e questa connessione si presentò al Ferri nella dottrina della conoscenza. Il prof. Ferri pertanto, secondo il Werner, ebbe il merito di aver dato colla sua dottrina all'ontologismo la sua vera base che è la psicologia. Il Ferri, secondo il Werner, ammette una relazione del pensiero umano all'assoluto essere divino; ma in un modo affatto diverso da tutti gli altri ontologi italiani. Secondo il Ferri, il riferimento del pensiero e concepire umano al divino non è nè arbitrario nè immediato, ma ha luogo

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