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ammette che la realtà interiore è presente a sè, presenzialità che rende possibile la ulteriore riflessione; è psicologico, in quanto afferma che in virtù della riflessione lo spirito può conoscere se non tutta la realtà, almeno l'atto dell'essere che costituisce la realtà dello spirito, e può distinguere l'elemento fenomenico dall'elemento reale del conoscere sensato. >>

Coi sistemi che derivano dai metodi sopra enumerati si collegano, senza essere identici a causa delle loro intrinseche opposizioni, il Sensismo, l'Intellettualismo e il Razionalismo nel suo stretto significato.

Ora il Mon. din. non è Sensismo, in quanto non ritiene essere il senso l'unico mezzo per conoscere ed unica materia di questo le sensazioni in qualsivoglia modo lavorate o dalla riflessione o dall'associazione; non è Intellettualismo, in quanto rinvenga nello spirito o idee, o tendenze, o leggi; lo spirito, secondo il Dinam., à due forme di conoscenza la sensata e la intelligibile: ai dati dell'esperienza si sovrappongono le leggi del pensiero, che sono pure leggi della realtà; nello spirito non avvi nulla d'innato, esso è presente a sè stesso; e ciò basta perchè nelle proprie determinazioni si riconosca il principio di causa e sostanza, e nel proprio svolgimento sappia cogliere le leggi generali sì di sè stesso; sì di parte della realtà. Il Mon. din. non è neppure Razionalismo nel suo stretto significato, in quanto non riferisce allo spirito una facoltà speciale che sia bastevole a conoscere l'infinito, quantunque lo spirito possa, in virtù delle riflessioni ed astrazioni sue, innalzarsi dal contingente al necessario, dal finito all'infinito. >>

Se si considera il contenuto metafisico de' vart sistemi, essi si possono dividere in due grandi classi, in quella del Realismo, e in quella dell'Idealismo. Il mon. din. è un sistema filosofico realistico o idealistico? « Se per Realismo vuolsi indicare il Materialismo tanto degli antichi quanto dei moderni, il Mon. din. non è un sistema realistico. Se, all'incontro, il vocabolo Realismo vuolsi intendere in opposizione ai sistemi i quali fanno consistere la realtà unicamente o nel generale (Platonismo e Realismo scolastico) o nello spirito (Idealismo assoluto), il Mon. din. è un sistema realistico. Final

mente, se per Realismo vuolsi significare quei sistemi che ammettono come reali tanto lo spirito, quanto la materia, il Mon. din. può ancora essere enumerato tra i sistemi realistici; ma se, all'incontro, per Realismo vuolsi intendere che la realtà sta solo nel particolare o nei particolari, il Mon. din. non può essere rettamente appellato un sistema realistico. Il Mon. din. fa consistere la realtà tanto nello spirito quanto nella materia, ma eziandio tanto nel generale quanto nel particolare. >

Un'ultima classificazione dei sistemi filosofici può essere fatta dal punto di vista delle relazioni che corrono tra il mondo quale ora esiste e l'origine sua. Per tale rispetto tutti i sistemi filosofici possono essere distribuiti in quattro grandi classi, cioè Panteismo, Teismo, Deismo, Ateismo. Orbene « il Mon. din. non è un sistema panteistico, in quanto le cose del mondo non considera nè quali modi di un'unica sostanza, nè quali manifestazioni di un unico fare, nè quali emanazioni di un unico essere; non è un sistema teistico in quanto non fa consistere l'origine del mondo nell'atto creativo di un ente personale esistente fuori del mondo; non è un sistema deistico, in quanto non nega al principio che sta a fondamento del mondo i caratteri della porsonalità. In altre parole: il Panteismo ammette Dio soltanto immanente nel mondo; il Teismo soltanto trascendente; il Mon. din. è la sintesi comprensiva del Panteismo, e del Teismo, in quanto pone Dio tanto immanente quanto trascendente il mondo; è sintesi comprensiva del Teismo e del Deismo in quanto ammette la personalità di Dio, ma non esistente unicamente e necessariamente fuori ed indipendente dal mondo. »

Non basta determinare le relazioni che il Mon. din. à con altri sistemi filosofici, e il posto che gli conviene di fronte ad essi, è necessario mostrare queste relazioni, addurre le ragioni per le quali gli spetta tal posto, per le quali è possibile una tale sintesi comprensiva. Il Benzoni soddisfa a tale esi

genza nei paragrafi in cui parla del passaggio dialettico dall'uno ai più e dai più all'uno; del fondamento reale del.a molteplicità e diversità delle cose; dell'impossibilità che una semplice legge possa essere ragion sufficiente dell'efficace condizionarsi delle cose. Dai suoi ragionamenti raccoglie: « 1° L'attività reciproca, l'efficace condizionarsi delle cose non si può chiarire se non si ricorre ad un principio, il quale si continui alle cose tutte, tra le quali intercedono reali relazioni; 2° Tale principio non può essere una semplice legge, un collegamento formale; 3° E neppure può essere considerato come un quid, una forza che domini le cose tutte dall'esterno, estrinsecamente; 4° Ma bensì esso deve attivamente operare nell'intima natura delle cose, deve essere a queste intrinseco; 5° Da queste proporzioni segue la conseguenza che le cose finite non debbono essere considerate come essenti fuori dell'Infinito, appunto come nè l'anima è fuori del corpo nè il corpo è fuori dell'anima; le cose dipendono dall'Infinito e tanto più da questo si distinguono, quanto maggior coscienza ànno della propria esistenza. »

Ma se si ammette che le cose, piuttosto che dover essere considerate fuori dell'Infinito, dell'elemento ontologico che sta a fondamento della reciproca loro attività, debbono invece porsi immanenti nell'Infinito stesso, non si cade nel Panteismo? L'A. non si dissimula la gravità e l'importanza della questione, rilevata già acutamente dal Rosmini. Seguendo le traccie del filosofo di Rovereto, e del Lotze, egli esamina tutte le forme sotto cui si può pensare l'immanenza delle cose nell'Infinito. Ora « non è il concetto dell' immanenza che per necessità logica trascina la mente al Panteismo; bensì l'opinione che, data l'immanenza delle cose nell'Infinito, queste non possano avere attività, modo di operare proprî. L'elemento comune che sta a base della reciproca attività delle cose, non è in pari tempo l'essenza e la sostanza delle cose; quesle anno un modo di esistere proprio, e l'elemento comune non serve che a rendere possibile l'azione efficace di una cosa sull'altra. Questa è la méta chiara ed esplicita, alla quale tende il Mon. din., che perciò si distingue da qualunque altra forma di Monismo, ed à un carattere proprio. Il Mon. din.

riduce ad unità la molteplicità, a base della molteplicità one l'unità stessa, ma in pari tempo sostiene che le cose singole anno un'attività propria, quantunque dipendente dal'intima energia dell'Infinito. >>

Certo, il Dinamismo incontra delle difficoltà; il Rosmini l'avverte, quando sostiene la dipendenza delle cose dall'infinito per quanto spetta all'operare. Ma tali difficoltà si superano, ponendo che al concetto di causa si indentifica quello di ente ossia di sostanza, non sotto lo stesso, ma sotto un diverso aspetto così lo scultore è la sostanza dell'idea, che dirige l'efficace operar suo sul marmo, ed è la causa di questo operare efficace medesimo. « Il Dinamismo non nega che la causa condizioni efficacemente l'ente reale, ma non può ammettere nè che qualche cosa della causa sia passato nell'ente, nè che all'operare della causa sussegua un effetto, che, in pari tempo, non sia modo di un ente sul quale si è operato. »

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Ma per quali ragioni sono possibili varie forme della veduta monistica del mondo ?

A chiarire tale possibilità basta contrapporre il Monismo al Pluralismo. Questo, nella sua forma più riflessa e più compiuta, risolve la realtà in pluralità di elementi qualitativamente diversi; e, per quanto spetta all'origine di tale pluralità e diversità di natura, si afferma eterna si la pluralità, come la diversità delle qualità. A costituirlo, quindi, concorrono tre condizioni: 1° Pluralità di elementi; 2° qualitativa diversità della natura loro; 3° irriducibilità della pluralità e diversità all'unità e all'omogeneità, conseguentemente eternità si del nolteplice come del diverso. Per conseguenza tutti quei sistemi che ammettono l'originaria non solo distinzione, ma opposizione, di due o più elementi; tutti quei sistemi che non pervengono ad un elemento unico quale base e fonte della pluralità e diversità delle singole cose, debbono essere considerati come varie forme della veduta pluralistica del mondo. -Per ragione dei contrarii tutti quei sistemi che riducono

la pluralità e diversità delle cose all'unità, e questa pongono non solo mentale e formale, ma ben anche reale, ontologica, metafisica, si debbono chiamare for me varie della veduta monistica del mondo.

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Quindi si possono avere diverse forme di Monismo: -1° secondo i modi diversi, coi quali si concepisce la natura dell'unità. « Monismo a) ontologico se l'unità si pone trascendente tanto la natura quanto la mente umana; b) dialettico o idealistico, se si ammette che l'uno non possa essere conosciuto se non in virtù del lavorio di riflessione del pensiero, e nell'intima sua natura sia universale e indeterminato; c) naturalistico, se l'unità vive, per così dire, nel mondo ed il suo carattere viene desunto dalle cose che possono essere oggetto di esperienza, senza però determinare se sia di natura materiale o spirituale, o vitale ; d) materialistico se all'unità si riferisce una natura puramente materiale; e) psicologico se la natura dell'unità la si desume da qualche facoltà del nostro spirito, sia del sentire, come del volere o da qualsivoglia altra. 2o secondo il vario modo con cui si chiarisce il passaggio dall'uno ai più, dipendendo tale passaggio tanto dalla natura dell'unità, quanto delle singole cose: Monismo a) per emanazione se si pone che le cose scaturiscano dall'unità come da sorgente di acqua pura zampilli, come appunto spiegavano la cosa i Neo-Platonici e specialmente Plotino; b) per immanenza se si pone con lo Spinoza che l'unità sia un'infinita sostanza avente ab aeterno in sè tutte le cose, come in un principio son contenute tutte le sue conseguenze; c) per evoluzione se si ammette che l'unità dispieghi la propria attività gradatamente e non a salti, e che la molteplicità sia contenuta nell'uno implicitamente, come la pianta è implicitamente contenuta nel seme. Ma poichè il dispiegamento dell'organismo può essere causato da forza o reale o dialettica, così si à un Monismo; d) evoluzionistico-dialettico; e) evoluzionistico-naturalistico. Che se poi l'uno non si svolge neppure per forza intrinseca, bensì per impulso estrinseco, si à un'altra formă di Monismo, un Monismo; f) evoluzionistico-meccanico. — 3' secondo il rapporto che si stabilisce tra l'uno ed i più: Monismo a) unitario se in virtù dell'uno si viene a negare la

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