Slike stranica
PDF
ePub

E' suon, che mi sottragge ogni altra cura;
E la prigion oscura ov'è 'l bel lume:
Le notturne viole per le piagge;
E le fere selvagge entr' alle mura;
E la dolce paura, e il bel costume;
E di due fonti un fiume in pace volto,
Dov'io bramo, e raccolto ove che sia:
Amor, e gelosia m'hanno il cor tolto:
Ei segni del bel volto,

Che mi conducon per più piana via
Alla speranza mia, al fin degli affanni.
O riposto mio bene, e quel che segue,
Or pace, or guerra, or triegue,

Mai non m'abbandonate in questi panni.
De' passati mie' danni piango, e rido,
Perchè molto mi fido in quel ch'i'odo.
Del presente mi godo, e meglio aspetto;
E vo contando gli anni, e taccio, e grido ;
E'n bel ramo m'annido, ed in tal modo,
Ch'io ne ringrazio, e lodo il gran disdetto
Che l'indurato affetto al fine ha vinto,
E nell'arma dipinto, i'sare' udito,

E mostratone a dito; ed hanne estinto.
Tanto innanzi son pinto,

Ch'il pur dirò non fustu tanto ardito.
Chi m' ha 'l fianco ferito, e chi 'l risalda,
Per cui nel cor vie più che 'n carta scrivo;
Che mi fa morto, e vivo;

Chi in un punte m'agghiaccia, e mi riscalda.

CANZONE

XXIII.

Nova angeletta sovra l'ale accorta

Scese dal cielo in sulla fresca riva,
Là, ond' io passava sol per mio destino;
Poichè senza compagna, e senza scorta
Mi vide; un laccio, che di seta ordiva,
Tese fra l'erba, ond'è verde 'l cammino.
Allor fui preso, e non mi spiacque poi,
Si dolce lume uscia degli occhi suoi.

v. 6. al. di duo'. v. 7. al. bramol ch' io sia. v. . al. anni. v. 29. al. e chi mi scalda. v. 3o. al. angioletta. v. 32. Là 'nd'.

scalda.

So.

Non

[blocks in formation]

on veggio, ovė scampar mi possa omai; Si lunga guerra i begli occhi mi fanno, Ch' io temo, lasso, no soverchio affanno Distrugga 'l cor, che triegua non ha mai. Fuggir vorrei, ma gli amorosi rai,

Che dì e notte nella mente stanno, Risplendon sì che al quintodecim' anno M'abbaglian più che primo giorno assai:

E l'immagini lor son sì cosparte,

Che volger non mi posso ov' io non veggia
O quella, o simil indi accesa luce.
Solo d'un Ladro tal selva verdeggia,
Che'l mio avversario con mirabil arte
Vago fra i rami, ovunque vuol m' adduce.

Avver

[blocks in formation]

vventuroso più d'altro terreno,
Ov' Amor vidi già fermar le piante,.
Ver me volgendo quelle luci sante,
Che fanno intorno a se l'aere sereno:
Prima porria per tempo venir meno
Un'immagine salda di diamante,
Che l'atto dolce non mi stia davante,
Del qual ho la memoria, e 'l cor sì pieno:
Nè tante volte ti vedrò giammai,

Ch'i'non m'inchini a ricercar dell' orme,
Che' bel piè fece in quel cortese giro.
Ma se 'n cor valoroso Amor non dorme;
Prega, Sennuccio mio, quando'l vedrài,
Di qualche lagrimetta, o d'un sospiro.

v. 10. Volver. v. 14. al. ovunche. v. 15. al. ch altro.

[ocr errors]

So.

[blocks in formation]

asso, quante fate Amor m'assale; Che fra la notte, e'l dì son più di mille; Torno dov'arder vidi le faville,

Che 'l foco del mio cor fanno immortale. m'acqueto, e son condotto a tale, Ch'a nona, a vespro, all'alba, ed alle squille Le trovo nel pensier tanto tranquille, Che di null' altro mi rimembra, o cale. aura soave, che dal chiaro viso Move col suon delle parole accorte, Per far dolce sereno ovunque spira; asi un spirto gentil di paradiso empre in quell'aere par che mi conforte; ì che 'l cor lasso altrove non respira.

SONETTO LXXXVII."

erseguendomi Amor al luogo usato,
Ristretto in guisa d' uom ch' aspetta guerra,
Che si provvede, e i passi intorno serra;
De' mie' antichi pensier mi stava armato:
simi: e vidi un'ombra, che da lato
tampava il sole; e riconobbi in terra
Quella che, se'l giudizio mio non erra,
Era più degna d'immortale stato.
licea fra 'l mio cor: perchè paventi?
Ma non fu prima dentro il pensier giunto,
Che i raggi, ov' io mi struggo, eran presenti.
me col balenar tuona in un punto,

Così fu' io da' begli occhi lucenti,
E d'un dolce saluto insieme aggiunto.

v. 25. fra mio. v. 26. tona,

SO...

[blocks in formation]

La donna, che 'l mio cor nel viso porta,

Là, dove sol fra bei pensier d'amore
Sedea, m'apparve; ed io per farle onore,
Mossi con fronte reverente, e smorta
Tosto che del mio stato fussi accorta,
A me si volse in si nuovo colore,
Ch' avrebbe a Giove nel maggior furore
Tolte l'arme di mano, e l'ira morta.
I' mi riscossi ed ella oltra, parlando,
Passò; che la parola i' non soffersi,
Nè 'l dolce sfavillar degli occhi suoi,
Or mi ritrovo pien di sì diversi
Piaceri in quel saluto ripensando,
Che duol non sento, nè sentî ma' poi.

SONETTO

Sennuccio,

LXXXIX.

ennuccio, io vo' che sappi, in qual maniera Trattato sono e qual vita è la mia.

[ocr errors]

Ardomi, e struggo ancor, com' io solia: L'aura mi volve, e son pur, quel ch'i' m' era. Qui tutta umile, e qui la vidi altera; Or aspra, or piana, or dispietata, or pia; Or vestirsi onestate, or leggiadria; Or mansueta, or disdegnosa, e fera. Qui cantò dolcemente, e qui s'assise: Qui si rivolse, e qui rattenne il passo: Qui co' begli occhi mi trafisse il core: Qui disse una parola, e qui sorrise:

Qui cangiò viso. In questi pensier, lasse, Notte, e di tiemmi il signor nostro Amore.

v. 8. Tolto. v. 15. al, manera. v. 20. al. dispia tata. v. 24. al. ritenne.

sō.

[blocks in formation]

Qui, dove mezze son, Sennuccio mio,

Così ci fuss' io intero, e voi contento)
Venni fuggendo la tempesta, e 'i vento,
C' hanno subito fatto il tempo rio.
Qui son securo, e vovi dir, perch' io
Non, come soglio, il folgorar pavento;
E perchè mitigato, non che spento,
Nè mica trovo il mio ardente desio.
Tosto che giunto all' amorosa reggia

Vidi onde nacque Laura dolce e pura,
Ch' acqueta l'aere, e mette i tuoni in bando g
Amor nell' alma, ov' ella, signoreggia,
Raccese il foce, e spense la paura:

Che farei dunque gli occhi suoi guardando?

SONETTO XCL

Dell' empia Babilonia, ond’è fuggita

Ogni vergogna, ond'ogni bene è fuori;
Albergo di dolor, madre d'errori,
Son fuggit' io per allungar la vita.
Qui mi sto solo; e, come Amor m'invita,
Or rime, e versi, or colgo erbette, e fiori,
Seco parlando, ed a' tempi migliori.
Sempre pensando; e questo sol m'aita.
Nè del vulgo mi cal, nè di fortuna,
Nè di me molto, nè di cosa vile,
Nè dentro sento, nè di fuor gran caldo.
Sol due persone scheggio; e vorrei l'una
Col cor ver me pacificato, e umile;
L'altra col piè, siccome mai fu, saldo.

v. 27. ak pacifico ed. v. 28. L'altro.

Rime Petrarca

F

SO

« PrethodnaNastavi »