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BARBI MICHELE. Il testo della « Lectura » bolognese di Benvenuto da Imola nel cosiddetto Stefano Talice da Ricaldone. (Nel Bull. d. Soc. dant. ital., XV, 213).

È un altro notevole frutto dell' ingegno erudito di Michele Barbi, il benemerito editore del testo critico della Vita nova, e fra breve, speriamo, del Canzoniere dantesco. Sebben presentate come semplici osservazioni, le ricerche contenute in questa memoria ci sembrano oramai sufficenti a dimostrare in modo sicuro che il commento publicato col nome di Stefano Talice da Ricaldone altro non è che il testo della lettura fatta nel 1375 a Bologna da Benvenuto da Imola ». Cfr. il no. 4111 di questo Bull. (3837) Alla ricerca del vero Dante. (Ne Il Marzocco, XV, 1).

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Magnifico libro, nuovo tangibile segno del vivo amore del Bargagli Petrucci verso la sua maravigliosa città. Qualcosa anche vi troveranno gli amici di Dante, a proposito della Fonte branda di Purg., XIII, 153, — che per l'A. (non per noi) è tuttavia la celebre fonte senese, l'appellativo di vana data alla gente di Siena da D., le ricerche affannose di que' cittadini per dotar di buona e abbondevole acqua la loro patria. A proposito delle quali ricerche resta sempre, secondo noi, ferma, checché se ne dica, l'interpretazione del Casini, secondo il quale allo svisamento dei fatti assai conferi l'acredine fiorentina. (3839) BARINI GIORGIO. Liszt, Wagner e la « Divina Commedia ». (Ne La Tribuna, 27 decembre, 1909).

Liszt amava Dante e l'opera sua. A ventisei anni, nel 1837, una lettura dantesca gli inspirava la sua prima grande composizione. Quando, molti anni di poi, nel 1855, Wagner lesse, per la prima volta, la Divina Commedia, Francesco Liszt se ne allietò e gli confidò com'egli da gran tempo pensasse a una sinfonia dantesca, in tre parti: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Il Wagner approvò il disegno, per le prime due parti, ma non si tenne, scrivendo all'amico, dal

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A Inf. XXVII, 49 segg., Purg., XIV, 118 segg. Sommario: 1. Negli ultimi trent'anni del sec. XIII in Romagna. La famiglia dei Pagani; 2. Maghinardo Pagani e le prime relazioni del Comune bolognese; 3. Il periodo di preparazione. Maghinardo Pagani e il Comune fiorentino; 4. Dal trattato d'Argenta alla pace di S. Pellegrina. Appendice: 1. Un frammento inedito di G. B. Azzurrini su Maghinardo Pagani da Susinana (ms. della Comunale di Faenza); 2. Documenti. (3844)

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BENEDETTO L. FOSCOLO. Per la cronología del « Roman de la Rose ». (In Atti d. r. Acad. delle scienze, XLIV, 9).

Importante specialmente per quel che vi si tratta delle relazioni tra il Roman e il Tesoretto. Cfr. il no. 3846. (3845)

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BENINI RODOLFO. La cronologia come materia d'arte poetica nella « Divina Commedia » : memoria. Roma, Tip. de' Lincei, 1910, in 8°. Letta nell'Accademia de' Lincei il 16 gennaio 1910.

(3847) BENINI RODOLFO. Nuove considerazioni a favore del 1300, come anno della visione dantesca: nota. (Nei Rendiconti del R. Ist. lomb. di scienze e lettere, serie 2a, vol. XXXIX). (3848) Dante in America.

Cfr. il no. 4165 di questo Bull. BENNINGTON ARTURO.

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In questa prima parte del Catalogo, edito e compilato per cura della Direzione della Biblioteca, si descrivono i codici dei secc. XIV e XVII. Il codice 3, cartaceo, del secolo XV, contiene Rime di Dante, di Leonardo d'Arezzo e Guido Cavalcanti. Il Barbi, che lo ha veduto per gli studi suoi sulla Vita nova, afferma che questo ms. contiene le stesse cose e nello stesso ordine del Magliab., VII, 1076. (3850)

Agostino Coltellini e l'Accademia degli Apatisti a Firenze nel secolo XVII. Pistoia, Off. tip. cooperativa, 1910, in-8°, pp. (2)-309-(2). La vita e l'opera del Coltellini, intorno al quale fiorí a Firenze quella eletta schiera di letterati, fervidi ammiratori e studiosi di Dante del Petrarca e del Boccaccio che formò la cosí detta Accademia degli Apatisti, meritava uno studio attento e diligente, una illustrazione, per quanto lo consentono le lor produzioni giunte sino a noi, ampia e compiuta. Ora un tale studio ce lo presenta, il Benvenuti con questo suo bel volume, nel quale la materia è distribuita in due parti: l'una intorno alla vita e agli scritti di Agostino Coltellini, l'altra intorno all'Academia dalla fondazione alla morte del fondatore (1632-1693), con un cenno sul decadimento di essa fino alla sua soppressione nel XVIII secolo. (3851)

BERTAGNINI CESARE.

BERTONI GIULIO.

Cfr. il no. 3950.

Una redazione tosco-veneta di un sermone in rima sul Giudizio universale. (In Giorn. st. d. Lett. it., LV, 67). | Il sermone: De le pene de lo Inferno e de le gaudie del Paradiso o De lo finimento del mondo, che si contiene nel cod. Visconteo Sforzesco del sec. XIV della Biblioteca del Re fatto conoscere da C. Salvioni. (Notizia intorno a un cod. visconteo-sforzesco, ecc. per nozze Cipolla-Vittone, 1890).

(3852)

BERTONI GIULIO. « Gratuitas » 0 « gratitudo» in Dante? (Nel Gior. st. d. Lett. it., LVI, 269).

In omaggio specialmente a quelle leggi ritmiche che par si debbano applicare alle epistole di Dante (cfr. Meyer, Gesammelte Abhandl, sur mittelaltein, Rythmik, Berlino, 1905, II, 267 segg.) propone di sostituire gratitudinis a gratuitatis nell'esordio dell' epistola a Moroello Malaspina. (3853) Frate Ilario. (Nel Fanf. d. domenica, XXXII, 18).

Frate Ilario, martellato a morte da tanti critici, pareva avesse ricevuto il colpo di grazia dalle formidabili argomentazioni del Rajna (in Studii romanzi, II, 133; Dai tempi antichi ai tempi moderni, Mil., 1904, p. 105; Dante e la Lunigiana, Milano, 1909, p. 223) quand' ecco ripigliar fiato per le confortevoli cure di Vincenzo Biagi (Un episodio celebre della vita di Dante, Modena, 1910). Ma, secondo il B., invano, per molte ragioni: ché il documento ilariano si mostra indegno di qualsiasi attendibilità, anche dopo gli sforzi del valente studioso: il quale fa l'impressione di un eccellente avvocato, che esca con passo malcerto dall' aula del tribunale dopo aver perduta una causa ». Cfr. i n.i 3857, 4112 e 4131 di questo Bull. (3854)

Un nuovo documento volgare modenese del secolo XIV. (In Atti e mem. della r. Dep. di st. patria per le prov. modenesi, ser. V, vol. VI). Un Memoriale del 1353, dell'Arch, notarile di Modena. (3855)

Un ultima parola sul « dolce stil nuovo». (In Fanf. d. dom., XXX, 43). Polemizzando col Jeanroy.

BIAGI VINCENZO

(3856)

Un episodio celebre della vita di Dante, con documenti inediti. Modena, A. F. Formiggini, [G. Ferraguti e C., tip.], 1910, in 8°, pp. VIII-100-(4).

Chi crederebbe che sotto questo titolo si tratti della famosa epistola di frate Ilario? Il B., che per dimostrare l'autenticità della Quaestio de aqua et terra ha posto in opera tutte le migliori facoltà dialettiche del suo ingegno, riuscendo, a parer nostro, a scuoter molti dubbii che intorno alla disputazione famosa si erano andati cumulando cosí da farla oramai ritenere come una piú o men felice impostura del Moncetti senz'altro, volge ora le sue cure alla lettera del Frate, corredandola di un suo arguto e diligente commento. Con qual fortuna non sapremmo dire: ma è giustizia riconoscere la gravità di alcuni argomenti da lui addotti in difesa dell' autenticità e il sottile ragionamento col quale egli dimostra come, supponendosi scritta l'epistola verso il 1314, le circostanze di luogo e di tempo si accordino tutte per giudicarla autentica, laddove non sarebbe possibile supporre in un falsario posteriore tanta straordinaria abilità quanta a costui ne sarebbe occorsa per rendere sotto ogni rispetto verosimile la sua contraffazione. Del resto il Rajna, che dell'epistola ilariana avea, prima del B., fatto l'oggetto di studii coscenziosi e profondi, era appunto venuto a questa conclusione: a confermarne cioè la falsità, ma a ritenere il falso

eseguito in tempo molto lontano. E a questa conclusione convien per ora attenersi; ché troppi e gravi son tuttavia i dubbii che si affacciano alla mente del lettore e che il B. non riesce a sciogliere, primo fra tutti l'assoluta mancanza di notizie intorno a quel fraticello che avrebbe saputo meritarsi il vivo affetto e la illimitata fiducia di Dante Alighieri. — Cfr. i ni. 3857, 4112 e 4131 di questo Bull. (3857) BIONDI EMILIO. Sulle rive della Dora. (Ne Il

Rinnovamento, V, 20-21).

Tra altro: Un ritratto sconosciuto di Dante e di Pe

trarca, nel castello di Fénis nella Valle d'Aosta. (3858) BOFFITO GIUSEPPE. Cfr. il no. 4140.

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Un testo in volgare siciliano del secolo XIV. (In Arch. stor. per la Sicilia or., V, 2).

Ripublica, da un ms. catanese, le Costituzioni benedettine in vernacolo siciliano.

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(3859) Cangrande della Scala nel Poema dantesco. (Negli Atti e mem. dell'Acad.

Poeta dalla Nazione che Gabriele d'Annunzio chiamò la << Nazione di Dante, e sia elevato, precisamente, nel parco di Magnanapoli, che dovrebbe sorgere fra la torre detta delle Milizie, ove si arrestarono l'alto Arrigo > e il vaticinio di Dante, e la nuova rôcca capitolina eretta in onore di Vittorio Emmanuele II che la profezia del Vate ha compiuto. (3867) BORSARELLI O. L'epicureismo nel Farinata di Dante. Firenze, Successori di B. Seeber, librai-editori [Torino, Stab. tip. G. U. Cassone], 1910, in-8° gr., pp. 62-(2).

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L'episodio del Canto XV della « Divina Commedia illustrato. Fabriano, prem. stab. tip. Gentile, 1909, in-8°, pp. 38-(2).

Questa esposizione, stampata con rara eleganza di tipi, fu fatta in Fabriano il 9 gennaio del 1909 ai soci della Sezione fabrianese dell'Assoc. nazion. per gli studii pedagogici. (3863) BONI GIACOMO. Cfr. i ni. 3924 e 3925. BONICHI BINDO. Cfr. il no. 4083. BONTEMPELLI MASSIMO. La liberazione di Stazio. (Nella Rass. contemp., IV, 235). Esposizione del Canto XXI del Purgatorio. (3864) BOOKS on Dante. (In The Atheneum, 4276).

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Di frammenti dell'antico fonte, trovati dal!' architetto dell' Opera del Duomo di Firenze, Giuseppe Castellucci, fra gli spigoloni e le colonnine della lanterna del tempio di San Giovanni, coi quali il Castellucci stesso spera possibile la restituzione, nella primitiva sua forma, del vetusto battisterio. Cfr. anche, a proposito di questa scoperta, Avv. d'It., 20 giugno 1910. (3876) BUSETTO NATALE. Il Canto degli ipocriti. Treviso, Prem. Stab. Ist. Turazza, 1908, in-8°, pp. 30-(2).

(3877)

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(3878)

Il simbolo delle tre fiere dantesche: Ricerche e studi intorno al prologo della « Commedia », con un' appendice: La fonte delle vicende del « trionfal veicolo dell' Eden dantesco. Roma, << Civiltà cattolica », (s. t.), 1909, in-8°, pp. IV-138-(2).

Il primo studio vede ora la luce con utili giunte nel secondo, aggiunto qui in appendice, si tratta di una visione narrata da Teodorico di Appoldia nella vita di san Domenico, particolar fonte, e altrettanto chiara ed importante, da aggiungersi a quella generale del Commento alla Scrittura di Ugo da S. Caro, onde l'Alighieri poté dedurre concetti e simboli alla sua dipintura delle misteriose vicende del sacro carro trionfale. (3879)

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I tre celesti esaminatori di Dante e un desiderio del prof. Torraca. (Nella Civ. catt., 1446).

Risponde a un dubbio di F. Torraca (La « Divina Commedia » ecc. ecc., Roma-Milano, 1905, p. 874): quali sieno stati gli interpreti della Bibbia che, secondo i commentatori Dante consultò e seguí, figurando in Giacomo la Speranza. Questi interpreti sono Innocenzio III (Sermo in sabato IV tempor.; cfr. Migne, P. L. 217, c. 381), sant' Antonio di Padova (Sermo Dom. II Quadrag. De trasfig. Domini; in Op. om., Lugduni, 1653, p. 66) e Ugone da S. Caro, che (Comment. Marc., IX) esplicitamente scrive: «Tres loquuntur, Moyses, Helias, Iesus, id est lex, prophetia, evangelium. Et tres audiunt, Petrus, Iacobus et Ioannes, id est fides, spes, charitas ». E altrove (Comm. Luc., VIII): « Mystice autem quinquae personae quae interfuerunt suscitationi puellae, scilicet Petrus, Iacobus, Ioannes, mater et pater puellae, significant quinque quae concurrunt in iustificatione peccatoris: Petrus fidem, Iacobus spem, Iohannes charitatem, pater sacerdotem, mater ecclesiam ».

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Vi si tratta questa materia: 1. Lucifero e la ghiaccia; 2. Le tre facce di Lucifero; 3. I tre colori delle facce; 4. L' Apocalissi», fonte dei tre colori; 5. La guerra, la fame e la peste significate nei tre colori; 6. Le altre spiegazioni; 7. I tre flagelli e le tre fiere; 8. I tre flagelli e Dante. (3883)

Un falso concetto della religione di Dante. (Nella Civ. catt., 1433).

Osservazioni acute e, in generale, ragionevoli intorno all'opera del Vossler (Die göttliche Komodie, Heidelberg, 1907; cfr. i ni. 4240 e 4241 di questo Bull.) e segnatamente nella prima parte, ove si tratta dello svolgimento religioso del Poema. (3884)

Ombre e luci animate nella « Divina Commedia ». (Nella Civ. catt., 1433).

(3885) Dante De vulgari Eloquen1, 7. (In The mod. lang. Rev., IV, 2). Cfr. il no. 3634.

BUTLER A. J.

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(3886)

CALZINI R. La divina foresta ». (In Ars et labor, LIV, 1).

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CAMPANI ROMEO. « Il « Libro dell' aggregazione delle stelle» secondo il codice Mediceo Laurenziano pl. XXIX, 9, contemporaneo a Dante. Città di Castello, Casa tip. ed. S. Lapi, 1910, in-16°, pp. 175-(1).

I ni. 87-90 della Coll. di opusc. dant. ined, o rari del Passerini. Riproduce, con una dotta e accurata introduzione e con utili note, la versione latina di Gherardo da Cremona. (3888)

CAMUS JULES. La « lonza» de Dante et les << leopards » de Petrarque, de l'Arioste, etc. (Nel Giorn. st. d. Lett. it., LIII, 1).

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(3882)

(3892)

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nei canti dei Poeti. (Nella Nuova Antologia, CXL, 561).

CHIAPPELLI LUIGI.

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(3907) Nuove ricerche su Cino da Pistoia. (Nel Bull. st. pistoiese, XII, 1-2). Questi notevoli e accurati studii si riferiscono al Pistoiese specialmente in riguardo alla sua qualità di sommo giurista. (3908) CHIGGIATO G. Il Canto XV del « Purgatorio ». (Nella Riv. d'Italia, XIII, 752). Esposizione. (3909) CHISTONI PARIDE. I simboli degli alberi e delle selve nella « Divina Commedia ». Parte prima. Roma-Milano, Società ed. Dante Alighieri, di Albrighi, Segati e C., 1910, in-8°, pp. (4)-72-(2).

Studio notevole.

(3910)

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CINO DA PISTOIA. Cfr. i ni. 3988 e 4084. CIPOLLA CARLO.- Ferreto de' Ferreti e l'episodio di Guido da Montefeltro. (Nel Bull. d. Ist. stor. ital., 1910, no. 31).

A proposito di un articolo del Galubovich (cfr. il no. 4008) il C. dà il principio del cap. De conversione et absolutione ferocis comitis Guidonis Montis Feretri, contenuto in una cronaca del cod. Par. Lat. 5006, della prima metà del Trecento. (3914)

Giornale dantesco, anno XIX, quad. II.

II

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