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rileva ch'esso non è sensibile, tale essendo solamente l'Essere individuale. Tuttavia qui occorre vedere ancora come il Soprassensibile si trovi nel Sensibile.

All'uopo bisogna considerare l'Universale ne' suoi tre momenti, cioè ante rem, in re e post rem. — 1° Ante rem l'Universale altro non è se non che l'Ideale divino, cioè il prototipo effettuato nella creazione; ed in tale momento l'Universale è solamente nella mente divina. come Idea, Razionalità creativa; epperciò è meramente Soprassensibile. 2o In re l'Universale è nelle singole creature come natura comune, determinazione essenziale, che rende l'individuo comune, cioè lo universalizza, per la somiglianza con altri, e comunicabile altrui, che lo fa nota consonante nell'armonia dell'universo, in modo mediato, e membro della sua prossima Unità collettiva, in modo immediato, fine a se stesso e mezzo agli altri Enti. 3° Post rem l'Universale è la forma razionale dell'intelligenza, la ragione subjettiva, la quale è essenzialmente e virtualmente identica al Logos divino, e che scopre per ciò la Razionalità delle cose create a misura che si applica, con procedimento inverso a quello della creazione divina, per salire da legge inferiore a legge superiore, unificando coll'intelletto il Vario dato dall'esperienza; e poi crea ella stessa, con procedimento diretto, cioè colle Idee tipiche, seguendo la legge di creazione, quelle cose alle quali l'uomo può dare l'Essere colla sua spirituale spontaneità. E questa creazione umana, benchè quantitativamente inferiore, è qualitati, vamente uguale a quella divina; epperciò nelle cose delle quali essa consta, cioè nelle opere umane indivi

duali, l'Universale si trova pure ante rem, in re e post rem, perchè prima delle opere sono le Idee effettrici; in re perchè l'essenza delle opere stesse consiste in ciò che esse hanno di comune; post rem, perchè la mente che le ha create riconosce in esse la Razionalità creatrice, e dalle altre menti umane la medesima Razionalità è rilevata nella guisa stessa che l'uomo conosce quella delle opere divine.

Ora rimane pure agevole rispondere al terzo quesito col quale si domanda se i generi e le specie esistano separati dagli oggetti sensibili, ovvero si troving in questi oggetti e formino con essi alcun che di coesistente. Anche qui bisogna considerare l'Universale nei suoi tre momenti. Ante rem i generi e le specie non sono al certo negli oggetti sensibili, essendo essi mere idee tipiche non peranco effettuate; in re si trovano senza dubbio negli oggetti sensibili, essendone le forme essenziali, quello cioè che le rende ciò che sono nel concerto universale della creazione; post rem sono ad un tempo negli oggetti sensibili, in quanto costituiscono la conoscibilità objettiva, e nella mente conoscitrice, in quanto sono cognizioni determinate dalla facoltà conoscitiva.

Impertanto i generi e le specie, essendo la Razionalità stessa degli Enti, la loro forma essenziale, e questa non potendo mai essere disgiunta da alcun Ente sussistente, si deve conchiudere che, dati gli oggetti sensibili, gli Universali non sono da essi separati, formano con essi alcun che di coesistente, sebbene, in quanto idee tipiche, prima della loro effettuazione non siano objettive.

Così rimane risoluto il Problema capitale della Scolastica; e quindi si può giudicare del valore speculativo tanto del Realismo quanto del Nominalismo e del Conce'tualismo, ciascuno dei quali muove da veduta parziale, e riesce a conseguenze erronee ed anche perniciose.

Ma, per via della stessa risoluzione, rimangono pure conciliate fra loro le due opposte scuole di Platone e di Aristotele, secondo il bisogno da Boezio già sentito, dai pensatori più profondi del Risorgimento con tanta vivacità espresso, e fatto ormai imperioso dalla necessità di porre una volta fine all'anarchia del pensiero filosofico, riducendo ad una le due grandi correnti speculative, e dando, per tal maniera, fondamento a quel sistema che corrisponderà davvero all'Ideale della Scienza prima.

F. BERTINARIA

Prof. nella R. Università di Genova

ESTETICA

Dell'integrazione artistica.

Già in altro lavoro (I limiti dell'estetica) tentai di dimostrare che il bello, inteso in un senso generalissimo, è prodotto dall'integrazione fantastica della vita umana e della natura, integrazione che l'uomo fa per rifugiarsi, rattristato dai molti dolori, in una vita migliore, e per oltrepassare i limiti nei quali è stretto il nostro pensiero. Simile integrazione origina tre prodotti: l'arte, la religione, la metafisica. Per religione intendo ciò che forma la base di ogni religione positiva completa, cioè la credenza in un Dio ¡ersonale e provvidente e nell'immortalità dell'anima. Per metafisica intendo una concezione dell'essere che superi ogni limite sperimentale, e che nel tempo stesso possa servire a spiegare ogni fatto della natura, dello spirito e della società; insomma la penetrazione (per dir così) piena e totale dell'Assoluto. E qui si badi che tal concetto stonerà a molti che hanno fede nella metafisica e la credono una vera e propria scienza o in via di diventare; a costoro rispondo che credo benissimo alla possibilità di raggrup pare i fatti della materia e della psiche sotto un'unica

legge e un unico principio, che originariamente non è nè materia, nè psiche, ma divenendo dà origine ai due elementi, ai quali si legano gli svariatissimi fenomeni della natura, dello spirito, della società. Ma questa sintesi non può interpretare qualsiasi mistero, nè trovare il mondo nei suoi vari aspetti un fatto logico, nè superare i limiti della conoscenza; non ci dà una scienza del vero assoluto, è una sintesi scientifica, ma non metafisica.

Ora, giusta la nostra opinione, l'integrazione fantastica, considerata come costruttrice della religione, tenta di penetrare il sommo ignoto, valendosi dei sentimenti umani e precipuamente dei sentimenti morali, non che del bisogno che l'uomo sente della giustizia, la quale nelle società mondane è sempre incompleta, non solo, ma ancora della misericordia e della felicità. Il Dio personale corrisponde a questo slancio del sentimento, tutti Lo sentiamo nel nostro cuore. Egli calma le nostre intime battaglie, ci aiuta a tollerare le avversità, ci fa sorridere di speranza, è compagno indivisibile nostro persino nelle prigioni, nell'esiglio, nelle solitudini più sconsolate. Egli castigherà nell'altra vita i nemici della pace e della giustizia, e premierà i buoni. Sì, il nostro cuore è inquieto finchè non riposa in Dio; l'uomo che Lo nega, deve far violenza al suo cuore; dixit impius in corde suo: non est Deus.

L'integrazione fantastica, considerata come creatrice della metafisica, cerca il sommo ignoto valendosi dei dati della scienza e della ragione. Rappresenta lo sforzo massimo della ragione, la quale per voler superare se

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