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famiglia e alla scuola, e d'accennare « solo sinteticamente, al come videro problema arduo di una nuova coscienza civile l'ideale educativo ». Argomento, anche cosí ristretto a limiti modesti, certamente vasto e difficile, che la Fumagalli tratta, se non con soverchia eleganza di lingua e di stile, con molto garbo e con tale dottrina da farci desiderare ch'ella tenti addirittura quell'esame compiuto dell'opera educativa che le scritture de' due sommi maestri compirono sulla coscienza nazionale, e al quale mostra di aver cosí larga preparazione. (3993)

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(3990)

FRATI LODOVICO. Gli stazionari bolognesi nel medio evo. (In Arch. st. it., ser. 5a, vol. 45, n. 258).

Intorno a' librai bolognesi nel medio evo, con documenti che ci danno notizia delle norme ond' era governata la vendita, la trascrizione e il prestito de' codici. (3991)

FOA G. Il Canto XV dell' « Inferno». (In

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Conferenze e rassegne, Ascoli, 1910).

(3992)

FUMAGALLI GIUSEPPINA. - Alcune idee pedagogiche di Dante e del Petrarca. Firenze, tip. Galileiana, 1910, in-8°, pp. (4)-128.

L'A. si propone di studiare come Dante e il Petrarca osservarono la vita infantile, quali idee ebbero intorno alla

(3998)

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GORI O. — Il tovagliolo del Conte Ugolino e qual hecosaltro. Chieti, Stab. tip. G. Ricci, 1106, in-8°, obl., pp. 6.

Osservazioni a proposito di una recens. di F. Romani al vol. del Porena su le Manifestazioni plastiche del sentimento nei personaggi della « Divina Commedia ». (Cfr. Bull, d. Soc. dant. it., ott.-nov. 1903). (4009) GRANDGENT C. H. La Società dantesca americana. (Ne Il Marzocco, XV, 16).

Un brano del discorso fatto dal G. in Or San Michele, e integralmente publicato nel Giornale dantesco. Cfr. il no. 3814. (4010) GRASSELLI VINCENZO. Nella « Divina Commedia » un passo dai commentatori dichiarato incomprensibile dallo stesso Dante chiaramente illustrato. Seconda edizione, arricchita di confutazioni ed appunti fatti alla prima, le quali ne corroborano il Commento. Padova, R. Stabilimento Prosperini, 1910, in-8°, pp. 22-(2), con ritr. dell'A. e una tavola.

Inf.,

Il « passo » è quello del « pie' fermo »>, L'autore vuol provare che D. ‹ anziché in ascesa o in discesa vuol dire che « in quel tratto che precedeva il colle » camminava << per un piano, e proprio anche matematicamente orizontale e che la porola « diserta » vale « non erta, piana ». (4011) Francesco Pe

GRASSI PRIVITERA G. B.

trarca e il « dolce stil novo». Con una nuova interpretazione delle Canzoni petrose di Dante. Palermo, Stab. tip. lit. Giannitrapani, 1906, in-8, pp. 38-(2).

(4012)

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GUARINI G. BATTISTA. (4008)

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di Soave; Federico figlio di Manfredi. (Nella GUERRI DOMENICO. Una carta cosmografica N. Antol., vol CXL, 463).

Importante raccolta di notizie intorno a Federico II a proposito degli Acta Aragonensia del Finke (Berlin, Rotschild, 1908), che tra la vasta mèsse dei docc. tratti dall'Archivio della Corona di Barcellona, ne raccoglie alcuni nella seconda parte del quarto capitolo delle Quellen del primo vol., sotto il titolo: Nachkommen Kaiser Friedrichs II u. König Manfreds. (4017) GUERCIO LUIGI. Di alcuni rapporti tra le visioni medievali e la « Divina Commedia » . Roma, edizione de « La Vita letteraria », [Roma, Stab. gr. pel giorn. « Il Corr. teatrale quotidiano »], 1909, in-8°, di pp. 148-(4).

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Sommario: 1. La Visione di Alberico; La guida nella Visione e nella Commedia; 2. Sul confronto della colomba d'Alberico con l'aquila d'oro (Purg., IX); Sui rapporti della « scala » di Alberico e di Gregorio VII col Canto de' simoniaci; Suil'epiteto di « verme dato a Lucifero da Alberico e da Dante; Pene dei bambini nella Visione e nella Commedia; altri raffronti; 3. Il Purgatorio di s. Patrizio; I conflitti della Visione in rapporto al Caifas dantesco; I serpenti nella Visione e nella bolgia de' ladri; Sulla analogia d'un passo del Purgatorio di s. Patrizio col Canto di Francesca; 4. Un luogo del San Patrizio e la pena degli invidiosi del Purgatorio; Resse diaboliche nel San Patrizio e nell'Inferno dantesco; 5. La Visione di Tundalo; La stella lucidissima › in rapporto all' angelo navicellaio (Purg., II) e all'angelo dell'umiltà (Purg., XII); riluttanze di Tundalo e di Dante ad entrare nella fiamma; 6. I mostri del Tundalo in rapporto al « Lucifero » dantesco; Il sedile vuoto del Tundalo e il « gran seggio » di Par., XXX; 7. Il Viaggio di s. Brandano; Gli angeli neutrali nella Navigatio e nella Commedia; 8. La Visio s. Pauli; La immersione graduale dei dannati nella Visio e nell' Inferno dantesco; La bolgia de' falsari in rapporto a un passo della Visio; Il demonio e l'anima che esce dal corpo nella Visio e nella Commedia ; La carta » dei peccati della Visio in rapporto a un luogo del Paradiso; 9. Alcune considerazioni sul silenzio di D. riguardo ai visionisti; 10. Conclusione: Quali siano le utilità che si ricavano dallo studio delle Visioni. Annunzio in Giorn. st. d. Lett. it., LIV, 254.

GUERRI DOMENICO,

(4018)

Un preteso indovinello dantesco. (Nel Giorn. st. d. Lett. it., LIII, 297).

Zuppa, oltre a' due significati che ne registrano i dizionari, quello suo proprio e quello figurato di mescolanza in genere, ne ha un terzo, che i dizionari non registrano, < sebbene sia vivissimo nel linguaggio parlato, tanto in Toscana (?) che in regioni dialettali, quello cioè di percosse e battiture forti e ripetute, che ammacchino e concino male la persona del malcapitato ». Premesso ciò, il G., con un ragionamento ingegnoso ma a noi non persuasivo, si studia dimostrare che nel 36 del XXXII di Purg., le « zuppe » sono «il flagellamento della fuia, che è un' amplicazione poetica dell' ingiuria d'Anagni, quando Guglielmo di Nogaret e Sciarra delle Colonne vituperarono in cosí malo modo, per comando di Filippo il Bello, la maestà di Bonifazio VIII ». (Cfr. Purg., XX, 86-90). (4019)

del Mille e il disegno dell'universo nella « Divina Commedia ». (Negli Studi mediev., III, 2).

A proposito della carta nel Cod. Amiat. Laurenz. III parla del concetto cosmografico dantesco e della conformazione dei tre regni, Studio osservabile. (4020) GUERRIERI CROCETTI CAMILLO. Gli antenati di Dante nella leggenda e nella storia. Teramo, tipografia del « Corriere », 1910, in-8°.

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(4021)

-Su la questione della povertà nel secolo
XIV. (Nella Riv. abruzzese, XXVI, 29).

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ILLUSTRATORE [L'] FIORENTINO: calendario storico compilato da Guido Carocci. Firenze, tip. e libr. Domenicana, e tip. Arcivescovile, 1904-1910. Voll. sette, in 16-o, pp. 175(1); 186-(2); 170-(2); 192; 180; 184; 176.

Raccoglie, molto utilmente, preziose notizie intorno alla topografia della città, ai monumenti fiorentini, alle costumanze, alle famiglie, alle arti, ai traffici di altri tempi, proseguendo l'opera già tracciata dall'abate Becchi nei suoi due calendari del 1880 e del 1881. (4025)

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Giornale dantesco, anno XIX, quad. II.

12

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(4035)

LANZALONE G.

-

Un indovinello dantesco. (Nella Riv. d'Italia, XIII, 506).

< Un indovinello, sin' ora irresoluto, e che io credo avere spiegato, se non mi fa velo l'amor proprio, in modo definitivo, è una terzina del XXVII Canto del Paradiso » : e, precisamente, la terzina cosí detta della « bella figlia Di quei che apporta mano e lascia sera ». Difficile veramente, e della quale si può dir che si han tante spiegazioni quanti son, quasi, i commentatori del Poema. Secondo il Lanzalone la bella figlia del Sole è Circe, e i tre famosi e tormentati versi si devon intender cosí : « Similmente la pelle umana, originariamente bianca, si muta in nera, e gli uomini, nati innocenti, si pervertono e si abbrutiscono, trasformati in maiali, ai primi assalti della voluttà » ossia « al primo aspetto della bella figlia del Sole, cioè di Circe ». Cfr. il no. 4139 di questo Bull. (4038) Cfr. il no. 4081 di que

LATINI BRUNETTO.

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Cfr. il

(4043)

Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze. (Nell'Antol. periodica, VI, 351).

KURZ ISOLDE.
LEOPARDI GIACOMO.
Die stille Königin. (In Deut-
sche Rundschau, Agos. e sett. 1909).
Simpatico scritto intorno a Firenze, con molti accenni
a Dante.
(4036)

LAMPADA [Per alimentare la] sulla tomba di
Dante. (Ne L'Indip., XXXI, 10271).

Si parla della partecipazione di Trieste e delle altre città della Venezia Giulia all'offerta fiorentina alla tomba di Dante. Altre notizie intorno al sorgere, al concretarsi, allo svilupparsi del nobile pensiero, e del modo come fu mandato ad effetto, si vedano nei ni. de L'Indip. 10272, 74, 78, 81, 90, 98, 10304, 7, 11-13, 20, 26, 29-30, 32, 34.

(4037)

(4044)

Il codice Ghinassi di rime antiLEVI EZIO. che. (Ne Il libro e la stampa, II, fasc. 6).

(4045)

Antonio e Nicolò da Ferrara, poeti e uomini di Corte del Trecento. (Negli Atti e mem. d. Dep. fer. d. st. patria, XIX).

Utili monografie, diligentemente condotte, su' due fratelli rimatori ferraresi, de' quali l'uno, Antonio, fu colui che

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LUZIO ALESSANDRO. Le letture dantesche di Giulio II e di Bramante. (Nel Corr. d. sera, II sett. 1908).

Di Giulio II gli storici avevan concordi affermato esser uomo di poche lettere: ed è rimasta memorabile l'accoglienza che il grande Ponteficefece nel 1510 all' Ariosto, recatosi a Roma per perorare la causa di Ippolito d' Este. Fa quindi maraviglia questo dispaccio caduto sotto gli occhi del Lazio, sfogliando un vecchio carteggio gonzaghesco: Bologna, 13 decembre 1510, Stazio Gadio a Tolomeo Spagnoli Gonzaga, Nostro Signor sta ognor meglio e parmi si voglia far docto in Dante, ché ogni sera si fa legere Dante e dichiarar da Bramante architecto doctissimo ». Onde il L. si chiede: «Era pura contemplazione estelica, che trascinava il Pontefice a meditare, con l'architetto del rinnovato San

Pietro, sulle gigantesche costruzioni dell' Alighieri, o non anche implicavano quelle letture un consenso, almeno parziale, per gli ideali religiosi e nazionali del poeta ghibellino? » Quanto al Bramante, che il mentore di Federigo Gonzaga chiama << doctissimo », le predilezioni per l' Alighieri eran già note alla Corte di Ludovico il Moro. Nello studio su Gaspare Visconti publicato dal Renier (Arch. st. lomb., 1886), furon posti in luce i battibecchi tra l'architetto e il poeta cortigiano, pedissequo imitatore del Petrarca. Un sonetto del V. ha la didascalía: « non fu facto questo sonetto per voler iudicar tra dui tanti omini, ma sol per motteggiar cum Bramante, sviscerato partigiano di Dante ». Divenuto per ordine di Giulio II chiosatore della Comedia, non pensò mai egli, domanda il L., « a mettere in carta i suoi commenti ? non si accinse mai, per ispirazione propria o per ingiunzione del Pontefice, a tradurre le concezioni dantesche con la sua matita d'artista in una serie d'illustrazioni, come fecero nel Cinquecento tanti altri artefici sovrani ? » (4054) MANNI G. Il Canto XXXIII del « Purgatorio », letto nella Sala di Dante in Or San Michele. Firenze, G. C. Sansoni, editore (tip. di G. Carnesecchi e f.), 1910, in-8", pp. 40.

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Un artefice del buon tempo antico. Firenze, tip. di Salvadore Landi, 1910, in-16°, pp. 10-(2).

Vi si parla delle silografie con le quali A. Razzolini ha adornato alcuni libri, e specialmente una sua edizione della Divina Comedia, delle Rime sacre di Dante, dei Fioretti di San Francesco e della Canzone d' Orlando. di G. L. Passerini. Cfr. il no. 4118.

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(4059)

attriVincenzo

MARINI CARLO. Il « cor di Dante » buito da Alessandro Manzoni a Monti. (In Studium, IV, 513).

A proposito del noto epigramma del Manzoni in morte di Vincenzo Monti: « Salve, o divino, a cui largi natura I cor di Dante e del suo duca il canto! Questo fia il grido

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