Slike stranica
PDF
ePub

S'Amore

[blocks in formation]

Amore, o Morte non dà qualche stroppio Alla tela novella ch'ora ordisco;

E s'io mi svolvo dal tenace visco,

Mentre che l'un con l'altro vero accoppio ; I' farò forse un mio lavor sì doppio

Tra lo stil de' moderni, e 'l sermon prisco, Che (paventosamente a dirlo ardisco) Infin a Roma n'udirai lo scoppio. Ma però che mi manca fornir l'opra Alquanto delle fila benedette,

Ch'avanzaro a quel mio diletto Padre; Perchè tien verso me le man sì strette Contra tua usanza? io priego che tu l'opra; E vedrai riuscir cose leggiadre.

[blocks in formation]

Quando dal proprio sito si rimove

L'arbor ch'amò già Febo in corpo umano,
Sospira, e suda all' opera Vulcano
Per rinfrescar l'aspre saette a Giove:
Il qual or tona, or nevica, ed or piove
Senza onorar più Cesare, che Giano:
La terra piagne, e 'l sol ci sta lontano:
Che la sua cara amica vede altrove.
Allor riprende ardir Saturno, e Marte,
Crudeli stelle, ed Orione armato
Spezza a' tristi nocchier governi e sarte.
Eolo a Nettunno, ed a Giunon turbato
Fa sentir, ed a noi, come si parte
Il bel viso dagli Angeli aspettato.

v. 3. al. svolgo. v. 10. al. alquante. v. 13, prego. v. 15. al. propio. v. 20. Sanza. v. 24. al. Maligne.

[ocr errors]

M.

SONETTO XXXIV.

La pei che 'I dolce riso umile, e pians
Più non asconde sue bellezze nove;

Le braccia alla facina indarno move
L'antichissimo fabro Siciliano:
Ch'a Giove tolte son l'arme di mano
Temprate in Mongibello a tutte prove;
E sua sorella par che si rinnove

Nel bel guardo d' Apollo a mano a mano «
Dal lito occidental si move un fiato,
Che fa secure il navigar senz' arte,
E desta i fior tra l'erba in ciascun prate
Stelle noiese fuggon d'ogni parte
Disperse dal bel viso innamorato,
Per cui lagrime tante son già sparte.

[blocks in formation]

Il figliuol di Latona avea già nove

Vofte guardato dal balcon sovrano

Per quella ch' alcun tempo mosse in vano I suoi sospiri, ed or gli altrui commove : Poi, che cercando stanco non seppe, ove S'albergasse, da presso, o di lontano; Mostrossi a noi quale uom per doglia insano ? Che molto amata cosa non ritrove. E così tristo standosi in disparte Tornar non vide il viso che laudato Sarà, s'io vivo, in più di mille carte: E pietà, lui medesmo avea cangiato Sì, ch' e' begli occhi lagrimavan parte: Però l'aere ritenne il primo stato.

v. 1. Da poi. v. 4. als antiquissimo. v. 10. al. aicuro e sanz'. v. 14. molte. v. 25. al. piatà.

[merged small][merged small][ocr errors]

Q

SONETT Q XXXVI.

uel ch' in Tessaglia ebbe le man sì pront
A farla del civil sangue vermiglia;
Pianse morto il marito di sua figlia
Raffigurato alle fattezze conte:

E pastor ch'a Golia ruppe la fronte,
Pianse la ribellante sua famiglia,

E sopra 'l buon Saul cangiò le ciglia:
Ond' assai può dolersi il fiero monte.
Ma voi, che mai pietà non discolora,
E che avete gli schermi sempre accorti
Contra l'arco d'amor, che 'ndarno tira;
Mi vedete straziare a mille morti:
Nè lagrima però discese ancora

I

Da' be' vostr' occhi, ma disdegno ed ira.

SONETTO XXXVII.

mio avversario, in cui veder solete Gli occhi vostri ch' Amore e 'l ciel onora; Con le non sue bellezze v'innamora, Più che 'n guisa mortal, soavi e liete. Per consiglio di lui, Donna, m'avete Scacciato del mio dolce albergo fora; Misero esilio avvegnach' io non fora D'abitar degno ove voi sola siete: Ma s'io v'era con saldi chiodi fisso, Non dovea specchio farvi per mio danno A voi stessa piacendo, aspra e superba. Certo se vi rimembra di Narcisso;

Questo, e quel corso ad un termine vanne: Benchè di si bel for sia indegna l'erba.

v. 1. Quei. v. 4. al. Raffgurate le. v. g. al. can biò. v. g. al. cui. v. 11. al. Contro all'. V. 12. 4 Estraziar mi vedete. v. 12. al. sete. v. 24. devea.

[ocr errors]

SONETTO XXXVIII.

L'oro, e le perle, ei for vermigli, e bianchi,

ого,

Che 'l verno dovria far languidi e secchi, Son per me acerbi, e velenosi stecchi, Ch'io provo per la petto, e per li fanchi: Però i di miei fien lagrimosi e manchi;

Che gran duol rade volte avvien che 'nvecchi. Ma più ne incolpo i micidiali specchi, Che 'n vagheggiar voi stessa avete stanchi. Questi poser silenzio al Signør mio, Che per me vi pregava, ond' ei si tacque Veggende in voi finir vostro disio: Questi fur fabbricati sovra l'acque D'abisso, e tinti nell'eterno oblio ; Ondel principio di mia morte nacque,

SONETTO XXXIX.

Io sentia dentr'al cor già venir meno

Gli spirti, che da voi ricevon vita:
E perchè naturalmente s'aita

Contra la morte ogni animal terreno ;
Largai il desio, ch'i' teng' or molto a freno;
E misil per la via quasi smarrita;

7

Però che, dì, e notte indi m'invita;

Ed io contra sua voglia altronde 'I meno. E' mi condusse vergognoso e tardo

[ocr errors]

A riveder gli occhi leggiadri; ond' iò, Per non esser lor grave, assai mi guardo. Vivrommi un tempo omai; ch'al viver mio Tanta virtute ha sol an vostro sguardo:

E poi morrò, s'io non credo al desio.

v. 2. devria, v.3. al. vcnenosi. v. 11. desio. V. 12. sopra. v. 18. al. Contr' alla. v. 19, aisio . v. 23. at. E. v. 28. disig.

SO

[ocr errors]

SONETTO XL.

Se mai foco per foco non si spense,

Nè fiume fu giammai secco per pioggia,
Ma sempre l'un per l'altro simil poggia;
E spesso l'un contrario l'altro accense;
Amor, tu ch'i pensier nostri dispense,
Al qual un' alma in duo corpi s'appoggia,
Perchè fa' in lei con disusata foggia

Men per molto voler le voglie intense?
Forse, siccome 'l Nil d'alto caggendo

Col gran suono i vicin d'intorno assorda
E'l sol abbaglia chi ben fiso il guarda ;
Così 'l disio, che seco non s'accorda,

Nello sfrenato obbietto vien perdendo;
E per troppo spronar la fuga è tarda.

Perch'i

SONETTO XLI.

erch'io t'abbia guardata di menzogna
A mio podere, ed onorata assai,
Ingrata lingua, già però non m'hai
Renduto onor, ma fatto ira, e vergogna:
Che quando più'l too aiuto mi bisogna.
Per dimandar mercede, allor ti stai
Sempre più fredda, e se parole fai,
Sono imperfette, e quasi d' vom che sogna
Lagrime triste, e voi tutte le notti

M'accompagnate, ov'io vorrei star solo ;
Poi fuggite dinanzi alla mia pace.
E voi si pronti a darmi angoscia, e duolo,
Sospiri, allor traete lenti e rotti:
Sola la vista mia del cor non tace.

v. 12. desio. v. 13. al. oggetto. v. 15. guardato di. v. 16. al. a mio parere. onorato. v. 17. al. tu però v. 19. al, tua aita. v. 20. al. domandar.

CAN

« PrethodnaNastavi »