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SCANDONE FRANCESCO.

(4193)

Notizie biografiche di rimatori della Scuola siciliana. (In Studi di lett. it., VI, 1-2).

Qui si occupa di Rinaldo d'Aquino, Iacopo Mostacci, Guido delle Colonne, Iacopo d' Aquino, Giacomo Pugliese, Ruggiero Apugliesi, Roggerone e Ranieri da Palermo, Manfredi Maletta, Migliore degli Abati.

(4194) Per la scuola poetica siciliana del secolo XIII. (Ne La Bibl. d. studiosi, I, fasc. 5-7, 8-10).

Si parla di messer lo re Giovanni, messer Rosso da Messina, del monito» della tenzone Rosa fresca aulentissima, della patria di Jacopo da Lentino, di don Arrigo di Castiglia, di messer Rinaldo d'Aquino, dei due pianti del cod. Vat. 3793, ni. 74-75, di Tancredi di Scarlino cortigiano di Carlo d' Angið. (4195)

- A proposito di Guido Cavalcanti. (Ne La Bibl. d. studiosi, I).

Nuovi docc. che si riferirebbero al Rimatore, nell' Arch. di Stato in Napoli.

(4196)

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Armonie secrete nell'arte dantesca. (In Zeitschrift f. rom. Phil., XXXII, 6). Specialmente sul significato del tre e del nove nella Vita nova e nel Poema.

(4205)

Un Canto di Dante apocrifo. (Nella Antol., 887).

Contro la nota ipotesi del Righetti (cfr. Giorn. dant., 4162). (4206) SIMIONI LODOVICO. Il Canto XI del « Purgatorio ». (Ne L' At. ven., XXXII, I, 2).

(4207) << SIMPLICISSIMUS ». Il « collega » dottor Dante Alighieri. (Nel Giorn. di Sicilia, 15-16 lugl. 1910).

A proposito di uno studio di C. Jarvis nella Presse medicale, Cfr. il no. 4026 di questo Bull. (4208) SNELL F. J. Handbook to the works of Dante. London, George Bell, 1909, in-16o.

Manuale dantesco, ad uso degli inglesi: ma le notizie che vi si raccolgono sono spesso errate e insufficientissime. (4209)

SOCIETÀ [La] dantesca di Manchester. (In Londra-Roma, 7 nov. 1908).

Di una lettura di S. E. il march. A. di San Giuliano sul XXVI dell' Inferno. (4210

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Inf., XXII, 81. Da docc. dell' Archivio di Stato in Siena reca notizia della presenza in Toscana di due sardi di nome Gomita, ma dubita molto che un d'essi possa esser il dantesco, sebben rechi buone osservazioni a illustrazione del passo che a lui si riferisce nell' Inferno. SOMMER E.

(4211)

Per la leggenda di Tristano in Italia. (Negli Atti del r. Ist. ven., LXVII, p. II).

La leggenda era da noi conosciuta nel Trecento secondo il romanzo in prosa.

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(4212) « Vita nuova » and

« dolce stil nuovo». (In Mod. Lang. Notes,

XXV, 2).

Scritto di nessun valore.

(4213)

STEINER C. Il Canto VIII del
rio». (Nella Riv. d' It., maggio 1910).

(4214)

STIEVE FRIEDRICH. Ezzelino von Romano, eine Biographie. Leipzig, Quelle u. Meyer, 1909, in-8°.

(4215)

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les Siciliens du XIII siècle. (In Mém. de la Soc. neophilol. de Helsingfors, V).

Sull'uso delle vocali aperte e chiuse in rima, presso gli antichi rimatori. (4219) TALLONE ARMANDO. Un nuovo documento intorno a Sordello. Pavia, Scuola tip. Artigianelli, 1910, in-8°, pp. 28.

Publica, diligentemente illustrandoli, da quella inesauribile e non anche a sufficenza esplorata miniera dei Registri « Purgato-angioini (Arch. di Stato in Napoli, IV, f. 167 r e 115 v) due docc., uno del 28 di maggio e l'altro del 4 di luglio 1269. Il primo si riferisce direttamente a Sordello, e tratta per incidenza dei redditi del comune della Morra, già assegnati (quando?) al poeta mantovano da Carlo I d' Angiò; l'altro è qui publ. come necessario compimento del primo, ed ha importanza per la storia del Comune di Cuneo e, in generale, per la storia del dominio angioino in Piemonte. Quanto a Sordello, se questo nuovo documento non serve a protrarre la vita del Poeta oltre il termine ultimo conosciuto a' biografi, perché la sua data cade proprio fra il penultimo e l'ultimo dei docc. che di lui ci rimangono, ha tuttavia valore, anche perché si riconnette, sebben non basti a risolverla, con una delle più gravi questioni relative alla sua vita e a uno dei più celebri suoi componimenti poetici, in cui, come è noto, egli si lagnava della sua miseria e del suo signore. Il T., con argomenti che non sembrano trascurabili, crede si debba tener come poco probabile che Sordello avesse diritto di dolersi di Carlo d'Angiò. TOCCO FELICE.

STRONSKI S. - Le troubadur Folquet de Mar-
seille. Cracovie, 1910, in-8°, pp. 285.
Importante studio intorno alla vita e agli scritti del ce-
lebre trovadore.
(4216)
SUARÈS ANDRÉ. Pagine scelte. (Nel Coeno-
bium, ottobre 1909).

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Dice, a proposito di Dante, molte corbellerie; esempio, fra i tanti: « Son Enfer est un parti, que le vainqueur déchire de supplices dans un puits; son Paradis une église dans une clairière » (?!). Cfr. il no. 4134 di questo Bull.

SUTTINA LUIGI.

(4217)

Bibliografia delle opere a stampa intorno a Francesco Petrarca esistenti nella Biblioteca Rossettiana di Trieste. Anni 1485-1904. In Trieste, per decreto del Comune, (Perugia, Un. tip. Coop.), 1908, in-8°, pp. XV-(1)-203-(6), con ritr.

Questo catalogo della insigne raccolta rossettiana, diligentemente compilato dal Suttina, è suddiviso in sei parti o rubriche 1. Bibliografie (Scritti bibliografici, descrizioni e studii di mss. o di antiche stampe); 2. Biografie del Poeta ; 3. Commenti parziali; 4. Studii critici e storici; 5. Iconografia; 6. Cose varie (Centoni; componimenti dramatici e poetici intorno al P.; elogli; essici; rimarii, ecc.). Seguono, in una Appendice, le opere aggiuntesi alla raccolta durante la stampa di questo catalogo e copiosi Indici dei nomi (Alighieri D., a pag. 179 vi ha molti richiami) e delle cose notevoli. Adornano il volume, stampato degnamente su buona carta a mano, due riproduzioni fotografiche del ritratto del P.

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TONINI GIULIO. Il conte Guido il Vecchio di Montefeltro. (Nel Resto del Carl., 8 apr. 1910).

Inf., XXVII, 67. I Feltreschi; La Republica di San Marino. (4222)

TORRACA FRANCESCO. - A proposito di Maghinardo Pagani di Susinana. (Ne La Romagna, VI, fasc. 3-4).

A proposito di un opuscolo di P. Beltrani (Faenza, 1908), di cui cfr. il no. 3844 di questo Bull. Il T. mostra le lacune e le inesattezze in cui l'A. è incorso in quella sua memoria. (4223)

TORRACA FRANCESCO. Di tre recenti pubblicazioni dantesche. (Nella Rass. crit. d. Lett. it., XIV, fasc. 1-4).

Vi si parla del Dante del Gauthiez (Bull., ni. 3931, 4113, 4154) della traduzione francese della Vita nova del Cochin (cfr. il no. 3667) e del libro su D. e la Francia del Farinelli (cfr. il no. 4157). Tra altro, notevole ciò che il T. osserva intorno al viaggio di D. a Parigi, cui non crede. Cfr. i ni. 4139 e 4166 di questo Bull.

(4224) TORTOLI GIOVANNI. Contenzione d'un'anima e d'un corpo: testi del sec. XIV in prosa ed in rima, aggiuntovi l'originale latino. Firenze, tip. Galileiana, 1909, in-8°, pp. 153-(1). Raccoglie e illustra con la dottrina e la diligenza sua nota, negli Atti della Crusca donde questo vol. è estratto, i testi volgari della tenzone, notevole componimento poetico del medio evo, di carattere drammatico e popolare. (4225) TOYNBEE PAGET. - Dante in English Literature from Chaucer to Cary (c. 1380-1848). With Introduction, Notes, Biographical Notices, Chronological List, and general Index. London, Methuen and C., 1909, voll. 2, in-8°, pp. LI-(1)-683-(1); (6)-757-(1).

Sommario: Sec. XIV: Chaucer-Gower; XV: LydgateDuke Humphrey of Gloucester; XVI: Barclay-Fairfax ; XVII: James-Wotton; XVIII: Veryard-Wathins; XIX: ToddNicholls-Wordsworth-Cowell; Obituary Notice of Cary. Cfr. Giorn, dant., XVIII, 29.

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(4226)

Dante Alighieri. His Life and Works. With sixteen illustrations. Fourth edition, revised and considerably enlarged. London, Methuen and C., 1910, in-16°, fig., pp. XI-(3)-316.

È la 4a edizione di questo pregevole libro dell' infaticabile dantista inglese, ora ben conosciuto in Italia per la traduzione del prof. Balsamo Crivelli. (4227)

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A proposito di uno scritto del Barbi (cfr. il no. 3838) di questo Bull.) parla de' lavori di lui intorno al Canzoniere di Dante: lavori de' quali si aspetta e spera con vivo desiderio il resultamento. Cfr. il no. 3838. (4228) The sepulchers at Pola refered to by Dante. (In The mod. lang. Rev., IV, 3).

A Inf., IX, 113. Relazioni di viaggio in cui trovansi testimonianze che provano come i pellegrini di Terrasanta, provenienti da Venezia, passavano per Pola o a Pola prendevano imbarco. (4229)

TRABALZA CIRO. Storia della Grammatica italiana. Milano. Ulrico Hoepli, libraio-editore della real Casa (tip. U. Allegretti), 1908, in-8°, pp. XVI-561-(1).

Diamo i titoli delle varie parti di questo vol., nel quale si parla, naturalmente, spesso di Dante (cfr. l' Indice, a pag. 551): Prefazione. — Introduzione Cap. I. La « nuova grammatica e le prime Regole sull'uso vivo. Le prime grammatiche del purismo classico, III. La

>

II.

grammatica del volgare illustre e le contese ortografiche. IV. I seguaci del Bembo e del Trissino. Compendi e raccolte. V. La grammatica di Toscani. VI. La revisione della grammatica e il consolidarsi del purismo. Svolgimento della grammatica storico-metodica. VII. La finale codificazione del volgar fiorentino. VIII. Le categorie grammaticali e sintattiche nelle teorie letterarie e filosofiche del sec. XVI. IX. La scuola senese, La Crusca. X. Il trattato grammaticale con fondamento speculativo. Nuove elaborazioni insegnative. XI. Con e contro la Crusca. Verso la grammatica filosofica. XII. Gli albori della scienza. XIII. L'accademismo e il metodo. XIV. La grammatica ragionata.

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XV. La crisi della grammatica logica. Il ritorno alla grammatica empirica e storica. La moderna critica della grammatica. Appendice: Il testo delle regole della lingua fiorentina. (Grammatichetta del sec. XV attribuita a Lorenzo il Magnifico) secondo il Cod. Vat. Reg. 1370. Indice alfabetico dei Nomi (4230) TREZZA GIUSEPPE.

Noterelle dantesche. Castellammare di Stabia, tip. Italiana, 1909, in-16° picc., pp. 38-(2).

Intorno a Inf., I, 26 e 30; la Preghiera di Piero; Par., XVII, 24; La pietà di Dante nella quarta bolgia. (4231)

TROLLOPE F. E. A Poet's prose. (In The

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VALDATA E. Dal piccione ucciso alla tomba di Dante. (Nel Corriere d. Sera, 17 sett. 1910).

Da una polemichetta sorta ne' giornali, per l'assoluzione di un cotale che a Milano fu tratto in tribunale sotto l'accusa di avere ucciso un piccione in piazza della Scala, l'avv. E. Valdata crede opportuno gettare un suo grido « piú alto che non sia quello di un colombo ferito >> contro il modo con cui è tenuto, in Ravenna, il sepolcro di Dante, e proporre agli avanzi del Poeta piú degno riposo nel mausoleo di Teodorico. Cfr. il no. 4181 di questo Bull.

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Verso la « Divina Commedia » come la scrisse Dante. (Nel Marzocco, XV, 24).

Nuova esposizione degli intendimenti e dei propositi lodevoli e oramai noti, con quali la Società dantesca italiana « si è avviata e cammina per assolvere l' arduo compito assuntosi di preparar l'edizione critica della Divina Commedia ». Cfr. Strenna dantesca, Firenze, 1903, p. 141, dove questo argomento fu dal Vandelli ampiamente svolto sotto il titolo Intorno al testo critico della Divina Commedia ». (4235)

VIEL A. M. La « Divine Comédie >> de Dante; son dessein théologique. (In Rev. thomiste, nov.-dec., 1909). (4236)

Giornale dantesco, anno XIX, quad. III.

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(4237)

VITANZA C. Il dinamismo umano nel pensiero di Dante. Caltanissetta, tip. Arnone, 1909, in-16°.

D. talora si disvia dalla credenza ortodossa. Se la fede cattolica del Poeta fu veramente piena e sincera, è d'altra parte innegabile che quando il dogma religioso contrasta apertamente col suo dogma politico egli si discosta alquanto dalla credenza comune e il suo cattolicesimo doventa alquanto ideale. Cosí pel peccato di origine. Interpretando male alcuni versi del XVI di Purgatorio a torto il Ginguené pensò che D. negasse quel dogma: ma il suo pensiero politico, che vuol togliere l'autorità imperiale alla sacerdotale, si oppone risolutamente al concetto di s. Agostino che sostiene la dottrina opposta. Anche quel che D. pensava del Limbo è più consentaneo all' ideale politico del Poeta che all' insegnamento de' Padri. Ponendo in relazione, molto opportunamente, l' allegoria generale e alcuni personaggi simbolici della Comedia con ciò che il Poeta pensava della dinamica umana, l'A. nota ad es. come Catone rappresenti la volontà libera e sana, Vergilio la retta ragione, Rifeo la nobiltà della natura umana, e tutti e tre insieme, con la loro apoteosi, significhino quasi un rimprovero al rigidismo etico dogmatico dei teologi politicanti. (4238) Chiesa e democrazia medievale e moderna. (Nella N. Antol., vol. CXXXVII, 278 e 449).

VOLPE G.

1. Chiesa e popolo nel medio evo; 2. Dal medio evo al nostro secolo. (4239)

YOSSLER KARL. Die göttliche Komödie. Entwicklungsgeschichte und Erklärung. Heidelberg, Carl Winter's Universitäts-buchhandlung, 1907-1910, voll. due, in quattro parti, in-8°.

Vol. I, 1 Religiöse u. philosophische Enturcklungfgeschichte; I, 2: Ethischpolitische Entwicklungsgesch; II, I Die literarische Entwicklungsgesch.; II, 2: Erklärung des Gedichtes. Recens. di G. Gentile, in Giorn. st. d. Lett. it., LIII, 353; ne La Critica, VI, 52; ne La Coltura. XXVI, 167; nel Bull. d. Soc. dant. it., XIV, 195; ne La Civ. catt. 1433; di N. Zingarelli, con molte e utili osser. Cfr. vazioni, nella Rass. crit. della Lett. it., XV, 127. il no. 4241 di questo Bull.

(4240)

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ZOPPI G. B.

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Rosminiana, I-III).

Lavoro in contin.

ZUMBINI BERNARDINO.

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nelle sue relazioni con l'Italia. (In Nuova Antol., 16 giu., 1910).

Vi si parla, fra altro, del lungo studio e il grande amore che indussero l'insigne Statista inglese a cercare il Poema di Dante.

(4254)

Vallombrosa, agosto, 1911.

G. L. PASSERINI.

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COMUNICAZIONI E APPUNTI

Ancora S. Ambrogio e Dante. *

(Lettera aperta a G. BOFFIto).

Io non so come Ella, che mi onora in una nota del suo Dante, S. Agostino ed Egidio Colonna, sia venuto a conoscenza del mio S. Ambrogio e Dante, del quale, per altro, Ella deve avere avuto notizia sol di seconda o terza mano. Imperocché la mia argomentazione è cosí stringente, che chi la legga direttamente e ben la consideri, non può non convenire con me nella conclusione, che Dante ha celebrato anche S. Ambrogio nel suo Paradiso al par degli altri tre massimi Dottori della Chiesa. Laonde in quello studio a pag. 31 in calce, per affermare che solo un cieco d'intelletto può non vedere S. Ambrogio in quell'altra piccioletta luce, riportava le belle parole dello stesso santo Dottore, commentando il salmo 118 cosí: quid si fugias lectionem profeticam.... nonne sicut ille, qui averso connivet obtutu, ne videat quod possit, claudit oculos ne aspiciat cui potestas videndi est...?

Ma queste parole non vanno certamente al suo indirizzo, sibbene a quella « seconda mano », che dev'essere appunto il Bullettino della Società dantesca Italiana da lei stesso citata, e che alla sua volta lo ha preso di pianta dalla Rassegna critica della Letteratura italiana.

Solamente, volendo dare giudizii, ammonimenti e rifiuti intorno alla mia interpetrazione, avrebbe Ella fatto bene a leggere per intero il mio lavoro; e non già limitarsi ad un primo

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verso di una rivista, che alla sua volta si è limitata al solo primo periodo di un'altra, la quale, se ha il torto di aver omesso di accennare i miei argomenti più forti, pur riconoscendoli buoni, ha bensi l'attenuante di non essere entrata in merito della quistione.

Onde è che rispondendo ora al Bullettino della Società dantesca Italiana, io prendo, come direbbe il Cesari, due colombi ad una fava.

Adunque per me l'alludere il piccioletta luce all' umiltà del Santo, è come l' argomento datum et non concessum, che se dovesse servire nelle mani degli avversarii come arma a ritorcere contro la mia irrefragabile interpetrazione, io lo cancellerei, tirando un gran frego da Del resto fin giú a pagina 5. Ed allora la tesi sulla piccioletta luce resta provata dai due argomenti principali, cioè, dal perché le luci rappresentanti i diversi gradi di gloria nel concetto dantesco crescono non di volume, ma d'intensità, e dal perché in ciascun cielo, secondo lo stesso concetto, i beati godono ana. logamente la stessa ed identica felicità, alla cui speciale manifestazione, occorrendo, le luci, in che son chiusi, si fanno più vive (ridono).

E perciò, (tornando al dato e non concesso della piccioletta luce presa in senso letterale, cioè, comune e non dantesco in subiecta materia) per tagliare meglio la testa al toro io diceva, ed ora ribadisco a maggior chiarezza, che il savio Poeta, volendo perifrasare il santo Dottore non per quello, che era in cielo, ma per quello, che si era mostrato in terra, parlando ad un uomo terreno (Dante), volle forse quel diminutivo, comune agli altri dottori, adoperare appunto nella persona del nostro Santo, perché si addiceva tanto bene a quel carattere di lui umile e povero in terra, che costituiva il suo genere prossimo, come il

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