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Mercè questi nuovi rapporti tra la filosofia e le scienze fisiche e biologiche si è fatto, senza dubbio, qualche progresso se non rispetto al contenuto delle soluzioni date ai problemi metafisici, per lo meno, rispetto al modo di proporne e formularne i più importanti, come per aver adottato una terminologia diversa da quella anfibologica della vecchia metafisica, e corrispondente ai nuovi bisogni dello spirito e della scienza. Come d'altra parte, il successivo sviluppo delle scienze, i nuovi problemi sorti dalle cambiate condizioni di civiltà e di coltura, il diverso modo di proporre i vecchi àn fatto si che tutte le principali ipotesi metafisiche, escogitate per ispiegare il mondo, adattandosi al nuovo ambiente comune, si sian man mano venute modificando, e quasi insensibilmente ravvicinate le une alle altre, finchè si sono incontrate nel riconoscere che la filosofia non può raggiungere la mèta, formulare la sintesi generale dello scibile, se non raccogliendo sotto un sol punto di vista il materiale fornito dalle singole scienze; cioè che l'unica concezione possibile del mondo è la concezione monistica.

Ma se tutti convengono nell'ammettere che una concezione cosmica non è possibile se non sotto l'aspetto monistico; se tutti accettano il vocabolo monismo, come rispondente al bisogno di una sintesi comprensiva dei principali concetti metafisici intorno al mondo, non tutti sono d'accordo nel determinare il contenuto di questo vocabolo, o meglio nell'indicare i caratteri del Monismo, nel determinare le esigenze a cui deve soddisfare. Orbene, se il Monismo è una forma di sistema metafisico, quale ne è, dunque, l'intima natura, onde si possa, senza tema di errare, riferire o no tale carattere ai principali sistemi filosofici, che hanno già avuta un'espressione storica ? A tale quesito il Benzoni si è proposto rispondere con un lavoro serio, coscienzioso, frutto di lungo studio.

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Questa, che ci facciamo ad esaminare brevemente, è la 1a parte del lavoro del Benzoni. Egli, ad evitare il pericolo del dommatismo, prima di determinare sinteticamente, nella 2a parte,

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la natura del Monismo, ed apprezzarne il valore, con la scorta del metodo storico-critico si fa a ricercare le ragioni che generano il Monismo, e quelle che generano il Pluralismo, e le attinenze di quello con le principali forme di sistemi filosofici moderni. Il fondamento del Monismo, considerato nelle sue varie forme, è trovato dall'A. « 1° in una legge psico-ontologica dello spirito umano, in virtù della quale il pensiero umano, per sua natura, tende all'unità, e non si acqueta se non nell'uno-molti, come diceva il Rosmini, non si appaga se non trova la ragione della molteplicità nell'unità; 2° nel principio di quella dottrina della conoscenza, per la quale l'intelligenza coglie delle cose la realtà e la loro vera natura e ad essa si conforma; 3° nei tentativi metafisici per ispiegare l'origine del moto, la possibilità dell'azione e reazione tra le cose reali, in generale, della comunicazione del moto; 4° nel presupposto metafisico che reciproca attività non possa aver luogo se non tra cose simili, e che l'effetto debba essere qualitativamente uguale alla causa; 5° nei tentativi metafisici di chiarire la possibilità delle due serie distinte dei fatti psicologici e fisiologici ». A questi fattori l'A. ne aggiunge un sesto, cioè l'esigenza estetica. Si sa infatti che l'appagamento estetico riesce tanto più compiuto ed intenso, quanto maggiormente l'indefinita varietà e molteplicità ci appare informata e dominata da un'unica idea o da un solo principio ».

Il Fluralismo, nella sua più chiara espressione, appare, nella Storia della filosofia, come una reazione agli eccessi del Monismo. Oltre alle ragioni indirette, che sono contenute nelle critiche dal Pluralismo rivolte al Monismo, esso à per fondamento le seguenti ragioni dirette: 1° Il bisogno di conciliare l'essere col divenire, affin di rendere possibile l'esperienza. Imperocchè lo scopo della metafisica è chiarire i risultati delle scienze sperimentali, liberandoli dalle contraddizioni nelle quali sono avviluppati. Ora l'esperienza, non potendosi chiarire nè col solo concetto dell'essere, nè col solo concetto del divenire, e neppure con la conciliazione loro, essendo contraddittori, conviene ammettere di fronte alla stabilità la molteplicità, di fronte al divenire la stabilità: il che si ottiene mediante l'ipotesi della pluralità degli elementi primi qualitativa

mente diversi. 2° L'affermazione del valore obbiettivo ed illimitato del principio di causa. Imperocchè non si può chiarire l'esperienza, nè la scienza è possibile se non si ammette in tutta la sua estensione il principio, non darsi effetto senza causa, ad effetti diversi dover corrispondere cause diverse, e viceversa ». Questo principio « à valore non solo per l'intelligenza e per la genesi dei fatti interni, ma eziandio per la realtà diversa dal nostro io; non solo per i fenomeni, ma anche per i principî di essi, le sostanze ». Ora la scienza presentan doci molteplicità e diversità di fatti, la metafisica, in virtù della legge di causalità, deve ammettere pluralità e diversità di principii, cioè di sostanze. L'affermazione quindi del valore assoluto e generale del principio di causa include per un verso, il Realismo, per l'altro, il Pluralismo. -3° La spiegazione dei mutamenti ai quali danno luogo i vari reali. Imperocchè il fatto del mutamento importa: 1° Pluralità perchè, in caso contrario, non si potrebbe additare la ragione sufficiente del mutamento; una cosa sola, non potendosi dare effetto senza causa, perdurerebbe in eterno nel proprio stato e quindi non darebbe luogo a mutamento alcuno; 2 Riunione, collegamento, assembramento della pluralità, perchè, ove i molteplici elementi non fossero tra loro collegati, mancherebbe la condizione sufficiente del loro reciproco condizionarsi; 3° Diversità, perchè vera subordinazione e quindi reale condizionarsi non è possibile tra cose o simili o identiche.

Dall'esame critico e dalla discussione dei fondamenti enumerati, si del Monismo e si del Pluralismo, l'A. perviene alle seguenti conclusioni:

1o Non è retto il procedimento del Monismo quando crede di « trovare una base a sè stesso nell'identificazione dell'essere del pensiero e nella legge di unità che governa lo svolgimento di questo »; come del pari erra il Pluralismo quando al pensiero attribuisce « un valore puramente soggettivo, formale, ed afferma che la legge dell'unità non possa estendersi dai concetti alla realtà. » L'A. rileva come queste due affermazioni non sono contraddittorie, ma solo contrarie, e le si possono raccogliere in una sintesi, comprendere in una proposizione più generale, così formolata: « il pensiero

non è tutta la realtà, non àvvi identità tra il pensiero e tutte le forme della realtà; tuttavia esso non è fuori della realtà, non è una forma vuota, una pura modificazione, un vero stato dell'energia psichica; esso è un atto della realtà pura, un atto e non l'atto dell'essere ». Più brevemente: «Siccome il pensiero non è tutto l'essere, cosi la realtà non può essere compiutamente unificata a modo che si unificano i procedimenti del pensiero; l'unità delle cose non può essere tanto streita, logica ed interna quanto è quella del pensiero e dei suoi atti. 2 Il Monismo dà al problema dell'origine del moto un'esagerata importanza metafisica, pervenendo all'assolutamente uno, identico ed immutabile, al primo motore e se vuolsi anche immobile»; il Pluralismo, invece, nega ogni significato metafi. sico ad un tale problema. Ora si possono evitare questi eccessi, tenendo una via intermedia. «Il problema dell'origine del moto può avere un significato prettamente metafisico, se per moto intendesi il passaggio della potenza all'atto, dall'atto immanente all'atto transeunte. Procedendo in tal modo, se non si perviene ad un motore immobile, si perviene ad un atto immanente che non à principio nè fine; si perviene all'uno, ma non all'assoluta quiete, nè all'assoluto moto; l'immanente è uno in quanto non à principio nè fine, è moto in quanto è atto, è quiete in quanto non è atto transeunte, ma bensi atto immanente. » 3° Tra l'affermazione del Monismo: non esser possibile azione e reazione se non tra cose simili — e quella del Pluralismo: non esser possibile azione e reazione se non tra cose diverse può tramezzare una terza affermazione, che comprendendole entrambe ne concilii la contrarietà, e cioè che l'azione e la reazione importano tanto il simile quanto il diverso. Poichè il diverso non importa necessariamente l'opposto, il contraddittorio, ma soltanto il contrarie; l'azione reciproca delle cose à per fondamento tanto il simile quanto il contrario. Cos:, p. e., gli effetti chimici sono possibili per la combinazione di qualità diverse; il simile è dato dalla loro natura inorganica; il diverso dalle loro affinità chimiche ». 4' Se è vero, come sostengono i seguaci del Pluralismo, che la realtà non si spiega nè coll'assolutamente immutabile (l'essere degli Eleati), nè con l'assolutamente mut bile (il divenire del

l'Hegel), presi questi due principi separatamente; non è ugualmente vero che quei due principî si escludano, che siano in relazioni di contraddittorietà. Essi non sono contraddittorî, ma solo contrari e la loro sintesi è possibile. « La pluralità e La qualitativa diversità degli elementi semplici non spiegano la realtà e le reali relazioni, perchè non comprendono l'uno e il più, perchè non sono la sintesi comprensiva dell'essere uno e del divenire moltiplice »

Col procedimento tenuto finora, cioè mercè l'esame critico e la discussione delle ragioni che stanno a fondamento del Monismo e del Pluralismo, il Benzoni si è spianata la via a poter enumerare le forme possibili tanto dell'uno quanto dell'altro concetto metafisico del mondo, e ad assegnare analiticamente il posto che il Monismo dinamico deve tenere tra la varietà dei sistemi filosofici. Ora a determinare meglio queste relazioni di somiglianza o di differenza egli segue un procedimento sintetico, paragonando il Monismo dinamico con i varii sistemi filosofici, nei loro caratteri particolari, come si desumono dalla storia della filosofia. Nella classificazione dei sistemi, si attiene quasi del tutto a quella fatta dal Thilo.

Considerando lo svolgimento storico dei sistemi filosofici dal punto di vista del metodo, quale, fra i metodi da essi seguito, fa proprio e segue il Monismo dinamico? « Nessuno in particolare, in quanto l'uno esclude l'altro; tutti, eccetto il dommatico, in quanto il metodo del Monismo din. ne è la comprensione. Difatti il metodo del Mon. din. è critico, in quanto ad ogni affermazione fa precedere la critica della conoscenza, l'accurata ricerca gnoseologica: è empirico, in quanto ammette che il conoscere sensato, se non percepisce la realtà nella sua purezza, ma deturpata dall'aspetto fenomenico causato dal sentire soggettivo, pure esso non si esaurisce nella cognizione della pura parvenza; è razionalistico, in quanto afferma che il conoscere intellettuale coglie la realtà in un modo più perfetto del conoscere sensato; è ontologico, in quanto

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