Slike stranica
PDF
ePub

modo nel quale un pittore o un poeta possono integrare artisticamente un dato soggetto, abbia voluto indicare la via precisa di simili integrazioni. Non è certo nell'animo mio di guidare con precetti o con norme l'artista. Il vero artista sa far bere, e intuisce le regole della sua arte con somma naturalezza. L'estetico e il critico non possono che renderlo cosciente del suo lavoro, indicargli una nuova via, o sviarlo da un'altra; ma quando estetici e critici vogliono imporre all'artista un dato soggetto e il modo di trattarlo, egli ha il pieno diritto di ritenerli seccatori senza sugo.

**

Il quarto criterio dell'integrazione artistica è nell'attuazione d'un dato contenuto artistico. Qui affrontiamo la seconda delle questioni da noi poste, ossia quella che riguarda la forma. Questo vocabolo forma è uno di quelli il cui significato si allarga e si restringe, facendolo servire ad opposte cause, secondo i varii punti di vista. Per taluni il contenuto è tutto in arte, e la forma è quasi nulla. Per altri invece la forma è tutto, e il contenuto è indifferente. I primi intendono per contenuto l'elemento ideale che si contiene nelle arti, elemento più o meno grande, secondo la dignità morale o sociale o per lo meno psicologica del soggetto preso a trattare. Per costoro la forma è la espressione sensibile dell'elemento ideale, la quale riceve luce e valore dal nocciolo intimo ch'essa serve a manifestare, non già da se stessa.

Costoro verrebbero praticamente a dover ammettere che un nudo dipinto da Michelangelo o da Tiziano non ha esteticamente pregio alcuno, mentre avrebbe importanza assai più grande qualunque statua o pittura della fede o della carità, perchè in esse l'elemento ideale sembra maggiore. Il contenuto morale, ideale, mistico, abbonda certo in tutti gli scritti di Alfonzo De Liguori, ma chi li preferirebbe esteticamente ad una novella, sia anche indecentuccia, del Boccaccio?

D'altro lato coloro che della forma si danno unico pensiero, pare non pensino ch'essa è pur sempre forma di qualche cosa e che non si può in nessun modo staccarla dal contenuto. La parola deve avere un senso, altrimenti è un vano suono, e chi potrebbe mai credere di fare una bella poesia, non regalandoci che dei vani suoni uniti fra loro? Allora i versi coi quali gli Scolastici esprimevano i modi del sillogismo (barbara, celarent, ecc.), dovrebbero avere un valore poetico, perchè suonano bene. I colori, le note musicali, devono nel loro aggruppamento artistico esprimere qualche cosa, altrimenti nessuna composizione di colori o di note genererà un sentimento artistico. I colori devono obbedire al disegno, e questo deve ritrarre un dato tema. Le note del pari devono manifestare col linguaggio della melodia e dell'armonia la voce intrinseca della natura e dell'animo umano, metterci in una segreta e quasi inconsapevole comunicazione colle cose e cogli altri uomini, ridestare in noi ciò che v'ha di più nobile, di più forte, traspor tandoci in un mondo indeterminato che il pensiero sogna e non sa trovare, al quale il cuore rapito da subita estasi, si slancia illudendosi d'averlo raggiunto.

Del resto presentare e discutere in poche parole tali opposte dottrine, che furono discusse lungamente e con molti esempii da estetici e da critici di grande fama, che contano opere d'arte fatte piuttosto seguendo l'una che l'altra strada, può per lo meno a taluni sembrare molto arrischiato.

Il senso dato da noi alla parola forma, come attuazione di un dato contenuto artistico, attuazione necessaria per renderlo sensibile, ci salva da moltissime questioni intorno alla forma e al contenuto. Per noi in questo c'è già buona parte di forma, intesa nel senso generico di espressione sensibile. Per noi l'arte integrando il fenomeno, integra già qualche cosa di sensibile. Riducendo essa anche le più alte astrazioni a fenomeni, le rende anch'esse sensibili. E certo simili astrazioni non potranno mai diventare soggetto d'arte, se non possono assoggettarsi a passare dallo stato di pura astrazione a quello di rappresentazione fenomenica. Un ragionamento di matematica non può essere per se stesso un soggetto d'arte, appunto perchè in esso ciò che è più importante è il nesso logico che si sciuperebbe nascondendolo sotto le frasi animate, sotto le imagini scintillanti, sotto i contrasti fantastici, indispensabili in un'opera d'arte. Se poi credessimo di significare un ragionamento di matematica dipingendo un maestro che fa segnare circoli, triangoli, numeri ad un discepolo, forse potremmo avere un'opera artistica, ma dubito assai che si avrebbe il ragionamento richiesto.

Ciò che importa nella costruzione del contenuto artistico è il lavoro integrativo. Posso partire da qualunque

fenomeno io voglia, purchè sappia bene integrarlo. È ben naturale che il vero artista preferirà sempre quel fenomeno o quell'ordine di fenomeni, che per se stessi si prestino, meglio che altri, a produrre il divino ra pimento in una vita ideale, proprio dell'arte.

Ora che ci vuole per attuare un contenuto artistico, quando è formato nella mente?

Sarebbe assai ozioso dar regole: il pittore scelta la materia del suo quadro, per farlo deve saper ben dipingere. Il poeta per ridurre in versi i concetti poetici ha da aver molta pratica di parole, di versi, di rime. Similmente dicasi delle altre arti. Non si può stabilire l'unico metodo per dipingere o per poetare, come l'unico metodo per far conti. La rettorica serve più che altro ai mediocri, come i mediocri soli possono dipingere ba dando ai precetti, sieno pure di Leonardo Da Vinci. Si può seguire un precetto anche senza saperlo, purchè esso sia scaturito dalla essenza dell'arte, ma il precetto per sè non creerà mai un artista.

E per ora basta.

VITTORIO BENINI.

QUESTIONE ROSMINIANA (1)

SEMPRE PER LA VERITÀ

L'anno scorso nel mese di marzo una grave notizia, che prima si diffuse per tramiti non ufficiali, commoveva e costernava i cattolici: dico i cattolici nel senso vero e antico della parola, perchè la notizia stessa provocava nello stesso tempo un profano delirio di allegrezza nei cattolici nel senso nuovo e falso della parola, cioè in un partito ignorante, antinazionale, nemico del bene, tutto cure e interessi mondani, tutto rabbia e livore sotto il manto della religione dell'amore e del sacrifizio. Era la notizia che la Congregazione del Sant'Ufficio aveva condannato quaranta proposizioni estratte (dicevano) dalle opere di Antonio Rosmini. In mezzo alle molte proteste e smentite che suscitò quell'atto gravissimo uscì pure un assennato articolo del benemerito direttore di questa Rivista, prof. Luigi Ferri, in cui si dava notizia del fatto, nonchè dei vari giudizi che ne erano stati Fronunziati e si metteva in vista la contraddizione in che la Congregazione del Sant'Ufficio e il Papa del 1887 s'erano messi colla Congregazione dell'Indice e col Papa del 1854, perchè

(1) Pregati dal prof. BILLIA, che ringraziamo del suo benevolo intendimento, pubblichiamo questo articolo dichiarando di rimanere estranei a tutta la parte che concerne in modo speciale la Teologia.

(LA DIREZIONE).

« PrethodnaNastavi »